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Autore: Celtica    16/01/2016    34 recensioni
E se fossero davvero fuggiti insieme?
Oscar ha disonorato la sua famiglia, suo padre la vuole morta, ma André vuole scappare con lei.
Dal primo capitolo:
Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Catene cap. 1

n

C

apitolo I

Il Destino è come una ruota che gira
per poi fermarsi sempre nello stesso punto…


Un lampo.

Il mondo sembrò fermarsi udendo il rimbombo del tuono.

Eppure il fulmine non poteva nulla, ora. Non poteva entrare in quella stanza, non poteva sentirli, non poteva fermarli. La pioggia imperversava fuori dalla finestra, ma il Generale Jarjayes non poteva vederla, la schiena appoggiata contro i vetri.

«Badate» La voce di André lo pietrificò, lasciandolo con il braccio sollevato. «Sono pronto a sparare.»
La pistola comparve dal nulla, e lui non poté fare altro che restare immobile a osservarla; lo guardava inchiodando i suoi occhi, impedendogli di sollevarli per vedere la reazione di Oscar.

Ma era ancora lì?

«Non vi muovete, perché io, ora, andrò via insieme a Oscar.»

A quelle parole il Generale Jarjayes trovò la forza di guardarlo. C'era una tristezza infinita nei suoi occhi.
Ma non poteva restare senza dire niente. Non poteva permettergli di andarsene.

«Che cosa? Tu vorresti scappare con Oscar?»
«Sì.»

E a un tratto, tutto fu chiaro: crescere insieme, unirli, affiancarli... Ogni giorno trascorso a guardarsi, ogni giorno sostegno uno dell'altro, senza tregua. Senza freni.
Legati da una catena invisibile che proprio lui, il Generale, aveva posto.

«E magari vorresti anche sposarla, non è vero?»
«Sì.»

Perché non lo aveva capito? Era sempre stato così chiaro... Un sentimento germogliato davanti ai suoi occhi, davanti agli occhi di tutti.
Eppure era stato cieco.
Aveva curato, coltivato, incentivato quel sentimento; l'unico colpevole era lui.

«No» disse il Generale, abbassando lo sguardo. «Sarebbe una grossa sciocchezza, perché la differenza di rango che esiste tra voi non si cancellerebbe mai.»
«Permettetemi una domanda: che cosa significa rango? Non siamo tutti uguali, forse?»

«Un nobile prima di sposare deve chiedere il permesso a sua maestà il Re!»

«Sì, lo so. Ma se sua maestà il Re si innamora di una donna, deve forse chiedere a qualcuno il permesso di sposarla?»
«Basta, André!» Il Generale gridò. Alzò il pugno e lo colpì dritto in viso. «Mi dispiace, non posso perdonarvi.»

Sollevò la spada, pronto a fare il suo dovere.

Oscar era in piedi, dietro André, e lo guardava come se non fosse in grado di accettare quanto stava per avvenire. Eppure le sue braccia erano abbandonate lungo i fianchi, il suo corpo sembrava essersi arreso. Perché i suoi occhi no?

Perché sembrava delusa... Perché non riusciva a capire?

Se ci fosse stata un'altra scelta, non avrebbe compiuto quel gesto. Ma non c'era. La verità era che non c'era scelta...
Solo la speranza, il tentativo di salvare l'onore. Nient'altro.

André si mise in ginocchio davanti a lui, e il Generale pensò che fosse pronto a barattare la propria vita per quella di Oscar, a implorare di risparmiarla o, forse, a chiedergli di uccidere anche lui.
Ma si ritrovò di nuovo con la pistola puntata contro, mentre osservava André rimettersi in piedi.

«Fate un passo indietro, Generale.»

«Cos'hai intenzione di fare? Sei solo un servo, non puoi portarla via.»
André indietreggiò di qualche passo, cercando con la mano sinistra il braccio di Oscar.
«Ora noi ce ne andiamo.»
«Non puoi...» insistette il Generale.
Era sua figlia quella che aveva davanti, la figlia che aveva macchiato il suo onore, ma pur sempre il suo sangue.

«Lei non verrà mai con te.»

André sembrò scosso da un fremito; si voltò un istante a guardare Oscar e parve arrendersi.
Abbassò la pistola.

«Padre...» sussurrò lei. La vide stringere i pugni. «È per i miei uomini se me ne vado.»
«Che cosa?»

«Come, Oscar? Davvero verresti con me?»

«Oscar! Te lo proibisco!»
Oscar chinò la testa di lato, senza avere la la forza di guardarlo.

Dov'è finito il figlio che ho cresciuto, Oscar?

«Mi dispiace, padre. Darei la mia vita per voi e, vi giuro, quando questa storia sarà finita, tornerò. Potrete uccidermi, se vorrete. Non ve lo impedirò.»
«Oscar» cominciò André, ma si bloccò puntando ancora la pistola verso il Generale.
«Hai disonorato il nome della nostra famiglia!»

