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Autore: _Xionnie_    17/01/2016    0 recensioni
Lei, una comunissima ragazza di 16 anni, si trasferisce ad abitare con le sue amiche nella speranza di avverare, un giorno, il suo sogno: diventare una cantante.
Lui, un idol di successo, rapper dei BEAST, vive serenamente la sua vita più che movimentata ed è felicemente fidanzato con Hara delle Kara.
Cosa può far incontrare due persone del genere, così distanti e, apparentemente, così diverse? La risposta è... un programma televisivo!
Il caso vuole che il ragazzo si trovi proprio nella scuola della giovane a causa di un reality.
Ma la loro convivenza non sarà così semplice: lei lo odia da sempre e lui non riuscirà a sopportarla fin dal primo giorno.
Continueranno ad odiarsi oppure, come dice il detto, 'Da grande odio nascerà grande amore'? E se così fosse, sorgeranno complicazioni?
Tra nuove conoscenze e amori che sbocciano come i fiori in primavera vedremo come finirà questo amore complicato.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Junhyung, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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~Lovely Complex : when falling in love is too complicated~

Chapter One


Xions POV


 

Quella mattina mi svegliai di soprassalto svegliata dalla voce tutt'altro che profonda di Jiyu Unnie. Giuro che la cosa più odiosa di tutte è essere svegliate la mattina con delle urla. Ti mette talmente un senso di irrequietezza che ti fa proprio iniziale male la giornata.

«Xionnie, andiamo Xionniee! SVEGLIAA!» gridò mentre in contemporanea mi smuoveva delicatamente per farmi aprire gli occhi. Io di tutta risposta continuavo a rigirarmi nel letto farfugliando un “Ancora cinque minuti Unniee”. Ma sapevo fin troppo bene che non c'era possibilità di continuare il tanto agognato sonno: cominciava la scuola e anche la regina dei pigroni era tenuta ad alzarsi da letto per prenderne parte.

L'ultima cosa che desideravo era di tornarci: già mi vedevo lì, sui banchi, a prendere appunti per un altro lungo anno come se non ci fosse un domani; a studiare interi pomeriggi per riuscire a prendere i voti massimi ai quali aspiravo.

Che grandissimo accumulo di stress.

Per me poi era tutto nuovo: quel giorno sarebbe stato il primo da studentessa di una scuola superiore. Se le medie mi erano sembrate l'Inferno Dantesco le superiori sarebbero state ciò che di più oscuro esista a questo mondo. Presto infatti mi resi conto di come questa mia considerazione fosse tutt'altro che errata.

«Forza Xionnie! Non vorrai mica arrivare tardi il primo giorno!» continuò ancora senza sosta col risultato che alla fine dovetti togliermi di dosso il lenzuolo che mi dava ancora una vago senso di vacanze estive. Cominciavo già a rimpiangerle.

Mi alzai lentamente sotto lo sguardo ormai esasperato di Jiyu, anzi direi quasi sconsolato. Probabilmente aveva provato anche con la Unnie e, o non ci era riuscita oppure l'aveva direttamente trascinata in cucina ancora con il cuscino abbracciato.

Vedendo che ci stavo mettendo troppo tempo, uscì dalla camera diretta in cucina: stava sicuramente finendo di preparare la colazione. Guardai in direzione dell'altro letto con quel poco che potevo vedere per gli occhi impastati. Come volevasi dimostrare Hime era ancora in stato di trans spaparanzata sul morbido materasso. Ora riuscivo a capire fino troppo bene il suo comportamento: era dura stare appresso ad entrambe.

Finalmente mi decisi ad uscire, seppur barcollando, ed arrivai sempre con lo stesso passo in cucina. Non avevo fatto caso né all'orario, né al fatto che mi fossi presentata ancora in pigiama, composto da semplici pantaloncini e una maglietta.

Non appena varcai la soglia della cucina -come avevo immaginato- vidi una Jiyu impegnata a finire le ultime cose per la colazione.

