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Autore: LeoValdez00    14/01/2016    4 recensioni
"Bianca era morta.
E con lei la sua vita"
"Ignorare i demoni, le paure, i sensi di colpa.
Vivere per gli altri, non per sé stessi"
Due ragazzi molto diversi, che forse riusciranno a ritrovare la voglia di vivere...
(ValdangeloFriendship AU College) (Solangelo e Lazel)
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Leo aveva deciso di sedersi alla fermata dell’autobus per pensare, la musica altissima nelle cuffiette.
Non voleva rivederlo, non voleva essere costretto a parlargli di nuovo, ma soprattutto non voleva mostrarsi debole ai suoi occhi.
Se avesse iniziato a parlare di Esperanza, il ragazzo dubitava che sarebbe riuscito a rimanere impassibile.
Se fosse stata una situazione normale, una di quelle situazioni dove sapeva di poter contare su Beck, lo avrebbe chiamato immediatamente, chiedendogli di venire con lui e non lasciarlo solo con Efesto.
Ma Beckendorf credeva che avesse ragione, che andasse perdonato come se non fosse successo nulla, come se non l’avesse abbandonato, come se sua madre non fosse morta.
Ma non voleva, non poteva andarci da solo a quell’incontro.
Le dita sottili stavano maneggiando velocemente il fil di ferro, i piccoli taglietti che bruciavano sulla pelle senza che se ne rendesse conto, la mente che cercava di lavorare allo stesso ritmo impossibile.
Aveva vagliato ogni ipotesi, ma una dopo l’altra le aveva dovute scartare tutte.
Meno una.
Si rialzò con un mezzo sospiro, mise il fil di ferro nello zaino e si avviò esitante verso dove voleva andare fin da prima della chiamata.
La casa di Hazel non era troppo lontana, una mezz’ora a piedi se camminava veloce.
‘Ti prego, di Angelo, non buttarmi fuori a calci e aiutami’
***
Hazel aveva capito che non sarebbe riuscita a tirar fuori nient’altro dalla bocca di Nico, ma scoprì che non le importava così tanto a confronto con quel mezzo sorrisetto dell’altro che aveva visto così raramente.
“Quindi oggi ci vai all’obitorio, mh?” chiese mordendosi il labbro per non ridacchiare soddisfatta, mentre decideva che non era giornata di dieta perciò poteva preparare un’enorme cioccolata per entrambi.
“Sì, ho già saltato troppe volte…” rispose Nico con aria seria, evitando lo sguardo lievemente malizioso della sorella.
“Si certo…” ridacchiò lei “Ora taci e bevi”
Il ragazzo non riuscì a reprimere una breve risata e prese la tazza di cioccolata.
“Grazie Haz”
“Di nulla” replicò facendogli un occhiolino scherzoso e sedendosi di nuovo accanto a lui sul divano “Fidati, Nico, non hai idea di quanto sia felice per te”
Il ragazzo si morse il labbro accennando un sorriso e bevve un po’ di cioccolata.
“Non è successo ancora nulla, perciò non farti strani filmini mentali” rispose sorridendole con dolcezza.
“Quindi… non vi siete baciati?”
Il fratello arrossì visibilmente, riportando alla mente ciò che era successo la sera prima, quanto era stato dannatamente fantastico baciarlo ma anche quanto fosse stato male dopo.
Decise che non voleva che fosse così quello stupido bacio con quello stupido biondino.
“No” rispose, il lieve sorriso ancora sulle sue labbra.
Doveva ancora baciare quell’odioso Solace, sempre che non fosse morto prima per autocombustione spontanea dall’imbarazzo e dal panico, ovviamente.
Hazel sbuffò appena, quasi infastidita, quando sentirono bussare alla porta d’ingresso.
“Aspetti qualcuno?” gli chiese la sorella, accigliata, mentre si alzava per aprire.
“No, nessuno” rispose Nico seguendola con lo sguardo.
***
‘Ciao, di Angelo, saresti così gentile da accompagnarmi all’incontro con il mio padre biologico che mi ha abbandonato tre volte e che crede di potermi fare da figura paterna ora che sono maggiorenne?’
Non suonava particolarmente convincente, si disse l’ispanico bussando, cercando di trovare una scusa decente per non andarci da solo.
Hazel gli aprì la porta e lo guardò stranita, per poi sorridergli ampiamente lasciandogli spazio per entrare.
“Buongiorno, Leo” ridacchiò lei, inspiegabilmente contenta.
