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Autore: Arwen297    21/01/2016    3 recensioni
Alice è una studentessa al quinto anno di Architettura. E' ormai all'inizio del secondo semestre quando scontra Alexis, uno studente Erasmus che scoprirà frequentare il suo stesso laboratorio di progettazione. I mesi passano e tra i due cresce il sentimento. Finale sulle note di "Il tempo di un minuto" dei Finley.
Genere: Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Note dell'autrice: Ciao a tutti, questa è una delle poche opere originali che ho pubblicato su questo sito. Di solito sono attiva nel fandom Sailor Moon. Essendo uno dei pochi originali che pubblico, mi farebbe piacere un vostro parere ( anche in privato) grazie a tutti e buona lettura!

Breath of Love

Racconto di Arwen297 – Canzone "Il tempo di un minuto" - Finley




6 Mesi prima

"Il tempo di un minuto

per sapere chi sei..."



Non ricordo che giorno era quando tutto ebbe inizio, ricordo solamente che era una fredda mattina di fine Febbraio, e procedevo a passo svelto lungo le scalinate che portavano all'ingresso della mia facoltà. Come ormai era abitudine, attaccato alle mie spalle faceva bella mostra di se un tubo in plastica dentro il quale custodivo gelosamente i miei disegni, frutto di ore e ore di impegno e sudore. Sebbene io fossi a metà del quinto anno, non avevo ancora imparato a disegnare con risultati accettabili e soddisfacenti per il mio orgoglio personale; ero sempre stata testarda e orgogliosa, e anche se ormai avevo superato l'esame di Rappresentazione, non mi ero rassegnata e avevo continuato a disegnare cercando sempre di creare un nuovo margine di miglioramento per i miei schizzi utili a livello progettuale. Mi sistemai un pò meglio la sciarpa intorno alla bocca e al naso per proteggermi dall'aria fredda: mi aspettava una lunga giornata. Il mercoledì era il giorno che fin dall'inizio del semestre mi era pesato maggiormente, entravo la mattina presto e finivo lezione quando ormai buio da qualche ora. Non vedevo l'ora in effetti che le giornate iniziassero ad allungarsi, protendendosi piano piano verso la bella stagione; dal canto mio, dovevo iniziare a pensare alla tesi più seriamente di quanto non avessi già fatto. Avevo una mezza idea su chi avere come relatore, sempre che il professore che avevo in mente era d'accordo a seguirmi. Ma il tema della tesi era un autenico mistero.

Mi ricordo che il mio sguardo si posò sull'orologio che portavo sempre al polso, per me era come un portafortuna.

Devo sbrigarmi. Pensai.

Accelerai il passo per coprire gli ultimi metri che mi dividevano dall'ingresso dell'Università, il mio sguardo era basso. In fondo ero consapevole che non avrei incontrato nessuna delle mie compagne di corso sicuramente arrivate un pò in anticipo rispetto a me.

L'ascensore per salire al quarto piano era sulla sinistra, poco distante dalla porta. In realtà non presi molto in considerazione la possibilità di fare le scale o che qualcuno potesse fare il percorso inverso perché era appena arrivato al piano terra. Così innavertitamente andai a sbattere contro una persona, io piccolina alta un metro e sessanta, l'altra che ad occhio e croce pareva essere un armadio. E che botta ragazzi! Non avrei mai pensato che due persone potessero farsi così del male solamente scontrandosi in quel modo.


Più avanti avrei scoperto che possono farsene il triplo.


Alzai la testa per chiedere scusa, sperando di non essere andata addosso a qualche professore con il quale ancora dovevo conseguire qualche esame. Magari proprio uno di quelli di Scienza delle Costruzioni o Statica e Meccanica delle Strutture, specialmente quest'ultimo sapevo avesse una memoria di elefante con cui era in grado di ricordare persino quali studenti avevano dato l'esame o chi invece se lo trascinava dietro. Come la sottoscritta del resto.

Fu così che i nostri sguardi percorsero i nostri corpi per la prima volta, ora a guardarlo bene non era poi quell'armadio che mi era sembrato. Era si alto, ma assomigliava un pò a una canna di bambù. Lungo e smilzo.

