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Autore: Raeiki    18/01/2016    0 recensioni
Anno 2015. Lo squattrinato e poco fortunato scienziato Paul Drake sta lavorando a un progetto che sarà destinato a dare una svolta alla scienza moderna: un'evoluzione della realtà aumentata che permetterà alle persone di vivere attraverso un avatar. Il progetto ha richiesto anni di lavoro, ed è quasi giunto al termine. All'inizio doveva rimanere un segreto, ma ora inizierà a introdurre il programma a suo figlio, Alexander.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per almeno due mesi Alex si dimenticò di Login and Live. Non ne parlava con suo padre, né con Ben.

Furono due mesi intensi per il giovane: cominciò a uscire con Wendy fino a mettersi insieme, mentre il suo ormai migliore amico Ben stava con Victoria. Suo padre era immerso fino alla testa nel lavoro, e raramente lo vedeva. Le poche volte che si vedevano chiacchieravano dopo molto di cose non inerenti né al lavoro né all’azienda. Tutto stava andando per il meglio, era perfetto: aveva una ragazza, un migliore amico e suo padre era finalmente fiero di lui. Ma purtroppo, alla fine di ogni salita è destinata a iniziare una discesa.

Ben ultimamente si comportava in modo strano con Alex, cercando di evitare determinati argomenti; prima tra tutti, il programma. Ogni volta che Alex anche solo accennava il discorso Ben divagava, lo interrompeva e parlava d’altro. In più aveva un’espressione strana negli occhi, quasi triste. Ma la felicità che pervadeva Alex in quel periodo lo distraeva dall’aria più cupa del solito di Ben.
In quei mesi, Paul aveva lavorato moltissimo per perfezionare la Beta e ne aveva dato una copia a Sealight così che anche il collega potesse lavorarci sopra. Una sera, appena prima di cena, gli arrivò un messaggio di Loyal che lo chiamava urgentemente in azienda per una riunione con i “piani alti”. Paul non si aspettava che i dirigenti già sapessero del progetto, dunque accettò e si precipitò in ufficio. Alex pensò che forse il programma era pronto finalmente, e la cosa non fece che renderlo ancora più euforico: forse, una volta ultimato e messo online il programma, suo padre avrebbe avuto del tempo per la sua famiglia. Anche sua madre sembrava condividere questo pensiero, anche se sembrava meno convinta del figlio. Alex provava a rincuorarla, ma piangeva spesso e si deprimeva a causa del lavoro opprimente del marito. Il ragazzo sperava davvero con tutto se stesso che il programma finisse in fretta.

Paul entrò puntuale nella sala riunioni, trovando tutti i presenti seduti tranne il suo collega. Il direttore principale dell’azienda si alzò in piedi, stringendo la mano a Paul: “Congratulazioni, signor Drake. La vostra idea è stata geniale, fremo nell’attesa della Legione.”. Quest’ultima affermazione lo lasciò perplesso: “…L-legione?”. Il direttore si accigliò e fece per dire qualcosa, ma fu bruscamente interrotto da Loyal: “Eccomi. Paul! Vedo che vi siete già salutati.”. Drake sembrò interdetto: “Ehm…si…”. Il viso di Sealight si accese in un sorriso a trentadue denti: “Bene, ne ho già parlato ai dirigenti e manchi solo tu. Login and Live è cambiato radicalmente, Paul. Adesso si chiama Login and Kill e verrà messo online sotto forma di videogioco. Gli avatar degli utenti si uniranno in squadre e si uccideranno a vicenda come in un tipico gioco di ruolo, e le varie squadre vincitrici diventeranno il mio…no, il nostro plotone di avatar potenziati. Superuomini, Paul, mi capisci? Potremo portare non solo innovazione scientifica…governeremo il mondo grazie ai nostri avatar! Sarà impegnativo, ma ce la faremo!”.