«Sei venuta direttamente in pigiama.» mi riprese ridacchiando la suddetta Unnie. Suppongo fosse una bell'immagine vedermi buttata giù dal letto con tutti i capelli per aria, ma ero troppo impegnata a dormire in piedi per pensare a qualcosa di seriamente costruttivo.

«Scusa... » quasi sussurrai per quanto stavo cedendo nuovamente al persuasore Morfeo. Volevo tornare a sognare il mio Chan, quel coniglietto troppo cresciuto che in tutti i miei benedettissimi sogni non riusciva mai ad avvicinarsi a me: c'era sempre un punto in cui l'uno guardava l'altra e mentre stavamo per parlarci, puff, sogno finito.

Bel modo per deprimersi nel sonno, ottimo direi...

Mi buttai, così, allegramente sul tavolo spiaccicandoci la testa e aspettando che arrivasse qualcosa di commestibile sul tavolo. Non feci nemmeno in tempo a chiudere gli occhi per due minuti che mi ritrovai una bella spremuta d'arancia con tanto di biscottini ad accompagnarla. Che delizia!

Mangiai con estrema calma e nel mentre si presentò in cucina nel mio stesso stato Hime Unnie.

«Ragazze ma... » sbadigliò sonoramente e quasi me lo attaccò «ma che ore sono...?»

Solo a quel punto alzai lo sguardo per la prima volta verso l'orologio della cucina. Questo segnava le 7:10 in punto.

LE 7:10?! ODDIO, DATEMI IL BAGNO!, zompai di scatto dalla sedia correndo come un'ossessa verso quel buco di stanza. Se c'era una cosa per cui impiegavo tutta la giornata era prepararmi. Non che mi sistemassi chissà quanto, un tocco di matita sotto gli occhi e via, ma perdevo tempo in una maniera incalcolabile.

Non so come ci riuscii quella mattina ma, per miracolo di D.O benedetto, uscii dal bagno alle 7:25 precise. Un solo misero quarto d'ora, per me era più che un record.

Mi guardai allo specchio soddisfatta per una volta: indossavo già la divisa scolastica con la gonnellina, calze lunghe, mocassini e la classica camicetta seguita da un cardigan con scollo alla coreana, un lieve tocco di matita nera sotto agli occhi e i capelli raccolti in una treccia laterale.

Presto anche le altre riuscirono a prepararsi per tempo e già per le otto meno dieci eravamo tutte pronte ad affrontare un nuovo anno scolastico. Ehm... forse non con così tanto entusiasmo considerando che ci eravamo svegliate in un orario improponibile se paragonato ad un'intera estate passata a poltrire.

E perciò raccolta quel poco di forza necessaria, ci avviammo verso quella che sarebbe diventata la mia scuola per tre anni.

Il sole già non ci faceva mancare la sua calorosa presenza e picchiava sulle nostre teste a spaccarle come fossero pietre. Cominciavo a sentire caldo -non che mi ci volesse molto- e avevo la sensazione che di lì a poco mi sarei sciolta come un gelato al sole.

«I melt you down like ice-cream» canticchiai tra me e me. Grazie Hyuna, donnah della mia vita, che mi rendi l'esistenza più piacevole, pensai poi ironica. Come poteva essermi venuta in mente la mia ultimate solo il mio cervello lo sapeva e non avevo nemmeno voglia di indagare più di tanto in mezzo a quel mare di confusione.

«Non ti stancherai mai di Hyuna, eh Xionnie?» si voltò la Unnie divertita. Sì, assillavo le mie due Unnies per l'amore che avevo per quella gnocca da paura, ma era più forte di me: come non amarla? Una pazza e una bomba sexy insieme, pura perfezione.

«Yep Unnie. Sai che la sposerei, no?» ridacchiai anch'io stando al gioco. Omo, non che sposarla mi dispiaccia dopo tutto, pensai tra me e me, ma non se ne parlava nemmeno di separare la 2Hyun. Nemmeno l'amore per l'ultimate scioglie una delle ship supreme.

