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Autore: Lunil12    18/01/2016    0 recensioni
C'era una volta una stronza spaccona che sognava di vivere lontano da casa. Arrivata nel suo "Lontano" ebbe problemi ma un principe azzurro del XXI secolo le venne in aiuto in un bar, iniziando con una birra. Lei alla fine capì che le favole a volte sembrano vere e cerca di capire se il suo principe abbia iniziato a vederla come la sua principessa. Alla fine lo scoprirà e vivranno per sempre felici e contenti?
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Seguo i molteplici cartelli che mi portano all'uscita. Credo che sia più che rilassante fare così. 
Magari ci fosse un cartello con su scritto che strada seguire per mettere la mia vita apposto e stare tranquilla.
Arrivo ad una delle centinaia di uscite dell'aeroporto e cerco di trovare un taxi libero.
 Ma prima decido di prendere il mio Iphone 6, ovviamente nero, e cerco un motel a basso costo vicino al campus. 
Ne trovo uno a 5 minuti di strada a piedi e vogliono solo $10 a notte. Decido di andare lì. 
Salvo l'indirizzo e le foto per orientarmi. Inizio ad urlare a squarciagola e a sbracciare in modo poco femminile però sti cazzi, io sono io e quindi io posso fare ciò che voglio. 
D'altronde il mio abbigliamento non era certo dei più eleganti o femminili. Ma chi se ne frega. 
Alla fine riesco a trovare un taxi libero. Carico la valigia e salgo. 
-"Dove la porto signorina?"- Il suo accento è molto alla newyorchese ma dettagli.
-Si, salve. Dovrei andare a questo indirizzo" e gli mostro l'indirizzo segnato sulla mappa stradale  sul Iphone.
-"Subito, signorina" Sembra molto gentile. Credo che gli lascerò $10 di mancia.

Mi lascio cadere sul sedile posteriore del taxi e do una sbirciatina fuori dal finestrino. 
 La città si presenta enorme sotto ai miei sguardi da lontano.
 Mano a mano che ci avviciniamo iniziamo a trovare sempre più traffico e il taxi rallenta sempre più frequentemente. 
Non posso credere che ora vivrò e girerò per questa città.
-" Sa dov'è l'università?"-
-Si, certo. Per ora un sacco di ragazzi si fanno portare li o mi fanno questa domanda. Anche lei è una studentessa?"-
-Si. E' lontano dal motel di cui le ho dato l'indirizzo?-
-No. Anzi, è molto vicino. Si arriva a piedi. Un paio di minuti e poi si vede l'enorme campus. Non si può sbagliare.-
-Ah, okay, grazie.-
-Di nulla signorina, comunque siamo arrivati.-
-Ah, si scusi.-
Pago il tassista, prendo le mie valigie e scendo. Il motel non è poi così squallido, questo mi rincuora. 
Arrivo alla piccola reception che credo non sia stato più ristrutturato dopo gli anni sessanta. 
La moquet rosso scuro, non molto sporca ad una prima occhiata, ma decido di non indagare più a fondo perchè non ho voglia di scoprire la verità. 
Cristo, sarebbe un trauma. Okay, Max, non pensarci, altrimenti stanotte dormirai in piedi e domani devi alzarti presto, ricordi?
Devi arrivare prima all'università per ambientarti un pò.
Arrivo al bancone di legno lucido e trovo dietro un'anziana signora seduta pigramente dietro il bancone. 
-Salve, vorrei prendere una stanza.-
-Solo per stasera o per altre sere?-
-Solo per stasera.-
Meglio pagare giorno per giorno, visto che potrei trovare da un giorno all'altro un posto dove stare.
-oh, okay. Ecco a te, la stanza 102. E' al secondo piano, prendi quelle scale e sali sempre dritto.-
-Okay, grazie. C'è un ascensore? La valigia è pesante-
-Mi dispiace tanto, ma non c'è. Dovrai salirtela da sola.-
Bene, molto, molto bene.