Ciò che mi colpì maggiormente di lui furono gli occhi, o si ragazzi. Aveva gli occhi di un azzurro chiarissimo, sembravano di ghiaccio per quanto erano limpidi e quasi trasparenti; la carnagione era molto pallida, diafana in confronto ad una persona che vive qui nel Mediterraneo. E i capelli erano di un castano tendente al biondo.

"Excuse" fu la prima parola che mi rivolse, me lo ricordo come se fosse ieri. Con il viso un pò imbarazzato, per aver scontrato un'altra persona sicuramente.

"Scusami" mi limitai a rispondere prima di spostarmi per lasciarlo passare, poi mi diressi verso l'ascensore e premetti il tasto per chiamarlo.

Per mia fortuna era già al piano, altrimenti avrei perso altro tempo rischiando di arrivare in ritardo a Progettazione, ripensai allo scontro appena avuto e a quel ragazzo. Doveva essere per forza del nord Europa, perché non era quella bellezza mediterranea dagli occhi bruni e i capelli neri a cui noi italiani siamo abituati. Aveva detto "excuse" che fosse inglese? Probabilmente si trattava di qualche abbreviazione che usano loro nel parlato e che non viene insegnata nelle scuole all'estero, o qualche cadenza dialettale inglese come ne esistevano molte qui in Italia. Quel vocabolo mi incuriosì molto.

Giunsi nell'aula in cui avevo lezione che il professore era già presente, tuttavia non si accorse del fatto che ero entrata in quel momento:era troppo impegnato ad attaccare il proiettore al computer cercando di farlo riconoscere,per prestare attenzione a coloro che arrivavano o meno in ritardo. Non che qui fosse come a scuola, ma essere vista mi avrebbe sicuramente creato una piccola scocciatura a livello personale: a me non era mai piaciuto arrivare in ritardo.

Raggiunsi le mie amiche, non che compagne nel gruppo di lavoro che si sarebbe creato da li a poco: nel primo semestre le consegne erano state tutte individuali mentre invece da questo momento in poi si iniziava a fare sul serio. Avevamo cinque mesi per creare un progetto completo partendo dall'assegnazione di una delle aree che erano state analizzate da due mesi a quella parte, studio oggetto di una delle consegne individuali.

A me in particolare me ne piaceva una, e speravo ci venisse assegnata quella. Ma anche qualsiasi altra area era molto stimolante dal punto di vista progettuale anche se comunque i temi d'anno non erano affatto semplici.

"Buongiorno ragazze" esclamai quando arrivai vicino a loro, mi avevano tenuto un posto. Quanto le adoravo.

" Ciao Aly" mi rispose una di loro, quella con cui da subito al primo anno avevo stretto amicizia, le altre si erano aggiunte poi tra quello e l'anno successivo. Ma eravamo diventate un gruppo ben affiatato, e studiavamo insieme quasi per tutti gli esami. Ricordo che mi ero appena tolta la giacca, i guanti e la sciarpa quando lo sentii nuovamente.

"Excuse" era di nuovo lui, alzai lo sguardo verso lo stipite della porta poco lontana dal banco al quale ero seduta. Era il ragazzo che avevo scontrato poco prima vicino all'ascensore. Aveva un'aria molto spaesata, di chi non sa come muoversi o orientarsi. Probabilmente era un Erasmus appena arrivato, che avrebbe seguito i corsi per sei mesi. Lo guardai, in attesa di sapere di cosa aveva bisogno.

" Tu..ehm...parlare inglese?" disse con un accento che non sembrava proprio quello di un inglese. Ero ancora più incuriosita. Per sua fortuna caso voleva che sapessi molto bene l'inglese, grazie a mia madre che era madrelingua, nata in Italia ma cresciuta a doppia lingua dai miei nonni, con cui avevo ancora il piacere di parlare in lingua per ore.

"Oh...Yes, what do you need?" fu la mia risposta.

"It's the Laboratory of architectural design five?" ricordo di essere rimasta sorpresa nel constatare che lui, cercava proprio quella lezione a cui anche io partecipavo. E stranamente l'idea di averlo come compagno di corso non mi dispiacque affatto.


Con il senno di poi avrei preferito,

che non avesse mai fatto ingresso

in quell'aula...