«Lo so, lo so Xionnie» rise anche lei, probabilmente sospettando che non ci sarei mai riuscita per via dei TroubleMaker.

Finito il breve momento di ironia, riprendemmo il nostro cammino verso scuola in estremo silenzio con un impressionante abbiocco, sembrava una processione e con ciò ho detto tutto.

Dopo non molto arrivammo davanti al cancello della scuola e ciò che vedemmo fu puro delirio: c'erano talmente tante ragazze urlanti e in preda alla sclero che mi sembrava inverosimile vederle riunite in un unico posto tutte insieme.

Oh Sehun, ma che hanno queste?! Gli ormoni sballati peggio della sottoscritta?!, pensai sbalordita in un primo momento, poi mi concentrai e sentii una di loro gridare: "OMO, non posso credere che verranno proprio qui! Non sto nella pelle!" E poi di nuovo altre: "Vedrò il mio ultimate, non ci posso credere!"

«COSA?! ULTIMATE?!» urlammo guardandoci io e Hime. Cosa avevano sentito le mie orecchie?Paroline magiche, no di più, sacre.

Perciò entrambe cominciammo ad attivare la ricezione parabolica ai livelli massimi: Chanyeol orecchie da Yoda ci puliva casa in confronto.

In men che non si dica riuscimmo a capire quasi tutta la situazione, anche se i nostri due poveri neuroni -gli unici ancora rimasti- non riuscivano assolutamente a metabolizzarlo. Nel frattempo anche Jiyu era entrata in modalità ascolto e ci guardava esterrefatta quasi a cercare una risposta positiva dai nostri volti.

Ebbene degli idol avrebbero passato quattro mesi nella nostra scuola tutti i santi giorni, sempre e comunque.

Idol. A scuola. Per quattro mesi, continuai a ripetermi nel cervello queste parole schematicamente.

È impossibile.

Definitivamente impossibile.

Il primo istinto fu quello di cominciare a saltellare come un canguro in preda ad una crisi epilettica e a strillare emettendo suoni da foca morente, ma fortunatamente riuscii a reprimere i miei istinti animaleschi e a riacquistare le mie facoltà mentali. Senza pensarci due volte, presa da un irrefrenabile istinto di fan, mi avvicinai verso un gruppo di ragazze -che nel frattempo saltellavano e ridevano istericamente- per chiederne conferma.

Quando arrivai ad un palmo dal loro naso nemmeno si resero conto della mia vicinanza tanto era forte il modo in cui stavano urlando e in cui si abbracciavano entusiaste. La cosa mi fa pensare che sia vero, OH MIO D.O, ed ecco che nel mio cervello gli omini addetti all'immagazzinamento dati lasciavano le loro postazioni di lavoro e cominciavano a stappare spumante a più non posso e a tirare stelle filanti in ogni dove riempiendosi i bicchierini di sano champagne.

Ma riacquistato quel tanto di concentrazione che mi bastava per compiere una domanda di senso compiuto, mi decisi a parlare.

«Scusatemi sunbae, ma... è vera questa storia degli Idol...?» pronunciai lentamente ogni singola parola nel tentativo che capissero il mio linguaggio in codice e che si contenessero la loro reazione: il mio cervello non poteva sopportare la botta ufficiale detta con troppo entusiasmo, rischiavo di stramazzare al suolo come se avessi fatto una Maratona.

Ma nulla, non riuscirono a contenere la loro “allegria” -se così si può definire- con la conseguenza che, dopo le loro parole: «SI, VERRANNO OGGI. LO HANNO DETTO IERI AD UN PROGRAMMA», fu inevitabile che cominciassi a gridare e a portarmi le mani in volto incredula. Per quale ragione non avevo controllato la TV o IG il giorno precedente? Lo avevano sicuramente comunicato da qualche parte, anche su Kakao Talk... peccato che sia solo un'app di messaggistica. Poi mi ricordai di quelle maledette pulizie di primavera -più d'autunno considerando il periodo- che ci avevano portato via tutta la giornata.

