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Autore: Mirty_92    19/01/2016    3 recensioni
[Terza classificata al contest "Age Gap" indetto da Matilde di Shabran sul forum di EFP]
"Sirius aveva perso la sua personale battaglia: era stato vinto dalla gioventù, ingannato dalla purezza e sarebbe stato per sempre dannato dall’ innocenza.
'Ma a che importa l'eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l'infinito della gioia?'
Ed ora anche lui era finalmente felice."
Un amore arduo e quasi impossibile si realizza prima di essere stroncato per sempre dalla fatalità degli eventi.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Ginny Weasley, Hermione Granger, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Hermione Granger/ Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Dannato dall’innocenza

 

“Ma a che importa l'eternità della dannazione a chi ha provato,
in un secondo, l'infinito della gioia?”

 Charles Baudelaire






Sirius Black lasciò che la nera porta d’ingresso si chiudesse cigolando alle sue spalle. Una piccola nuvola di polvere si sollevò dal pavimento quando azzardò un passo nell’oscurità dell’androne di casa Black.
Dopo dodici anni passati ad Azkaban e due di latitanza, era tornato dove aveva promesso di non mettere più piede: Grimmauld Place numero 12 incrociava ancora una volta il suo triste destino e sembrava farsi beffe di lui.
Un amaro sorriso ironico scalfì appena quelle labbra che, da tempo, avevano dimenticato cosa volesse dire arcuarsi all’insù. Prestare la dimora della sua famiglia all’Ordine era stato tanto semplice quanto schifosamente insulso e canzonatorio per il suo modo d’essere. Lui che era sempre stato un uomo d’azione, in prima linea di fronte al pericolo, ora doveva solo nascondersi come il più vile dei fuorilegge.
“È necessario che tu riprenda possesso di casa tua, Sirius. Qualcuno che sia fisso presso il nuovo Quartier Generale è indispensabile per l’Ordine. Ben presto Grimmauld Place numero 12 sarà come un porto di mare, l’unico faro acceso in questa bufera di morte.”
Con queste parole Silente l’aveva convinto non solo a ritornare a casa, ma anche a rimanervi e, improvvisamente, si sentì, suo malgrado, nuovamente in trappola e nuovamente recluso.
Ma ancora non sapeva che, all’interno di quelle cupe e malconce stanze, era destinato a trovare la stella che avrebbe rischiarato per sempre la sua oscurità.

 

***

 

“Sirius, oggi arriveranno i ragazzi con Molly. Io sarò al Ministero e…”
Sirius guardò Arthur Weasley con un misto di compassione e irritazione. “E mi occuperò io di tutto. Gli farò vedere le stanze che potranno occupare e il resto. Non ti preoccupare, Arthur. Dopotutto,” sospirò “questa è pur sempre casa mia.”
“Oh, ma certo, ma certo. Mi devi scusare, ma la sola idea che Molly e i ragazzi ci raggiungano qui perché la Tana non è più un posto sicuro per loro, mi terrorizza.”
Sirius cercò di capire come potesse sentirsi Arthur ma non ci riuscì del tutto.
Lui non aveva mai avuto una famiglia degna d’essere chiamata tale. Anche se, a dire il vero, aveva avuto un qualcosa che potesse assomigliarle e che gli era stato brutalmente portato via il giorno in cui il suo migliore amico e la moglie erano stati assassinati.
“Stai tranquillo, Arthur. Qui c’è posto per tutti e saremo al sicuro.” Le parole di Sirius rasserenarono Arthur che non colse in esse un lieve accenno di stizza.
Sirius, in realtà, non voleva essere al sicuro; lui voleva agire, fare qualcosa, potersi rendere utile! Ma lì, custode di quella squallida dimora, tutto questo gli era negato.
“D’accordo. Ora devo proprio andare; sai, di questi tempi è meglio non fare tardi al Ministero. Tutti iniziano ad insospettirsi piuttosto facilmente. A stasera, Sirius.”
Arthur raggiunse la porta d’ingresso e se ne andò.
In un attimo Sirius fu di nuovo solo.
“Lurida feccia che infesta la casa della mia padrona. Oh, povero sciagurato Kreacher, cosa deve sopportare!” Una piccola e meschina creatura era improvvisamente emersa dall’ombra della scala.
Sirius storse il naso: era solo unicamente all’apparenza dato che il vecchissimo elfo domestico di famiglia era sopravvissuto alla decadenza dell’antica residenza e della stessa casata dei Black.
“Nel pomeriggio arriveranno ospiti, Kreacher. E si fermeranno per tutta l’estate. Vedi di non starci tra i piedi!”
“Ma certo, padron Sirius. Come volete voi.” Con un inchino falsamente devoto, Kreacher si dileguò in fretta come era arrivato, non prima però di aver sproloquiato contro quelli che, come Sirius,  chiamava traditori del proprio sangue. L’uomo non badò alle parole dell’elfo, salì ai piani superiori e ricontrollò tutte le stanze che da quel giorno sarebbero state usate dai giovani Weasley.

 

***

 

