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Autore: everything88    18/01/2016    3 recensioni
È giusto credere nel destino? Due anime gemelle sono sempre in tempo per superare ogni difficoltà e trovare il modo di stare insieme?
Questa storia è ambientata dopo la fine della sesta stagione.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DELL'AUTRICE: Eccomi qui, che provo a scrivere una storia su due dei personaggi telefilmici che amo di più in assoluto e che per questo mi hanno fatto imprecare come se non ci fosse un domani. Non so cosa ne verrà fuori, perché non solo scrivo peggio di una creatura in prima elementare, ma mi sento più bipolare di Camilla Sesta Stagione Limited Edition. So solo che, rileggendo la brevissima one-shot che mi era venuta fuori sull'onda della rabbia post 6x08, ho capito che i Gaudini, al di là di chi sembra proprio odiarli, non meritano quel finale. E così, ho deciso di ripartire proprio da lì, con le dovute accortezze, e provare ad andare in un'altra direzione. Ci riuscirò? Presto per dirlo; spero comunque che qualcuno di voi voglia condividere con me questo folle viaggio e, nell'augurarvi buona lettura, vi do appuntamento alla fine del capitolo!



Prologo - “Stare senza di te”

 

“Io VI voglio molto bene, ma ho voglia di stare un po'da sola ”, questo aveva detto Camilla. E lui, Gaetano, dopo aver trascorso gli ultimi dieci anni aspettandola, inseguendola, scappando da lei per ritrovarla ogni volta, prima nei sogni e poi di nuovo sul suo cammino, dopo che finalmente si erano scambiati la pelle, dando forma ad una perfetta imperfezione, si era ritrovato ad ascoltare quelle parole in un ospedale; per di più venendo messo sullo stesso piano dell'uomo che l'aveva tradita, che solo poche settimane prima gli aveva dato un pugno e con il quale aveva stretto un'assurda alleanza al culmine dell'esaperazione. Sì, perché Camilla, la sua adorata Camilla, aveva sempre avuto il potere di portarlo sulla cima più alta e poi, in un attimo, gettarlo nella profondità degli inferi, in preda al dolore e all'incertezza.
Di fronte a quella maledetta macchinetta del caffè, Gaetano per la prima volta aveva formulato un pensiero categorico: lei non sarebbe mai riuscita ad amarlo. E il sorriso di circostanza fatto all'infermiera, nel momento in cui si era definito, senza quasi nemmeno accorgersene, 'l'amico adottato', era stato solo l'ultimo atto di una commedia mal riuscita e replicata una volta di troppo, che ormai rivendicava la chiusura del sipario.

Tornato a casa, il vice questore ripercorse con la mente l'escalation dei momenti che l'avevano legato a doppio filo alla Prof: quanto tempo era passato dall'iniziale antipatia mista ad attrazione, dal caos che non piace ma che arriva quando meno te lo aspetti, dagli sguardi complici, dai tanti vermouth bevuti insieme, dai pavidi ma inevitabili abbracci che gli avevano provocato potenti brividi lungo la schiena, dai baci non dati carichi di passione latente e da quell'esplosione atomica avvenuta al centro di una piazza, che in un istante l'aveva fatto morire e poi tornare alla vita? Eppure, quando quella notte, aprendo la porta, se l'era ritrovata lì a chiedergli una camomilla, senza difese e pronta a farsi cullare dalle sue braccia, un decennio gli era sembrato un istante paragonato all'eternità.

C'era voluto poco, però, per riportarlo alla realtà: il pressing di Renzo sempre più insistente, i problemi derivanti dal matrimonio e dalla gravidanza di Livia, e alla fine anche Michele. Come aveva potuto Camilla arrivare a rendere una falsa testimonianza, seppur convinta dell'innocenza del suo ex? E dove aveva trovato una tale dose di crudeltà e cinismo da mostrarsi soddisfatta quando alla sua opposizione da manuale: “Non basta un alibi per essere innocente” aveva replicato con un lapidario e insopportabile: “Però ti fa rodere!”?