Prendo la chiave della mia camera e mi carico la valigia dietro di me. Inizio a salire i primi gradini e tiro dietro di me la valigia. 
La prossima volta la farò più leggera questa cazzo di valigia.
Continuo a salire e a faticare ma alla fine arrivo.
Mi accascio sulla valigia e con il fiato corto mi riposo un attimo.
 Chiudo gli occhi, ma subito mi riprendo. 
Inizio a camminare nel corridoio e vedo che lo stesso parquette della reception è quello che sarà in tutte le stanze. 
Oddio. Spero che non ci siano insetti o schifezze simili.
Trovo la mia stanza ed entro.
 La stanza è stranamente pulita ed ordinata, di fronte trovo subito un letto matrimoniale con una coperta leggera; 
sembra che i colori della stanza siano il blu e il bianco.  Al contrario del resto del motel qui il pavimento è in legno.
Alla mia destra, accanto alla porta, trovo una scrivania di legno. 
Mi chino e vedo che sotto vi è una presa. 
Perfetto, così le batterie dei miei apparecchi elettronici non moriranno nel giro di qualche ora.
Entro la valigia e chiudo la porta ed appendo la chiave dentro.
 Poso la borsa sulla scrivania e la giacca sullo schienale della sedia messa di fronte ad essa. 
Esco il Mc e lo metto a caricare. Cerco un'altra presa e attacco anche l'Iphone, esco una multipresa ed attacco anche L'Ipod
Mi servivano. Viva le multi prese. 
Poso la valigia su una parte del letto e la apro. Esco il beuty-case, un cambio, ovviamente nero, di tutto e li preparo ordinatamente sul letto.
Mi spoglio e metto i vestiti sporchi a distanza per non conforderli.
 Vado in bagno e vedo che una vasca abbastanza all'italiana mi aspetto. 
La riempo e intanto sistemo il beuty sul lavandino, davanti allo specchio.
Mi guardo un'attimo allo specchio: i tatuaggi sono più neri che mai sulla mia pelle chiara. 
Gli occhi verdi si notano subito, sopratutto se sistemo i lunghi capelli rossi ad incorniciare il viso.
 Non mi sono mai reputata attraente, troppi colori per una che, come me, ha l'anima nera. 
Così ho fatto in modo che la mia anima avesse dei piccoli sfoghi. 
Come se uscisse così allo scoperto, solo che questi sfoghi erano a formare varie parole o disegni. 
Come quando dai delle forme alle nuvole. Si notano subito gli uccellini tatuati alla clavicola sinistra. 
Piccoli, essenziali. 
Mi appoggio al lavandino, spostando il peso sulle braccia. 
Sulle braccia bianchissime si vedono i segni del tatuaggio fatto al polso sinistro. 
Per stare in tema, infatti, ho fatto un infinito che ad un certo punto si rompe e si trasforma in uccellini che volano via. 
Adorabile.
 Mi piace molto come tatuaggio, anche se i miei volevano che mettessi il correttore e il fondotinta,
 per andare a scuola e non farlo vedere o per la maggior parte del tempo. L'ho fatto un anno e mezzo fa ed ora posso finalmente tenerlo.
 Che libertà.
Mi giro verso la vasca.
 Finalmente è piena. Metto il bagnoschiuma, per fare tante bolle. 
Esco fuori anche lo shampoo e il balsamo al miele e li preparo accanto al bagnoschiuma in uno degli angoli della vasca.
 Entro nella vasca e mi scotto per la temperatura per l'acqua ma poi mi abituo e sto a mollo.
 Mi rilasso inizialmente, mi ci voleva proprio dopo 12 ore di volo ed un ora di taxi. 
Tutto quanto è nuovo per me e quindi non so proprio come abituarmi. Iniziamo passo per passo.
Mi lavo ed esco dalla vasca per asciugarmi. 
Pettino i capelli con la spazzola nera, ovviamente, che ho posato accanto al lavandino e mi guardo allo specchio. 
I capelli già stanno cominciando ad arricciarsi e vedo che l'asciugamano è troppo corto per conferirmi una figura quanto meno decente. 
