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Autore: TsubakiDream    16/01/2016    2 recensioni
Che ti piaccia o meno, studiare può risultare difficile, soprattutto con il continuo rumore dello sgranocchiare delle patatine nelle orecchie, e in compagnia di un compagno di studio che di lavorare non ha la minima intenzione. Però in fondo, a te quel ragazzone dai apelli viola e il carattere di un bambino, non dispiace affatto.
(Questo è più che altro un esperimento, dovrebbe essere una storia raccontata dal vostro punto di vista, non ne ho mai scritte di simili.)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è interessante, Chibi-chin



Sospiri debolmente, chinando la testa scoraggiata.
La punta della tua penna tocca il foglio per metà ancora bianco, ma la tua mano si rifiuta di scrivere.
Il libro di anatomia aperto accanto al tuo gomito rivela una riproduzione stampata dell’apparato cardiocircolatorio.
I tuoi occhi cercano nella disperazione il tuo compagno di studio che, a differenza tua, se ne sta beatamente seduto a guardare il soffitto con i suoi vuoti occhi violetti e la bocca riempita di patatine.
Rimani per un po’ a guardarlo in silenzio, sperando che la sua attenzione cada casualmente su di te, ma lui rimane lì immobile, con il mento appoggiato alle braccia incrociate sul tavolo  e la mano che ripetutamente si infila vorace nel sacchetto di plastica colorata.
Di nuovo lasci uscire pesantemente il respiro, rassegnata.
Lo sapevi già che sarebbe finita così in fondo.
“Murasakibara-kun?”
Lo chiami con voce dolce e gentile, come se non volessi disturbarlo da chissà quale pensiero.
“Mh?” Borbotta lui, spostando finalmente lo sguardo su di te in tutta calma.
Lo guardi nelle iridi violacee per un secondo, valutando bene il da farsi.
“Potresti…” inizi, guardando rapidamente il materiale posto sul tavolo “Potresti sottolineare qui?”
Chiedi infine, facendo scivolare delicatamente il libro aperto verso di lui.
Non è un compito troppo impegnativo, pensi.
Il ragazzo guarda le pagine lucide del manuale con la sua espressione tranquilla, che però non nasconde un leggero cipiglio.
“Ma è noiosoo…!”
Canticchia lui con un tono troppo alto per essere in una biblioteca.
“Ssssh!”
Lo intimi subito, portandoti rapidamente l’indice alle labbra e guardandoti furtiva attorno, intimorita dagli eventuali rimproveri.
“Piano…” Mormori, sporgendoti maggiormente verso di lui per limitare il volume “Lo so che è noioso, ma dobbiamo farlo, se no ci puniranno.”
“Maah…perché non andiamo invece al negozio di caramelle qui all’angolo?”
Esordisce lui, incurante delle tue parole, lanciando un’occhiata delusa al distributore automatico del pianerottolo che si vede alle sue spalle, ormai più vuoto che pieno.
Evidentemente quel luogo non era preparato ad un eventuale attacco di un lupo affamato dalle dimensioni di un rinoceronte.
“Più tardi andiamo.” Cerchi di convincerlo, riabbassando gli occhi sul tuo lavoro.
“Ma Chibi-chin! Io ho fame!”
Nuovamente, alzi gli occhi allarmata, sporgendoti con il busto verso l’altro lato del tavolo per poter posare la mano sulla bocca di quel bambino un po’ tanto cresciuto, in modo da attutire la voce.
“Buono, buono…” Lo implori con occhi da cucciolo disperato, mentre te ne torni nella posizione più comoda che riesci ad ottenere su quella sedia scricchiolante.
“Chibi-chin.” Ripete insistente il gigante.
Non sai perché ti sei meritata quel nomignolo, visto che in confronto a lui il 90% della popolazione umana fa la stessa figura dei sette nani accanto ad un cavallo, ma poco importa.
“Facciamo così.” Dici, dopo un attimo di riflessione “Se tu sottolinei quelle pagine -e mi faciliti un po’ il lavoro- poi andiamo in quel negozio, e del resto me ne occupo io, va bene?”
Chiedi, con voce quasi implorante. Non stavi pretendendo troppo, no?
Il giovane giocatore di basket sbuffa pesantemente, guardandoti con quei suoi occhi perennemente stanchi, come se si aspettasse una ritirata da parte tua. Ma quando vede che da quella situazione non ne uscirà mai, a meno che non si dia da fare, rivolge demoralizzato lo sguardo sulla carta del libro, con una serie di brontolii sommessi mischiati allo scricchiolare delle patatine sotto i denti.
Quando finalmente ti rendi conto che ha intenzione di combinare qualcosa di buono non puoi trattenere un sorriso intenerito, trovandolo effettivamente adorabile.
Con quel broncio infastidito e allo stesso tempo concentrato sembra davvero un bimbo piccolo che cerca di eseguire con successo le sue prime addizioni.
