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Autore: lyla96    18/01/2016    1 recensioni
Vi siete mai chiesti dove finiva tutta la tenerezza e l'affetto che provavamo per i nostri giocattoli? Probabilmente loro ci hanno amato molto più intensamente di quanto credevamo...
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altra Madre
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Voglio raccontarvi una storia.
Una storia un po’ diversa dalle altre, probabilmente nessuno la racconta ai bambini per farli dormire.
È una storia strana, paurosa, ma soprattutto tanto triste.
Questa è la storia di una bambola.
Non immaginatevi quelle bambole raffinate di porcellana che le bambine sono tanto fiere di avere accanto e che alle volte hanno paura di toccare per non romperle.
Questa è una bambola più semplice, fatta con ago, filo e un po’ di stoffa. Fatta a mano amorevolmente da una bambina che aveva tanto bisogno di un’amica.
Questa bambina si sentiva molto sola, non aveva amici e non vedeva sua madre che di rado, la quale era costretta, dalla ingente miseria, a lavorare giorni interi per potere mantenere sua figlia contando sulle sue sole forze.
La bambina non capiva gli sforzi della mamma, non capiva che era per lei che lavorava per giorni interi, capiva solamente che era sempre sola.
La bambina lavorò con tutte le sue forze per creare quella bambola. E dopo due intensi giorni terminò finalmente la sua opera. Non era bella a vedersi: il corpo magro, formato da uno scheletro di fili di metallo trovati in strada, la stoffa sottile e grezza, strappata a diversi suoi vestiti, i capelli neri cuciti alla bell’e meglio, per quello che il materiale le consentiva, e, tocco finale, due enormi bottoni neri per occhi.
Era una bambola magrolina e bruttina in effetti, ma era il frutto delle sue fatiche, e la bambina la amò sinceramente dal primo momento.
Tanto fu l’amore che provò la bambina nei confronti della bambola, che ad essa venne infuso il respiro vitale, un’anima venne posta dentro di lei come per magia. E nel sentirsi così tanto amata, la bambola non avrebbe potuto essere più felice. Giurò che non l’avrebbe mai abbandonata, per nessuna ragione al mondo. “Ti amerò e sarò per te come una seconda madre, te lo prometto.”
 
Passarono i giorni, le due divennero inseparabili, a vederle per strada non si poteva non sorridere a tanta felicità e tenerezza. Tutti nel quartiere conoscevano le due inseparabili amiche, e tutti ne gioivano nel vederle.
Ma la tenerezza è destinata a sfiorire. La felicità a svanire.
La bambina si ammalò. E nonostante gli sforzi della madre di curarla, non ci fu niente da fare. Si scoprì che la bambina era morta di tetano. Tetano trasmesso dai ferri arrugginiti che la bambina stessa aveva lavorato per forgiare la sua amica del cuore. La bambola ne fu distrutta. Mai avrebbe voluto fare del male alla sua amica, e si rese conto di averne causato la morte.
Dopo la morte della bambina, la madre, non sostenendone più la vista, gettò via la bambola, che rimase a piangere e ad aspettare per molti, molti anni.
 
Nei suoi anni di riflessione aveva preso una ferma decisione: non sarebbe venuta meno al suo patto. Avrebbe continuato a donare amore ai bambini soli. Avrebbe continuato a cercare qualcuno da amare, per renderlo felice, come lo erano state loro due. Così il ricordo della sua cara amica non sarebbe mai svanito. Come per la stessa magia che la aveva animata, la bambola iniziò a cambiare. Lo scheletro di ferro divenne un soffice manto di cotone, contornato a dolce stoffa; i lunghi capelli neri si acconciarono in una delicata pettinatura e i suoi vestiti laceri si rattopparono fino a diventare sgargianti e aggraziati, solo gli occhi rimasero i suoi vecchi bottoni, in ricordo della sua creatrice.
 
Passarono lunghi anni, e finalmente qualcuno la trovò. Improvvisamente sentì una mano afferrarla con delicatezza e rigirarla con cautela. Quando arrivò a vedere il volto del suo salvatore, riconobbe in esso il suo stesso viso. Lo stesso viso che ella aveva modificato in se stessa, era impresso nel volto della ragazzina che la stava guardando così intensamente. “Che strano, una piccola me...” diceva sorridendo mentre la portava con sé.
 
Anno, dopo anno, dopo anno, la bambola amava teneramente ogni bambino che la trovava, donando loro tutto quanto era possibile per renderli felici, arrivò persino a creare un mondo apposta per ognuno di loro. Ma dentro di lei cresceva irrefrenabile il desiderio di amore, di gelosia, di possesso totale di tutte quelle attenzioni. Non sopportava che quei bambini dovessero sempre tornare dai loro veri genitori. “Che cosa hanno fatto per meritarsi tutto quell’affetto? Perché io non posso tenerli con me?” finché un giorno ebbe un lampo di genio: i bottoni! Li avrebbe potuti tenere sempre con lei, grazie a quell’unico gesto d’affetto che la sua creatrice aveva voluto infonderle. Era grazie a loro se vedeva le cose in questa prospettiva, se amava così teneramente e gelosamente tutti i suoi bambini. E anche loro così avrebbero imparato a vedere le cose dal suo punto di vista.
Non poteva più resistere alla loro separazione, li avrebbe tenuti sempre con sé, li avrebbe amati per sempre come nessuno al mondo poteva fare.
 
Fu così che la bambola riuscì ad amare tre diversi bambini. Riuscì a cambiare aspetto per tre diversi bambini. Riuscì a cucire gli occhi di tre diversi bambini. Ma più ne amava, più ne richiedeva. Scoprì che i bambini non la amavano più una volta cuciti gli occhi. Sperava che questo avrebbe loro permesso di vedere le cose come lei, sperava che questo li avrebbe ravvicinati...ma a quanto pare si sbagliava. I bambini divennero spiriti, e gli spiriti iniziarono a rimpiangere la loro vecchia vita e ad odiare la loro nuova madre, a chiamarla megera.
La bambola divenne insostenibilmente triste e sconsolata, si sentiva sempre più debole. La sua magia si affievoliva sempre di più senza l’amore che i suoi bambini le offrivano. Continuò la ricerca di nuovi bambini, ma senza risultato.  Sembrava che nessuno avesse più bisogno di un’amica, di una madre.
Passarono parecchi anni di solitudine e di sconforto nel vuoto totale che la circondava nel mondo che essa stessa aveva creato.
Stava proprio piangendo e tormentandosi su se stessa, quando improvvisamente sentì qualcosa. Sentì di nuovo la vecchia spinta di cambiamento dentro di lei: si stava trasformando di nuovo! Avrebbe amato di nuovo! Un nuovo bambino aveva bisogno di lei! Questa volta non avrebbe sbagliato, questa volta sarebbe andata diversamente, questa volta la nuova bambina l’avrebbe amata teneramente anche con i bottoni agli occhi, e sarebbero rimaste insieme per sempre.
Pensava queste cose mentre vedeva che il suo vestito diventava un impermeabile giallo e i suoi capelli si tingevano di un intenso colore blu. 
   
 
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