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Autore: Catherine Garko    17/01/2016    2 recensioni
In questa fanfic, come diceva il mio adorato professor Piton: "Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi"
Deliberatamente ispirata all'omonimo romanzo di Emile Zola, è ambientata nell'Inghilterra che vede nascere i primi grandi magazzini.
Hermione, rimasta senza genitori, si trasferisce a Londra dagli zii in cerca di lavoro. Lì rimarrà travolta dalla magnificenza del 'Paradiso', l'enorme ed emergente negozio dirimpetto a quello dei suoi parenti, i quali schiacciati dalla concorrenza non possono permettersi di assumere la nipote. Riuscirà Hermione a migliorare la sua condizione?
DAL TESTO:
“E sia. Ma sappi” disse concitatamente rivolto alla ragazza “Sappi che quel posto è maledetto!" poi si alzò e abbandonò il tavolo per andare a vedere se fosse arrivato uno degli ormai rari clienti.
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO I


Hermione Granger, valigia alla mano, guardò bene a destra e a sinistra per assicurarsi che non passassero carrozze, prima di risolversi ad attraversare la strada. L’anno prima aveva assistito alla prematura dipartita dei suoi genitori a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Per un po’ era riuscita a far fronte alle spese legate alla sua sopravvivenza grazie ad un lavoro come commessa in un negozio di mercerie, ma poi le mensilità per la locazione della casa erano aumentate e lei aveva lasciato la sua “vecchia vita” per raggiungere la grande città di Londra.
Era alla ricerca del negozio di proprietà dello zio Charles Granger, l’unico parente che le fosse rimasto, certa che lui l’avrebbe potuta aiutare.

Stretta nel suo consunto abitino di lana grigia errava per le strade della capitale tentando, fino ad allora invano, di scorgere l’insegna che recasse la scritta “Emporio delle stoffe”.
Svoltato l’angolo vide stagliarsi dinnanzi a lei una smisurata vetrina che faceva bella mostra di un’infinità di prodotti: dal bianco alle sete, passando per le mercerie e gli abiti confezionati; dal soffitto scendevano aperti numerosi ombrelli variopinti. E i prezzi erano roba da non crederci, estremamente bassi: insomma, sembrava che il bello fosse a disposizione di tutti, dalle massaie alle borghesi, senza escludere il lusso che tanto piaceva ai nobili. Alzò gli occhi e lesse il nome del negozio: Al Paradiso delle signore.
Senza poter smettere di ammirare le meraviglie accatastate all’interno del Paradiso si ricordò del reale motivo per cui si trovava lì: trovare lo zio Charles.

Si risolse a darsi una mossa e a cercare qualcuno a cui poter chiedere indicazioni, ma voltato lo sguardo incontrò gli occhi di un omone dall’aria simpatica che fissava la vetrina dietro di lei con cipiglio austero, sopra di lui spuntava la tanto ricercata insegna “Emporio delle stoffe”. Dunque quell’uomo doveva essere lo zio Charles. Si fece coraggio e andò incontro all’uomo. “Zio Charles? Sono Hermione, la figlia di Jane e Sean! Spero di non essere capitata da voi in un brutto momento, ma siete i soli parenti che ho e le cose in paese non andavano più così bene, perciò …” lo zio l’aveva stretta in un abbraccio da mozzare il fiato e aveva iniziato a dire “Roba da non credere! Mary guarda quanto si è fatta grande nostra nipote! Entra figliola, non stiamo qui per strada” e sospingendo la nipote all’interno del suo negozio seguitava a chiamare la moglie, seduta composta dietro alla cassa, con aria stanca e addolorata. Hermione sorrise alla zia, nonostante l’oscurità e il freddo del negozio la misero un po’ a disagio. Zia Mary si fece avanti e abbracciò a sua volta la nipote, invitandola ad andare con lei nel retro della bottega per bere una tazza di the, mentre lo zio apponeva sulla porta il cartello con scritto ‘torno subito’, per poi raggiungerle al tavolo.