Sempre così: quando non hai nulla da fare non trovi buone nuove; quando sei impegnata si scatena IL MONDO sui social ed è tutto programmato in modo tale che tu lo sappia il giorno dopo per mancanza di fonti. È nella natura del Destino essere imprevedibile e fare di tutto per ostacolare i tuoi piani di stalkeraggio, soprattutto degli Idol.

Presa comunque da una passata di pazzia, cominciai a saltellare e a gridare con quelle ragazze con il risultato che di lì a poco le assordai completamente. Io e la mia voce spacca timpani.

Mi scusai così a ripetizione con piccoli inchini, e mi diressi fulminea da Hime Unnie e l'abbracciai.

Questa non era una semplice botta di fortuna, era culo.

Vai a scuola pensando che sarà un nuovo anno noioso e scopri che verranno da te proprio degli idol per uno strano programma.

IDOL.

Angeli arrivati direttamente dal paradiso per alleviare l'inferno delle vite delle fangirls. Ragazzi la cui sola vista aiuta a riprendersi da tutto, anche dallo stress scolastico che nemmeno un'ottima pagella può colmare. Toccasana per i momenti di depressione cronica. Insomma vere e proprie divinità.

Ed io ora queste divinità le ho a scuola, non mi sembra vero...

Dopo aver comunicato la splendida notizia anche alla Jiyu Unnie -che probabilmente aveva già intuito tutto dal comportamento di me ed Hime-, seguito dai più improbabili urli e sclerate, decidemmo di entrare finalmente a scuola. Dovevo pur ambientarmi in qualche modo, quindi, cinque minuti prima dell'inizio delle lezioni, le mie Unnies mi fecero girare grosso modo l'edificio. A dire il vero c'era stato solo tempo di vedere il piano terra in cui si trovavano il bar, la mensa, la palestra e alcune classi, tutto il resto si trovava al primo piano. La scuola era bellissima, aule spaziose con una palestra super attrezzata e spogliatoi da fare invidia ad un centro sportivo; anche la mensa era provvista di numerosissimi tavoli e davanti al bar c'erano anche i classici tavolini di plastica con altrettanto di sedie e parasole. Sembrava una di quelle High School americane da sogno e da retta stratosferica che solo i ricchi di Manhattan dell' Upper East Side possono permettersi. Mancava solo che spuntassero i personaggi di Gossip Girl ed il sogno di una vita si sarebbe realizzato.

Sopraggiunto, purtroppo, il suono della campanella ci dirigemmo verso la mia classe -la loro infatti si trovava al piano superiore.

Avevo il cuore a mille e non riuscivo in nessun modo a contenere l'entusiasmo: ero impaziente di scoprire quale idol sarebbe diventato uno dei miei nuovi compagni di classe.

Dopo i saluti generali mi voltai, inspirai profondamente e tirai di lato la porta scorrevole davanti a me. Ma appena varcai la soglia dell'aula, vidi ciò che non avrei mai potuto immaginare.


 

 

Junhyungs POV


 

La mattina a venire mi svegliai con lo stesso presentimento: ormai era una specie di campanello d'allarme che non aveva intenzione di abbandonarmi. Col senno di poi devo dire che -modestamente, si intende- ho un ottimo sesto senso per le disgrazie, se così vogliamo definirle. Perché avevo questa sensazione? Beh, sicuramente il fatto che ci saremmo ritrovati circondati da pazze scatenate e di nuovo in una scuola non aiutava, ma tolto questo era come quando nei film si fanno sogni strani, o si ha la sensazione che qualcosa debba accadere. Tutto molto normale, insomma.

Ero seduto al tavolino del cucinotto da circa cinque minuti, mentre Kikwangie stava cercando di preparare una colazione abbastanza decente, tranquillo del fatto che in realtà fosse il mio compito quella mattina.