“Eccoci arrivati, ragazzi. Fred e George date una mano a Ginny con il baule e tu, Ron, dà una mano ad Hermione.” Sussurrò Molly Weasley nell’atrio di casa Black.
“Non si preoccupi, signora Weasley. Ce la faccio.”
“Oh, non dire sciocchezze, cara. Ron ti aiuta volentieri.”
“E chi aiuta me? Io non posso ancora usare la magia come loro” si lagnò Ron scoccando uno sguardo invidioso ai gemelli che già facevano levitare a mezz’aria i rispettivi bauli e quello di Ginny.
“Oh, il piccolo Ronnie non ce la fa a trasportare un baule?” Fred ridacchiò alla presa in giro del gemello. Prima che Ron potesse rispondere a tono, una voce profonda e inaspettata colse tutti di sorpresa.
“Stai tranquillo, Ron. Posso dare una mano io a entrambi.” Sirius, attirato dai bisbiglii dei nuovi arrivati, era uscito dalla cucina e li aveva raggiunti nell’ingresso.
“Sirius, non volevamo disturbare. Arthur mi ha detto del problema del ritratto.” E così dicendo Molly si guardò attorno in cerca del quadro incriminato.
Sirius sorrise appena. “Non preoccuparti, Molly. Troveremo qualcosa per far star zitta quella vecchia megera se si svegliasse.” E con un fluido e veloce colpo di bacchetta, fece levitare davanti a sé i bauli di Ron e  Hermione.
“Ragazzi, benvenuti al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice.”
“Sirius! Non così indiscretamente!” La signora Weasley strabuzzò gli occhi indispettita dalla schiettezza del Malandrino.
“Il Quartier Generale…
“dell’Ordine della Fenice?” chiesero i gemelli con gli occhi accesi dall’eccitazione.
“Vi spiegheremo tutto più tardi, ragazzi. Ora, Sirius, potresti gentilmente mostrar loro le stanze? Io vado in cucina a preparare la cena.” Molly sembrava seccata.
Senza neppure farci caso, Sirius invitò i ragazzi a seguirlo. “Prego, signori e signorine, dopo di me.”
Sirius pareva di buon umore: vedere gente che non fossero sempre i soliti membri dell’Ordine sembrava averlo fatto ringiovanire. Così una carovana fatta di ragazzi e bagagli volanti si incamminò su per le scale.

 
“Bene. E per finire questa è la vostra camera, ragazze.” Sirius aprì la porta di una sobria stanzetta con due letti perfettamente identici accostati l’uno alla parete opposta dell’altro. Un’ampia scrivania era posta sotto la grande finestra che dava sulla strada principale di Grimmauld Place e acconto, due comò identici completavano l’arredamento.
“Non è di certo una stanza di un hotel a 5 stelle ma starete comode.”
“Andrà bene, signor Black. Grazie.” Ginny lo guardò titubante e gli sorrise.
Sirius, stupito, scoppiò a ridere. “Signor Black.” Ripeté, riportando alla mente ricordi di soli due anni prima ma che sembravano appartenere ad un’era precedente.
“Non sei la prima a chiamarmi signore, ragazzina.” E il suo sguardo ammiccò in direzione di Hermione che, presa alla sprovvista, abbassò lo sguardo. Lei l’aveva chiamato così il giorno in cui l’aveva salvato dai Dissennatori insieme a Harry; lo stesso giorno in cui si erano conosciuti.
“Puoi chiamarmi semplicemente Sirius e io ti chiamerò Ginny, giusto?”
Ginny annuì entusiasta di fronte alla semplicità con cui era stata risolta l’imbarazzante situazione. “Certo, Sirius.”
Sirius, con un mezzo sorriso soddisfatto, si congedò dalle ragazze e uscì dalla stanza lasciandole sole.

 

***

 

A cena, l’atmosfera a Grimmauld Place numero 12 fu decisamente allegra. Gli ottimi manicaretti preparati da Molly e la presenza di tutti quei ragazzi, fecero sentire Sirius stranamente felice. Quando poi Arthur comunicò ai presenti che presto li avrebbe raggiunti anche Harry su ordine di Silente, Sirius passò direttamente al settimo cielo. Finalmente avrebbe potuto passare un po’ di tempo con il suo figlioccio.
La cena venne però consumata in gran fretta poiché, proprio quella sera, erano attese altre persone per una riunione straordinaria dell’Ordine.
Appena Arthur accennò al fatto che sarebbero arrivati anche Remus Lupin, Malocchio Moody e alcuni altri, i gemelli, consapevoli del loro stato di maggiore età, decisero che era arrivato il momento giusto per reclamare informazioni sul Quartier Generale e, soprattutto, sull’Ordine della Fenice. Sotto la stretta sorveglianza di Molly, ai ragazzi vennero date, a grandi linee, le notizie generali e poi, alle prime avvisaglie dell’arrivo degli altri membri,  i giovani vennero spediti nel salottino al primo piano. Non valsero a nulla le numerose proteste dei gemelli che insistevano nel voler partecipare alla riunione ed entrare così a far parte ufficialmente della società segreta: Molly li mandò tutti quanti di sopra e serrò con un incantesimo la porta della cucina.

 

***

 

Un’ora più tardi, dopo che i ragazzi ebbero fatto ogni sorta di congettura possibile su quelle poche informazioni che erano riusciti a strappare agli adulti, Sirius li raggiunse comunicando loro che la riunione era terminata. I gemelli cercarono subito di estorcere notizie al Malandrino ma, come se avesse fiutato il pericolo, Molly comparve in salotto con biscotti e tisana per tutti quanti. Anche Remus e una ragazza dai capelli fuxia si fermarono su invito di Arthur e così la conversazione assunse toni più leggeri. Remus e Sirius si misero a raccontare vecchie avventure di Hogwarts e ben presto monopolizzarono l’attenzione di tutti i ragazzi.
Quando Remus e la stramba strega di nome Ninfadora Tonks – la quale aveva dichiarato che avrebbe risposto solo all’appellativo di Tonks – se ne andarono, Molly spedì tutti quanti a letto e li avvisò che l’indomani li avrebbe reclutati per le pulizie della casa. I giovani Weasley si lamentarono un po’ sottolineando il fatto di essere in vacanza mentre Hermione, considerandosi fortuna ad essere sempre ospite, non fece obiezioni, anzi, si propose di iniziare fin da subito a rendersi utile portando in cucina le tazze vuote e i biscotti avanzati.
“Vai pure, Ginny. Io ti raggiungo tra un attimo.” Aveva detto all’amica.
Con sua grande sorpresa, non fu la sola ad andare in cucina: Sirius scese subito dopo di lei.
“Hermione, se vuoi ti do una mano.” Si propose l’uomo e, senza aspettare una risposta, con un colpo di bacchetta lavò le tazze e mise a posto i biscotti.
“G-Grazie. L’avrei fatto anche io ma certo ci avrei messo un po’ di più.”
“Almeno puoi andare a letto. Domani Molly vi darà del filo da torcere. Si è messa in testa di ripulire questa casa ma è come muovere guerra a anni di degrado e polvere. D’altra parte è parecchio che i miei sono morti.”
“Come? Intendi i tuoi genitori?”
Sirius si lasciò cadere su una sedia e annuì senza parlare. Hermione lasciò correre lo sguardo sul mobilio antico della cucina. “Quindi questa è casa tua?”
“Esatto. Eri la ragazzina più in gamba che avessi mai incontrato due anni fa quando ti vidi per la prima volta e vedo che non sei quasi cambiata.”
“Mi prendi in giro? Non ci voleva un genio per capire che è casa tua dato quello che mi hai detto.”
Sirius, suo malgrado, scoppiò a ridere. “Non pensavo di offenderti. Il mio voleva essere un complimento. E poi ho detto che non sei quasi cambiata. Due anni fa eri ancora una ragazzina ma ora sei cresciuta.”
Le gote di Hermione si imporporarono improvvisamente quando Sirius le diresse un usuale ma alquanto audace occhiolino.
“Sai, non mi aspettavo saresti arrivata anche tu, oggi. Mi ha fatto piacere rivederti. Ora si è fatto tardi. Sarà meglio andare a dormire. Buonanotte, Hermione.” L’uomo uscì dalla cucina ed Hermione rimase imbambolata per alcuni minuti a fissare la porta chiusa di fronte a lei.
Forse aveva visto male. Possibile che Sirius le avesse fatto davvero l’occhiolino? La stanchezza probabilmente le aveva giocato un brutto tiro e poi, perché mai era arrossita?  Era ovvio che fosse cresciuta! Erano passati due anni da quando aveva conosciuto Sirius e lui aveva fatto una semplice constatazione. Ma quel 'Mi ha fatto piacere rivederti', le era parso strano.
Era troppo confidenziale. Oppure si era trattato di semplice cortesia?

