Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Barbara Baumgarten    19/01/2016    3 recensioni
" Storia partecipante al contest "The story of my life - La nostra storia" sul forum di EFP"
Breve autobiografia nella quale rifletto su un momento triste della mia vita. Che dire? Potrebbe non piacere, ma il grande significato che ha per me rende questa OS la storia più bella che io abbia mai scritto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HTML Editor - Full Version

Non sono mai stata capace di esprimere i miei sentimenti, di dar sfogo a ciò che sento nel cuore e se inizialmente riferivo questa mia incapacità alla giovane età, oggi sono cosciente del fatto che sia solo questione di natura. Ci sono persone che sanno raccontare tutto quello che gli passa per la testa e altre, come me, che fra testa e bocca c’è una fitta rete di “se” e di “ma” che bloccano il flusso. Ecco quello che sono: un fiume con argini troppo alti per poter straripare. Eppure vorrei tanto esserne capace. L’ho sempre voluto.

A volte una carezza sistemerebbe tutto, così come un bacio oppure uno schiaffo. Invece sto ferma, impassibile e lascio che gli altri pensino ciò che vogliono. Il problema è che poi accadono cose che faccio fatica a controllare.

Lui mi guarda. So bene che basterebbe un mio sorriso per fargli capire che gli voglio bene ma forse è esattamente questo il problema: gli voglio bene e so che a lui non basta. Ha gli occhi rossi e lucidi, le mani che tremano cercando una mia carezza, anche solo un gesto. Ma non lo faccio. Ho la morte nel cuore e non so come dirglielo.

Sono passati nove anni da quando ci siamo conosciuti. Centootto mesi, circa tremiladuecentoottantacinque giorni che abbiamo trascorso insieme. Ricordo bene la prima volta che l’ho visto: usciva dalla palestra, dopo l’ora di educazione fisica. Era bello. Abbiamo cominciato ad uscire insieme dopo circa un anno da quel giorno e me ne sono innamorata. Amavo tutto di lui: il suo sorriso, il suo modo burbero di dirmi ti amo… perfino il modo vorace con cui affondava i suoi denti nella pizza.

Poi qualcosa si è rotto. Il suo sorriso è diventato stupido, i suoi modi burberi mi facevano incazzare e il suo modo di mangiare mi metteva i nervi. E mi tradiva. Ricordo le notti trascorse a piangere nel silenzio della mia camera da letto, chiedendomi se ne valesse la pena. Ero ancora innamorata? Avevo sedici anni la prima volta che lo baciai e diciassette quando mi concessi a lui. Potevo davvero sapere il significato dell’amore? Io, che a malapena sapevo dare una definizione della parola “felice”?

Ecco la mia grande difficoltà con le parole: il loro significato. A volte ho avuto l’impressione che il mondo intero potesse classificare, catalogare e schedare i sentimenti, che tutti sapessero dare un senso alle parole… tutti, tranne me. Io non sapevo cosa volesse dire amare, né cosa significasse essere felice. Lo ero? Ora che riguardo le mie foto posso dire con assoluta certezza che no, non ero felice. Eppure, sentivo che senza di lui sarei stata vuota, che se lo avessi perso avrei detto addio a quell’unico senso che riuscivo a dare alla mia vita.

Gli anni passano in fretta, mia madre l’ha sempre detto. Credo di non aver mai dato credito a quelle parole, a quei consigli “da grandi” che ti sembrano così poco attendibili. Ma il tempo passa davvero e da sedicenne insicura mi sono ritrovata venticinquenne. Nove anni.

Lui trema, la voce che si spezza dai singhiozzi trattenuti per proteggere un orgoglio ferito. Io guardo fisso un punto distante: non piango, non tremo. Quante volte ci siamo trovati in quella stessa situazione ma a parti invertite? Quante volte mi aveva lasciata per poi tornare anche due ore dopo dandosi dello stupido? Una per ogni anno passato insieme. Sapevo cosa stava provando e, in un certo senso, ne ero soddisfatta. Per una volta, una sola volta, avrebbe sentito il dolore di un cuore che sanguina e si crepa. Quelle crepe, però, non possono guarire, non si può far finta di niente. Rimangono aperte per molto tempo e fanno male ricordandoti l’esatto momento in cui si sono create. E il mio cuore era un’accozzaglia di fratture vecchie e nuove. Era un cuore stanco di lottare per lui.

Fatico a trovare le parole per dar voce a ciò che provavo in quel momento. Mentre scrivo, le immagini e i ricordi di quel pomeriggio di febbraio riemergono feroci. Oggi sono sposata e posso dire con assoluta certezza di essere innamorata e felice, ma la tristezza di quel momento mi fa ancora male. Se solo avessi parlato chiaramente dei miei sentimenti… se solo gli avessi detto come stavo male con lui. Invece, ho lasciato che pensasse avessi un altro. Ho preferito che mi screditasse agli occhi di tutti i nostri amici. Ho scelto di passare per la stronza che non ero, piuttosto che dire la verità.

Non sono mai stata capace di esprimere i miei sentimenti, ma di una cosa sono certa: oggi, ho al fianco una persona che mi capisce da uno sguardo, senza bisogno delle parole. E allora, forse, le parole non sono così importanti o almeno, non lo sono quando hai affianco una persona che ti ama davvero.

Note autrice:

E' stato molto difficile per me scrivere queste righe. Il viaggio nei ricordi, i sentimenti e le vecchie ferite fanno sempre male. Ma ho voluto trasmettere quello che sono, senza vergogna e senza censura.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Barbara Baumgarten