Il retrobottega era meglio illuminato del resto, ma il freddo non mancava. La zia mise a bollire l’acqua per il the mentre lo zio sospirava “Non che il cartello serva, di avventori se ne vedono a mala pena due a settimana, ma nel caso ne venissero …”
La frase sospirata dall’uomo aveva messo in allerta Hermione; a quanto pare gli affari non andavano molto bene e quindi non ci sarebbe stato posto per impiegarla lì. Aveva fatto quel viaggio inutilmente. Tuttavia si arrischiò a domandare per quale ragione non avessero poi molti clienti.
Fu la moglie a rispondere, disse che da quando avevano aperto quel grande magazzino che vendeva di tutto a prezzi stracciati la clientela aveva smesso di andare a comprare da loro perché spendevano meno dal loro dirimpettaio.
“Inferno dovevano chiamarlo, altro che Paradiso!” aggiunse lo zio, con la stessa aria austera che la ragazza gli aveva visto in volto poco prima quando fissava il negozio rivale.
Nel frattempo il the fu versato in tre tazze bianche con decori azzurri, poi la zia le chiese quale ragione l’avesse spinta ad arrivare fin nella capitale. Hermione prese un sorso dalla sua tazza, poi molto lentamente incominciò a parlare.
“Un anno fa, come ben sapete papà e mamma sono morti. Io ho conservato il mio impiego in quel negozio di mercerie, ma le mensilità dell’affitto sono aumentate e io non ho più potuto permettermi di pagarle. Così mi sono ricordata di quello che mi avevate detto al funerale, ovvero che sarei potuta venire a lavorare per voi, ho lasciato il paese e sono salita sul primo treno per la città” prese un altro sorso di the e osservò gli zii.
Lo zio, senza levare gli occhi dalla sua tazza rispose con voce greve “È passato molto tempo, Hermione. Le cose non vanno bene. Non ti cacceremo di casa, puoi starne certa, ma per quanto riguarda l’impiegarti da noi, credo che sia impossibile. Dovrai provare in qualche negozio qui nel quartiere. Ma permettimi di domandarti; perché non ti sei maritata? Avresti risolto i tuoi problemi”.
La ragazza proruppe in una risata gaia “Maritarmi? Oh, zio, che stramba idea la vostra! Non ho che appena compiuto diciassette anni. Inoltre credo che solo il vero amore,quello che risveglia le principesse da qualunque maleficio, mi spingerà tra le braccia di un uomo. Fino a quel giorno provvederò da me al mio mantenimento”.
La zia la guardò con approvazione, non avrebbe espresso la sua opinione ad alta voce, ma era chiaro che comprendeva la scelta della giovane. “Dunque non vuoi maritarti? E sia. Potrai restare a vivere qui finchè non deciderai di volere un posto nuovo. Per quanto riguarda il tuo impiego …” concesse Charles “ … al momento l’unico negozio che può permettersi di assumere e mantenere personale nel quartiere è il Paradiso, ma sono sicuro che ci saranno negozi migliori”.
La moglie si arrischiò a dire al marito che, per quanto loro fossero rivali, la giovane avrebbe sempre potuto presentarsi alla signora Minerva, la responsabile delle commesse, e se fosse stata assunta guadagnare e mettere da parte qualcosa per il suo futuro.
“E sia. Ma sappi” disse concitatamente rivolto alla ragazza “Sappi che quel posto è maledetto!” poi si alzò e abbandonò il tavolo per andare a vedere se fosse arrivato uno degli ormai rari clienti.