'Due anni fa eri ancora una ragazzina ma ora sei cresciuta.'
D’accordo ma, mentre lei era cresciuta, lui non era affatto cambiato. O meglio, era ritornato ad essere quello che probabilmente era sempre stato: un mago affascinante e dai modi naturalmente aristocratici. Hermione avvampò. In un attimo decise che era tempo di darci un taglio: un buon sonno l’avrebbe di certo fatta rinsavire e avrebbe scacciato tutti quegli sciocchi pensieri.

 

***

 

I giorni seguenti furono duri come Sirius aveva preannunciato. Molly aveva organizzato due  squadre di lavoro: da una parte i gemelli e Ron guidati e sorvegliati da lei stessa, dall’altra le ragazze, alle quali si era aggiunto un Sirius piuttosto volenteroso, in vena di compagnia e decisamente, stranamente loquace.
“Allora ragazze, raccontatemi un po’ che succede a Hogwarts. Sono curioso. C’è ancora quella lagna di Mirtilla Malcontenta? E Pix? Come sta il buon vecchio Pix? Era un preziosissimo alleato quando io e Malandrini eravamo a scuola.”
Ginny riemerse da dietro un pesante e polveroso tendone per rispondere a Sirius. “Sì, Mirtilla c’è ancora. E vive sempre nel bagno delle ragazze.” Ginny rabbrividì un istante ricordando gli episodi di cui quel bagno era stato protagonista. Hermione, occupata dall’altra parte della stanza a ripulire un enorme armadio, colse la titubanza nella voce dell’amica e le venne in aiuto spostando l’attenzione su Pix. “Anche Pix c’è ancora ed è un vero incubo quando lo incontri che sei in ritardo. Senza contare che è sempre molesto con i ragazzini del primo anno. È terribile! Un vero demonio!”
Sirius scoppiò a ridere. “Stai facendo pratica per diventare Prefetto, Hermione? Mi pare che Pix non ti stia propriamente simpatico.”
“È davvero indiavolato, un combina guai di prima categoria.”
“Ah, Hermione! Non sai cos’eravamo in grado di combinare noi Malandrini. Sicuramente ti avremmo dato del filo da torcere!”
“Immagino.” Borbottò Hermione a metà tra lo scettico e il risentito e si rituffò nella pulizia dell’armadio.
“E il Ballo del Ceppo com’è stato? Avrei partecipato volentieri al Torneo Tre Maghi se si fosse svolto ai miei tempi.” Sirius sembrava non avere alcuna voglia di rimettersi a lavorare. Si era infatti messo comodo sul logoro divano che era stato spostato in mezzo alla stanza per consentire meglio le pulizie di tendaggi e mobilio.
“Oh, è stato davvero molto bello!” Ginny si buttò entusiasta nella descrizione degli addobbi di Natale preparati per l’evento dell’anno prima.
“Sembra davvero esilarante. Quindi devo dedurre che tu sia andata, non è così?”
Ginny arrossì lievemente. “Sì. Non avrei potuto data l’età, ma sono stata invitata da Neville Paciock e così ci sono andata. È stato davvero divertente!”
“Paciock hai detto? Il figlio di Frank e Alice?” Sirius divenne improvvisamente serio.
“Immagino di sì. Non so come si chiamino i suoi genitori. So solo che vive con sua nonna. Tu, Hermione?”
Hermione aveva interrotto il proprio lavoro per avvicinarsi ai suoi compagni, ora che anche Ginny si era concessa una pausa sedendosi sul tappeto ai piedi del divano.
“Sì, so che si chiamano Alice e Frank Paciock ma Neville non ne parla mai.”
“Capisco.” Sirius troncò quella conversazione prima che prendesse una brutta piega. A quanto sembrava le due ragazze non erano a conoscenza del destino che aveva sconvolto la serenità della famiglia Paciock e, di certo, non sarebbe stato lui a rivelarglielo.
“E tu con chi sei andata al Ballo, Hermione?” Un sorriso sornione spuntò sul volto di Sirius. Hermione arrossì vistosamente e abbassò il capo. Ginny ridacchiò. “Dai Hermione, diglielo. Che ti importa!”
“Conviktorkrum.”
“Come?”
“Con Viktor Krum.” Ripeté, questa volta in modo chiaro.
Sirius emise un fischio d’ammirazione. “Hermione, non pensavo ti piacesse così tanto il Quidditch. O meglio, i suoi giocatori.” E scoppiò a ridere seguito a ruota da Ginny.
“Ma che cosa c’è di male? Mi ha invitata e ci sono andata. Tutto qui.”
“E il famoso cercatore bulgaro bacia bene?” Sirius aveva molte doti ma, sicuramente, tra queste non c’era la discrezione.
“Sirius!” Hermione divenne ancora più rossa mentre Ginny si rotolava sul tappeto per le troppe risate.
“Che c’è? Cos’ho detto di male? D’altra parte si sa che se un ragazzo invita una ragazza ad un ballo è perché è interessato a lei e alla fine c’è sempre di mezzo un  bacio. Almeno ai miei tempi era così.”
“È ancora così, fidati, Sirius.”
“Ginny, non dargli corda!” Hermione era scandalizzata ma Ginny fece spallucce. Sirius ormai era così curioso di sapere com’era andata a finire con il famoso cercatore che non staccava gli occhi da Hermione.
“Oh, per Merlino! Viktor e io ci siamo baciati. È stato un semplice bacio. Tutto qui.”
Sirius ridacchiò. “Be’, allora, se si è trattato solo di un semplice bacio si può concludere che baci esattamente come molti altri.” Buttò lì con estrema nonchalance.
“Questo non lo so. Non ho paragoni.” Hermione, nel momento stesso in cui quelle parole le uscirono di bocca, si morse la lingua. Cosa le era venuto in mente di fare una confessione del genere di fronte a Sirius? Insomma, lui era un uomo adulto mentre lei solo una ragazzina. Lui non era il suo confidente, dannazione!
Ginny doveva essersi accorta della gaffe dell’amica perché la guardò sbalordita.
“E così era il tuo primo bacio.” Constatò Sirius, divertito dalla piega che aveva preso la conversazione.
“Ragazze! È pronto in tavola!” La voce tonante di Molly li raggiunse, salvando così Hermione da quella difficile situazione. Senza dire altro, Ginny, Hermione e Sirius si affrettarono a scendere in cucina. Sul volto di Sirius comparve un sorrisetto malizioso quando, con la coda dell’occhio, intercettò uno sguardo furtivo di Hermione che lo guardò impaurita. La ragazza aveva decisamente parlato troppo.

