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Autore: ciabysan    15/03/2009    3 recensioni
Omicidi imperversano a Tokyo: le vittime sono ritrovate prive di testa. Dopo la morte dell'amica, la liceale Chiharu inizia ad indagare, scoprendo che la risoluzione del misterio riguarda in qualche modo anche il suo passato celato...
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Non voglio tornare a casa" continuai a piangere, persa nella pelle e nella carne di Yoshikawa

"Non voglio tornare a casa" continuai a piangere, persa nella pelle e nella carne di Yoshikawa

"Non aver paura"
"Dove possiamo andare?"

"Ho un po' di soldi in tasca, poco distante da qui c'è un albergo di due stelle. Staremo lì a dormire per una notte, che ne dici?"
annuii. Il crepuscolo stava arrivando come un velo nero che ricopre tutto.

"Volete due camere singole?" chiese l'assistente dell'hotel, una sorridente ragazza di origini coreane, il cui cartellino diceva "Sun Mi-Yung"

"Non è possibile una singola con due letti?"
"Sì...ce n'è una disponibile, la 418" sorrise Sun Mi-Yung, affidando le chiavi a Yoshikawa

Salimmo le scale. Era una stanza al terzo piano.

Due letti, un vecchio televisore, due comodini, un armadio e un bagno con la doccia rotta e con acqua sul pavimento.

Mi stesi sul letto silenziosa, quando squillò il mio cellulare.
"Pronto?" dissi con la tristezza nel cuore. Era Haruna.

"Ciao...ti sento strana, cosa c'è....dove ti trovi?"
"Non te lo posso dire"
"Perché no?"
"Ascolta Haruna...devo fare una cosa importante"
"Che cosa?"
la chiamata era disturbata da strani rumori di fondo che sporcavano la voce di Haruna, trasformandola quasi in un feedback.

"Haruna...mi senti? Io sento disturbato"
"Chiharu...dov...chihar...non...t...sent..."
"Io invece ti sento benissimo Chiharu...e sai una cosa ucciderò prima il tuo amcihetto e poi te, vi squarcerò il collo e passerò alla vittima successiva, in una catena senza fine" non era Haruna che parlava e per questo mi spaventai. Cacciai un urlo e gettai il cellulare per terra.

"Cos'è successo?" sussultò Yoshikawa che stava ammirando il panorama dalla finestra "Perché hai gridato?"
all'improvviso mi sentii diversa, più leggera, più strana.

"Che cosa ti succede, Chiharu? Che cos'hanno i tuoi occhi? Hai una faccia strana" la voce di Yoshiakwa mi appariva sempre più distante, meno nitida. Mi lasciai cadere a terra. Mi sentivo posseduta.

Yoshikawa accorse "Chiharu! Stai bene? Chiharu! Chiharu"
cominciai a gridare, sempre più, mentre mi lasciai andare in convulsioni. Piedi e mani cominciarono a muoversi senza che li comandassi. Continuai ad urlare, mentre Yoshikawa mi guardava sempre più disperato "Chiharu! Calmati Chiharu! Calmati!"
Crisi epilettiche.

Yoshikawa riuscì a calmarmi con un bacio. Ritornai ad essere mè stessa.

Nel frattempo, Haruna, terrorizzata dalla strana telefonata accorse a casa mia, suonò il campanello e salì con velocità le scale, sorprendendo mia madre, che piangeva.

"Salve signora" la salutò cordialmente con il tipico inchino orientale
"Oh ciao Haruna...Chiharu non è in casa"
"Come no?"
"Non è qui...di solito lascia qualche bigliettino con scritto che non c'è, ma oggi è diverso...è scomparsa...io non capisco"
"Ero venuta proprio per Chiharu...volevo chiederle di spiegarmi una cosa di matematica" mentì Haruna

"Capisco...senti vuoi restare almeno finchè non ritorna? Ho un pezzo di pizza surgelata...basta che te la scaldo al microonde"
"No signora, non si deve disturbare"

"Non fare complimenti"
Haruna sorrise "se proprio insiste"

"perfetto"

La mia amica, però, approfittò della situazione per introdursi in camera mia e cercare qualche indizio che le indicasse dove fossi, quando scoprì l'archivio dell'obitorio e la videocassetta snuff.