"Yes it's the lesson that you" avevo mormorato qualcosa di molto simile, ora non ricordo bene, fatto sta che lui si sedette nei posti accanto al mio, alcuni dei pochi rimasti ancora totalmente liberi. Probabilmente rassicurato dal fatto che io sapessi parlare bene l'inglese e che quindi eventualmente potevo tradurre qualcosa della lezione. Il professore prese l'elenco degli iscritti al corso in mano per segnare i presenti, lui era uno dei pochi professori che non faceva mettere la firma per poter evitare falsificazioni da parte dei presenti a favore degli assenti.

Erano tutti nomi che conoscevo, a cui prestai poca attenzione, mentre fissavo con aria annoiata il professore. Non vedevo l'ora di iniziare a fare il laboratorio vero e proprio.

"Alexsi Lehtinen" il ragazzo al mio fianco alzò la mano improvvisamente, al sentire il suo nome.

"E' un Erasmus?" gli chiese il professore.

"Ehm..si, sto qua.. ehm 6 mesi" era tanto impacciato, ricordo che la prima impressione che ebbi di lui fu di un ragazzo timido.

Prima di iniziare lezione il professore chiese se qualche gruppo che aveva un membro che sapeva discretamente parlare in inglese poteva accogliere il nuovo arrivato, guardai le altre. Che annuirono sapendo che una padronanza di inglese come la mia, non la possedeva nessuno li dentro. Mi avvicinai quindi al professore per avvisarlo di fare l'aggiunta ai nominativi del nostro gruppo, mi raccomandò di seguirlo anche nella teoria, per spiegargli qualcosa se non lo avesse chiaro. Se le mie supposizioni erano esatte, era molto probabile che in futuro sarebbe stato lui a spiegare tante cose a noi. Visto il livello che hanno le Università di Architettura nel nord Europa.


***


Mi sono appena finita di truccare, stasera esco con Alexsi. Ci stiamo frequentando ormai da qualche tempo, ma non so cosa provi per me. E non so nemmeno se ciò che sento per lui è amore o pura e semplice attrazione volta a una mera soddisfazione fisica, sono solo cosciente che non abbiamo più tempo per starci a pensare, l'esame di Progettazione è andato bene: è stato l'ultimo che abbiamo dato durante la sessione estiva. Sono consapevole che il momento da me tanto temuto è ormai arrivato: domani pomeriggio partirà, lascierà l'Italia e spero tanto che questa sera facciamo chiarezza in ciò che sentiamo l'uno per l'altro. Sono certa che nel caso lui si dichiari sarà in ogni caso molto difficile riuscire a proseguire la nostra relazione con così tanti chilometri di distanza, non sono sicura che resisterei mesi e mesi senza vederlo. Accontentandomi solo del suono della sua voce, oggettivamente a lui non conviene tornare in Italia dopo la Laurea perché suo padre possiede uno studio molto ben avviato e con una forte clientela su al Nord e lui una volta presa la laurea va a lavorare li. Così mi ha spiegato una sera, mentre passeggiavamo in centro.

Però con lui sento qualcosa di diverso, qualcosa di particolare: mi è capitato raramente di sentire un'attrazione così forte per un ragazzo, al minimo sfioramento tra i nostri corpi il mio cuore va a mille e la mia libido si alza come mai mi ricordo abbia fatto prima. Mi guardo nello specchio della cabina armadio, i miei capelli rossi sono liberi di cadere sulle spalle ancora candide per il sole ancora non preso, mi fasciano morbidamente le spalle con i loro morbidi boccoli.

Per la serata mi sono messa un top nero che lascia scoperta la schiena, dei jeans un pò eleganti e delle decoltè bianche come la borsa. Al polso ho qualche braccialetto dorato, al collo un ciondolo dorato a forma di farfalla e alle orecchie dei cerchi sempre in tinta abbinata al resto. Ho appena finito di truccarmi, manca giusto un pò di lucida labbra e sono pronta. Il caso vuole che questa sera i miei genitori siano fuori da dei parenti e che si fermino li a dormire anche per la notte, così sono libera di dormire fuori se si creano i presupposti giusti durante la serata.

Afferro una giacchina sempre bianca e scendo giù nel portone, tra dieci minuti lui dovrebbe essere qui, e non vedo l'ora. Non vedo l'ora di poterlo ammirare con i miei occhi, e di perdermi nei suoi occhi di ghiaccio.