 

***

 

Quello stesso pomeriggio Molly concesse ai ragazzi una mezza giornata di riposo. I gemelli colsero al volo l’inaspettata fortuna e svanirono nella loro camera dove sicuramente stavano tramando qualcosa di poco raccomandabile. Ron propose a Sirius di fare una partita agli scacchi magici, consapevole che avrebbe sicuramente avuto la meglio sul Malandrino mentre Ginny e Hermione optarono per una tranquilla chiacchierata tra amiche.
“Hermione, ma mi stai ascoltando o cosa?” Ginny, seduta sul proprio letto a gambe incrociate, parlava da circa 20 minuti di Harry mentre Hermione leggeva un tomo facoltativo seduta alla scrivania.
“Sì, Ginny. Mi hai detto che sei preoccupata per Harry. Anche noi siamo preoccupati per lui. Ho parlato con Ron l’altro giorno e, una volta tanto, è d’accordo con me. Quando Harry verrà qui a Grimmauld Place non sarà affatto felice di essere stato ignorato per tutta l’estate.”
“Esatto. Spero solo che Silente abbia la decenza di informarlo.”
Hermione non aggiunse nulla a riguardo: sapeva perfettamente che, qualunque cosa avesse in mente il preside, di certo non avrebbe informato Harry tanto in fretta.
“Hermione, posso chiederti una cosa?”
Hermione alzò lo sguardo dal libro, colpita dal tono curiosamente malizioso di Ginny. Era chiaro che volesse cambiare argomento.
“Certo, dimmi.”
“Che cosa ne pensi di Sirius?” sparò a bruciapelo.
“C-come, scusa?”
“Cosa ne pensi di Sirius?”
“Cosa intendi, Ginny?” Hermione pareva sconvolta da una simile domanda.
“Proprio stamattina, quando stavamo parlando del Ballo del Ceppo mi sono ritrovata ad immaginarlo come un ragazzo ai tempi di Hogwarts. E be’, diciamo che era un bel sogno ad occhi aperti. Secondo me era decisamente carino. Tu che dici?”
Hermione rimase per un attimo zitta e poi scoppiò a ridere.
Quella risata cristallina uscì lentamente dalla porta socchiusa della camera e si infranse sul pianerottolo. Sirius – che stava passando casualmente fuori dalla porta delle ragazze dopo essere stato battuto per ben 3 volte in maniera alquanto indecorosa da Ron – si sentì stranamente attratto da quello scoppio di ilarità così giovanile e, pur sapendo che non era buona educazione, si fermò ad ascoltare. A ridere era stata Hermione.
“Ginny, ma che stai dicendo? Che pensieri fai? Fino a cinque minuti fa parlavi di Harry e poi mi dici che stamattina hai fantasticato su Sirius? Sei incorreggibile!”
Sirius, sentendosi nominare, si sentì giustificato a fermarsi ad ascoltare.
“Ma che problemi ci sono?! Stavo solo pensando. Anche il padre di Harry probabilmente era un bel ragazzo, proprio come lui. Hai sentito tu stessa Remus raccontare di quanto Sirius e James fossero popolari a scuola. E dubito fosse solo per i loro voti.” Ginny ridacchiò.
“Dai, Ginny. Ho capito il concetto.” Hermione le sorrise cercando di chiudere l’argomento. Quando ci si metteva, alle volte, Ginny riusciva ad essere davvero un’adolescente in piena tempesta ormonale.
“E allora cosa mi rispondi?”
“Cosa ti rispondo?”
“Sì, alla mia domanda su Sirius. Cosa ne pensi di lui?”
Hermione capì che l’amica non si sarebbe arresa finché non avesse ottenuto una risposta. Chiuse il libro e si concentrò sullo sguardo malizioso e curioso di Ginny.
“Non saprei, in realtà. È un uomo adulto!”
“Oh, andiamo, Hermione! Hai avuto una cotta per Gilderoy Allock tempo fa eppure anche lui era un uomo adulto.”
Hermione arrossì. Si ricordava perfettamente la cotta per Allock ma, d’altra parte, era solo una ragazzina all’epoca.  “D’accordo, Ginny. Ti dirò cosa ne penso di Sirius così la smettiamo con questi discorsi così assurdi. Allora, penso che sia un bell’uomo.”
Ginny arcuò le sopracciglia. “Tutto qui?”
Hermione fece un bel respiro. “Ok, ok. Diciamo che è decisamente un bell’uomo. È affascinante! Quando l’ho visto per la prima volta, credendolo un pazzo furioso, ho avuto paura di lui, soprattutto dei suoi occhi, così profondi e distanti ma ora, mi è capitato di guardarlo e ho notato che ha degli occhi così, così…” era strano per Hermione non trovare le parole adatte a descrivere qualcosa eppure non sapeva definire come fossero per lei gli occhi di Sirius.
Ginny, per contro, spalancò i suoi di occhi e rimase a bocca aperta prima di scoppiare a ridere.
