Castiel aprì gli occhi di colpo, mise una mano sulla spalla di Dean.
- Fermati!- gli urlò, poco prima che un fascio di luce accecante investisse la strada davanti a loro, qualcosa cadde dalla luce ed andò ad impattare col suolo.
- Che cazzo è successo?- disse Dean.
- Stai bene?- le chiese Sam chinandosi su di lei.
- Ma che ….CAZZO!- disse Cora, indietreggiando velocemente e guardandoli come se avesse visto un fantasma.
- Non può essere vero, che cazzo è successo?- iniziò a farfugliare dopo essersi rimessa in piedi da sola.
- È pazza- concluse Dean guardando il fratello.
- Parliamo un istante- disse ai due fratelli, entrare nella mente di quella ragazza non era stato affatto complicato, le sue difese erano a pezzi, era inerme davanti ad una realtà che non le apparteneva e che non riconosceva, spiegò ai Sam e Dean quello che aveva letto nei suoi pensieri, dopo essersi allontanato da lei con loro.
- Fammi capire, Alice qui è caduta nella tana del coniglio senza sapere come?- disse Dean inarcando un sopracciglio.
- In parole povere, si!- rispose Castiel.
- Come la possiamo aiutare? Voglio dire, non possiamo certo abbandonarla a sé stessa adesso no?- disse Sam.
- State scherzando? Noi cacciamo demoni, mostri che se la mangeranno a colazione, non ci serve una palla al piede- sbottò Dean.
- Non la lasceremo qui Dean, quella ragazza ha una vita a cui tornare, dobbiamo almeno tentare- tagliò corto Castiel voltandosi per tornare da lei.
- Che ore sono?- chiese con un filo di voce e nessuno la sentì.
- CHE ORE SONO?- urlò subito dopo.
- Sono le tre del pomeriggio Cora- le rispose Castiel.
- Le tre, ci sono delle ore di scarto allora tra la mia realtà e questa, devo provare a chiamare mio fratello, doveva partire per un viaggio- disse lei.
- Prendi un sorso d’acqua prima- le disse Castiel, mentre la faceva alzare da terra.
- Ciao stronzetto! Ero sotto la doccia, come stai?- disse allontanandosi e cercando di mantenere la conversazione il più normale possibile, non voleva assolutamente trascinarlo in quel casino, lo salutò come sempre, senza tradirsi neanche un attimo e poi riattaccò.
- A quanto pare i cellulari possono comunicare attraverso diverse unità spazio-tempo- disse guardandoli.
- È un inizio- le disse Sam sorridendo.
- Bene, se deve venire con noi, che venga ma noi dobbiamo muoverci, abbiamo un caso che ci aspetta e se tu sei chi dici di essere, non hai bisogno di spiegazioni su chi siamo e cosa facciamo per vivere- disse Dean senza troppi complimenti.
- Certo, io sono Cora comunque- rispose lei.
- Si, si incantato, salite in auto- disse Dean.
Dean guidò senza sosta, per arrivare a destinazione, e durante il viaggio, Castiel e Sam fecero del loro meglio per conoscere, quella che suo malgrado era diventata la loro nuova compagna d’avventure.
Dean fermò la macchina davanti ad un motel anonimo e si voltò a guardare Cora che dormiva appoggiata alla spalla di Castiel.
- Sveglia Alice nel paese delle Meraviglie, siamo arrivati e immagino ci toccherà prendere un letto in più- disse Dean al fratello.
- Dean! Cerca di essere carino ok? Non è certo colpa sua, tutto questo casino- disse Sam guardandolo.
- Lo so, è solo che non ci voleva, insomma non abbiamo già abbastanza stronzate a cui pensare?- domandò al fratello senza aspettare risposta.
Cora entrò e si guardò attorno, era un posto tutto sommato accettabile, aveva visto ostelli peggiori a Praga due estati prima.
- Prendo il letto accanto alla finestra ok?- chiese prima di appoggiare la borsa.
- Come preferisci, vado a cercare la cena- disse Dean passandole accanto per uscire.
- Immagino tu sappia cosa fare- le disse, lei lo mise sul bordo della finestra e sorrise.
- Già- si limitò a rispondere.
La luce iniziò a penetrare attraverso la tenda, Cora controllò che ora fosse guardando l’orologio sul comodino, decise di farsi una doccia, aveva bisogno di rilassarsi. Il getto d’acqua era perfetto, ci si buttò sotto e iniziò a piangere tirando pugni al muro, non riusciva a capire come potesse essere finita lì, incastrata in una realtà parallela, senza un anche vago indizio su come tornare alla sua vita di sempre; si guardò la mano e notò che si era leggermente tagliata col bordo di una mattonella, sospirò e spense l’acqua, era sempre stata un’istintiva i suoi modi di reagire ad un problema, erano molto più maschili che altro, ogni volta che qualcosa non andava si ritrovava a curarsi ferite o a piangere come una disperata in qualche parcheggio di notte con la musica che le spaccava i timpani e i singhiozzi che la facevano sussultare.
Dean era seduto sul letto e guardava Sam cercare qualcosa nella sua borsa, lo vide estrarre una camicia pulita e voltarsi verso di lui.
- Dici che le sta? Vorrà qualcosa di pulito- disse.
- Immagino di si, se lo farà andare bene- rispose Dean.
- Ma cosa?...- disse aprendo la porta e trovandoselo davanti.
- Ho pensato preferissi qualcosa di pulito- disse porgendole una maglietta e una camicia scozzese.
- Grazie-
- Magari dopo possiamo andare a cercare vestiti, insomma sai, cose ehm…-
- Reggiseni e mutandine Sammy- disse Dean ridacchiando per l’imbarazzo del fratello.
- Scusate! Io insomma….non ci ho pensato, è come stare in costume da bagno per me- cercò di giustificarsi mentre si infilava frettolosa la maglietta di Sam.
- Infatti…un gran bel costume, non è vero Sam…hey, puoi girarti ora- disse Dean.
- Hai notato che belle….eh?- disse alludendo al seno della ragazza.
- Si Dean! ….-
- Era impossibile non notarle, sai credo che non mi dispiaccia questa convivenza forzata, dopo andiamo con lei a fare shopping mh?-