Ma su, non aggraviamo le sofferenze di un povero condannato a morte, pensai sarcastico. Purtroppo per l'appunto era arrivato il “grande” giorno ed eravamo stati fatti svegliare due ore prima della fatidica ora dell'inizio. Okay, non esageriamo, non proprio due ore considerando che una mezz'ora buona l'avevamo passata a dormicchiare nel letto mentre tutti urlavano per farci svegliare. Ciò significa che ci restava ormai un'ora e mezza scarsa prima di andarci ad avventurare per i mezzi pubblici.

Dalle ricerche che io e Yoseobie avevamo fatto la sera stessa risultava che per arrivare alla Dosan High School bastasse solamente una breve corsa con la linea 5 della metro e un autobus che ci avrebbe portato proprio di fronte alla scuola.

Beh, poteva andarci decisamente peggio, pensai cercando di rassicurarmi quando invece sapevo perfettamente come stessero le cose: tutto quello che doveva accaderci era il peggio, e sicuramente non saremmo riusciti a scamparla tanto facilmente.

Ormai rassegnato, presi qualche biscotto, ne inzuppai uno nel caffè latte -incredibile ma vero, Kikwang era riuscito a fare un caffè latte decente per la prima volta in tutta la sua vita- e con estrema lentezza lo portai alla bocca assaporandolo. Era meglio godere degli ultimi attimi di relax che ci rimanevano prima di essere scombussolati per bene.

Alla fine tanto lentamente non mangiammo per nulla: nel giro di un nanosecondo ci eravamo ritrovati a spazzolare tutto dal piatto e dalla tazzina, nemmeno gli aspirapolveri.

Guardai il mio compagno di supplizio che, nemmeno a farlo apposta, si era girato già nella mia direzione. Con uno sguardo solo riuscii a fargli capire quanto volessi restarmene molto volentieri in dormitorio o -se proprio vogliamo esagerare- mi sarebbe stato bene anche andare a spaccarmi la schiena in sala prove oppure a scervellarmi con Taejoo per un nuovo comeback. Lui di risposta non poteva che guardarmi alla stessa maniera, ma chi ce lo stava facendo fare?!

Cercando di non pensare più di tanto a questa domanda retorica, con un lungo sospiro mi alzai da tavolo e mi diressi in camera per accalappiare qualche vestito di quelli buttati sul letto: l'ordine non è mai stato, e non sarà mai, il nostro forte. Così presi velocemente i jeans strappati con una magliettina grigia e la camicia rosa. Meglio non andare in una scuola piena zeppa di liceali arrapate con una maglietta troppo aderente e scollata che faccia intravedere muscoli e collo, non sai mai cosa potrebbero fare quelle malate di mente.

Fidatevi, esperienza personale.

Armato di tutta la pazienza di questo mondo, mi imbucai velocemente in bagno per gli ultimi preparativi e alla fin fine prima che io e Yoseobie fossimo pronti passò una bella mezz'oretta, se non di più.

Tutti i nostri movimenti erano rallentati dalla poca voglia -se non quasi nulla- di cimentarci in quell'avventura tutt'altro che esaltante oltre, ovviamente, il sonno che non voleva lasciarci minimamente in pace: era il nostro modo per esprimere disprezzo. Certe volte penso veramente che io sia portato per le disgrazie, avrei potuto fare il cartomante e a quest'ora potevo vivere una vita umile ed essere sconosciuto dall'universo.

Che cavolo di seccatura... jjinja, pensai con i nervi a fior di pelle. Se qualcuno mi avesse rivolto parola in quel momento non l'avrebbe passata sicuramente liscia: niente e nessuno quella mattina poteva togliermi il mal umore. Una delle regole fondamentali della vita è non avvicinarsi mai ad un Yong Junhyung incazzato con il mondo, potrebbe non rivolgerti la parola per un tempo illimitato.

Così, pregando per l'ultima volta il Signore affinché riuscisse a graziarci in qualche assurdo modo, raccattammo l'indispensabile e ci avvicinammo alla porta. Ci voltammo sconsolati a guardare i nostri compagni mentre questi in risposta non si capiva se sghignazzassero o altro.