Nell'attesa nel portone decido di sedermi sugli scalini che ci sono, il nuovo profumo che mi sono messa è veramente molto buono. È stato un regalo da parte di mia nonna per Pasqua. C'hadore della Dior. Me ne sono innamorata per mezzo di un campioncino che lei stessa ha ricevuto a teatro una sera insieme a mio nonno. E sempre lei me lo ha regalato, complice mio zio che è riuscito a farselo vendere da una sua conoscente a prezzo scontato.

Sento dei passi avvicinarsi al mio portone, e dal ritmo sembra proprio lui. Sento il cuore che inizia a battere forte, e improvvisamente quegli ultimi istanti che ci dividono mi sembrano durare un'eternità. Useremo la macchina di mia mamma per andare in giro, lui ovviamente la sua l'ha lasciata in Filandia. E questa volta mi tocca a me guidare.

"Ciao" gli dico sfoderando uno dei migliori sorrisi, uno di quelli che so riservare solamente a lui, ma questo non lo sa. Non sa che io sorrido in questo modo solo quando siamo insieme. Con gli altri il mio sorriso è diverso, adesso è spontaneo: sono veramente contenta di vederlo, il mio cuore sembra essersi risvegliato di colpo.

"Ciao Ali" si abbassa verso di me, mi sporgo un pò sulle punte per dargli modo di raggiungermi sulla fronte con le sue labbra, un brivido percorre la schiena dorsale, contraccambio dandogli un bacio sulla guancia.

Dentro di me avrei voluto catturargli la bocca con la mia per farlo perdere nell'infinito.

"Dove mi porti? O meglio dove vuoi che io vada?" gli chiedo.

"Ehm... avrei prenotato in un ristorante, Sapore di Mare" mi risponde lui, con il suo adorabile accento finlandese, il suo italiano è migliorato molto in questi mesi; e la cosa mi stupisce perché non è affatto una lingua facile la nostra.

Ho presente il ristorante, non pensavo lo conoscesse...si trova vicino al mare un pò fuori città è ha una grande terrazza sulla quale ci sono alcuni tavoli per ospitare i clienti nel migliore dei modi. Mi è sempre piaciuto quel posto, e ho sempre sognato di poterci cenare con un ragazzo in un posto così splendido; ma lui chissà come fa a saperlo, probabile che a mia insaputa abbia chiesto alle ragazze loro lo sanno. Gli faccio strada verso la macchina, una Renault Twingo nuova di concessionaria. Color prugna scuro. Nelle vicinanze del mezzo schiaccio il pulsante e le quattro frecce lampeggiano segno che la macchina è aperta.


***


Impieghiamo una ventina di minuti a raggiungere il locale, l'esterno è molto tradizionale, l'ingresso è in un palazzo antico dipindo come vuole la tradizione Ligure, a me quei dipinti fatti a mano con così tanta dovizia di particolari mi fanno veramente impazzire. Sistemo un pò meglio la giacchina sulle spalle, l'aria si è rinfrescata molto complice il mare vicino il cui sono giunge già nitido alle mie orecchie. Il locale dentro è molto moderno, e contrasta molto con l'esterno, le sedie sono color marrone scuro e i tavoli sono apparecchiati tutti nei colori del panna, del marrone e del turchese. Alexsi mi fa strada verso la terrazza esterna, e ci ritroviamo sotto un gazebo la cui copertura è fiorita di fiorellini bianchi e profumati, profumo che viene trasportato molto più lontano dalla brezza splendida che ci avvolge. Il cameriere, vestito con giacca nera e cravatta turchese come quello della stoffa dei tavoli, ci fa cenno di seguirlo in un angolo un pò appartato. Mentre seguo i due ragazzi noto solamente ora che era stato preparato un tavolo per due, separato dagli altri e un pò più intimo. Tre candele di diversa altezza erano accese al centro, vicino a un centro tavola in fiori in tinta turchese. È tutto favoloso, come ho sempre sognato che fosse.

"Prego" mi dice il cameriere, spostando la sedia per farmi comodamente sedere. Alexsi ha fatto da solo. Guardo davanti a me, al di la del bordo della terrazza la Luna piena si specchia nel nero d'inchiostro del mare. Punto di luce nelle tenebre, si frantuma in milioni di schegge luminose a contatto con l'elemento del Dio Nettuno. Sospiro estasiata, e lo guardo. Vorrei dirgli un sacco di cose, ma mi limito a fissarlo negli occhi mentre lui muove delicatamente la mano verso la mia poggiata sul tavolo per stringerla. E il mio cuore inizia ad accelerare.