Cerco di coprirmi meglio e pettino i capelli. 
Prendo il phono e ci attacco il diffusore per non farli gonfiare e li asciugo.
 I capelli diventano morbidi e con i boccoli. 
Sembrano decenti. 
Torno nell'altra stanza e mi vesto. Il pizzo nero è sempre stato il mio preferito e indosso subito le mutandine e il reggiseno.
 Si sta bene con questa temperatura, mi abituerò presto a questo clima, molto meglio di quello italiano. 
Metto un paio di jeans neri attilati e le vans nere. 
Metto la maglia a maniche corte in pizzo nero con lo scollo a v e noto che mi viene un pò stretta così sbottono il primo bottoncino. 
Guardo l'Iphon, è ancora presto, sono solo le 8 di sera. 
Non ho fame.
Mi siedo alla sedia e apro il Mc.
 Cerco qualche appartamento in zona e noto che i dormitori hanno ancora dei posti liberi. 
Sinceramente non ho molta più voglia di vivere in posti del genere, mi sentirei in trappola. 
Vedo se ci sono degli annunci di ricerca per coinquilini intorno al campus. Spero che ce sia qualcuno di decente.
Ne trovo 3 in questo quartiere, che non sembra poi così male. 
Prendo un foglio di word e scrivo gli indirizzi; li visiterò domani mentre mi faccio un giro in città e finisco l'iscrizione all'università.
Vedo su internet se c'è qualche locale o qualcosa da guardare.
Trovo che c'è un bar qui sotto, a una ventina di metri. 
Sinceramente ho una voglia tremenda di bermi una birra e qui sono tutti fissati con l'età. 
Vuol dire che mi truccherò un pò più pesante e sarò carina col barista. 
Torno in bagno e mi traccio una linea nera con l'eyeliner nero. Metto il mascara e prima del rossetto rosso mi lavo i denti. 
Poso il beuty e tutto il resto e metto a parte dentro la valigia i vestiti sporchi. 
Prima o poi li laverò, se troverò un posto dove vivere. Mi sistemo e do un ultima occhiata al complesso.
Sto decisamente bene.
Poso il Mc e l'Ipod in valigia e prendo l'Iphone e lo porto con me.
Chiudo tutto a chiave e prendo la chiave e la porto con me. Porto la chiave con me e la metto in borsa.
 Scendo e con l'Iphon mi guido verso il bar. 
Il locale non è tanto grande ma è carino. E' tutto in legno e ci sono tante foto appese in grandi cornici. 
Alcune pareti però sono solo composte da pannelli di legno e basta. 
Appena entrata mi avvolge un odore di legno e birra e una musica house invade il bar in sottofondo. 
Sembra presa molto a caso, come se le casse fossero collegate al canale di MTV che trasmette 24 h su 24 musica.
 Ci sono molti tavoli sempre in legno, tutti occupati.
 Oltre di essi vi è una specie di parete semi aperta, con tante finestrelle, che contengono libri. 
Qui si legge. Già adoro questo bar.
La parete però divide il locale in due stanze. 
Passo nella seconda e un bancone in legno lungo quasi tutta la stanza mi si piazza davanti agli occhi. 
Dietro un ragazzo in camicia nera e una tipa con coda di cavallo e top bianco si danno da fare a servire i clienti.
 Mi avvicino e chiedo una birra. 
Il barista mi lancia un occhiata e me ne porge una bottiglia. 
Mi giro verso il resto del locale e vedo che c'è l'ultimo tavolo libero addossato ad una parete, proprio all'angolo, accanto alla libreria. 
Affretto il passo per sedermi ma intanto un altro ragazzo ha puntato il mio stesso tavolo.
 Ha un boccale di birra in mano e frena all'ultimo, buttandomi metà della sua birra, spero per caso, sulla maglia in pizzo. 
Cristo.
-Oh, dio, scusami. Non volevo. Mi dispiace tanto-
-Già. Cos'è? Una scusa per prenderti il tavolo?-

Il ragazzo rimane sotto shock. 
