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Autore: Laylath    16/01/2016    3 recensioni
Andò alla finestra e fissò il grande cortile fiocamente illuminato da alcuni lampioni: come le sembrava abbandonato e vuoto… come le sembrava estranea l’intera villa. Era come se non fosse più sua, come se un’oscura presenza si stesse piano piano impossessando di ogni stanza, di ogni scala, di ogni pertugio, riducendo inesorabilmente i rifugi dove si sentiva un minimo protetta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Silent Night

 


La mano si mosse istintivamente verso il centro del letto, cercando il contatto rassicurante con un corpo che da qualche settimana non dormiva più in quella villa. Le dita snelle e sottili strinsero convulsamente le bianche lenzuola di seta, come a trattenere dolore ed ansia, come un malato che cerca di non cedere alla sofferenza.
Gli occhi azzurri di Narcissa si aprirono, abituandosi immediatamente alla luce lunare che penetrava dalla grande finestra le cui tende erano state lasciate aperte. Quella luce bianca e spettrale riusciva a confortarla, quasi fosse in grado di scacciare la pena ed il terrore che gravavano nella sua anima. Ma era un conforto temporaneo, ormai lo sapeva: una piccola candela che non riesce ad allontanare del tutto l’oscurità e che lascia i mostri della notte nascosti sotto il letto, in attesa del momento opportuno.
La donna si sollevò a sedere posando la schiena contro i cuscini, i capelli biondissimi che le scivolavano con eleganza sulle spalle. Tormentò con un sospiro un nastro della sua camicia da notte prima di girare il viso stanco verso la parte del letto desolatamente vuota. Com’era grande quel giaciglio senza Lucius… come poteva abituarsi alla sua assenza?
Oh no, non permettere alle lacrime di uscire. Non di nuovo.
Si passò una mano sugli occhi, cercando di non far caso alla goccia salata che già le pizzicava la palpebra destra. Non sarebbe servito a nulla piangere di nuovo, l’ennesima volta in quegli ultimi giorni. Non era con le lacrime che suo marito sarebbe uscito da Azkaban, non sarebbero stati i singhiozzi a riportarlo miracolosamente in quel letto.
Lo stesso che ora le sembrava un covo di scorpioni.
Si alzò, rabbrividendo quando i piedi scalzi toccarono il freddo pavimento.
Quel piccolo trauma la aiutò a svegliarsi del tutto, a prendere di nuovo coscienza di quanto fosse grave la situazione della sua famiglia. Andò alla finestra e fissò il grande cortile fiocamente illuminato da alcuni lampioni: come le sembrava abbandonato e vuoto… come le sembrava estranea l’intera villa. Era come se non fosse più sua, come se un’oscura presenza si stesse piano piano impossessando di ogni stanza, di ogni scala, di ogni pertugio, riducendo inesorabilmente i rifugi dove si sentiva un minimo protetta.
Le braccia si strinsero istintivamente attorno al busto sottile, cercando di scacciare un freddo in netto contrasto con quella tiepida notte di settembre.
Senza Lucius vicino si sentiva perduta, certo, ma questo non la autorizzava a cedere.
Per quanto ormai si sentisse completamente spossata, sapeva che doveva farsi forza e restare lucida per quanto poteva.
Non posso lasciarmi andare quando ho lui da salvare.
 