Compio l'atto di prendere il menù per guardare cosa offre quel ristorante, più che altro spero che sia abbordabile per le mie tasce, ho solo un'ottantina di euro dietro perché non posso spendere di più in questo momento, e spero non mi metta a disagio la cosa, anzi spero che lui capisca senza dover dare troppe spiegazioni.

"No Ali, non serve il menù" mi dice lui, sorridendo. "Fatto tutto io già" aggiunge al mio sguardo interrogativo.

Siamo a posto, così chissà quanto dovrò spendere...dovevo uscire con il portafogli più pieno. Mi viene da pensare, e tutto ad un tratto spero che paghi lui. È brutto da dire, di solito io non sono così ma non voglio nemmeno fare brutte figure al momento del pagamento...sia con quelli del ristorante che con lui, sopratutto con lui.

"Ma dai, non dovevi...che cosa hai ordinato di buono?" chiedo allora incuriosita.

"Ho saputo che ti piace il pesce, e quindi questa sera mi sembrava giusto portarti a mangiare solamente pesce..spero che non ti dispiacesse"

E come potrebbe mai dispiarcermi? Sorrido, sorrido per le accortezze che ha preso e anche un pò per quel dispiacesse fuori posto e coniugato male.

"Non mi dispiace affatto, anzi grazie sei davvero un tesoro..non mi sarei mai aspettata tutto questo da parte tua..dico davvero..." gli dico consapevole di avere gli occhi luccicanti.

"Per così poco non dovere dirmi grazie" mi risponde lui, poco prima che il cameriere faccia la sua comparsa con i piatti dell'antipasto, appena me lo posa davanti vedo che si tratta di un misto di mare con gamberetti, polpo tagliato a julienne accompagnati da carpaccio di tonno, salmone e spada marinati.

Deve essere tutto squisito. Penso mentre mi accingo ad assaggiare il primo boccone che non delude certamente le mie aspettative. Spero solo non abbia scelto di far portare troppe cose perché non sono sicura altrimenti che riuscirò a mangiare tutto e mi dispiace l'idea di dover lasciare delle cose che poi pagherò.

"Hai già preparato le valige per domani?" gli chiedo, con una stretta al cuore: vorrei tanto che cambiasse idea e si stabilisse in Italia, ma so che fa bene dal punto di vista lavorativo. In Finlandia ha lavoro assicurato, qui in nella nostra penisola purtroppo non ha garanzie su questo.

" Si le ho finite prima di venire da te" mi risponde lui, mentre finisce l'ultimo boccone del suo piatto, poi prende un bicchiere di vino bianco dalla bottiglia.

"Domani a che ora hai l'aereo?" gli dico.

"Per le quindici" mi risponde, deve essere in aereoporto almeno per le tredici e trenta allora, posso accompagnarlo se me lo permette. So che ha più di una valigia da portare.

"Vuoi che ti accompagno? Mi ricordo che mi hai detto che hai tante valigie da spostare, almeno non spendi una fucilata di taxi se ti fa piacere ovviamente..." spero tanto mi dica di si, in modo da stare insieme a lui fino all'ultimo. Fino all'istante in cui non varca la barriera dell'imbarco. Al solo pensiero mi sento mancare il fiato, vorrei bloccare i minuti a questo stesso istante, per non farlo andare via lontano da me. Sono perfettamente cosciente che la mia vita non sarà più la stessa da domani sera in poi, non so se riuscirò a dimenticarlo facilmente, anche se tra di noi non c'è nulla di ufficiale almeno per ora.


Quasi un'ora più tardi stiamo uscendo dal locale, la cena è stata squisita fino al dolce, un delizioso semifreddo alle nocciole con panna e ristretto di moscato; mai mangiata un dolce così buono e delicato.

"Grazie per la cena, non dovevi offrirla tu..." gli dico, alla fine ha voluto pagare lui e non ha voluto che sapessi quanto ha speso, dal canto mio non avendo visto il menù non posso nemmeno farmi un'idea e questo mi dispiace. Mi dispiace perché sono dell'idea che non debba pagare sempre ed esclusivamente lui, i soldi li ho anche io alla fine.

"E' il minimo" mi risponde lui "Hai voglia di avere quattro passi sulla spiaggia?" mi chiede.

