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Autore: Emy Potter    19/01/2016    1 recensioni
Dal testo:
"Hiro era sicuro che si sarebbe sicuramente annoiato a quella festa, non sapeva nemmeno perché aveva accettato di andarci. Era già a conoscienza di cosa lo avrebbe aspettato. (...)
Fece per voltarsi quando qualcuno attirò la sua attenzione. Non sapeva perché il suo sguardo si posò proprio su di lui, sapeva solo che voleva avvicinarsi."
Pre-film, HiroxTadashi. Don't like, don't read.
Buona lettura!
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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San Fransokyo, 15 giugno

Hiro era sicuro che si sarebbe sicuramente annoiato a quella festa, non sapeva nemmeno perché aveva accettato di andarci. Era già a conoscienza di cosa lo avrebbe aspettato: musica a tutto volume, fiumi di alcol, ragazzi ubriachi e suo fratello che lo avrebbe sorvegliato per tutta la sera.
Non sapeva neanche perché Tadashi ci andasse, se è per questo! Era sempre stato un bravo ragazzo, viveva in modo sano, non fumava ed era pure astemio! Il classico figlio che tutti i genitori vorrebbero in poche parole.
"E' la festa d'istituto, ci saranno tutti" gli aveva detto, ma al quattordicenne non sembrava comunque una buona idea. Ovviamente anche lui sentiva la voglia di ribellarsi, di fare qualcosa che se lo avesse saputo zia Cass non lo avrebbe fatto uscire per mesi, era sempre stata una cosa che aveva avuto nel sangue, eppure sapeva che con Tadashi con lui non avrebbe potuto fare nulla.
Forse c'era un solo motivo che lo spingeva ad andarci.
Ci potrebbero essere dei bot-duelli sul retro; pensò subito e bot-duelli per lui era uguale a soldi extra; più alle facce sbalordite degli spettatori, quello valeva sicuramente più di tutto.
"Hiro, sei pronto?" chiese suo fratello dal bagno.
"Sì" rispose il ragazzino prendendo il suo robot e mettendolo nella tracolla. Quando si guardò allo specchio fece una smorfia: i suoi capelli neri erano arruffati come al solito, con indosso una t-shirt nera con disegnate in bianco un paio di cuffie, jeans blu scuro abbastanza larghi e converse rosse. Si sentiva un cretino vestito in quel modo, ma gli sembravano le cose più adatte all'occasione.
"Non stai tanto male" gli disse Tadashi finalmente uscito dalla toilette, portandosi dietro una scia di profumo, in mano una busta dal contenuto sconosciuto.
Hiro inspirò a fondo, sperando che quell'odore così buono gli si impregnasse nei vestiti.
This was never the way I planned,
not my intention.
I got so brave, drink in hand,
lost my discretion.
Uscirono di casa con dieci minuti di ritardo sulla tabella di marcia (colpa di tutte le raccomandazioni che gli fece zia Cass), e davanti a loro c'era la macchina di Wasabi, il migliore amico di Tadashi.
"Eccovi finalmente!" esclamò Gogo sul sedile del passeggero.
"Scusate l'attesa" rispose con sincerità il più grande dei due fratelli.
Presero posto sui sedili posteriori, dovendosi stringere dato che c'erano anche Honey e Fred.
"Se un vigile ci ferma ci multerà sicuramente" mormorò il ragazzo di colore già in ansia ancora prima di partire.
"No, Wasabi, ti multerà" ribatté Gogo ghignando.
"Oh grazie, ora mi sento moolto più tranquillo" rispose ironicamente lui.
"Allora, andiamo?" domandò Honey, speranzosa che i due non ricominciassero a litigare.
"Festa, sì!" urlò Fred alzando le braccia al cielo.
Wasabi mise in moto, mentre Tadashi si allungò per accendere la radio. Subito partì Focus di Ariana Grande e tutti cominciarono a cantare. Tutti tranne Hiro, ovviamente.
Quando arrivarono al locale la musica si sentiva già da fuori, mentre piano piano la fila per entrare avanzava.