Camminava silenziosamente nel corridoio del primo piano.
Nessuna luce la accompagnava: era un percorso che conosceva a memoria per le infinite volte che l’aveva fatto durante quei lunghi sedici anni. Quando arrivò davanti alla porta si strinse meglio nella vestaglia leggera che aveva frettolosamente indossato, più per abitudine che per effettiva necessità; posò la mano sul legno pregiato e chiuse gli occhi, pregando che almeno lui stesse dormendo serenamente.
Rimase immobile in quella posizione uno, due, tre minuti... aspettando di sentire un rumore rivelatore: un gemito, un lamento, un sospiro. In quel caso avrebbe mestamente riguadagnato la sua camera: non avrebbe mai ferito l’orgoglio di suo figlio sorprendendolo in un momento di debolezza.
Dorme…
Dopo qualche tempo ebbe quella certezza e si convinse ad aprire la porta.
Al contrario della sua stanza che aveva le tende aperte Draco aveva tirato le sue per impedire a qualsiasi fonte di luce di entrare dalla finestra. Narcissa poté persino immaginare il gesto disperato con cui suo figlio aveva tirato i pesanti tessuti di velluto: come a nascondersi dal predatore, come a cercare un’estrema difesa contro l’inevitabile.
Ma lei non aveva bisogno di luce per compiere il breve percorso dalla porta al letto: anche quello l’aveva fatto infinite volte nella sua vita, sin da quando in quel lato della stanza c’era una culla.
Tuttavia, a metà della stanza, mormorò una parola per far accendere una piccola lampada lontana dal letto, in modo da non disturbare il sonno di suo figlio.
Girandosi verso il giaciglio le si strinse il cuore.
Draco giaceva sul fianco, ancora vestito, in posizione fetale con le mani vicine al petto. Le lenzuola non erano state nemmeno scostate, segno che si era buttato nel letto quando ormai era sfinito, troppo stanco persino per levarsi le scarpe.
Per quanto il suo sonno fosse profondo, quello di chi necessita disperatamente di riposo, il bel viso era tirato dalla sofferenza, come se un dolore interno lo stesse consumando.
La sua mano destra stringeva il braccio sinistro, ancora fasciato.
Dovevo impedirlo… dovevo! – si rimproverò amaramente Narcissa, sedendosi nel letto accanto al figlio – Avrei dovuto fermare questa follia quando ero ancora in tempo. Quando potevo evitargli tutto questo.
Draco emise un lamento, quasi fosse stato disturbato da quel lieve movimento del materasso.
La donna, istintivamente, allungò una mano e gli accarezzò i capelli biondo chiaro, sentendo come la tempia sotto di essi fosse fradicia di sudore, quasi avesse la febbre.
“Va tutto bene, caro – mormorò, come quando era piccolo e stava male – tua madre è con te. Non ti accadrà niente, fidati.”
Reagendo a quel gesto e a quella voce familiare, il viso del giovane si distese lievemente e un sospiro uscì dalle labbra semiaperte.
Narcissa continuò con quelle carezze materne, trovando conforto anche per se stessa. Le sembrava che lei e Draco fossero in una strana bolla isolata dal mondo, dove non c’erano più dolore, sofferenza e ansia. La sua voce che mormorava una vecchia ninnananna dei Black le sembrava incredibilmente distante, come se fosse un’altra presenza a cantarla.
E suo figlio sembrava stare meglio, ogni minuto che passava.
Ad un certo punto riuscì persino a sorridere nel sonno e ad assumere una posizione più comoda, mettendosi supino. Solo la mano sinistra rimase contratta a pugno, di questo Narcissa fu rapida ad accorgersene.
No, non avrebbe permesso a nessuno di distruggere la vita del suo unico figlio, nemmeno al Signore Oscuro. Non le importava niente di quanto poteva dirle Bella, di quanto la loro missione fosse importante.
Lei non aveva nessun tatuaggio nel braccio sinistro, lei non aveva nessun patto con Voldemort.
Narcissa Malfoy sentiva di avere una sola missione da compiere.
Salvare la sua famiglia.
“Ci penserò io, Draco – mormorò, con un’ultima carezza alla chioma dorata del giovane – non permetterò che questa missione suicida ti travolga. Ti proteggerò come ho sempre fatto.”
E sapeva anche a chi rivolgersi.

 


__________
Nda
Salve a tutti/e.
Questa è la prima volta che scrivo in questo fandom che, a dire il vero, non frequento più di tanto.
E' da qualche settimana che medito su questa piccola one shot che si incentra su un personaggio secondo me molto bello ed intrigante.
Narcissa mi ha colpito sin da quando ho letto i libri e da poco ho avuto occasione di approfondirla: trovo stupendo il suo istinto materno, il suo fare di tutto per salvare la sua famiglia dal baratro in cui sta precipitando. Ci sarebbero milioni di cose da dire su di lei, sul suo rapporto con Draco e Lucius, ma in questa piccola one shot mi sono voluta soffermare su uno dei momenti più difficili che deve affrontare.
Spero che vi piaccia :)
Ps: come avete notato ho usato la versione del libro che la vedere totalmente bionda e con gli occhi azzurri.
  
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