Paul era pietrificato. Doveva essere per forza uno scherzo. Ma capì che non era così quando notò che i dirigenti erano serissimi e annuivano convinti. Era totalmente malsano, pazzo, senza capo né fondo e gettato a caso come piano che non poteva essere vero. Sealight stava ancora sorridendo e aveva il fiatone per quanto si era esaltato nello spiegare il suo progetto, e gli si era scomposto un ciuffo che si aggiustò poco dopo. “Loyal…”. Sealight lo interruppe subito notando il tentennamento nella voce di Drake: “Oh, Paul, andiamo. Non puoi rifiutare! Capisci che è geniale?! Eh?! NON PUOI RIFIUTARTI, AMICO MIO!”. Paul si tirò leggermente indietro: “Loyal, è chiaro che sei completamente impazzito. Come puoi anche solo pensare di trasformare il nostro piano originario di evoluzione della realtà aumentata in…in un…in un neonazismo! Sei fuori di testa, e la risposta è no, no e assolutamente no!”. Il sorriso del collega si spense, e il suo volto divenne improvvisamente cupo. “…capisco.”. Abbassò lo sguardo e si voltò verso i dirigenti, che non sembravano soddisfatti dalla risposta di Drake. Mentre avanzava verso il direttore girò la testa: “Sei fuori dal progetto. Non mi lasci possibilità, mi dispiace tanto.”. Per Paul questo era troppo: “Non osare! Tu non hai questo potere su di me, Loyal! Non puoi cacciarmi dal MIO progetto, perché l’idea è stata MIA! NON TUA! NON OSARE, LOYAL!”. Il direttore si alzò in piedi, socchiudendo gli occhi: “Veramente ha ragione il signor Sealight. È stato promosso in seguito alla proposta del suo piano. Promozione che sarebbe dovuta toccare anche a lei, ma avendo dichiarato di non voler prendere parte al progetto finale per la creazione della Legione questo fa del signor Sealight un suo superiore. Questo gli da quindi il diritto di licenziarla. Sono addolorato, professor Drake.”. Paul non disse nulla. Gli crollò il mondo sulle spalle, e sotto gli sguardi delusi dei dirigenti e di Sealight uscì dall’ufficio. Non andò nemmeno a casa, camminò senza una meta precisa finchè non si fermò dietro un bar che ogni tanto frequentava e scoppiò in lacrime, pensando al suo lavoro di una vita trasformato in una maledetta dittatura virtuale. Entrò nel bar, e rimase lì per un paio d’ore a bere e a pensare al crollo del suo luminoso progetto.

Alex aveva accompagnato Wendy fino a casa, che distava pochi isolati dalla sua.  “Grazie Al, scusa se mi faccio scarrozzare in giro ma ho la macchina in riparazione…”. Lui abbozzò un sorriso: “Non preoccuparti, ci mancherebbe. Ci vediamo domani allora, notte!”. Lei si alzò in punta di piedi e lo baciò, gettandogli le braccia intorno al collo. Lui fu colto alla sprovvista: non era la prima volta che si baciavano, ma mai così…d’impulso. Quando si staccarono lei lo salutò con un cenno e lui fece lo stesso, avviandosi verso casa sorridente.
Appena entrò vide sua madre di nuovo in lacrime, e credette di capire per quale motivo. Ma apparentemente si sbagliava: “Tuo padre non si trova. Non è tornato a casa stasera, ho telefonato all’azienda e mi hanno comunicato che è stato licenziato. Io…io…”. Alex sbarrò gli occhi. Gli tremavano le gambe. Licenziato?! Quando? Perché? Doveva subito trovarlo e farsi spiegare cosa era andato male con il progetto. “Vado a cercarlo mamma, mi porto il telefono così se lo trovo ti chiamo. Va bene? Tu cerca di calmarti, ci vediamo più tardi.”. Lei annuì in preda ai singhiozzi, e Alex corse fuori a prendere la macchina, con la mente invasa da mille pensieri.

Aveva già cercato nei posti dove era solito andare suo padre: al suo bar preferito gli avevano detto che era stato lì a bere qualche birra, per poi andarsene al parco in centro. Alex era diretto lì in quel momento, quando notò una figura barcollare verso una panchina per poi collassarci sopra. Parcheggiò lì vicino e si avvicinò; come immaginava si trattava di suo padre, non molto lucido, lo sguardo fisso nel vuoto e gli occhi rossi. “…papà?”. L’uomo girò lentamente la testa verso il figlio, e senza dire una parola accennò un sorriso: “Alex…come va con Wendy?”. Il ragazzo aggrottò le sopracciglia afferrando suo padre per la collottola e scuotendolo: “Hai idea di cosa diavolo stai facendo?! La mamma è ansia per te, non ti sei nemmeno presentato a casa, non hai chiamato, niente!”. A Paul lacrimavano gli occhi, ma non pianse. Si limitò a dire: “Dì alla mamma…che mi prenderò un attimo nella mia vecchia casa. Quella sul limitare del bosco. Tornerò quando starò un po’ meglio…davvero…adesso lasciami solo, ti prego.”. Alex non si lasciò bastare quella risposta: “Adesso tu mi spieghi che diavolo è successo con Sealight, al lavoro.”. Riluttante e con estrema fatica psicologica, Paul spiegò a suo figlio l’accaduto. Alex non poteva crederci, e sentiva una rabbia bruciante crescergli in corpo: “Vai alla vecchia casa, allora. Ma chiama la mamma e spiegale dove sei. Fatti sentire spesso, e soprattutto vedi di riprenderti. Ci vediamo, ora devo andare a parlare con una persona.”. Aiutò suo padre ad alzarsi, e visto che la casa distava parecchio decise di accompagnarlo in macchina.