"Certo" rispondo, il tutto mi sembra molto romantico, e in fin dei conti non ho ancora finito di sperare in quello che potrebbe cambiare questa sera tra di noi. Forse dovrei semplicemente finirla di illudermi per qualcosa che non accadrà mai.

Ci dirigiamo poco più avanti del ristorante dove ci sono delle scale in cemento che scendono in spiaggia, non ancora chiuse dallo stabilimento balnerare che in estate occupa la battigia. La spiaggia è in ghiaia mista a pietre grandi e piccole, io vorrei la sabbia che occupa le spiagge dell'Adriatico e magari mi piacerebbe vivere a Rimini in modo da avere un sacco di divertimento in estate quando sono più libera dagli impegni universitari. Il rumore del mare giunge più forte alle mie orecchie, solleticandole dolcemente stiamo seguendo la riva da qualche minuto, e ci siamo un pò allontanati dal ristorante, le luci arrivano dalla passeggiata a mare poco sopra la spiaggia ma il posto risulta comunque appartato e lontano da eventuali scocciature.

Poco lontano da noi ci sono le barche dei pescatori messe al sicuro a terra per proteggerle da eventuali mareggiate.

"Ti va se ci sediamo qui un pò?" mi chiede lui.

"Si certo" rispondo io abbasandomi, sento le pietre fredde sotto di me, fisso la Luna. Un lieve imbarazzo scende su di noi improvvisamente e io in questo momento non so proprio come rompere il silenzio che si è creato, vorrei tanto sfruttare questa situazione per dirgli quello che provo.


Il probrema è che non ho coraggio,

e mai purtroppo lo avrò.


"Senti..." esordisce lui dopo qualche attimo di silenzio, la sua mano ora è sopra la mia e non lo aveva mai fatto, siamo uno accanto all'altro, le nostre braccia si toccano e io mi volto verso di lui per osservarlo. Sembra molto imbarazzato e in tutti questi mesi non mi pare di averlo mai visto così. Lo guardo con espressione interrogativa e stranamente il mio cuore inizia a battere forte mentre mi perdo nei suoi bellissimi occhi azzurri. "Io volevo dire questo da grande tempo, ma non sapere se tu esserne contenta. Fin da quando ci siamo scontrati quel giorno in corridoio io averti notato ehm... insomma tu piacere a me e non so nemmeno perchè ma mio cuore battere forte ogni volta che ti vede. Batte forte anche ora" non riesco a credere a ciò che le mie orecchie hanno appena sentito, vorrei dirgli di ripeterlo avrei voluto registrare tutto questo per non perdere nulla di tutto ciò che sto vivendo in questo momento. Il cuore se prima batteva a mille, ora batte a tremila mi sento quasi mancare il respiro mentre le farfalle nello stomaco si risvegliano e sono più vispe che mai.

I nostri visi sono molto vicini adesso, e vorrei che lui sporgesse quel poco che basterebbe per cadere nel vortice delle emozioni... quel poco che basterebbe per essere capultati in un universo infinito.


Un universo solo ed unicamente nostro.


Sento una mano dietro il collo, che mi trae verso di lui, e questo bacio tanto agognato, quelle labbra tanto desiderate finalmente diventano mie. E il loro sapore di miele e fragole mi provoca un forte brivido lungo la schiena, che scorre fin giù per trovare l'unico posto pronto ad accoglierlo.

" Ti amo Alice, e perdona se sono riuscito a dirtelo solo ora, solo stasera che è la nostra ultima sera" mi sussurra lui sulle labbra.

"Ti amo anche io" rispondo prima di perdermi nuovamente in un bacio che che mi fa perdere la ragione e che mi accende quel lato addormentato del mio essere che ormai da troppo tempo era beato a riposarsi.


Lo voglio.

Lo voglio più di qualsiasi altro giorno.

Deve essere mio.


Le nostre bocche ora sono socchiuse, e siamo impegnati in una danza da mozzare il fiato, attratti come due calamite opposte.


Come fuoco e ghiaccio,

Come bianco e nero,

Come male e bene,

Siamo noi.


Sento una sua mano sulla spalla, mi spinge delicatamente giù, per farmi sdraiare sulla ghiaia, e io non oppongo resistenza. Mentre non riusciamo più a dividerci e i nostri respiri si spezzano, inizia a sfiorare ogni centimentro del mio corpo attraverso i vestiti, e quel tocco così delicato eppure così desideroso del mio corpo provoca altri brividi. Questa volta più forti di quelli dei baci, è esattamente sopra di me ora.