«Vi scongiuro di perdonarmi, padre» Oscar lo guardò dritto negli occhi. «Andiamo, André.»

Il Generale li vide avanzare verso la porta, l'ennesimo lampo illuminò i capelli biondi di sua figlia, e lui non poté fare a meno di chiedersi se mai l'avrebbe rivista.
Sentì la chiave girare nella serratura e capì che André lo aveva chiuso dentro.

Certo che ti rivedrò, Oscar. Hai giurato di tornare e io so che lo farai.

André seguì Oscar oltre la porta e, chiudendo a chiave la serratura, si accorse di sua nonna rannicchiata nell'angolo. Piangeva forte e lui provò l'impulso di stringerla.
«Nonna...»
Si accucciò accanto a lei liberandole il viso dalle mani.
«Non piangere, nonna.»

Ma lei non sembrava avere intenzione di smettere. Era persa nei suoi lamenti e André capì che sarebbe stato inutile cercare di consolarla.
Sentì tirare la maniglia, battere sulla porta: era il Generale che cercava di chiamare aiuto. Ma non c'era nessuno lì, non c'era nessuno che potesse udirlo.

«Dobbiamo andare, André.»
«Vengo, Oscar.»

Vengo da te.

Scesero le scale in silenzio, senza correre. Se fosse comparso un servo non avrebbe dovuto sospettare niente.
«Prendiamo i cavalli» disse lei, dirigendosi verso le scuderie. Non c'era nessuno in giro.

Forse, che fosse opera del Generale?

André si trovò ad affrontare una marea di ricordi.
Era nelle stalle che lui e Oscar avevano misurato l'altezza da bambini, era nelle stalle che lei lo aveva sorpreso a dormire. E ancora, era nelle stalle che la donna che amava gli aveva annunciato di voler vivere come un uomo.
Eppure, in quel momento, lei era lì insieme a lui. Voleva fuggire al suo fianco, forse era pronta a una vita da donna.

No, ha giurato di tornare.

«André, che fai? Non vieni?»
Sollevando gli occhi, la vide intenta a sellare il cavallo. Si affrettò a prendere il suo per coprirlo con coperta e agnellino, e sistemare la sella.
Tirò giù le staffe e spiccò un salto per salire.

Non riuscì a evitare di guardarla: sembrava calma mentre sistemava le redini, troppo calma. Era come se fosse stato tutto normale, come se non sapesse di dover morire da lì a poco tempo.

Perché André era certo di questo: il Generale l’avrebbe uccisa, non sarebbe riuscito a perdonarla, non avrebbe mai messo sua figlia davanti al suo onore.
Il tuono sembrò avvertirlo che era ora di andare, che non c’era tempo per restare lì. Qualcuno avrebbe potuto raggiungerli.
Magari la giustizia del Re…

«Sei pronta, Oscar?»
Lo era. In sella al suo purosangue bianco, sembrava pronta a vivere un giorno come gli altri. André capì che stava pensando ai suoi uomini.
Gettati in una cella, trattati come criminali, condannati a morte.

«Andiamo, André.»

Affondò i talloni nei fianchi del cavallo e partì davanti a lui, senza preoccuparsi della pioggia battente.
La raggiunse con due cappe verdi, simili a quelle che avevano indossato il giorno in cui le campane di Notre-Dame avevano suonato per il delfino di Francia.
Oscar gli aveva sorriso, nonostante fosse morto il piccolo Joseph, nonostante la pioggia, che sembrava portare un messaggio di disgrazia per il Re.

Lei gli aveva sorriso, e per André non contava altro.

“Tu vorresti scappare con Oscar?”

Era strano il destino, giocava strani scherzi.
André aveva passato una vita a desiderare lei, e solo adesso, solo ora che stava per perderla, sembrava poter coronare il suo sogno.

“E magari vorresti anche sposarla, non è vero?”

Il lampo gli riempì gli occhi di luce, illuminò una figura a cavallo che si stava avvicinando al palazzo, e sembrò risvegliarlo da quel torpore.
Con i talloni, incitò l’animale a seguire Oscar, lo spinse al trotto per raggiungerla, e finì con il coprirle la schiena con la cappa verdastra.

«Dobbiamo sbrigarci, Oscar. Arrivano dei cavalli al galoppo» disse, mentre il suo baio affiancava il purosangue.
Questa volta lei non gli sorrise, si limitò ad annuire.

Che fossero gli uomini del Re? Che fossero venuti a prendere anche lei, anche loro?
André non poteva permetterlo. Non voleva. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per impedirlo.

«Andiamo a Parigi» ordinò Oscar, voltando l’animale verso la strada.
«No, Oscar» André afferrò le redini di lei. «Non ancora. Dobbiamo nasconderci adesso.»

Il lampo illuminò la furia negli occhi di Oscar.

«I miei uomini, André! Sono i miei uomini!»