Ve la farò pagare, idioti.

«FIGHTING!» urlarono in coro come incoraggiamento, anche se sembrava più una bella presa per il culo. Rispondendo con un misero “Gomawo”, uscimmo in silenzio dalla porta diretti verso il nostro Inferno.

Non impiegammo molto tempo con i mezzi ad arrivare a destinazione, con nostro grande rammarico. Avevamo infatti un anticipo di mezz'ora buona prima dell'inizio delle lezioni e ciò non mi piaceva per nulla. Mai in vita mia ero stato così puntuale e nemmeno mi era mai passato per l'anticamera del cervello: essere in orario a scuola per me era un' utopia, al di là delle mie possibilità. Quante volte avevo trascinato Taejoo con me ed eravamo arrivati già a lezione inoltrata non ne ho idea, saranno state sicuramente troppe, troppe volte. Ed invece ora a quasi ventiquattro anni il ritardatario e pestifero Yong Junhyung aveva deciso di essere in orario a scuola, con tanto di anticipo! Mia madre sarebbe stata fiera di sapere che per una buona volta -almeno per un programma televisivo- suo figlio era riuscito ad essere puntuale. Fiera tanto da appendere striscioni per tutto il condominio e sbatterlo in faccia ai vicini che da sempre mi avevano visto come il “ragazzaccio che fa solo stronzate e pensa di diventare un idol di successo”. In realtà non ero mai stato quel tipo di ragazzo che si droga, beve e cose simili, ma qui basta solamente che tu non abbia voglia di studiare e creda in sogni ambiziosi e tutti ti prendono come il bad boy. Va bene lo ammetto, forse sono solo un poco dipendente dall'alcol, ma nulla di preoccupante in fondo.

Poi non solo, se hai la sfiga come il sottoscritto di avere anche un fratellino completamente all'opposto, ovvero il classico esempio di educazione e di dedizione allo studio, uno come me è ufficialmente spacciato agli occhi altrui.

«Allora Jun... sei pronto?» mi chiese Yoseobie poco prima di svoltare l'angolo per la via della Dosan High School. La sua improvvisa domanda mi risvegliò dallo stato di trance post-sveglia traumatica di quella mattina. Sì, avevo ancora sonno, e avrei pagato oro pur di trovarmi nel mio letto invece che in piedi come un pesce lesso.

«Purtroppo no...» riuscii a rispondergli. No che non ero pronto, non psicologicamente almeno.

Appena preso il passo in direzione della scuola tutto sembrava tranquillo: poche macchine viaggiavano per la stradina; l'aria che si respirava, nonostante ci trovassimo in quartiere piuttosto trafficato, era quella classica di ogni mattina, fresca e rilassante; anche il sole aveva deciso di graziarci nascondendosi dietro una piccola nuvola.

Forse non si prospetta proprio una giornataccia..., pensai preso da un incredibile positivismo. Chissà perché tutta quell'atmosfera mi dava la sensazione che, in fin dei conti, non ci aspettasse qualcosa di orribile. In quel momento non avevo tenuto conto del “Mai fidarsi delle apparenze” ed è chiaro a tutti adesso per quale motivo non mi sia mai dato alla professione di cartomante.

Predire il futuro non faceva decisamente per me e lo capii quando, arrivati davanti scuola, vidi non so quante ragazze lì ad aspettarci, addirittura mezz'ora prima del suono della campanella.

Roba da non credere.

Essendo arrivati in anticipo avevo addirittura pensato che saremmo riusciti ad entrare senza problemi. Mai dare per scontato la forza di volontà delle fan, sarebbero capaci di seguirti anche in Alaska pur di stalkerarti e portarti all'esasperazione.

Pensando dunque ad un modo per riuscire ad entrare senza essere assaliti nel vero senso della parola, vedemmo dall'altro lato del cancello gli SHINee che cercavano di farsi aprire l'entrata secondaria per i professori. Subito pensammo di raggiungerli e scamparla come stavano facendo loro. Era un'idea perfetta.