Le sue mani sfiorano la mia pelle,

Un tocco agognato, almeno quanto ho sperato che un giorno lui fosse mio e io fossi sua. Ed eccoci adesso, ad amarci. A tormentare i nostri corpi, percorsi da sospiri mischiati a baci che sanno di noi.

Il desiderio che ho di lui mi lacera dentro. Mi stuzzica. Le nostre menti si annebbiano, mentre i nostri corpi si uniscono.

Siamo uno solo adesso.

Lo sento muovere sopra di me, lo sento mentre mi possiede come non ha fatto mai. Nella penobra della luna sotto questo manto di stelle vedo i suoi occhi che bramano il mio piacere, prima di sentire le sue labbra sopra il mio collo, lasciare una scia umida. Inarco la schiena affondando le unghie nella sua schiena.

" Non fermarti... non fermarti ti prego" mi lascio sfuggire dalle labbra, e che vorrei che non si fermasse mai, che non finisse mai. Vorrei che il tempo si fermasse in questo istante per fare l'amore in eterno.

Lo sento, sento l'ondata dentro di me.

Esplodiamo dentro.


***


Il profumo di pulito arriva alle mie narici quando facciamo ingresso nel piccolo monolocale che Alexis ha preso in affitto, le nostre mani sono intrecciate tra loro si incastrano perfettamente sembriamo fatti veramente l'uno per l'altra. Il suo profumo è ancora su di me, dopo tanto tempo finalmente ho rifatto l'amore con un ragazzo. Non sesso, ma amore. E la sensazione che sento addosso è meravigliosa, mi sento leggera e felice sono sicura che i miei occhi siano luccicanti.

L'appartamento è molto accogliente, i mobili sono in stile un pò antico ma si sposano perfettamente con l'atmosfera generale dell'abitazione.

Stanotte dormo da lui, ma non so se riuscirò a dormire: il pensiero di domani per me è troppo forte, e adesso che ci siamo detti queste cose sulla spiaggia non vorrei separarmi da lui, mai più. Mi incupisco, vorrei piangere ma non voglio rovinare questa serata stupenda per entrambi e che segna un punto di svolta nel nostro rapporto.

"Qualcosa non va?" mi chiede lui, si è reso conto del mio stato d'animo: è un angelo.

"No tesoro, è tutto apposto sono solo un pò stanca sono sveglia da stamattina presto" mormoro io, è una bugia ne sono consapevole ma non voglio dirgli la verità; non voglio che lui si senta in colpa per la sua partenza perchè deve tornare dalla sua famiglia.

Mezz'ora più tardi siamo entrambi nel suo letto, la luce è spenta e sono abbracciata a lui..sul comodino ho il cellulare con le cuffie nella speranza che la musica riesca a rasserenare un pò il mio animo se io non riuscissi a dormire, le nostre labbra non perdono un minuto e si cercano di continuo. Il contatto dei nostri corpi è massimo, siamo abbracciati e io lo sto accarezzando dolcemente, immagino quel suo viso da angelo assopirsi e farsi rapire da Morfeo. Me ne accorgo che sta crollando, sento i movimenti della sua mano sulla mia schiena farsi sempre più lenti. Anche io ho sonno ma il pensiero della partenza di domani mi offre una scusa più che sufficiente per non riuscire a lasciarmi cullare dal suo respiro, dal suo profumo. Vorrei egoisticamente che lui stesse sveglio per continuare ad amarci fino all'alba, fino all'ultimo secondo che ci è concesso senza perdere più tempo di quanto non ne abbiamo già speso. Mi scosto leggermente da lui, per prendere il cellulare sul mio comodino, afferro anche le cuffie che come mia abitudine avevo lasciato a fianco. Non mi resta che abbandonarmi alla musica per cercare di scacciare i miei pensieri, la mia tristezza. Il nodo alla gola che sto sentendo premere dentro di me con sempre più insistenza, sempre più forte.


Alice non devi piangere, non è la fine del mondo in qualche modo risolverete la situazione. Penso dentro di me, nel tentativo di rincuorarmi senza troppi risultati perchè sono consapevole che la soluzione è solamente una. Inserisco la riproduzione casuale perchè tanto le canzoni sono state cambiate da poco e non le ho ascoltate nemmeno tutte.