“’Giorno Haz” le rispose lui con un sorriso imbarazzato entrando.
“Che vuoi ancora, Valdez?” chiese la voce familiare di Nico dal soggiorno, mentre lo raggiungeva insieme alla ragazza.
“Io…”
Blackout.
Come diamine poteva chiedere aiuto a lui? E poi, doveva farlo davanti a Hazel? No, no e no.
Nico alzò un sopracciglio guardandolo confuso, aspettando una risposta.
“Su siediti” intervenne la ragazzina con un sorriso, tirandolo momentaneamente fuori da quell’imbarazzante momento di stallo.
Si sedette accanto a lei, a debita distanza da Nico, prima di decidersi a spiccicare parola.
“Sì, io… Hazel ti dispiace se parlo un attimo in privato con tuo fratello?” disse guardandola quasi supplicante, mentre lei annuiva cercando di nascondere quanto ci fosse rimasta male.
“Parlate pure, se avete bisogno di me sono in cucina” replicò freddamente alzandosi e allontanandosi.
“Ci sai fare con le ragazze Valdez” mormorò Nico, ironico, sospirando e voltandosi verso di lui “Che vuoi?”
‘Bene. Haz mi odia e lui vorrebbe buttarmi fuori casa. Stupendo’ pensò Leo cercando il modo per chiedergli quello che doveva.
“Senti… mi servirebbe il tuo aiuto…” si decise a rispondere martoriandosi con le unghie le pellicine sulle dita.
“Mio aiuto? Questo è strano” disse Nico accigliato “Dimmi, come potrei aiutarti?”
Leo iniziò a pensare di stare davvero facendo una stronzata, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
“Dovresti venire con me, devo… vedere mio padre” mormorò l’ispanico in imbarazzo.
“Tuo padre?” chiese il ragazzo, sempre più confuso “Quello che non sapevi fosse tuo padre e che ha abbandonato te e tua madre?”
‘Allora ascolta quando gli si parla…’
“Esattamente” sospirò piano Leo, passandosi distrattamente una mano tra i capelli, perfettamente cosciente che avrebbe dovuto arrangiarsi in un altro modo.
“Va bene” rispose invece Nico, con apparente tranquillità.
“Che… cosa?!” chiese guardandolo stranito.
“Hai capito bene, Valdez, verrò con te. Solo una domanda prima, perché io?” rispose semplicemente l’altro, uno sguardo più curioso che infastidito.
“Lo avrei chiesto al mio fratellastro, ma crede che lo dovrei perdonare ‘solo perché è mio padre’ e non posso farlo. E diciamo che non ho grandi amicizie in zona per cui poter chiedere ad altri”
Nico si lasciò scappare un brevissimo sorriso.
“Bene. Quand’è che lo devi vedere?”
“Stasera”
***
La prima cosa a cui pensò Nico fu che non avrebbe dovuto saltare l’obitorio, salvo poi maledirsi il secondo dopo per il pensiero stupido.
“Perfetto, appena riesci dimmi luogo e ora esatta e mi faccio trovare lì, ok?” gli rispose.
Leo annuì piano, lo sguardo ancora stupito, mormorando un “Grazie…”
“Di nulla, Valdez, ma ti consiglio di farti perdonare da Hazel se non vuoi essere sbattuto fuori di qui ogni volta che vorrai vederla”
Sapeva di starlo guardando male, come a dire ‘Se fai del male a mia sorella ti faccio a pezzi e ti seppellisco in giardino’, ma l’ispanico quasi non se ne accorse e si alzò andando verso la cucina.
Nico sospirò appena e andò in camera per preparare lo zaino per l’obitorio, sapendo che avrebbe casualmente potuto ascoltare quello che succedeva in cucina visto che i muri di quella casa sembravano fatti di cartone.
Stava mettendo le cuffiette nella tasca del giubbotto, già sentiva quasi la nausea per l’agitazione di dover rivedere Solace, quando sentì Leo parlare in cucina.
“Hey…”
L’ispanico doveva essere appoggiato al muro perché Nico riusciva a sentire bene la sua voce anche se parlava con un tono basso.
“Hey” rispose la ragazza con aria disinteressata, anche se il fratello aveva subito notato che si stava sforzando per rimanere fredda.
“Scusa per prima, non è come pensi…” continuò Leo, mentre Nico si appoggiava al muro con l’orecchio per sentire bene.