Mentre tamburellava nervosamente le dita sul volante pensava a quanto fosse sbagliata quella situazione, e a quanto potesse essere pericoloso il tutto. Ma se c’era una persona con cui doveva assolutamente parlare in quel momento era Ben. Lo aveva già chiamato e lo stava aspettando fuori dalla sua enorme casa. Appena lo vide uscire si precipitò giù dalla macchina e notò che il suo amico aveva uno sguardo teso ed era pallido: “…sei sicuro di stare bene?”. Ben prese fiato: “Ehm, si, si. Credo di si. Che cosa c’è?”. Alex spiegò al suo amico del licenziamento di suo padre e dell’idea di Sealight, ma Ben non sembrava sorpreso. Anzi, sembrava più spaventato. Gli tremavano le mani e teneva lo sguardo basso. Alex ci mise un attimo, ma poi ci arrivò: “…Ben, tu lo sapevi già.”. Il ragazzo alzò la testa di scatto, ancora più pallido di prima: “A-Alex, io non…non potevo fare nulla…”. Alex si lasciò cadere le braccia lungo i fianchi a peso morto, gettando la testa all’indietro: “Ascoltami Al, mio padre è pazzo. Avrebbe ucciso me e mia madre se avessi rifiutato! Capiscimi, ti prego!”. Alex lo fulminò con lo sguardo: “DOVEVA ESSERCI UN ALTRO MODO! SE ME LO AVESSI DETTO ALMENO NE AVREMMO TROVATO UNO!”. Ben abbassò la testa, con uno sguardo cupo negli occhi, lo stesso che aveva nei giorni precedenti. Uno sguardo colpevole. Alex cercò di calmarsi: “Ascoltami, Ben. C’è ancora tempo per risolvere questa situazione. Troverò un modo, ma ho bisogno del tuo aiuto.”. Ben ci pensò un attimo, per poi rispondere: “Non so se voglio davvero risolvere la situazione, Al. Pensaci. Potresti finalmente avere rispetto. Potremmo essere qualcuno…”. Alex era esasperato: “Certo, qualcuno di pazzo e assassino! Ben, ma ti stai ascoltando?! Stai dicendo un mare di cazzate, per favore, non può averti traviato davvero!”. Lo sguardo di Benjamin rimase invariato: “Mi ha offerto tutto, Alex. Lui è mio padre. E ora mi costringi a metterti davanti a una scelta. Non potremmo restare amici se rifiuti di unirti alla Legione. Ti prego, pensaci.”. Alex non disse nulla. Sferrò un pugno in pieno viso a Ben provocandogli una ferita sul labbro, e senza dire una parola si voltò e salì in macchina. Ben, rialzandosi a stento, gli urlò dietro: “STAI FACENDO UN ERRORE, AL. FIDATI DI ME.”. Il ragazzo non ascoltò nemmeno le urla del suo vecchio migliore amico, e se ne andò verso casa.

In una sera sola stava crollando tutto, di punto in bianco. Ma perché? Perché non poteva essere davvero felice per una volta? Non accettava questa condizione passiva, doveva fare qualcosa per fermare Sealight, per vendicarsi. Poi trovò la soluzione: per battere Login and Kill, doveva usare Login and Live. Dunque passò la notte a modificare la Beta nell’ufficio del padre, aggiungendo materiale della Beta di Sealight. Una volta ottenuto ciò che gli serviva eseguì delle modifiche nel design del suo avatar: aveva mantenuto il fisico che gli aveva impostato in precedenza aggiungendo un’armatura che ricordava vagamente quella di Mega Man, uno dei suoi personaggi dei videogiochi preferiti, cambiandone il colore in uno più giallo, quasi aureo. Il suo personaggio era destinato a combattere, quindi aggiunse come armi dei grossi pugni meccanici dello stesso colore dell’armatura, attaccati a loro volta a delle catene che li rendevano come delle micidiali mazze ferrate da usare sia nel corpo a corpo che più a distanza. Infine come ultimo pezzo mise in testa al suo avatar un elmo con lo stesso design di The Rocketeer, un personaggio dei fumetti che aveva sempre amato. Il suo avatar era ultimato, e ora doveva solo dargli un nome: nei videogiochi era sempre la parte più difficile.

Dopo averci pensato per un po’, decise di chiamare il suo personaggio Xander Gold, e lo salva nell’archivio della Beta. Ora che il personaggio era pronto, doveva semplicemente trovare e uccidere Sealight. Facile a dirsi. Aveva bisogno di aiuto senza dubbio, ma si sarebbe arrangiato. L’unico pensiero che occupava la sua mente in quel momento era la vendetta, e l’avrebbe ottenuta in tutti i modi possibili. O almeno ci avrebbe provato.

Fine prima stagione.
   
 
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