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Autore: imperfectjosie    19/01/2016    4 recensioni
«La cosa bella di amarti, Mick, è che non mi fai più paura»
| Ian/Mickey | -- Dedicated to HollyMaster, cherish it! c:
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Shameless US
Rating: Yellow
Pairing: Ian x Mickey -- Gallavich
Special thoughts: 'lil present to HollyMaster, per la sua dettagliata e dolcissima recensione alla Gallavich precedente.
Note: C'è da annegare nei feels, io vi avviso haha
Mickey continua allegramente a sbattersi Angie. Ian non ci sta e si ribella.
- Song: White horse - Taylor Swift
Josie's corner:

Deeelfino curiooooso!
D'accordo la smetto. lel
Allora inizialmente doveva essere una drabble, ma quando scrivo divento logorroica e niente... si è trasformata velocemente in una flash HAHAHAH Faccio pena, dico sul serio.
È breve, ma spero valga i dieci minuti che sprecherete a leggerla.
Ad Holly, tanti warm hugs,
Josie.


White horse


This ain't Hollywood, this is a small town
 



«Hai intenzione di rispondermi prima o poi, o continuerai a fissarmi ancora per molto?»
Cominciava seriamente ad averne abbastanza. Di lui, delle sue stronzate e del dolore al cuore che sentiva, ogni volta nel vederlo sempre così maledettamente freddo e scostante.
Mickey si morse un labbro dal nervoso, strattonando il lenzuolo sporco di sperma per fasciarsi in vita così velocemente, che Ian inarcò un sopracciglio vagamente divertito. Quando il corpo del moro fu in piedi, Gallagher non si chiese quanto ci avrebbe messo ad esplodere, sapeva i tempi di Mick e sapeva che tra le sue poche doti, di certo non spiccava la pazienza.
«Non ho un cazzo da dirti. Ti pare difficile da capire o vuoi un fottuto disegnino di merda?»
Amava la sua voce.
Così roca e strascicata da accendergli anche la cellula più nascosta del corpo. Poteva dire, nello specifico, di amare Mickey completamente, nell'esatto modo in cui era.
Non lo voleva più alto, più gentile o educato... più socievole. Lo voleva. Niente cambi di personalità o grosse seghe mentali nella ricetta finale. Ian lo voleva. Perché, se fosse stato più di qualsiasi altra cosa, non sarebbe stato Mickey. E dubitava di riuscire a spaccarsi il cuore per qualcun altro.
«Mick, senti, non è difficile. Ci sei andato a letto sì, o no?»
«Apri bene quelle orecchie del cazzo, Gallagher» cominciò, voltandosi di scatto e sovrastandolo improvvisamente con tutto il peso, facendo forse più forza di quanto in realtà avrebbe voluto. Ma tutto quel fascio di sentimenti sconosciuti lo stava mandando al manicomio. E strinse sui polsi di Ian, alitandogli ad una spanna dal viso.
«Io non sono il tuo merdoso principe a cavallo. Vedi forse un fottuto cavallo, qui intorno? No. E allora chiudi la bocca, o almeno usala per scopi più produttivi» ringhiò secco, serrando le labbra quando il verde intenso degli occhi di Ian non provava vergogna a guardarlo con studiata calma e una punta di sfida.
Sorrideva, percependo la pelle che Mickey stava toccando, andare a fuoco.
«Ti diverti proprio a farmi del male, o è solo un passatempo come un altro?» rimbeccò ostinato, piegando la bocca in una smorfia confusa.
Non gli aveva mai chiesto niente, ma dopo cinque mesi di scopate acrobatiche e scenate di gelosia nemmeno troppo velate, Ian pretendeva delle risposte concrete.
Il moro lo sbattè violentemente contro il materasso, ricordandosi quel giorno d'inverno, la prima volta che lo aveva avuto così vicino e non era riuscito a trattenersi.
Non che lo volesse, i Milkovich si prendevano sempre ciò che desideravano. Che fossero i soldi nella cassa di un supermercato, o il corpo caldo di qualcuno.