“Non so di cosa tu stia parlando”
La sorella era migliorata nel mentire, ma lui sentiva la nota di incertezza nella sua voce e già se la immaginava a mordicchiarsi nervosamente le unghie.
“Haz… senti, ti ho chiesto di lasciarci parlare da soli perché era una cosa piuttosto imbarazzante ok? E non mi piace fare figure di merda davanti a te”
Nico quasi sentiva il sorriso della ragazza e sbuffò appena, allontanandosi dal muro e rimettendo il giubbotto.
Quei due se la stavano cavando piuttosto bene a ‘fare pace’ come i bambini delle elementari, non avevano bisogno di lui.
“Hazel io esco, ci vediamo dopo!”
***
Leo sentì la voce di Nico e poco dopo la porta di casa chiudersi e, senza capire bene come, si ritrova ad arrossire appena.
La ragazza davanti a lui sospirò appena, ma lui notò gli angoli delle sue labbra lievemente arricciati, come se stesse trattenendo un sorriso.
“Va bene.. non ti preoccupare” gli disse molto più tranquilla “Sono contenta che tu e mio fratello siate amici”
Okay, amici era decisamente una parola grossa, enorme. Dopotutto, però, Nico di Angelo aveva acconsentito ad aiutarlo quella sera e non poteva non essergliene grato.
“Oh.. si” mormorò in risposta, ancora parecchio confuso sul motivo di tutta quella innaturale gentilezza da parte del ragazzo poco prima, finché una lampadina non gli si accese in testa.
‘Ahn.. Solace è ricambiato allora.. quindi campo libero anche dal fratello iperprotettivo!’
“Non voglio sapere le vostre cose da ragazzi, ma ho sentito parlare di stasera, quindi Nico non sarà a casa?” chiese con un mezzo sbadiglio Hazel, legandosi i capelli ricci in una coda disordinata.
“Già… non dovrebbe tornare tardi però, te lo rapisco solo qualche ora”
“Okay, okay, così magari riesco a finire i compiti di arte senza avere l’avvoltoio alle spalle che sbircia” rispose la ragazza con un sorriso.
“Sei brava a disegnare?”  chiese l’ispanico con evidente curiosità.
***
‘Calmo. Respira. Sei venuto qui per lavorare. Non lasciarti distrarre’
Nico scese dall’autobus con ancora le cuffiette alle orecchie, Take me to Church a tutto volume che gli impediva di sentire qualunque altra cosa, mentre entrava in obitorio.
Si guardò intorno con finto fare distratto, per vedere se riusciva a scorgere degli occhi azzurri o dei ricci capelli biondi fra tutti i medici presenti.
Si avviò dal medico supervisore, ma prima che potesse trovarlo sentì una voce odiosamente familiare alle proprie spalle.
“Buongiorno”
‘Nico, non fare stronzate di cui potresti pentirti in seguito’
Prese un respiro profondo voltandosi lentamente verso di lui.
“Buongiorno Solace, sai dove posso trovare il medico supervisore?” chiese con aria tranquilla, mentre sentiva lo stomaco sottosopra, stretto in una morsa dolorosa.
Aveva paura. Di nuovo.
Non riusciva ad impedirsi di andare nel panico, perché per lui non era mai esistita una situazione simile.
Perché piaceva a Will e non sapeva che diamine fare.
“Sì, se ne è andato un quarto d’ora fa, doveva fare qualcosa in ospedale… ha dato a me l’incarico di occuparmi di te questo pomeriggio” rispose lo specializzando rivolgendogli un sorriso ampio e soddisfatto.
‘Sono irrimediabilmente e inconfutabilmente nella merda fino al collo’



#AngoloDiLeo
*si nasconde per non essere sommersa dai pomodori*
Allora... devo scusarmi perchè l'ultimo aggiornameto risale a una vita fa e avete tutti i diritti di volermi vedere decapitata, MA...
Ma io vi voglio bene e spero mi perdoniate per questo mostruoso ritardo!
Cambiando discorso, cosa ne pensate del nuovo capitolo? Vi è paciuto?
Spero di ricevere qualche recensione in merito e spero anche di riuscire ad aggiornare in un tempo ragionevole ; )
Grazie a chi recensisce, preferisce, segue o anche solo passa a leggere (e ovviamente grazie alla mia piccola BETAtrice, NicoDiAngelo99, che se non mi volesse bene mi avrebbe già uccisa più e più volte)
-LeoValdez00


 
   
 
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