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Autore: Mistyna    20/01/2016    0 recensioni
Sono passati sette anni dalla morte di Sebastian. Clary e Jace dovrebbero essere felici, sposati, insieme. Ma non lo sono. E non lo saranno mai. Un'ombra oscura incombe sul loro futuro, un'ombra che ha sete di vendetta e sofferenza.
"Morire è semplice. Morire è definitivo. Una volta morti si è in pace. No. La vostra punizione sarà peggiore."
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: 'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Cassandra Clare; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 
 
Nota dell'autrice: Questa fanfiction comincia sette anni dopo la conclusione di Città del Fuoco Celeste, pertanto contiene spoiler e riferimenti per tutti i libri fino a quel punto, comprese Le Origini, Le cronache di Magnus Bane e Le cronache dell'Accademia (tutte e 10).
Siccome ho letto i libri in inglese, questa fanfic è stata scritta originariamente in inglese, quindi se alcuni termini propri dei libri in italiano non sono corretti vi prego di farmelo sapere e li correggerò.
Sto pubblicando la fanfic in inglese su Fanfiction.net con il titolo "Torn Apart" (https://www.fanfiction.net/s/11741620/1/Torn-Apart) e gli aggiornamenti andranno di pari passo. La traduzione non è letterale per cui è probabile che ci siano delle differenze e delle aggiunte nella versione italiana.


"Sono passati sette anni, Jonathan."

La giovane donna era immobile sulla spiaggia del Lago Lyn, i capelli rossi ondeggiavano lentamente nel vento invernale. Indossava un cappotto pesante ma, nonostante la spessa sciarpa bianca, aveva le guance arrossate dal freddo.

"Sette anni dal giorno in cui ti ho incontrato per la prima volta... lo stesso giorno in cui ti ho perso." Clary sospirò guardando il lago, ricordando quel momento: quegli occhi verdi, finalmente liberi dal male, il modo in cui l'avevano guardata. E il modo in cui si erano chiusi per sempre.

"Mi spiace di essere venuta da sola quest'anno, so che in genere Jace è qui con me ma... " Si fermò guardando altrove, le mani serrate a pugno. Gli alberi erano spogli e carichi di neve, il silenzio così imponente che sembrava di essere in un'altra dimensione. Una morta. Quando Clary si girò di nuovo verso le acque del lago, aveva gli occhi pieni di lacrime. "Ricordi l'ultima volta che siamo venuti? Era tutto perfetto. A Will non era piaciuta molto la neve, ma volevo che lo conoscessi."

Clary si accucciò e raccolse un po' di neve con la mano guantata, lasciando che prendesse la forma delle sue dita. Poi la buttò via di scatto.

"Sono cambiate molte cose, Jonathan. Troppe cose. La mia vita è molto diversa ora." La sua voce era amara. "Non credo che Jace tornerà a trovarti. Non so nemmeno se io ritornerò. Perché vedi, è tutta colpa tua. Anche se sei morto da sette anni, la tua ombra incombe ancora su di noi e rovina la nostra vita. Anche ora riesce a distruggere tutto ciò a cui tengo."

Gli occhi verdi ricacciarono indietro le lacrime mentre lei guardava il lago con un'espressione disgustata. "Sai, per tutti questi anni, quando venivo qui a parlare con te, ho sempre sperato che la parte di te che era Jonathan, la parte a cui non era mai stato permesso di vivere, fosse in salvo in Paradiso. Lo spero ancora. Ma adesso tutto quello a cui riesco a pensare è Sebastian, il mostro che era, l'essere immondo che non voleva altro che vedere il mondo bruciare fino all'ultimo. E spero con tutto il mio cuore che Sebastian sia ora a marcire nella parte più profonda dell'Inferno. Che non possa mai trovare pace. Voglio che soffra per sempre, come sto soffrendo io. Come soffrirò per il resto della mia vita. Ti odio Sebastian. Che la tua anima sia dannata per l'eternità."

Clary si girò e cominciò a camminare senza mai guardarsi indietro. Se l'avesse fatto, sapeva che si sarebbe accasciata al suolo, piangendo come una bambina.

***

Quella mattina faceva freddo all'Istituto, ma Clary se ne accorse appena mentre si allenava. Sette anni di caccia ai demoni continua avevano fatto meraviglie per il suo fisico, donandole quell'agilità e fluida grazia per cui avrebbe ucciso a sedici anni. La spada, ormai un'estensione del suo braccio, saettava avanti e indietro alla velocità della luce, bloccando ogni tentativo di Simon di colpirla e contrattaccando. Riconobbe il momento in cui l'allenamento divenne serio dallo sguardo irritato del suo parabatai. Simon odiava perdere e a Clary piaceva allenarsi con lui proprio per quel motivo: gli altri prendevano l'allenamento seriamente ma erano sempre sufficientemente attenti a non farsi male, mentre Simon si gettava nella mischia come se fosse reale, con un vero demone davanti a lui. D'altra parte c'era un motivo se si allenavano sempre in tenuta da combattimento.

Forse Jace lo ha influenzato un po' troppo, pensò lei con un sorriso divertito, combattono con lo stesso spirito.

Clary si immobilizzò per un attimo ma si riprese in tempo per parare l'ultimo colpo di Simon. Sei un'idiota, Clary. Smettila di pensare a Jace, è il motivo per cui ti alleni così duramente.