Ci misero circa dieci minuti per entrare e si diressero subito verso la sala principale, dove tutti già indossavano una maschera o un costume.
Sì, il tema scelto era la "festa in maschera".
Davvero originale; pensò ironicamente Hiro.
Se fuori la musica era forte, ora rompeva i timpani. Forti bassi facevano tremare le mura, mentre la pista era vuota. Si diressero verso il bancone, dove Gogo, Hiro e Honey ordinarono da bere. La prima prese una vodka alla menta, mentre gli altri due una semplice aranciata.
"Vuoi assaggiare?" chiese la corvina al quattordicenne.
Lui assentì prendendone un bel sorso. Fece una smorfia disguastata quando sentì il sapore dell'alcol in gola, avvertendo poi lo stomaco riscaldarsi come se ci fosse all'interno una fiamma.
"Ecco il nostro tavolo!" esclamò Fred incamminandosi verso di esso, seguito dal resto del gruppo.
Non era tanto male: al centro c'era un tavolino basso in vetro, mentre attorno c'erano comodissimi divanetti bianchi. Si sedettero e cominciarono a parlare, la pista ancora vuota e nessuno osava farsi avanti.
Solo quando un gruppo di ragazzi cominciò a ballare la festa prese davvero vita.
La zona bar cominciò a sovraffollarsi tra ragazzi che chiedevano alcolici e coca-cola. I divanetti si svuotarono, i gruppi si riunivano in cerchio e saltavano a tempo di musica.
Quando si voltò, Tadashi indossava una semplice mascherina blu, così come il resto del gruppo, anche se di colori diversi.
"Tieni" gli disse passandogliene una rossa.
"Sembrerò ridicolo" si lamentò il ragazzino.
"Lo sembrerai di più se non la metti, fidati" continuò il fratello posandogli la maschera sulle gambe.
Hiro sbuffò per l'ennesima volta e la indossò.
"Andiamo a ballare dai!" esclamò Honey alzandosi e accennando qualche movimento di fianchi.
Il gruppo esultò e si alzarono, escluso Wasabi, che scorreva gli occhi sul menù cercando qualcosa che potesse fare al caso suo.
"Prendi una lemon soda e basta" gli consigliò Gogo.
"Voglio prima valutare le mie opzioni, ci sono moltissimi analcolici interessanti" rispose il ragazzo di colore.
La corvina alzò le spalle e raggiunse il resto del gruppo.
Come tutti gli altri, si misero in cerchio e cominciarono a "ballare", ed Hiro doveva ammettere che non era poi così male come pensava. E poi, appena ne avrebbe avuto l'occasione, avrebbe preso il suo robot dalla tracolla e sarebbe uscito sul retro.
"Hey ragazzi, ci sono" gridò Wasabi cercando di farsi sentire.
Perfetto, ora c'erano tutti.
Aspetta, cosa?!
Se erano tutti lì...chi stava sorvegliando la sua tracolla?!
Hiro corse subito verso i divanetti e controllo che ci fosse ancora. Fece un sospiro di sollievo quando vide che era ancora dove l'aveva lasciata. Decise di appiattirla e la incastrò tra due dei divani, sperando che nessuno l'avrebbe notata.
Tornò in pista, ma quando lo fece non trovò più il gruppo.
Il ragazzino imprecò mentalmente e cominciò a farsi strada tra la folla. Incontrò prima Gogo, poi Honey e poi Fred, tutti con persone che lui non conosceva.
Ora sì che si sarebbe annoiato.
Fece per voltarsi quando qualcuno attirò la sua attenzione. Non sapeva perché il suo sguardo si posò proprio su di lui, sapeva solo che voleva avvicinarsi.
It's not what I'm used to,
just wanna try you on,
I'm curious for you caught my attention.
Indossava una salopette blu, un cappello ed una maglia gialli, e una mascherina nera. Rise quando si rese conto che si era vestito da minions. Eppure, per quanto fosse ridicolo, continuava ad avanzare, i suoi occhi fissi su di lui.
Il caso volle che partì un lento, e i due cominciarono a ballarlo, stretti in un abbraccio.