'Sembra che il destino abbia fatto veramente di tutto per distruggerci', pensò Gaetano, ma fu un'idea che la sua testa smontò in una frazione di secondo. Non era affatto così, il problema era un altro ed era sempre stato lo stesso. La verità, nuda, cruda e lacerante, era che Camilla non l'aveva mai davvero scelto, rischiando tutto e mandando all'aria volontariamente la propria vita, ma aveva semplicemente smesso di resistere ad una tentazione quando le circostanze si erano rese favorevoli a cogliere l'attimo.

'Che persona sono diventato?' si chiese il commissario, rendendosi conto che, nel corso del litigio dopo la cena al ristorante giapponese, pur di non perderla era arretrato di cento passi dopo una richiesta di chiarimento più che legittima. 'Questo non sono io, e questa non può essere una relazione'. In preda ad un'epifania, Gaetano riempì distrattamente un trolley e poi scrisse due lettere: nella prima, una semplice richiesta di aspettativa, nella seconda, le ultime parole all'altra metà del suo cielo.
 

“Cara Camilla,

ti ricordi quando ti sei indignata perché ti ho detto di volerti dare le chiavi del mio cuore? Hai ragione, è un'espressione da film adolescenziali, ma è proprio così che mi hai sempre fatto sentire, un ragazzino sperduto, alla continua ricerca di certezze, e con un solo, spasmodico, desiderio: te. Ero arrivato a pensare di poter vivere fino alla fine dei miei giorni nutrendomi dei tuoi sguardi, delle tue carezze furtive, dei tuoi sorrisi, perché mi bastava che facessi parte della mia esistenza. Adesso, però, non è più così. Ho capito di non dover cercare la tua essenza in ogni donna che incontro, ma anche che non bastano né il mio amore, né ogni possibile scherzo del destino che giochi a mio favore. Non farò proclami, non mi interessano i ricatti morali, questa è una semplice lettera di addio. Non ci hanno diviso Praga, Barcellona o il mio matrimonio, ci dividerà la mia volontà di non sentirmi più l'ultima ruota del carro. Vedi, Camilla, se ti scrivo queste parole e non ti affronto faccia a faccia è perché qualunque cosa tu possa dire o fare, non potrà cambiare quello che è successo in questi mesi, né minare le consapevolezze che ho acquisito. Se rimanessi qui, giorno dopo giorno, inevitabilmente finirei per odiarmi e soprattutto per odiare te e questo non posso permetterlo, perché tradirei il più bel regalo che mi abbia mai fatto la vita. Professoressa, una volta, alla fine di una scala, ti ho detto che in due è tutto più semplice; un'altra, mentre le mie mani sfioravano il tuo viso e accarezzavano i tuoi capelli, ti ho aperto il cuore confessandoti che eri l'unica donna a capirmi veramente. Ed è assurdo pensare che io ti abbia sentita più mia in quei momenti che nel corso della nostra relazione, è assurdo che fossimo tutto quando ancora non eravamo niente e che stare insieme ci abbia tolto qualcosa anziché aggiungerla.
L'amore non ha senso, non ha regole né meriti, e io continuerò a percepirti per sempre come una parte di me, ma adesso non posso più restare aggrappato ad un sogno, voglio voltare pagina ed inseguire il futuro che merito. Grazie per tutto quello che mi hai dato, anche se stavolta non ti chiederò perdono per ciò che sto per fare.

Ti amo.

Gaetano”

Il commissario aprì la porta del suo appartamento torinese, scese le scale e si ritrovò fuori, in quella notte senza luna. Prese la lettera, la mise nella cassetta che avrebbe visto per l'ultima volta, alzò gli occhi verso la finestra chiusa e poi si allontanò, perdendosi nel buio.