Nel frattempo Sirius, rimasto fino a quel momento fuori dalla porta, sembrava pietrificato. Cioè quelle due ragazzine stavano parlando di lui e di cosa per giunta? Della sua bellezza? Era roba da non credere! Sapeva di aver sempre avuto dei tratti particolarmente attraenti ma pensava che dopo dodici anni di galera, nessuno li avrebbe più notati o che fossero sfioriti o addirittura scomparsi. E invece eccoli lì, ricomparire nelle parole di una quasi sedicenne Hermione e di una quasi  quattordicenne Ginny.
“Smettila di ridere, Ginny. Che hai?” La voce di Hermione sovrastò la risata e ricatturò l’attenzione di Sirius.
Ginny ci mise un momento prima di riuscire a riprendere fiato, dopodiché parlò. “Hermione, perché non me l’avevi ancora detto? Insomma, sono la tua migliore amica! Queste cose dovrei saperle subito!”
“Ma queste cose cosa, esattamente? Che stai dicendo?”
“Mia cara Hermione, benvenuta nel mondo degli amori impossibili!” E scoppiò nuovamente a ridere di gran gusto.
Fu Hermione questa volta a strabuzzare gli occhi. Lei benvenuta nel mondo degli amori impossibili? Ginny doveva aver bevuto qualcosa di strano a pranzo. Era completamente ammattita! Lei non era in nessun mondo e tanto meno in quello così assurdo che Ginny chiamava mondo degli amori impossibili. Mica era innamorata di Sirius solo perché aveva detto di trovarlo affascinante!
“Io non sono innamorata di Sirius, Ginny! Sei forse impazzita?”
“Oh, certo che no!” la canzonò.
“Ma è vero! È una cosa ridicola! Insomma, ha più del doppio dei miei anni!”
“E allora, che problemi ci sono?” chiese come se fosse la cosa più naturale del mondo mentre Hermione strabuzzava gli occhi. “Forse non ne sarai ancora innamorata, Hermione, ma hai decisamente una cotta per lui! Oh, niente a che vedere con quella per Allock – che, se proprio vogliamo essere pignoli, aveva anche lui più del doppio dei tuoi anni – e nemmeno con quella che pensavo avessi l’anno scorso per mio fratello Ron. Questa è decisamente molto più preoccupante!”
Hermione non fece in tempo a replicare che un frastuono seguito da una serie di sguaiate e maleducate imprecazioni rimbombò in tutta la casa.
Le ragazze, allarmate, uscirono immediatamente dalla stanza appena in tempo per scorgere Sirius che già si precipitava giù dalle scale urlando loro di stare tranquille e che tutto si sarebbe sistemato presto.
Nell’ingresso regnava il caos più completo. Tonks aveva rovesciato un pesante portaombrelli a forma di zampa di Troll e il rumore aveva svegliato il ritratto della madre di Sirius che ora strepitava e urlava improperi a tutti coloro che si accalcavano attorno a lei cercando di richiudere le cortine che prima la tenevano nascosta.
“Dannata vecchia! Stai zitta, STAI ZITTA!” E con uno strattone più forte degli altri Sirius riuscì a chiudere le tende non prima però di sentire la maledizione di sua madre. “Tu sarai dannato e dannato per sempre!”
Sirius non poteva immaginare quanto quell’imprecazione si sarebbe ben presto dimostrata veritiera.

 

***

 

Dopo quel giorno di confidenze tra ragazze, Hermione aveva tacitamente, ma molto chiaramente, fatto capire a Ginny che non voleva più parlarne. Dal canto suo, Sirius era di tutt’altro avviso: quello scambio di confidenze gli aveva dato da pensare e aveva acceso un certo curioso e malandrino interesse nei confronti di Hermione. Studiare il comportamento della ragazza sarebbe stata una piacevole distrazione, dopotutto.
I giorni che seguirono il tafferuglio avvenuto con la signora Black, Hermione e Sirius presero a comportarsi in maniera nettamente opposta. Mentre Hermione si era chiusa in sé stessa cercando di convincersi che, l’aver visto Sirius allontanarsi dalla loro stanza, non significava necessariamente che avesse sentito tutte le malsane confidenze che aveva fatto a Ginny, d'altro canto Sirius, da buon Malandrino qual era stato e qual era, aveva incominciato invece a perseguitare Hermione con ogni sorta di stratagemma gli passasse per la testa, e la mente di Sirius era 
tanto geniale che ogni scusa era buona per avvicinarla, stuzzicarla, provocarla e farle tingere di rosso le guance.
Hermione, sottoposta alla costante e maliziosa ma al contempo studiata e discreta presenza del Malandrino, non finiva mai di chiedersi se avesse sentito tutte quelle sciocche rivelazioni che aveva fatto all’amica. Di questo passo avrebbe finito per impazzire.