«Fanculo» ringhiò infine, liberandolo con un gesto secco delle braccia e piantando le mani sui fianchi. A Ian non sfuggì quella lingua passare rapidamente sulle labbra, né il contrasto con i denti bianchi tra la bocca ancora rossa di baci rubati, quei pochi che Mick concedeva.
«Se ti dico che me la sono sbattuta, cosa cazzo cambia?»
Non che fosse alto, ma quando allargava le braccia in quel modo, a Ian metteva un po' d'ansia.
Soffocò la voglia di piangere nella stessa stanza mentale in cui aveva conservato con cura il bisogno di essere amato da lui e si alzò, semplicemente, scostando le coperte sotto allo sguardo azzurro di Mickey.
«Dove cazzo stai andando, adesso?» gli chiese, con forse troppa enfasi, aggirando l'ostacolo del letto e piazzandosi proprio di fronte alla figura nivea, ancora chinata a raccogliere i vestiti.
E fu lì, in quel preciso momento, che Ian esplose.
Si alzò di scatto, spintonandolo malamente a terra. Una furia cieca ad appannargli il solito colore limpido delle iridi, le mani strette a pugno e quel morso sulla spalla, quello che Mick gli aveva fatto poche ore prima.
«Lo sai che c'è? Non ho bisogno di te. Non ho bisogno di nessuno. Vaffanculo, Mickey. Dico sul serio. E restaci» terminò.
Il tono piatto non si legava bene al respiro accelerato che gli sollevava il petto.
Su e giù.
A Mick sembrava quasi ipnotico. All'inizio spaesato, tornò serio a fissarlo, prima di alzarsi in piedi con un mezzo grugnito e caricarlo con violenza contro il muro. Ironico come quella scena rappresentasse alla perfezione lo stato d'animo di Ian.
Inchiodato ad una parete con l'odore di Mick intorno ad annebbiargli i sensi.
Sorrise sghembo a quel pensiero, sostenendo il mare in tempesta negli occhi del moro, pericolosamente fissi su di lui. E trattenne appena il fiato, deglutendo per quanto l'avambraccio di Mickey glielo permettesse.
«Se stai cercando di farmi incazzare, missione compiuta Gallagher. Adesso però abbassa i toni, cazzo... o ti spacco quel fottuto muso pieno di lentiggini a calci»
«La cosa bella di amarti, Mick, è che non mi fai più paura» rispose immediatamente, ancorando le mani all'avambraccio tremante dell'altro.
Il maggiore sembrò dare un sincero peso a quelle parole e si calmò appena, sentendosi spiazzato, incapace di muoversi, per la prima volta in vita sua.
«In che mondo di merda vivi? Questa non è Hollywood» ruggì infine, tornando sé stesso per un po', giusto il tempo di vedere il viso di Ian aprirsi in un grande sorriso affaticato.
«Nessuno ti ha chiesto un fottuto cavallo bianco, Mick. Ma sforzati di farmi entrare almeno nei tuoi pensieri, mi basta anche per poco, me lo farò andare bene»
Era ad un passo dallo scoppiare in lacrime, mentre il corpo teso del moro si rilassava sotto al suo tocco. Non aveva smesso di tenersi a lui nemmeno per un secondo. E Mick ne ebbe paura.
Scosse la testa allucinato, forse nel vano tentativo di scrollarsi di dosso quella strana sensazione calda e avvolgente che gli aveva riempito lo stomaco.
«Non andrai più a letto con Angie. Puoi promettermi almeno questo, Mick?»
Il tono uscì tranquillo e amorevole, colmo di speranza.
«I-io... io credo di sì. Cazzo» rispose con voce calda, i palmi delle mani ancora piantati sulle tempie e lo sguardo appena sollevato per guardare il sorriso di Ian.
Inaspettatamente, osservando la fioca luce del Sole infrangersi sulle lentiggini del rossino, Mickey Milkovich sorrise.
Magari non ricambiava ancora i suoi sentimenti, ma a vedere quel gesto istintivo – per la prima volta non dettato dalla rabbia – Ian si sentì felice. Un sorriso poteva essere abbastanza, abbastanza da fargli credere ancora in loro.

 

END

 

 
  
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