Che buon profumo; pensò Hiro. Gli sembrava familiare, ma non riusciva a riconoscerlo a causa della mente leggermente annebbiata. Sarà per la vodka che ho bevuto prima.
Rimasero così fino alla fine, e canzone dopo canzone, i loro volti si avvicinavano.
Il ragazzino era a conoscenza di quello che voleva davvero, e si era sempre vergognato un pò di questo. Non gli erano mai interessate le ragazze, per quanto potessero essere attraenti e simpatiche.
Non si rese quasi conto che, con una mossa veloce, lo sconosciuto azzerò la distanza tra loro con un bacio.
I kissed a boy and I liked it,
the taste of his cherry chapstick.
I kissed a boy just for try it,
I hope my boyfriend don't mind it.
Hiro perse un battito a quel contatto e, quasi subito, sentì l'adrenalina passargli nelle vene, le braccia attorno al collo dell'altro mentre ricambiava con la sua inesperienza.
Fu passionale sin dall'inizio, e non ci volle molto al che le lingue cominciarono a sfiorarsi, ma al tempo stesso fu dolce, come se quella persona lo conoscesse da anni e si interessasse davvero di lui.
Il quattordicenne arrossì violentemente quando si staccò, il cuore che batteva ancora come se volesse uscire dal petto.
"Vieni con me" sussurrò l'estraneo prendendolo per mano e portandolo fuori.
Hiro lo seguì sorridendo come un ebete, sentendo la testa girare e il corpo leggero.
Quando furono all'esterno risero entrambi, senza un motivo preciso, era solo per coprire l'imbarazzo che si stava creando.
"Togliti la maschera" gli disse.
Il ragazzino arrossì di più, timoroso nel farlo. Si morse il labbro e rispose: "Prima tu".
Vide l'altro sorridere, un sorriso che gli mozzò il fiato, tanto bello e perfetto. "Va bene" rispose e cominciò ad avvicinare le dita all'elastico attorno alla testa.
Furono secondi interminabili per il povero Hiro, ma quando l'estraneo tolse la mascherina si sentì sprofondare in un buco nero senza fondo.
No, non era un estraneo.
"T-Tadashi..." mormorò sotto shock. Ecco spiegato il profumo, la connessione che aveva sentito e la dolcezza del bacio.
"Ci conosciamo?" chiese lui.
Quasi non lo sentì, era troppo sconvolto per avventire qualsiasi cosa che non fosse la confusione nella sua testa. Possibile che solo un sorso di alcol non gli avesse fatto capire chi ci fosse stato davanti a lui tutto quel tempo?
E poi perché si era vestito in quel modo, non era così quando erano partiti da casa!
In quel momento, un'immagine vivida si fece strada nei suoi pensieri: la busta, quella che aveva quando era uscito dal bagno. Per qualche motivo, Tadashi si era cambiato.
Aveva appena baciato suo fratello.
Cominciò a indietreggiare lentamente, per poi voltarsi e correre senza una meta precisa, voleva solo allontarsi.
Passava per le strade imboccando vie a caso, non sapendo nemmeno dove le sue gambe lo stavano portando.
Vide in lontananza il Neko cafè ed entrò. Salì in camera sua, non pensando nemmeno a quello che sua zia avrebbe pensato, e si chiuse a chiave.
Non era possibile, era solo un incubo, un terribile incubo...o era un sogno?
It felt so wrong, it felt so right,
don't mean I'm in love tonight.
I kissed a boy and I liked it, I liked it.
Quando Tadashi tornò a casa, Hiro finse di dormire.
"Ohy, mi spieghi che fine hai fatto? Eravamo tutti preoccupati per te!" gli gridò contro lanciandogli un cuscino.
Il più piccolo rimase immobile, sperando che il fratello non si accorgesse che fosse sveglio.
"Mi vuoi rispondere?!" continuò.
Hiro non aveva mai sperato così tanto che Tadashi lasciasse perdere e andasse a dormire. Trattenne il respiro quando lo sentì avvicinarsi e prendere il cuscino scocciato.