La situazione arrivò ad una svolta decisiva il giorno seguente il compleanno di Ginny. La sera prima, Molly aveva organizzato una piccola festicciola per la sua unica figlia femmina alla quale erano stati invitati anche alcuni membri dell’Ordine. La serata si era svolta nel migliore dei modi: i gemelli avevano fatto esplodere alcuni fuochi d’artificio con la vivace scritta BUON COMPLEANNO, PICCOLA PESTE! che fece sorridere un po’ tutti e attrasse i sinceri complimenti di Tonks e di Sirius; la torta preparata da Molly si dimostrò eccezionale come le decorazioni predisposte da Hermione che furono dichiarate addirittura lodevoli da Remus. La festa si concluse tardi e il risultato fu che, il mattino seguente alle 10, casa Black era ancora immersa in un surreale silenzio che pareva spettrale.
Hermione si rigirò pigramente nel letto e aprì gli occhi un po’ confusa. Uno sguardo alla sveglia sul comodino la destò completamente: le 10! Buttò l’occhio verso il letto di Ginny e vide che l’amica dormiva ancora. Rimase in ascolto, supina, e si rese conto che nessun rumore disturbava la quiete del Quartier Generale nonostante fosse ormai mattina inoltrata. Forse la signora Weasley aveva deciso di lasciar dormire un po’ tutti. Comunque ormai era sveglia per cui decise che ne avrebbe approfittato per farsi una doccia. Senza far rumore uscì piano dalla stanza con un cambio di biancheria e un asciugamano e si diresse verso il bagno. Aveva già la mano appoggiata sulla maniglia della porta quando qualcuno, da dentro, anticipò la sua mossa.
Hermione si ritrasse improvvisamente come se si fosse scottata. Di fronte a lei, all’uscita dal bagno, c’era Sirius il quale, da quanto si poteva notare dal suo abbigliamento – un semplice asciugamano siglato avvolto in vita –, aveva avuto la sua stessa idea. Il primo istinto di Hermione fu quello di abbassare gli occhi, più che imbarazzata ma, dopo un secondo, si ritrovò a far vagare lo sguardo in ogni direzione possibile purché non incrociasse nulla della persona di Sirius.
“Ehm, scu-scusa Sirius. Io-io… avrei dovuto bussare. Scusa, non so cosa mi sia preso.”
Hermione, sempre cercando di evitare lo sguardo ridente dell’uomo, cercava in ogni modo di giustificarsi. Come aveva potuto dimenticarsi che in quella casa era sempre opportuno bussare prima di entrare in una qualunque stanza?
“Tranquilla, Hermione. Come puoi vedere ho finito. Il bagno è tutto per te.” Sirius allargò semplicemente le braccia, mettendosi di lato sulla porta per lasciarla passare.
“O-ok. Allora entro.” Hermione cercò di sgattaiolare il più in fretta possibile nel bagno ma venne richiamata.
“Mi sa che questa è roba tua.” Il tono divertito del Malandrino la fece insospettire e quando si girò notò con orrore che Sirius le faceva penzolare davanti agli occhi delle mutandine color acqua marina.
L’imbarazzo di Hermione raggiunse livelli da record. Strappò di mano a Sirius la propria biancheria e cercò di chiudersi in tutta fretta la porta alle spalle ma anche questa volta fu bloccata: un braccio del Malandrino le impediva il passaggio. 
“S-Sirius, che-che succede?”
Sirius si era chinato appena in avanti tanto quanto bastava per fissarla, dritta negli occhi.
“Nulla, mi stavo solo chiedendo…” I lunghi capelli neri ancora gocciolanti dell’uomo sfiorarono le guance in fiamme di Hermione che si ritrovò a scorgere il proprio riflesso terrorizzato in quelle profonde e ridenti iridi grigie. 
Hermione non seppe mai cosa si stesse chiedendo in quel momento Sirius perché, riacquistato quel tanto di sangue freddo che bastava per riprendersi dalla surreale situazione, gli pestò un piede e sgusciò sotto il suo braccio teso chiudendosi furiosamente in bagno.
Sirius per poco non perse l’equilibrio e riuscì a stento a trattenere un’imprecazione che avrebbe di certo svegliato l’intera casa. Dolorante, si appoggiò al corrimano del pianerottolo e si massaggiò il piede colpito. Stupito da quanto accaduto, rimase per un attimo immobile a fissare il legno scuro della porta del bagno. Cos’aveva appena tentato di fare? In quel momento pareva non essersi reso nemmeno conto delle proprie azioni. Possibile che il suo istinto di uomo, al solo vedere un indumento femminile così intimo l’avesse spinto a cercare di baciare quella ragazzina? E sì, perché tentare di baciare Hermione era stato proprio quello che aveva cercato di fare. Tutto quello scherzare dei giorni precedenti e le parole di lei che lo definivano come un uomo affascinante, gli tornarono in mente e si sentì come se fosse stato improvvisamente Schiantato.  
Frastornato e poco lucido, sentì che, a poco a poco, tutti gli abitanti della casa si stavano svegliando. Silenziosamente e in tutta fretta, si diresse in camera sua.

 

Hermione rimase immobile appoggiata alla porta, ormai chiusa, del bagno. Lei, a differenza di Sirius, aveva subito capito le sue intenzioni. Sirius, se lei non l’avesse fermato, l’avrebbe baciata e chissà poi cosa sarebbe potuto accadere. Aprì di scatto il rubinetto e un violento scroscio d’acqua bollente si riversò nella vasca che a poco a poco incominciò a riempirsi. Hermione, come in trance, si liberò dei vestiti e si immerse nell’acqua cristallina, lasciandosi cullare dolcemente. Sirius la stava per baciare, quell’uomo così oscuro e affascinante stava per baciare proprio lei e l’avrebbe fatto se solo lei non l’avesse fermato! Nascose la testa sott’acqua come se questo l’avesse potuta aiutare a non pensare, ma nemmeno l’acqua bollente servì a farle schiarire le idee.
'Forse non ne sarai ancora innamorata, Hermione, ma hai decisamente una cotta per lui!' Le parole di Ginny ritornarono a rimbombarle prepotentemente nella testa.
Tornò a galla, cercando di respirare con regolarità. I capelli cespugliosi ormai afflosciati e appesantiti dall’acqua le coprivano a tratti il volto. Una scintilla di consapevolezza le attraversò lo sguardo. Lei, Hermione Granger, aveva una cotta, o qualcosa del genere, per Sirius Black.