"Non distrarti, sciocchina." Simon sorrise dietro la sua spada. "La prossima volta non intendo rallentare per non colpirti."

"Come se potessi!" Rispose lei sogghignando. "Continua a sognare, Amorino."

Simon si lanciò di nuovo in avanti e lei lo evitò ridacchiando, ma poi fu il turno di Simon di ridere quando le fece lo sgambetto abbassandosi improvvisamente, facendole perdere l'equilibrio e cadere lunga distesa per terra. Puntando la spada alla sua gola, sorrise sornione. "Dicevi, Fray?"

Lei sbuffò, accettando la sconfitta e sollevandosi a sedere. "Consideralo il regalo del giorno. E il mio cognome è Fairchild da anni, Simon."

"Sarai sempre Fray per me. E' il tuo nome e basta." Le fece l'occhiolino prima di sedersi accanto a lei, ansimando pesantemente. "E parlando di cognomi, la smetti di storpiare il mio? Le tue battute sul fatto che mi chiamo Lovelace fanno pena, Clary. Amorino? Sul serio? Non sono un angioletto dipinto."

Clary gli diede una manata sulla spalla ridendo. "Oh smettila, quell'aria indignata non ti si addice. E lo sai che adori quel nome, mio caro Lord Montgomery."

"Oh, Dio!" Simon strillò, arrossendo violentemente. "Non te lo dimenticherai mai, vero?"

"E come faccio? I miei poveri occhi innocenti..."

"E' colpa tua per non aver bussato alla porta quella volta. Non era previsto che mi vedessi con Isabelle in quel modo!"

Clary rise di nuovo e pensò per un attimo a quanto lei e Simon erano cambiati nel corso degli anni. Erano più forti naturalmente, ma i cambiamenti maggiori non erano fisici. Prima di essere risucchiati nel Mondo Invisibile, Simon non sarebbe mai riuscito a scherzare dopo essere stato sorpreso in posizioni così compromettenti con la sua ragazza. E probabilmente non avrebbe mai nemmeno pensato di poter avere una vera ragazza, qualcuno che lo capisse come Isabelle, qualcuno con cui condividere tutto. Avere a che fare con gli Shadowhunter, essere diventato prima un vampiro e poi un Cacciatore lui stesso lo aveva cambiato profondamente, facendo piazza pulita di tutte le sue insicurezze. Il ritorno di tutti i suoi ricordi il giorno dell'Ascensione aveva certamente contribuito e anche se la morte di George Lovelace era una ferita che probabilmente non avrebbe mai smesso di sanguinare, lo aveva modellato, gli aveva dato una nuova identità. Non era più un ragazzino, Clary lo sapeva. Era un uomo sicuro di sè, un coraggioso guerriero e il suo parabatai. E lei avrebbe sempre ringraziato il cielo per quello, perchè Simon era, come sempre, la sua roccia.

E Clary? Da ragazzina senza niente di speciale con la passione per il disegno, a parte fondamentale prima della Guerra Mortale e poi della Guerra Oscura. Che cambiamento. E ora era un membro del Consiglio, scelta dal Conclave di New York per rappresentarlo. Doveva ringraziare il suo talento con le rune, naturalmente: non contava nemmeno più le volte in cui, durante le sedute del Consiglio, le era apparsa in mente una runa per risolvere la disputa di cui stavano parlando. La vita era più semplice per gli Shadowhunter adesso e quasi quasi ci si aspettava che Clary inventasse una nuova runa ogni volta che c'era un problema. Inoltre stavano catalogando le nuove rune in un libro, in modo da poterle insegnare con più facilità: si, la vita era decisamente più facile per un Nephilim, ora. Forse fin troppo facile.

"Oggi eri distratta, Clary." La voce di Simon la riportò al presente. "Va tutto bene?"

Bene? No, non c'era niente che andasse bene. Niente sarebbe mai più andato bene.

Clary chiuse gli occhi, desiderando con tutto il cuore di poter parlare con Simon, di potergli dire tutto, ma sapeva che non avrebbe mai potuto. Prima che potesse rispondergli, la porta della palestra si aprì e le parole le si strozzarono in gola quando Jace entrò. Non era cambiato molto, era sempre bellissimo, forse addirittura più di prima ora che era più un uomo che un ragazzo. Emanava un'aura inconfondibile, una sensazione di potenza, di sicurezza e di forza, ma i suoi occhi erano vuoti e circondati da ombre scure che raccontavano di innumerevoli notti insonni a rigirarsi nel letto. Gli stessi occhi di Clary.

Simon guardò con ansia la sua parabatai ma lei era già scattata in piedi e guardava ovunque tranne che verso l'uomo biondo che si stava avvicinando lentamente.

"Ci vediamo domani, Si." Disse, la voce estremamente controllata. "Devo andare a Idris questo pomeriggio, per una seduta del Consiglio. Sarò di ritorno questa sera."

Simon annuì e lei si incamminò verso la porta, deglutendo e tenendo lo sguardo fisso a terra.

"Jace." Lo salutò freddamente, oltrepassandolo senza sollevare gli occhi.

"Clary." Lui rispose allo stesso modo, lo sguardo fisso sulla parte opposta della stanza.

Raggiungendo la porta, Clary lo sentì apostrofare Simon con voce metallica: "In piedi, Lovelace. E' ora di allenarsi."

Chiuse la porta sul sospiro rassegnato di Simon e corse via.

  
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