Così, attraversando velocemente il cancello coprendoci alla bell'e meglio, riuscimmo, non so per quale miracolo, a non farci vedere dalle ragazze. Raggiunti i nostri colleghi incolumi non potemmo fare a meno di trattenere un sospiro di sollievo: almeno questa era fatta.

In un primo momento ci guardarono sorpresi, come a chiedersi cosa avessimo passato per essere così sconvolti. Poi, rendendosi conto dell'orda di fan che stavano involontariamente evitando anche loro, compresero la nostra angoscia.

Senza perdere tempo, dunque, entrammo nella scuola, riuscendo magicamente a farci aprire. Appena messo piede in quel luogo che mi riportava in mente esclusivamente dormite sui banchi e canzoni scritte quando ero ancora un adolescente in piena fase ormonale, tutto intorno a noi era deserto, completamente deserto. Non un'anima viva si vedeva girovagare per la scuola, stranamente nemmeno i classici bidelli scansafatiche erano lì per sgridare chi entrava prima del suono della campanella.

Quindi decidemmo di recarci in presidenza, dove sicuramente il preside, o chi per lui, ci avrebbe, per lo meno, spiegato i nostri compiti nella scuola.

Ero già profondamente in ansia. Al programma non avevano osato informarci di quello che avremmo dovuto fare e ciò non faceva altro che rendermi ancora più irrequieto. Quello che più temevo era di seguire le regole della scuola, implicando dunque lo studio e altre stronzate varie, ovvero club sportivi -che odiavo con tutto me stesso, cento volte meglio un bel drama con tanto di stuzzichini-, club di arte, di cucina e a seguire.

In una parola sola, tutto ciò che detesto dal più profondo del cuore.

Arrivammo quindi davanti alla stanza incriminata con su scritto sulla porta “presidenza”.

Ah, che brutti ricordi che può generare una sola misera parola come quella. Solo chi come me era un “discolo”, diciamo così, potrà mai capire. Non che mi comportassi da bullo ai tempi delle superiori -avevo ben altro a cui pensare, le ragazze in primis-, ma diciamo che non ero il classico santarellino della classe e se potevo non perdevo assolutamente tempo a sfottere i miei amici come fossi un ragazzino di cinque anni.

Non appena entrammo -con me e Yoseobie in prima fila-, ci ritrovammo davanti il preside seduto comodamente sulla sua poltrona mentre era intento a parlottare con un'insegnante.

Il classico preside di una classica scuola con classici professori. Un uomo vestito di tutto punto in giacca e cravatta, capelli in ordine tirati all'indietro e il tipico sguardo severo da bastardo cronico: in sostanza uno di quei tipi da cui non la scampi, se non riesce a bocciarti non si sente realizzato. La donna, invece, portava i capelli corti e sciolti, vestita elegantemente con un tailleur e visibilmente intimorita dalla presenza dell'uomo. No, non aveva solo uno sguardo estremamente severo, lo era.

Ecco, come al solito non mi sbaglio mai..., sospirai tra me e me rassegnato.

Intanto il leader degli SHINee, Onew, si era fatto avanti per cercare di chiedere delle spiegazioni sul nostro benedetto -se così si può definire- scopo in quella scuola.

Riusciti a guadagnare la sua attenzione, ordinò alla professoressa di uscire dalla camera e di lasciarci soli con lui. Si sistemò meglio sulla poltrona appoggiando il viso sul dorso della mano e accavallando leggermente le gambe. Era odioso solo da come si muoveva...

«Siete gli altri idol venuti in questa scuola per il programma?» ci chiese scocciato, sembrava fosse stufo di ripetere sempre le stesse cose. Non so come mi trattenni dal togliermi la pesante scarpa da ginnastica che portavo e lanciargliela in testa a causargli un qualcosa al cervello, tipo trauma cerebrale. Il mio buon senso -una volta tanto- aveva prevalso.