 

***

 

I giorni seguenti l’incontro ravvicinato del bagno, Hermione divenne più taciturna che mai. Ginny non riuscì a cavarle una sola parola di bocca mentre Molly cominciava a pensare che quella reclusione forzata stesse mettendo a dura prova persino i nervi saldi di Hermione. La ragazza però non era l’unica persona della casa a manifestare un comportamento bizzarro. Sirius divenne parecchio scontroso con tutti e cominciò a passare più tempo isolato e a parlare molto meno. Senza contare il fatto che evitava Hermione come se fosse affetta da qualche rara malattia. Di questo però, solo la ragazza era consapevole, con la conseguenza che si sentiva a pezzi e più lui si allontanava, più lei desiderava stranamente stargli vicino.
Nel frattempo anche altri pensieri gravavano sugli abitanti del numero 12 di Grimmauld Place. L’arrivo di Harry si faceva ancora attendere e Sirius, in cuor suo, aveva cominciato a temere che Silente volesse tenerlo lontano da lui. Le maldicenze sulla Gazzetta del Profeta si moltiplicavano di giorno in giorno e il lavoro segreto svolto dall’Ordine proseguiva a rilento. E Sirius non faceva nulla, non poteva fare assolutamente nulla.
Quando il Malandrino, a corto di possibili distrazioni di ogni genere, sembrava ormai sull’orlo di un baratro senza possibilità di ritorno a causa di ragioni sconosciute a quasi tutti, accadde una cosa destinata a scuotere gli equilibri di due pianeti che, fino a quel momento, avevano vissuto l’uno nell’orbita dell’altro senza nemmeno accorgersene. 
Il pianeta maschile e quello femminile si stavano avvicinando.

La notizia che Harry fosse stato attaccato dai Dissennatori, rimbombò per tutto il Quartier Generale. Subito, l’intero Ordine si mise in moto. Sirius, nonostante la notizia non fosse affatto rassicurante, si animò di nuovo convinto che, prestissimo, Harry sarebbe finalmente arrivato e tutte le sue recenti e malsane preoccupazioni non avrebbero più avuto modo di esistere.
E fu così, che la sera prima del previsto arrivo di Harry al Quartier Generale, Sirius, inquieto nell’attesa di rivedere il suo figlioccio, senza nemmeno rendersene conto, si ritrovò a far tardi  parlando con Hermione e Ron in cucina.

I due pianeti erano adesso più vicini che mai.

“Harry sarà piuttosto abbattuto.”
“Dì pure arrabbiato nero, Hermione. Non abbiamo potuto dirgli nulla per tutta l’estate e ora rischia l’espulsione.”
“Non possono espellerlo.” Sirius e Hermione lo dichiararono all’unisono e si guardarono. Un imbarazzato e incerto sorriso increspò le labbra di Hermione quando Sirius le ammiccò di rimando. Erano giorni che Hermione non lo vedeva più così positivo.
“Mi sono documentata. Il Ministero non può espellerlo. In questo caso la ragione è completamente dalla sua parte.” Spiegò Hermione.
“Be’ speriamo sia davvero così.” Uno sbadiglio di Ron decretò che fosse giunta l’ora di andare a dormire. “Io vado a letto. Scommetto che anche domani mamma non ci risparmierà i lavori di casa. Vieni anche tu, Hermione?”
“Tra un momento. Buonanotte, Ron.”
“Buonanotte.”
Ron sparì dalla cucina mentre Sirius ed Hermione rimasero insieme.
Non erano più restati da soli dal giorno dopo la festa di compleanno di Ginny.
Ma, soprattutto, non avevano più parlato da quell’increscioso evento che aveva visto un’Hermione sconvolta, barricarsi in bagno quando Sirius aveva manifestato un chiaro intento di baciarla.
Hermione ricordò quell’episodio con precisione solo in quel momento, quando incrociò il grigio sguardo misterioso di Sirius che la contraccambiò.
Si era convinta che lui stesse scherzando quel giorno o che avesse avuto un dopo sbornia a dir poco scandaloso. La sua coscienza gliel’aveva suggerito per riuscire a non morire dalla vergogna i giorni seguenti e così aveva costruito, attorno a sé, una muraglia di pseudo certezze.
“Hai degli occhi davvero belli, Hermione. Scommetto che Krum l’aveva notato.”
Quell’uscita così fuori luogo di Sirius mise in allerta Hermione che si ritrasse sulla sedia nonostante non volesse allontanarsi da lui. Guardando il volto del Malandrino, improvvisamente avvertì sulla propria pelle tutta la falsità del castello di auto-convinzioni che aveva edificato a difesa della propria dignità e, in un attimo, non ebbe più dubbi: Sirius era in sé quel giorno!
“E mi stavo chiedendo…”
Quella frase lasciata a metà fece letteralmente rabbrividire Hermione. Era la stessa che le aveva rivolto l’ultima volta che…
“come pensi che siano i miei di occhi? Ti piacciono?” concluse.
Le speranze di Hermione crollarono all’istante di fronte a quella frase così semplice.
“Io, io… non saprei. Perché me lo chiedi?” La miglior difesa era, da sempre, l’attacco. Non poteva mostrarsi debole.
“Perché mi importa della tua opinione.”
Sirius avvicinò il viso ancor più a quello di Hermione che era paralizzata come se il Basilisco l’avesse pietrificata di nuovo.
“E vorrei anche sapere se è vero che hai una cotta per me come ha insinuato Ginny tempo fa. Dopotutto mi pare tu le abbia detto di trovarmi affascinante.
Un tono spavaldo e un ammiccamento impertinente seguirono quella richiesta così schietta.