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Se ne era andato senza dire una parola. La nipotina era appena nata, Livietta era ancora in ospedale, Renzo era preso dalle mille emozioni legate ai primi istanti di quella seconda, inaspettata, paternità. E lui era sparito, lasciando solo una lettera. In quelle due, lunghissime, settimane Camilla l'aveva imparata a memoria: “Se rimanessi qui, giorno dopo giorno, inevitabilmente finirei per odiarmi e soprattutto per odiare te” , “Stare insieme ci ha tolto qualcosa anziché aggiungerla” , “Non posso più restare aggrappato ad un sogno” . Perché quelle parole l'avevano lasciata così spiazzata? Era stata lei a decidere di prendere le distanze e di voler fare la 'nonna libera e indipendente'; e comunque erano mesi che lui le ripeteva di non essere certo di riuscire ad aspettarla, così come aveva fatto in quel bar, quando le aveva proposto di andare alle terme per riavvicinarsi e, alla sua ennesima richiesta di tempo, aveva provato a farle capire che ciò che le appariva come una minaccia, altro non era che l'atteggiamento di un uomo pazzo di lei.
E come dubitarne? Erano passati più di 10 anni dal caso Esposito, che aveva permesso ai loro sguardi di incontrarsi davanti a quel citofono suonato invano, e li aveva poi condotti a tante delle loro prime volte, dal vermouth 'deliziosamente demodé', alle scosse elettriche generate da un abbraccio, dal cominciare a darsi del tu al museo delle auto della polizia, fino alla cena per festeggiare la risoluzione dell'indagine. E dopo tutto ciò che li aveva uniti e separati, Camilla poteva ancora percepire pienamente la forza dirompente del sentimento nutrito da Gaetano nei suoi riguardi, di quell'amore che era nato sin dall'inizio e che né il tempo, né la distanza, né i suoi eterni rifiuti erano mai riusciti a scalfire. Di questo la donna aveva sempre avuto l'assoluta certezza, malgrado solo poche settimane prima, in un momento di totale esasperazione, l'avesse accusato di aver voluto solo conquistarla, di pretendere troppo e non rispettare i suoi tempi, quasi come se la considerasse una sua proprietà e quindi, in sostanza, di non essere in grado di amarla nel modo giusto.

Il vero problema non era mai stato stabilire ciò che provava Gaetano, bensì lei. Cosa era successo dopo il tango, la camomilla galeotta e la sensazione che tutto fosse finalmente così perfetto da aver paura di svegliarsi? Ripensò a quando, prima di partire per Barcellona, era stata al cimitero a trovare la professoressa Maselli, alla quale aveva parlato del commissario definendolo “una tentazione” o a quando precedentemente, confidandosi con Dora, era arrivata a confessare: “Quell'uomo mi confonde” . Possibile che una mera questione di attrazione fisica l'avesse spinta a lasciare il paese e a rivoluzionare la propria esistenza? E che dire di quando un'assurda coincidenza li aveva fatti incontrare nuovamente a Torino e in un attimo tutte le sue ritrovate certezze erano crollate come un castello di sabbia? Se lo ricordava bene quel giorno davanti alla scuola, poco dopo la scoperta di essere vicini di casa. Era bastato un sorriso in allegato alla richiesta di “affrontare il destino in maniera civile, magari davanti a un vermouth” per farle capire di essere di nuovo in trappola e che non necessariamente sarebbe riuscita ancora ad uscirne. “Ti ho sentita più mia in quei momenti che nel corso della nostra relazione... è assurdo che fossimo tutto quando ancora non eravamo niente” . Era tutto vero. Da quando era entrato nella sua vita, Gaetano per lei era stato un amico, un complice, un porto sicuro, l'unico in grado di leggerle dentro, di far emergere ogni lato della sua personalità senza ostacolarlo e, allo stesso tempo, di riuscire a travolgerla e farle perdere le coordinate. Insieme a Tommy erano stati la famiglia che non avevano mai potuto davvero costruire e malgrado fosse quasi sempre riuscita ad ammetterlo a se stessa solo nei sogni o sottovoce, ciò che l'aveva sempre legata a quell'uomo era terribilmente vero e terribilmente forte. E allora perché non l'aveva cercato dopo la prima separazione con Renzo, preferendo lasciarsi andare a quell'assurda parentesi con Marco? E perché adesso che finalmente avevano avuto una possibilità era arrivata a fargli così male, spingendolo a scappare come un ladro dalla sua stessa casa?
Tante domande ed un'unica certezza: lui se ne era andato e questo non le faceva chiudere occhio.

 

Siamo arrivati alla fine di questo prologo, che definisce quelli che, a mio modesto modo di vedere, dovrebbero essere gli stati d'animo di Camilla e Gaetano dopo quel raccapricciante finale di stagione. Nel prossimo capitolo, la nostra prof arriverà ad acquisire importanti consapevolezze, ma questo dove la condurrà?

   
 
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