A guardarlo bene ha un fisico asciutto e una maglia semplice rossa. 
I capelli sono scuri e ricadono un pò sul viso, forse perchè c'è caldo ed è sudato o brillo.
 Gli occhi sono scuri e le labbra sottili. 
Ha la pelle chiara ed è più alto di me solo di un 5-6 cm. Sembra non reggersi in piedi.
-Ehi, stai bene?-
-Io? Emh, diciamo... wow, hai capelli molto rossi. Oddio, mi gira tutto-
-Ma tu l'alcool lo reggi?-
-Insomma, non bevo molto spesso. Non so neanche perchè sono qui e hai tutta la maglietta bagnata, sicura di non avere freddo?-
-Io, si..-
-Tieni, prendi la mia giacca. E' grande e calda. Potresti asciugartici dentro. 
Allora, possiamo sederci o dobbiamo parlare qui in piedi e aspettare che si freghino il nostro tavolo?-
Cavolo. Certo non perde tempo.
Mi porge la sua giacca e poi si siede. Mi metto la sua giacca e la chiudo, sa di buono ed è davvero calda.
-Come ti senti?-
-Diciamo bene, come ti chiami?-
-Max, tu?-
-Okay, Max. Ma i tuoi capelli sono naturali? Sono così rossi..sono bellissimi..-
-Sei ubriaco?- mi punta un dito contro.
-Non sono ubriaco, sono solo brillo.- Ridacchia anche.
-Sei di qui? O vieni solo all'università?-
-Uhm? No, abito qui da un pò. Tu? Sei europea? Si vede. Non ti ho mai visto qui. 
Mi sarei ricordato di una ragazza così bella.-
-Si, sei proprio brillo e mi sono iscritta ora all'università ma ancora non so dove stare, comunque si, sono europea. 
Sono italiana.-
-Bella l'Italia. Sono stata a Roma. Posto fantastico. Dai, vieni a stare da me. 
Ho una casa grande e non ti farei pagare l'affitto e poi faresti un piacere a mio fratello Elliot. 
Sai, non mi sopporta quando in casa siamo solo noi due.-
-Cosa? Sul serio? Non posso crederci. Davvero? Sei solo ubriaco. Dai, dove abiti?

 Ti chiamo un taxi e torni a casa a smaltire la sbornia.-
-Sei tu che mi stai facendo smaltire la sbornia. Comunque abito in Everdeen Road numero 1450-
-E' un bel quartiere?-
-Non sai quanto. E' il quartiere accanto l'università. Ci stai 5 minuti a piedi. 
Elliot la fa ogni mattina a corsa perchè vuole essere in orario svegliandosi all'ultimo.- ridacchia ancora.
Ha un bel sorriso e sinceramente fa ridere un sacco per come parla.
-Dai, prendi le valigie e trasferisciti. Ho una camera vuota e volevo prendere un coinquilino ma sinceramente non voglio uno sconosciuto antipatico.
 Preferirei te, sei gentile Max.-
-Sul serio? Okay, chiamo il taxi. Vieni con me, andiamo a prendere le mie cose e andiavo a vedere la tua bellissima casa.-
Pago la birra e poi lo tiro su con un braccio. 
Non riesce a stare in piedi da solo e sembra cadermi addosso. Mi mette un braccio intorno alle spalle e scarica molto del suo peso su di me.
Cristo quanto è pesante
-Andiamo sconosciuto.-
Mi dirigo verso l'uscita con lui che mi tiene stretta altrimenti cadrebbe a terra. Rifaccio la strada fino al motel. 
Lo faccio salire i due piani di scale e lo faccio sedere sul mio letto.
-Ehi, ubriaco. Non ti addormentare, sto chiamando il taxi-
-Avevi davvero intenzione di dormire qui? Non è un po'..quallido?-
-Non me lo dire-
Chiamo il taxi e prendo la valigia e la borsa. Prendo anche la giacca e l'ubriaco. 