Sirius sapeva perché aveva sentito tutto.
In un istante l’autocontrollo e la dignità di Hermione esplosero. Mai, in tutta la sua vita, era stata tanto imbarazzata e al contempo umiliata. Sirius quel giorno aveva tentato di baciarla perché sapeva delle confidenze che aveva fatto all’amica. Si sentiva scoperta e nuda ed era decisamente una brutta, bruttissima sensazione. Il respiro le si fece più affannoso quando si ritrovò il naso di Sirius così vicino al viso tanto da toccarle il proprio.
Ma questa volta non sarebbe scappata.  

I due pianeti entrarono in collisione.

Le labbra di Sirius si posarono sulle sue ed Hermione non ebbe più il controllo sul proprio corpo. Arsa da un fuoco sconosciuto che le bruciava le membra e le imporporava le gote, trovò il coraggio di rispondere con un impeto che non pensava di possedere. Si sciolse come neve al sole e, involontariamente, gli avvolse le braccia intorno al collo, rilassandosi completamente. Fu la volta di Sirius di irrigidirsi ma, non appena assaporò il gusto dolce delle labbra di Hermione sulle proprie, non ebbe più dubbi. Tutti quei giorni passati a riempirsi la testa di problemi e fissazioni riguardanti la giovinezza della ragazza, gli passarono davanti come una pellicola vecchia. Era stato uno stupido a tergiversare per così tanto tempo, ma l’età di lei gli aveva posto dinnanzi agli occhi quello che avrebbe potuto essere un ostacolo insormontabile, vero e tangibile. Il suo iniziale rifiuto, inoltre, aveva causato una ferita nel suo virile orgoglio di uomo maturo.
Tuttavia, quelle labbra, unite all’ardore che sentiva provenire da ogni singola fibra del corpo di lei, non potevano trarlo in inganno.
La conclusione era una sola: Hermione doveva trovarlo, decisamente, qualcosa di più di un uomo ‘affascinante’! Sapeva di non sbagliarsi.
Dopo un primo momento di puro smarrimento per entrambi, Sirius rallentò il ritmo del bacio finché all’unisono non si staccarono per riprendere fiato.
Sirius non abbassò la guardia nemmeno per un istante. Sapeva che Hermione avrebbe potuto scomparire dalle sue braccia da un momento all’altro e pentirsi di quanto era successo fra di loro e lui, ora che si erano ritrovati, non voleva questo, per cui le afferrò veloce il mento e catturò il suo sguardo dolce e smarrito ad un tempo.
Stava cercando qualcosa di sensato da dire, Hermione. Eppure tutta la sua proverbiale assennatezza sembrava essere stata risucchiata da quel bacio così coinvolgente che l’aveva sconvolta.
“Ssh. Non c’è bisogno di dire nulla.” Sirius le venne in aiuto posandole un bacio delicato sulla fronte. Un gesto così colmo di tenerezza che fece scendere una lacrima ad Hermione.
Il mago se ne accorse. “C’è qualcosa che non va?” C’era forse una nota di panico nella voce suadente del Malandrino?
“Nulla. Sono solo felice.” La semplicità della risposta di Hermione spiazzò ancora una volta Sirius che, a tratti, si stava ora rendendo conto dell’innocenza data dalla giovane età della ragazza che gli stava di fronte. E le sue preoccupazioni stavano all’erta, pronte a riemergere.
Lui, strappandole quel bacio, aveva infranto la sfera di candore in cui, fino a quel momento, Hermione era vissuta e, improvvisamente, si sentì come sporco.
Irresponsabile e colpevole.
Aveva perso la sua personale battaglia: era stato vinto dalla gioventù, ingannato dalla purezza e sarebbe stato per sempre dannato dall’innocenza.

'Ma a che importa l'eternità della dannazione a chi ha provato, in un secondo, l'infinito della gioia?'

Ed ora anche lui era finalmente felice.

***

 

 

18 Giugno 1996,
Ufficio Misteri

 

Parlare di caos era riduttivo. Nessuno di loro ragazzi, si disse Hermione, aveva mai affrontato una situazione tanto drammatica. Era arrivato Silente ma lui, Sirius Black, stava ancora combattendo contro Bellatrix Lastrange.
Hermione teneva d’occhio Harry e Sirius al medesimo tempo. Temeva che il primo facesse qualcosa di stupido mentre tremava al solo pensiero che il secondo l’avrebbe fatto di sicuro, qualcosa di stupido! Ormai lei lo conosceva troppo bene, Sirius Black. Il suo Sirius Black.
E non poteva permettergli di commettere qualche sciocca imprudenza. Sirius era stato troppo tempo inattivo, nell’ombra, ed ora stava combattendo come un leone ferito ma finalmente in libertà.
La voce tonante e sicura di Sirius assunse una sfumatura derisoria mentre duellava impavido contro la terribile cugina. Fu un attimo, Hermione scostò una ciocca pesante di capelli cespugliosi ridotti ad un ammasso di fili sporchi di sangue e polvere e catturò lo sguardo di Sirius. Capì immediatamente che qualcosa non andava: l’uomo, il suo uomo, aveva gli occhi sgranati, persi nel vuoto.
Vide Harry partire a razzo per raggiungere il padrino che, con grazia, cadeva oltre il velo logoro dell’arco in mezzo alla stanza.

 
Nessun grido uscì dalle labbra di Hermione quando capì che non avrebbe più rivisto Sirius; nessuna lacrima sarebbe mai stata versata su una tomba che sarebbe stata naturalmente e schifosamente vuota.
Sirius se n’era andato via da lei tanto in fretta come ci era arrivato.
L’aveva lasciata da sola, abbandonandola in un mondo dove non ci sarebbe più stata alcuna luce per lei. Lui, caparbio e irriverente, malandrino e seduttore, con la propria morte, la costringeva ad indossare, da quel giorno, una maschera di falsa felicità mentre avrebbe dovuto nascondere un dolore che sarebbe stato incomprensibile ai più. La loro storia era stata un qualcosa che si era consumato nell’ombra, come la fiammella di una candela che, lentamente, muore.
Ma fintanto che lei fosse vissuta, il ricordo di Sirius sarebbe rimasto, mentre qualcosa di più grande se n’era già andato via per sempre da lei.

 

 

Un giorno ci rivedremo,
Tua Hermione.

  
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