"Domani ne riparliamo" disse infine, per poi mettersi a letto e dormire, al contrario del ragazzino, che rimase sveglio tutta la notte.
-O-

San Fransokyo, 18 giugno

Erano passati tre giorni da quando c'era stata la festa, ed Hiro aveva evitato in fratello in tutti i modi possibili.
Quando gli aveva chiesto perché se ne fosse andato aveva semplicemente risposto che stava male e non voleva essere un peso per loro. Il discorso era finito lì, senza altre parole. Fu strano, ma decise di non indagare.
Ed ora erano in camera loro, ognuno dalla propria parte di stanza con il solo ticchettio delle dita sulla tastiera come sottofondo
"Hiro, posso parlarti?"
Il ragazzino sussultò. "Va bene" rispose senza alzare gli occhi dallo schermo.
Sentì Tadashi prendere l'altra sedia girevole e sedersi affianco a lui. "Mi spieghi che succede?"
"Niente, perché?" continuò cercando di fare finta di niente, anche se sentiva l'ansia montare e il cuore battere sempre più forte, mentre i ricordi di quella sera gli ritornarono in mente per l'ennesima volta.
"Mi stai evitando dalla festa. Cosa è successo? Ho fatto qualcosa di male?" il tono di Tadashi era dolce, preoccupato, non si era mai reso conto quanto fosse bella e melodiosa la sua voce.
Fece un lungo sospirò e abbassò lo sguardo.
"So che hai baciato un ragazzo quella sera" disse. Lo guardò con la coda dell'occhio e si stupì del fatto che fosse perfettamente calmo.
"Sì, l'ho fatto, e allora?"
"La persona che hai...baciato...ero io" confessò alla fine Hiro nascondendo il viso sulle ginocchia.
Ci fu un momento di silenzio totale, mentre l'aria si faceva sempre più pesante, la tensione tangibile.
Quando non lo sentì rispondere decise di continuare: "So che è sbagliato, noi siamo fratelli, una cosa del genere è...immorale! Ma la cosa che più mi spaventa...è che mi è piaciuto, che ti bacerei altre mille volte e ancora non mi basterebbe!"
Ancora silenzio.
"Lo sapevo" rispose alla fine Tadashi.
"Cosa?" domandò confuso Hiro.
"Che eri tu" spiegò. "Per questo ti ho baciato"
"C-cosa?!" esclamò il più piccolo alzandosi di scatto e facendo cadere la sedia. "ma allora...perchè non hai detto niente?!"
"Volevo che lo ammettessi" continuò tranquillamente il più grande.
Il quattordicenne continuava a non capire. "Sì, ma perché?!"
"Perché mi sono innamorato di te, Hiro"
Se fosse stato possibilie, il ragazzino sarebbe arrossito ancora di più, gli occhi spalancati e la bocca semi-aperta.
"Stai tremando" mormorò Tadashi mettendosi in piedi e avvicinandosi. Portò una mano sulla sua guancia e con il pollice accarezzava la pelle liscia. "Ti amo, Hiro"
Non dissero più altro, semplicemente azzerarono ogni distanza, troppo pesante per essere sopportata. Non sapeva chi baciò chi, sapevano solo che era successo e non se ne pensirono minimamente. Era così sbagliato e così giusto al tempo stesso, una sensazione inspiegabile. E gli piaceva.
Entrambi sapevano che, da quel giorno, niente sarebbe stato più lo stesso.
Ti amo anch'io Tadashi.
I kissed a boy and I liked it, I liked it.
-O-

NOTA AUTRICE: Uff, che fatica, non ho mai scritto una one-shot così lunga. Ad ogni modo, la canzone è "I kissed a boy" di Jupither, cover di Katy Perry.
E' la prima volta che scrivo una Fanfiction di questo genere, siate clementi vi prego, provate a comprendere questa povera pazza che ama scrivere.
Spero recensiate in tanti, ogni vostro pensiero mi rende immensamente felice.
Detto questo, ci vediamo alla prossima!
Kisses, Emy.
   
 
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