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Autore: Emmablack_98_    15/01/2016    0 recensioni
-Ehi, posso farti una domanda?-
-Spara bellezza!- rispose lui portandosi un ciuffo di capelli all'indietro. Lei rise compiaciuta di quel gesto.
-Ma secondo te qual è il motivo del perché siamo così diversi?-
-Ma chi? noi due? ma se siamo uguali!-
-Non parlo di me e di te, stupido!-
Il ragazzo arrossì improvvisamente, imbarazzato per aver frainteso.
-E di chi allora?-
-Di noi. Noi, inteso come noi che viviamo qui e loro che invece sono là-
-Cos'è hai gravi complessi di inferiorità ultimamente? ti senti simile a quelli per caso?-
-Assolutamente no! non girarci intorno,sai che lo detesto. Rispondimi sinceramente: Perché siamo diversi da loro?Cosa di preciso fa si che noi siamo qui e che loro stiano là?-
-Semplice : noi siamo i "Blu" e loro sono i "Rossi". Noi ci vestiamo di blu e loro di rosso. Noi siamo meglio di loro, punto.-
Ma secondo voi chi sono davvero i "BLU" e i "ROSSI"? per scoprirlo continuate a leggere ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 1. Scambio di colore

Il sole stava sorgendo proprio in quel momento. Faceva capolino da dietro le colline e i rossi raggi accecanti inondavano già tutta la valle. L’estate era appena iniziata. Sfavillanti fiori dorati avevano preso il posto dei graziosi fiori primaverili. La natura era più attiva che mai. Si udivano le cavallette gracchiare tra le spighe di grano, nuovi uccelli venuti da lontano, cinguettavano allegri tra gli alberi rigogliosi del Boschetto e le salamandre riempivano le stradine ciottolose. Queste di tanto in tanto evitavano i puzzolenti e sporchi piedi dei contadini che a quell’ora si dirigevano al Gran Mercato trainando carretti arrugginiti colmi di frutta e freschi ortaggi.
Uno di loro trainava il suo carretto con fatica sotto il sole cocente, quando gli parve di udire dei passi, che via via si facevano sempre più svelti, troppo svelti. Si trattava sicuramente di qualche vivace ragazzino. Il contadino sorrise sotto i baffi. Ricordava con grande nostalgia quando anche lui, in tenera età, si divertiva a correre in mezzo a quei prati fioriti al sopraggiungere della stagione estiva. Purtroppo per lui non aveva avuto né figli né nipoti, perché egli amava i bambini più di qualsiasi altra cosa. Tant’è vero che ogni qual volta che ne beccava qualche d’uno non si tratteneva mai dal regalargli qualche bel frutto o qualche bel precetto d’esperienza. Non udendo più i vispi passetti,il contadino si rattristò e rigettò la mela matura nel carretto,da dove l’aveva appena presa. D’un tratto udì un rumore alla sua sinistra e si girò di scatto scrutando nell’erba. Un secondo rumore seguì al primo e stavolta un sassolino lo colpì sul polpaccio destro. Di sicuro si trattava di quel bambino che non si decideva ad uscire. Senza distogliere lo sguardo dal prato allungò una mano dentro il carretto per riafferrare il frutto di poco prima. Ma toccò qualcos’altro, o meglio qualcun altro. Ancora senza girarsi sorrise e disse – Puoi prenderla se hai fame, non c’è bisogno di rubare- dopodiché si voltò a guardare negli occhi il piccolo ladro. Nell’istante in cui incrociò due grandi occhi nocciola che lo guardavano stupefatti, subito si pentì di ciò che aveva appena detto.
Quegli occhi non erano di un bambino qualunque, ma appartenevano ad una ragazzina, di 12-13 anni circa, con lunghi e lisci capelli neri che le scendevano su un delizioso e raffinato abito di stoffa blu. Allora il contadino, pervaso da odio puro, tentò con un rapido scatto di riprendersi la sua mela, ma la ragazza agile indietreggiò.
Allora lui le gridò infuriato –Ladra! Cosa siete venuta a fare qui? A recare fastidio ad un povero vecchio? Tornatevene nella vostra reggia blu, questo non è posto per voi!-. La ragazza allora capì che si era trattato di un equivoco e lo fissò in cagnesco e un po’ delusa. –Tanto non so cosa farmene della tua cortesia, vecchio!- gridò al contadino il quale aveva ormai perso ogni traccia di gentilezza nello sguardo. Detto questo corse via, senza che il vecchio potesse aggiungere altro.
Fidatevi se vi dico che solitamente quel poveraccio era paziente con i bambini e in vita sua non aveva mai alzato la voce  con nessuna fanciulla. Tuttavia la veste di quella furfante era di colore blu e non rossa , come quelle a cui era abituato. E questo ,ovviamente, cambiava tutto.
 

Mentre i battiti si facevano più veloci e il respiro più affannoso, un sorriso trionfante le si dipingeva sul volto. Mentre correva stringeva sempre più forte quella merce appena rubata. Anche se era abituata a rubare dai carretti dei contadini, ogni volta si divertiva sempre di più e le dava una carica pazzesca. Questa volta ,però, era rimasta molto sorpresa quando il contadino le si era rivolto con quel tono così amorevole e gentile. Esausta si fermò sotto l’ombra di un faggio e addentò la mela soddisfatta. Guardando bene la mela vide però uscire da un buchetto la testolina marrone di un verme, quindi ,disgustata, sputò tutto. << Perfetto >> pensò sbuffando << Per questa mattina dovrò rinunciare allo spuntino >>. Sconsolata si lasciò cadere ai piedi dell’albero << Magari se ora avessi una maglia rossa potrei tornare da quel vecchio e farmene dare un’altra senza vermi dentro>>. Ma ,ahimè, il suo vestito non era rosso. Forse per la povera Emily quella fu la prima volta, in tutta la sua vita, che desiderò indossare il rosso. Per la prima volta un rosso le aveva mostrato tutta la sua gentilezza e la cosa non le era per niente dispiaciuta. Quella mattina ,anche se per una frazione di secondo, si era sentita più leggera , più libera, anche se ancora non sapeva bene da cosa.

Note dell'autrice: ciao a tutti i lettori;) premetto che questa è la prima storia totalmente di mia invenzione.Tutto è nato da un sogno che ho fatto. Ancora non so bene come evolverà penso che terrò conto soprattutto dei vostri commenti, vi prego siate clementi :* un bacio, Emma Black
   
 
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