Prese quest'ultima e la mise nel videoregistratore di camera mia, incosciente di un orrore che ben presto avrebbe colpito anche lei.

Haruna visionò l'intero video e ne rimase scioccata, sconcertata, ma quando notò che il video era continuamente inframmezzato da un'immagine confusa e continua, schiacciò il tasto "pause" per vederla meglio. Era una fotografia di una donna, forse Joy Barker, in bianco e nero e con i capelli corvini a celarle il volto ceruleo. Haruna, affascinata dalla scoperta, avvicinò lo sguardo alla televisione, ma in quel mentre, il viso si voltò di scatto. Haruna indietreggiò...com'era possibile?
la televisione era ferma si "pause".

Corse via e raggiunse in cucina, dove mia madre era completamente immobile, come una statua.
"Signora, c'è qualcosa di strano in camera di sua figlia" gridò Haruna, quando mia madre si mosse cadaverica sino al forno microonde e ci infilò la testa.
"Signora ma che sta facendo?" si sconcertò Haruna, quando notò che la mano destra di mia madre, la stessa che aveva colpito Joy a morte stava avendo delle strane convulsioni. Lo sportello del microonde continuò a chiudersi con violenza, fino a squarciare il collo di mia madre, che non lanciava il minimo grido di dolore.

Haruna urlò, corse giù per le scale, senza nemmeno indossare le scarpe che aveva abbandonato all'ingresso.

Io intanto mi svegliai. Avevo la testa devastata eppure ero riuscita ad addormentarmi. Provai una strana sensazione e corsi in bagno, quando sentii un odore lancinante provenire dalla doccia distrutta, coperta da un drappo. Un po' curiosa e un po' terrorizzata, mossi il drappo e guardai cosa nascondeva sotto: lo stesso catino del sogno contenente il mio vomito. Gridai e mi lasciai cadere a terra, mentre riuscii a vedere l'immagine di Joy che dava da bere il suo vomito a Kobayashi. L'amore nella forma più pura. Mi diedi digli schiaffi, ingenuamente credendo che mi avrebbero salvato dall'incubo e tornai in camera, sorprendendo Yoshikawa dolorante e sanguinante.

"Che è successo?" urlai disperata. Un paio di forbici era conficcato nel ventre del ragazzo.

Cominciai a piangere, mentre vedevo che quel taglio maledetto sgorgava sangue e macchiava la camicia del mio ragazzo. Con il dolore nel cuore, riuscii a estrarre le forbici e lo abbracciai.
"Yoshikawa...cos'è successo? Cos'hai fatto?"
"Non lo so, Chiharu non lo so"

Piansi su di lui, bagnandogli il colletto della camicia sporca di sangue. Non avevo mai sentito la morte così vicina prima d'ora.

Poi un rantolo.
Guardai Yoshikawa negli occhi e vidi il suo viso terrorizzato, pietrifciato.

"Cosa c'è?" gli chiesi spaventata

Non rispose, era pietrificato.

"Yoshikawa rispondi!" mi stavo preoccupando davvero

Allora lui indicò qualcosa dietro di me. Brividi mi perturbarono il corpo, gocce di sudore mi scivolarono giù dalla fronte. Speravo fosse solo uno stupido scherzo di Yoshikawa ma quando mi girai trasalii: c'era Joy Barker, eretta sul corpo sparito dall'obitoreo, dalla carne cerulea, avvolto in un vestito bianco leggero, privo di spalline. I capelli corvini le corpivano il volto, erano vagamente mossi e non superavano il seno. Ma ciò che si intravvedeva tra quei capelli era il taglio profondo sull'ugola, che continuava a sanguinare, macchiando il tessuto candido in rosso vivo.

Facendo finta di non vederla, presi il braccio di Yoshikawa e lo misi intorno al mio collo e cercammo di fuggire.

"Non avere paura Yoshikawa, ci sono le scale ora ci sono le ..." neanche il tempo di quella frase, che mi resi conto che le scale erano scomparse, spazzate via da un'immensa distesa di stanze.
"Ohnnò" sussurrai quando vidi che l'unica via di salvezza era in fondo al corridoio: un ascensore.