Vorresti infilare le dita tra quei suoi capelli dal colore così insolito, che sembrano così morbidi al tatto. Ma ti trattieni, cercando di recuperare la concentrazione sul tuo compito.
Per un po’ tutto pare tranquillo ed ordinato, fino a quando la natura del ragazzo non prende il sopravvento su di lui.
“Neh, Chibi-chiin…qui non c’è niente di interessante.”
“Non deve essere interessante, deve essere importante…” Lo richiami, improvvisamente svegliata da quello stato di totale dedizione -o quasi-.
“Scrivono solo cose inutili e niente di ciò che importa…” Commenta Atsushi, con voce cadente, mentre alza appena un angolo della pagina per sbirciare la seguente.
“Ma cosa dici…” Mormori, alzando lo sguardo a quella sua uscita e dimenticandoti di ciò che stavi facendo “Sono quelle le cose da sapere.”
“No, Chibi-chin.” Ti blocca lui, scuotendo il capo in segno di dissenso.
Tu rimani a guardarlo, in attesa di una spiegazione, mentre il tuo sguardo indugia ancora sulle lunghe ciocche che gli ricadono sulla fronte.
“Per esempio, di che colore è il cuore? Qui non lo dicono. Io voglio sapere di che colore è il cuore.”
“Eh? Di che colore è?” Chiedi tu in risposta, sinceramente basita da quelli che non sembrano altro che dei capricci per smettere di lavorare.
Dal canto suo, l’altro annuisce convinto, ora ritornando alla pagina precedente e scorrendo le pupille sulle figure.
“Oppure, quanto grande è?” Continua, chinando appena la testa di lato.
Tu stai in silenzio ad ascoltarlo, come in trans. È davvero un bimbo piccolo.
“Beh…” Lo interrompi, pensandoci su “Ho sentito dire che il cuore ha più o meno le stesse dimensioni del proprio pugno chiuso.”
Borbotti, appoggiando il gomito sul tavolo e alzando il tuo pugno, osservandolo senza un motivo in particolare.
“Ah?”
Prima che tu possa tornare a guardare il ragazzo, lui si solleva, in tutta la sua altezza, facendo strusciare la sedia sul pavimento con uno stridio fastidioso.
“Eh? Murasakibara-kun? Che stai facendo?”
Il suo lungo nome non è affatto adatto per quelle situazioni, pensi, ma prima che tu possa coltivare quell’idea inutile ti ritrovi a seguire con lo sguardo stupito e interrogativo il tuo compagno, che con passo lungo e lento ti raggiunge, guardandoti per qualche attimo.
“Che…?” Ora come ora, ti senti davvero una formichina. È la prima volta che te ne stai accanto a lui da seduta, quando lui non è altrettanto.
Non capisci le sue intenzioni, ed istintivamente ti ritrai con il busto quando lo vedi chinarsi lentamente.
Solo quando i suoi occhi si concentrano sulla tua mano, ti accorgi di avere ancora il pugno stretto a mezz’aria.
“Aah…quindi questo sarebbe il tuo piccolo cuoricino?” Dice lui con un tono più sommesso, come se stesse osservando chissà quale reperto, piegando leggermente la testa.
Dal canto tuo ti senti improvvisamente in imbarazzo, non riuscendo a capire cosa stia passando per la testa di quell’omone.
Apri la bocca per parlare, ma una nuova azione da parte sua ti blocca.
La sua mano enorme scivola con delicatezza attorno alla tua, così piccola e fragile in confronto, che se volesse potrebbe quasi schiacciarla.
Le dita lunghe la avvolgono, e quando senti il contatto del suo palmo ti accorgi di quanto il suo corpo sia caldo rispetto al tuo che ora è percosso da un brivido.
La tua manina sparisce nel suo pugno, che stringe con delicatezza, senza allontanare quei suoi occhi così inespressivi ma allo stesso tempo bellissimi.
“Guarda, Chibi-chin.” Parla Atsushi, dopo almeno un minuto di silenzio “Sta perfettamente dentro il mio cuore.”
Ti senti mancare per qualche secondo il respiro a quell’affermazione, per qualsiasi motivo lui l’abbia detta, mentre senti le tue guance scaldarsi rapidamente, cosciente del colorito acceso che stanno prendendo.
Alzi lo sguardo su di lui, volendo chiedere spiegazioni, ma non sapendo come.
“Murasakibara?”
Lo chiami, tentennando leggermente.
Il suo sguardo si sposta sul tuo viso, e un debole sorriso si dipinge sul suo, che ora pare quasi divertito.
“Vedi, Chibi-chin?” Chiede lui, con un tono cantilenante “Sono queste le cose interessanti.”



Salve a tutti!
Come citato nella descrizione, questa storiella è nata da un piccolo esperimento notturno. In giro trovo tante fanfiction di questo tipo -più o meno- in lingua inglese.
Non so bene se possa piacere o meno, ho voluto semplicemente provare, magari qualcuno l'apprezza.
Grazie per l'attenzione!
   
 
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