«Sì, volevamo chiederle cosa dovremmo fare di preciso. Non ci hanno detto molto.» continuò Jinki mantenendo una strana calma.

Io e Yoseob ci scambiammo uno sguardo di preoccupazione, quasi a non voler sentire nulla e a darcela a gambe il più velocemente possibile. Invece restammo là, impalati come due baccalà incapaci di utilizzare le facoltà cognitive.

«Beh, il vostro compito qui è facile. Siete tornati a scuola, quindi dovrete comportarvi come veri e propri studenti degni di questo nome. Studiare, partecipare ad attività sportive, ad eventi e via discorrendo, proprio come se foste tornati ai vostri sedici/diciotto anni.» disse atono giocherellando con una penna sulla sua scrivania.

Appena finì di parlare volli far finta di non aver sentito.

Lo avevo immaginato, in qualche modo avevo capito che saremmo stati costretti a fare qualcosa di veramente assurdo come tornare a studiare, ma in fondo speravo ancora in una botta improvvisa di fortuna. Purtroppo, come si suol dire, “la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo”. Mai detto fu più veritiero di questo.

Ascoltata la nostra condanna ed essendoci già guardati tutti e sette con sguardi persi nel vuoto, non ci rimase altro che farci dire in quali classi eravamo stati assegnati.

Purtroppo non capitai con Yoseob, lui era un “nuovo studente” della classe 1 della sezione 2. Invece a me era capitata la classe 1 della sezione 3, l'ultima sezione, che di solito è sempre quella in cui capitano i peggior casi umani della storia. Perché lo so? Anch'io facevo parte dell'ultima sezione della mia scuola, e ciò è tutto dire.

Riconosco che studiare non è mai stato il mio forte, ma non per stupidità -non sono di certo un'ameba [N.A: Seh come no, cit. Michi adoratah]-, solo che non mi interessava e mai mi interesserà. Le idee chiare le avevo un tempo e le avrò sempre.

Percorsi i corridoi fino ad arrivare alla suddetta classe, feci un bel respiro profondo e, salutato Seobbie -che fortunatamente era diretto proprio nella classe accanto alla mia-, mi decisi a fare quel passo, quell'unico passo che mi teneva fuori dall'aula, quell'unico passo che avrebbe segnato per sempre il mio destino.

 

 

 

 

 

 

 

_Angolino della sclerata_

 

TO ALL MY BABY YESSIR

URINUL TARA YESSIR

SIGIACHE, READY ACTION

WE'RE BACK TO THE OLD SCHOOL AUUUU

 

Bienvenidos gentagliaa~

Perdonate la intro alla B.A.P, so che sto scrivendo sul fandom delle mie bestioline preferite, ma oggi ero in vena c:

Eccomi quii, okay riconosco che non ho continuato a breve come avevo promesso...

CHIEDO PERDONO *si inginocchia a mani giunte*

Ho avuto delle vacanze a dir poco indaffarate e la scuola mi sta uccidendo...

E ora il vero problema è il secondo chappy, ahhh *urla a mo' di Munch*

Perdonate anche il fatto che in questo capitolo non succeda gran che, ma volevo dare un pochino di suspence genuina OuO Perché la vera storia inizia nel prossimo capitolonzo [Questo è spoiler, me monella] Vaby dai, non è chissà cosa, però non ditelo in giro C:

Susu seriamente, le cose dal prossimo cominceranno a farsi più interessanti (assai OuO), tutto quii

Oh, volevo precisare che l'età di Jun è diversa da quella attuale perché il tutto è ambientato dopo il comeback di Shadow c:

E insomma tornando a noi, cosa avrà visto mai Xion? E cosa cambierà il destino di Jun caro?

Lo scoprirete nel prossimo episodio (?) HAHAH Cercherò di portarlo a termine il prima possibile!

A presto~ Xoxo, gossip girl c:

 

_Xionnie_

  
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