Scendere i due piani di scale è una vera impresa ma alla fine ce la facciamo tutti e tre. Passo dalla reception e lascio la chiave.
Fuori un taxi ci aspetta, saliamo e diamo l'indirizzo della sua presunta casa.
Siccome siamo sempre in zona impieghiamo pochissimo ad arrivare. 
Il taxi si ferma davanti ad una casa enorme in un quartiere di case enormi. 
Deve essere almeno a 3 piani la villa e sembra esserci un retro enorme. Magari anche una piscina. 
Bello eh.
Paga il taxi lui, anche se sembra ancora brillo e stanco e scende dal taxi. 
Aspetta che prenda le valigie, da vero gentleman e va verso il portone.
 Esce un mazzo di chiavi da una tasca dei jeans ed apre la porta.
Allora è davvero casa sua. Bhe, buon per me.
Si gira verso di me e mi fa un sorrisetto.
-Ehi, non dire ad Elliot che ho bevuto. Si incazzerà. Di sicuro sarà messo sul divano a leggere.-
-Okay. Parla un po' troppo di suo fratello. Chissà com'è esteticamente e caratterialmente.-
Apre la porta e nell'anticamera inizia ad intravedersi il salone enorme. 
C'è qualcuno seduto comodamente sul divano. Sembra addormentato.
 La casa è enorme, si vede anche solo dall'anticamera. 
A sinistra troviamo un tavolo un tavolo in vestro con sopra un vaso anch'esso in vetro trasparente con dentro un mazzo di calle. 
E sulla parete sopra uno splendido specchio enorme. 
Chi poteva mai dirlo?
A destra c'erano le scale.
 Intanto il ragazzo tanto ospitale di cui non so ancora il nome butta le chiavi sul tavolino in vetro, facendo un gran rumore.
 Il tipo sul divano si sveglia ed alza di soprassalto. 
Il mio nuovo amico mi accompagna su per le scale e salendo vedo tanti quadri appesi lungo la parete.
Ha una casa davvero molto moderna, grande e bellissima. Domani mattina, quando sarà in lui, glielo dirò. 
Arrivata al primo piano mi fa strada lungo il lungo corridoio. 
-Ti lascio l'ultima stanza. 
E' la più grande e credo che in quanto a colori ti piacerà. 
La mia è quella accanto, così se hai bisogno puoi sempre bussare alla mia porta.
 Abbiamo solo un bagno a questo piano e dalla tua camera è la quarta porta a destra. 
Attenta che la terza è quella di Elliot e sinceramente anch'io ho paura di scoprire cosa ci tiene dentro.- 
Mi fa un sorrisetto mentre apre la porta della camera.
Ha delle finestre normali e poi una grande vetrata ottagonale e lo spazio è occupato da un divano pieno di cuscini. 
La camera è tutta blu, il tetto bianco ma la parete dove è appoggiata la testata del letto è di mattoni.
Accanto al letto c'è un comodino in legno nero e accanto al comodino una cassapanca in vimini.
 A destra ci sono accanto un armadio e una libreria.
Davanti alla porta c'è una scrivania appoggiata alla parete opposta a quella del letto, sopra è piena di scaffali vuoti.
 Ve ne sono anche sopra il letto. 
E' una camera bellissima. Mi rispecchia molto.
Il ragazzo sembra imbarazzato e si dondola sui talloni.
-Allora.. ti piace? Puoi abbellirla come vuoi..-
-Certo che mi piace, grazie mille.-
Gli sorrido e in uno slancio di simpatia lo abbraccio.
Lui ricambia l'abbraccio e sento il suo fisico asciutto contro di me. 
Mi stacco subito e mi scuso imbarazzata.
-Scusa..-
-Fa nulla- E' arrossito
Tenero
-Ti lascio ambientare..buonanotte Max.-
-Aspetta.-
-Cosa c'è?-
-Ora mi dici come ti chiami?
-Oh, si, scusa. Josh, Josh Hutcherson.-
  
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