L’affermazione dello zio aveva lasciato la ragazza perplessa. Maledetto? Un posto meraviglio come quello come avrebbe potuto essere maledetto? “Quello che dice lo zio lo pensa tutto il quartiere. Il proprietario, il signor Malfoy, ha edificato il suo impero sul sangue della moglie” la zia si fermò, poi continuò “Ha solo trent’anni ed è già vedovo. Non che avesse bisogno di altri soldi, la famiglia Malfoy è una delle più ricche in città, ma sin dalla nascita del rampollo ne avevano combinato le nozze con una giovane di nobile origine, miss Daphne Greengrass, per assicurarsi le proprietà terriere che i conti Greengrass avevano in America. Il signor Malfoy è un grande stratega. Ha investito molti capitali nel suo magazzino e nel giro di pochi anni ha guadagnato il quadruplo di quanto impiegato. Poco prima che si ultimassero i lavori per rendere il Paradiso quello che tutti possono vedere oggi, miss Daphne aveva fatto visita al marito per vedere come stava cambiando il grande impero costruito dal suo consorte ed è precipitata da un’impalcatura” fissò la nipote e aggiunse “È un giovane uomo molto affascinante, ma è disposto a spingersi ai confini del lecito pur di ottenere ciò che vuole. Fa molta attenzione se verrai presa a servizio da lui” lo disse come se di lì a poco a precipitare nel vuoto sarebbe toccato ad Hermione.

“Cosa vi viene in mente, zia? Avete sentito quello che ho detto a proposito di maritarmi. Se avrò qualcosa a che fare con lui sarà solo ed esclusivamente perché sarà il mio padrone” la tranquillizzò lei.

Il pomeriggio trascorse senza visite, la loro porta restò chiusa, a differenza di quella del Paradiso, come aveva previsto lo zio Charles. Cenarono di nuovo nel retrobottega e lo zio volle sapere le intenzioni di Hermione per il suo futuro.
“Caro zio, se non vi do troppo dispiacere domattina vorrei presentarmi a quelli di faccia e chiedere se hanno un posto per me” rispose lei.
Lo zio, in risposta, fece un segno di assenso col capo prima di congedarsi per coricarsi.




Alle otto del mattino dopo stava in piedi fuori dal grande magazzino, in attesa che le porte venissero aperte agli avventori e poter così presentarsi alla signora Minerva.
Vide due uomini chiacchierare tra loro e avviarsi all’ingresso dei dipendenti: uno aveva la carnagione scura e gli occhi azzurri, l’altro, quello che aveva rapito la sua attenzione, era alto, magro, con degli occhi grigi e calcolatori, i capelli, sebbene fosse leggermente stempiato, erano di un biondo quasi innaturale. I suoi occhi incontrarono quelli dell’uomo, poi Hermione distolse subito lo sguardo, intimorita. Probabilmente erano dei commessi ritardatari.

Si girò quando qualcuno le picchiettò sulla spalla: un ragazzo di media statura, con i capelli neri e dei penetranti occhi verdi le rivolse la parola “Scusate signorina, per caso siete impiegata in questo negozio?” Hermione era pietrificata, per la prima volta un uomo sconosciuto le rivolgeva la parola e lei non sapeva come comportarsi, immediatamente arrossì. “È che vorrei vedere se ci fosse posto anche per me, ma non so a chi devo rivolgermi” e subitaneamente diventò rosso anche lui. Dunque anche il giovane sconosciuto era timido. Rincuorata da questa scoperta gli sorrise. “No, sono qui per il vostro stesso motivo.” Il ragazzo sorrise a sua volta “Piacere, io sono Harry Potter!” le tese la mano, con il viso della stessa tonalità di rosso di poco prima, “Oh, io mi chiamo Hermione Granger” rispose lei, strinse la mano del ragazzo per poi lasciarla subito dopo.


Le porte del Paradiso venivano aperte.









NOTE:


Ciao a tutti e grazie per essere giunti fin qui! :)

Come avrete capitolo dall'introduzione questa fanfic è un "alternative universe", ambientata in un'Inghilterra che vede nascere i primi grandi magazzini. Tra questi nella capitale spicca Il Paradiso delle signore, di proprietà del signor Malfoy, uno spregiudicato trentenne vedovo. 
Ovviamente ho cambiato questi piccoli dettagli (tipo le età).
Spero vi sia piaciuta questa mia idea e che vogliate farmi sapere cosa ve ne pare e se ne vale la pena di continuarla.

A presto, spero,

Catherine
  
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