Corsi velocemente, trascinandomi dietro Yoshikawa che ad ogni passo emetteva una smorfia. Era lui il prossimo a morire, dovevo proteggerlo.
Cominciammo a gridare e a sbattere pugni sulle porte, ma fu inutile, nessuno pareva rispondere al nostro allarme così capimmo che se avessimo voluto sopravvivere, avremmo dovuto difenderci da soli. All'improvviso però, qualcosa di strano schizzò sul mio volto.

Il sangue mi si raggelò nelle vene. Non poteva essere vero. Mi girai verso Yoshikawa e vidi con orrore che la sua testa non c'era più: il sangue continuava a schizzare dal suo collo mutilato.

Urlai e lasciai cadere a terra il corpo esanime, poi corsi in fretta, cercando di raggiungere l'ascensore della salvezza. Un rumore mi fece sussultare. Joy stava arrivando, sempre più in fretta, dietro di me. Raggelai, ma trovai comunque il coraggio di voltarmi.

La porta della camera di me e Yoshikawa si stava aprendo. Caddi a terra e riuscii a vedere Joy Barker uscire dalla stanza, cercando di arrivare a me.
Con un balzo ritornai sulla mia strada e finalmente raggiunsi l'ascensore.

In quel mentre la testa di Joy abbandonò il corpo e rotolò velocemente dietro me.
Pochi secondi, pochi secondi.

Come se avessi un tic nervoso nel dito, continuai a schiacciare il pulsante del piano terra e mi accorsi di quella scritta "Io sono viva, voi no. Joy Barker"

La stessa dell'ospedale.

Diedi un ultimo sguardo che si stagliava di fronte ai miei occhi: Joy era sparita.

"L'unico modo per uccidere una persona di sangue A0 è attraverso le sue paure" le parole dell'archivio dell'obitorio entravano nel mio cervello sempre più nitide ed implacabili. Solo in quel momento mi ricordai del vero terrore di Joy: le forbici. Ed era quello che stavo reggendo: il paio di forbici che avevo estratto dal corpo di Yoshikawa. un tonfo mi fece sussultare.

Joy stava venendo a prendermi attraverso la grata dell'ascensore.
Ancora tremolante, allora posizionai le forbici in verticale, con la punta a toccare il cielo. Piangevo.

Stava arrivando, stava arrivando: La sentivo.

L'ascensore non si muoveva sebbene continuassi a schiacciare il pulsante.

Sentii un sussurro, dolce ed estremo allo stesso tempo: "Sorella!". Smisi di schiacciare e restai con gli occhi tesi sulla grata, insieme alla punta affilata del paio di forbici.

Un sussulto mi percosse.

"Chiunque possieda sangue A0 può essere ucciso solo attraverso le sue paure"

Ero bloccata. I brividi mi impedivano di ragionare, le mani che reggevano le forbici tremavano. Sarei davvero riuscita a spezzare la maledizione?

"Sorellaaaaa!" un urlo!
La testa di Joy scivolò dalla grata aperta per ragiungermi, quando entrò in pieno con la punta delle forbici, che le trapassarono l'occhio. Urlai. Il sangue di Joy arrivò a sgorgare sino alla mia mano.

L'incubo era finalmente finito.

"Sorellina" mi voltai verso il corridoio e vidi il fantasma di mia sorella sorridermi e salutarmi con la mano "Ti ringrazio"
"Di cosa?"

Non mi rispose e scomparì nel nulla. "Addio Joy Barker" sussurrai con dolcezza. Finalmente capii per cosa mi stesse ringrazinado: l'avevo liberata. Non voleva uccidere, ma finchè fosse restata in vita, quello era il suo unico scopo: vendicarsi.

Uccidendola le diedi finalmente la libertà eterna.

Non sapevo se piangere o se ridere e in quella parentesi di tempo, nel dubbio totale, appoggiai le labbra sulla testa morta di Joy, le baciai la ferita sulla parte destra della fronte, mentre fuori iniziò a nevicare.

Bianco, il colore dell'espiazione.

-FINE-

 

  
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