«Lo so, Oscar. Lo so. Ma prendiamo tempo, non possiamo farci prendere adesso.»
Con un colpo di mano, lei si liberò dalla sua stretta e tirò le redini per far voltare il cavallo.

«Non c’è tempo» spiegò Oscar voltando il capo verso la strada. «Li giustizieranno.»
«E cosa vorresti fare? Se ti prendono adesso, tutto è perduto. Loro sono perduti.»

Si scambiarono un’occhiata, André capì che lei stava pensando la stessa cosa. Ma era troppo orgogliosa, troppo impaurita di perdere i suoi uomini. Di fare la cosa sbagliata.

Maledetto orgoglio…

Ma poi André si accorse dell’uomo che stava smontando da cavallo, lì, nel loro cortile, dell’uomo che li stava guardando.
Che li stava raggiungendo.

No.
Non poteva farla prendere.
Non ora.

«Corri, Oscar!»

Lanciò il cavallo al galoppo e sentì il grido di lei, mentre incitava il suo a seguirlo.
Si ritrovarono nel bosco, poi sulla strada fangosa che conduceva a Parigi.
Non c’era tempo per preoccuparsi della pioggia, dell’acqua che si infilava sotto gli abiti, della cappa di Oscar che sembrava garrire nel vento.

Era solo il momento di fuggire.

«Aprite!»
Il Generale sentì il pianto fuori della porta. Continuò a incitare chiunque ad aprirgli, gridando e battendo i pugni sul legno di ciliegio.
Non riusciva ancora a crederci.

Oscar e André.
Insieme.
Scappati, lontani da lui, dalla giustizia del Re, dalla sua spada.

Ma, conoscendo Oscar, era abbastanza sicuro che l’avrebbe rivista. Non era possibile che rifiutasse di tornare. L’aveva giurato, proprio lì, davanti a lui.

Poi, il suono più inaspettato si infilò piano nel suo orecchio, e il Generale pensò che mai, mai si sarebbe aspettato di sentirsi così emozionato udendo il chiavistello girare nella serratura.
Si fiondò contro la porta, pronto a raggiungere i due disgraziati che stavano gettando l’onta sulla sua famiglia.

Disonore.

Corse giù per le scale con l’idea di strangolarli, prima André e poi Oscar, di sgridarli come quando erano bambini.
L’immagine di sua figlia, piccola, gli attraversò la mente come in sogno.
Quanto era passato dall’ultima volta che aveva ricordato?

«Un messaggio!» gridò l’uomo davanti all’entrata.
Un uomo, di cui nemmeno si era accorto.

«Un messaggio da Versailles.»

Il Generale non si chiese nemmeno per un momento cosa potesse esserci scritto, lo strappò dalle mani del messaggero e ruppe il sigillo di ceralacca.
Il sigillo del Re.

La pioggia stava cessando.

André si chiese se fosse un buon segno. Che il cielo fosse dalla loro parte?
Forse qualcuno, lassù da qualche parte, li aveva perdonati. Forse non avevano più nulla da temere.

Vide Oscar abbassare il cappuccio della cappa, i capelli biondi bene in vista a pochi passi da lui.
Non riusciva a smettere di guardarla.
Mai, mai avrebbe pensato che, un giorno, Oscar sarebbe fuggita con lui.

«Guarda, André: Parigi.»

Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.

O forse, se il Generale fosse stato così generoso da ucciderlo prima di Oscar, non avrebbe visto il suo corpo inerme, ma avrebbe saputo.
Avrebbe continuato a sapere.
Fino a quando lei non fosse tornata a casa.

«Sei pronto, André?» gli chiese lei, come quando tutto andava bene, come per avvertirlo che presto sarebbe ripartita al galoppo.

Annuì, ma la mente era ancora altrove. A quel corpo che aveva visto una sera, tempo prima, quello stesso corpo che presto non avrebbe più avuto vita.
Oscar lanciò un grido prima di fiondarsi giù per la collina, verso Parigi.

«Arrivo, Oscar!»

André pensò che non lo avrebbe permesso. Né al Generale, né a nessun altro.
Non potevano fare del male a Oscar.

Perché lui l’amava.

Note dell’autrice:

Mi sono sempre chiesta cosa sarebbe successo se Oscar avesse accettato di fuggire con André… Cosa avrebbero fatto? Dove sarebbero andati? E cosa sarebbe accaduto dopo?

Ho voluto dare una mia interpretazione della storia, ignorando completamente la sorte tragica che li attende, ignorando la malattia di Oscar e la cecità di André.

I capitoli saranno brevi (almeno i primi), preferisco prendermela comoda e sondare il terreno per non rischiare di scrivere qualche sciocchezza.
Infatti, oltre a implorare un parere, vi chiedo di avvertirmi se ci fosse qualche incongruenza nella storia. È pur sempre il secondo tentativo con una fanfiction!

Per chi fosse curioso di leggere anche il primo (una one shot ambientata durante la sera del ballo), eccolo qui.
Spero di leggere le vostre impressioni, davvero!
Celtica

   
 
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