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Autore: lisitella    16/01/2016    9 recensioni
Lui era geometra e io una donna di servizio. Lo amavo tanto. Aveva sempre ragione. Eppure quella volta si sbagliava.
Genere: Generale, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Aveva sempre ragione
 

Lui era geometra e io una donna di servizio: non di quelle di adesso che sanno tutto sui sindacati e fanno le faccende coi guanti di gomma.

Ero una domestica a ore di vent’anni fa. Ero carina, questo si, e anche fine. Cominciai a lavorare a casa sua perché sua madre era stata colpita da un attacco di cirrosi. Dopo tre mesi Tristano confessò di amarmi, ma di non potermi sposare per il momento, non era in grado di mettere su famiglia.

Sua madre morì e io lo ospitai in casa mia.

Era una casetta piccola, angusta, umida e piena di mobili che mi erano stati regalati dalle varie padrone, ma ai quali ero molto affezionata. Antonio diceva: “Quando mi sarò sistemato e troverò lavoro e avremo una casa decorosa ci sposeremo, ma per adesso nulla”.

Katia nacque così in questa casa angusta e povera. A casa, perché non fece in tempo a portarmi all’ospedale. Ero veramente felice perché Tristano mi avrebbe sposata.
Invece passarono i mesi: io lavoravo, portavo la vita nel nido, accudivo Tristano che era felice di trovare una casa sempre tirata a lucido

“Non posso mica accontentarmi di un lavoro qualsiasi”, diceva e forse aveva anche ragione. La sera avevo ricominciato a studiare perché Tristano diceva che un geometra non può avere una moglie con la sola terza media e aveva ancora ragione.

Poi finalmente trovò lavoro in un cantiere a Santa Maria a Monte. Aveva orari impossibili e una vita molto stressante. A volte rientrava a notte tarda.

Ora mi sposa, pensavo, e triplicavo i miei sforzi. Studio, lavoro in casa e fuori casa.

Fu durante una di queste pulizie che sentendo un mattone che si muoveva, lo sollevai cercando di sistemarlo.

Rimasi allibita quando trovai delle carte che certo non pensavo fossero state collocate lì a caso.

Le rilessi sperando che fossero false, le ricontrollai. Purtroppo erano vere e molto fresche. C’era il certificato di nascita eccetera, tutti documenti necessari per il matrimonio.
“Mi sposo”, disse freddamente la sera, quando gli porsi da leggere i documenti, “con la ragioniera della ditta. E’ bella, è giovane e non fa… la serva”.

Avevo ammesso che avesse avuto sempre ragione prima, ma questa volta proprio no. Credetti di impazzire.

Era il 19 aprile, un giorno che vorrei cancellare dal calendario, ma che purtroppo non mi riesce di dimenticare neanche ora che Katia ha quindici anni.

 

   
 
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