"Nel silenzio di una stanza ascolterò

quel ticchettio di un orologio stanco ormai

di scandire solo giorni ore gli attimi

che inesorabilmente ci dividono"


Il ticchettio dell'orologio giunge alle mie orecchie, per quanto flebile rimbomba nel silenzio di questa notte. Scandisce inesorabile il tempo i secondi scorrono veloci, i minuti volano. Vorrei poter fermare questi attimi, vorrei poter diventare il Dio del Tempo per far si che questi mesi si riavolgessero per ritonare a quel giorno in cui ci siamo scontrati, per ricominciare tutto da capo con la consapevolezza di amarci.

E invece non posso fare niente, queste ore ci stanno dividendo...lo faranno. E io non posso evitarlo. Possibile che non si stanchi di scorrere? Ma che anzi tutto ad un tratto sembra più veloce del normale? È questo che odio, quando sto bene sembra scorrere il triplo più veloce.


"Come fai a non piangere per me

come fai a non ridere di me come fai..."


Mi chiedo come fai a non piangere per me, per quello che non saremo mai o per ciò che la distanza potrebbe comportare. Mi chiedo se anche tu ci tieni a me così come io tengo a te. Perchè sai, mentre tu dormi qui accanto, io sento le lacrime che pungono ai lati dei miei occhi, e non so per quanto riuscirò ancora a tenerle dentro. Non so quanto questi argini riusciaranno a contenere la sofferenza che sento ammontare.

O forse no, per te sono solamente un gioco. Forse stai ridendo di questa ragazza stupida innamoratosi del belloccio del nord Europa, mi sento così sciocca che non capisco proprio come tu non possa prenderti gioco di me definendo questa storia importante al punto da dirmi che mi ami. Mi sembra così tanto assurdo che tu possa esserti innamorato di me.


"Nel silenzio tra un secondo e l'altro io vivrò

nell'ansia dell'attesa di un miracolo"


Vivo ne silenzio, o piuttosto è più giusto dire che soppravvivo. Sopravvivo sperando in un risveglio diverso per noi domani mattina, sperando che tu appena sveglio mi dica: "Amore, non parto più..non parto più perché voglio passare i miei giorni con te" sarebbe un sogno bellissimo, probabilmente mi tirerei dei pizzocotti convinta di stare dormendo. Sarebbe un miracolo.

E Alice i miracoli non sono mai esistiti.

Dice una voce dentro di me, e quanto ha ragione. Quanto ha ragione questa maledetta voce.


"Salvami ti prego

salvami da questa trappola

che gira intorno e non si ferma mai..

che gira intorno e non si ferma mai.."


Vorrei tanto che tu mi salvassi, con questo miracolo. Che tu mi salvassi da questa trappola di dolore che sto sentendo, che mi sta stringendo improvvisamente come una misera tagliola per topi. Che fa male, troppo male. Mi sento quasi soffocare da questa situazione, mentre le lacrime iniziano a scorrere lente sul mio viso. Mi manca quasi il respiro.


"E' il tempo di un minuto per sapere chi sei

il tempo di un minuto per dimenticare

il tempo di un minuto per spiegarti che poi..

mi devi tutto il tempo che ho perso soltanto con te

solo con te..."


E' bastato un attimo mesi fa per sapere chi sei, un attimo prima non sapevo nemmeno della tua esistenza. Un attimo dopo il baricentro del mio mondo si è improvvisamente spostato senza che io potessi fare nulla, e fa male.

Troppo male.

Non posso sopportarlo.

Vorrei poter dimenticarti in questo istante, impiegando esattamente quel minuto che quel lontano giorno ho impiegato per conoscerti e iniziare ad amarti come mai ho fatto prima.

Vorrei poter riavere indietro tutto il tempo che abbiamo passato insieme sia per Progettazione, sia nei pomeriggi in cui ci siamo frequentati al di fuori dell'ambito accademico. Perchè forse così il vuoto che sento dentro, e che domani mi distruggerà l'anima sarà colmato.


"Il tempo di un minuto per dimenticare..."


Vorrei solo poterti dimenticare, mentre quell'aereo ti porta in volo lontano da me. Cancellare tutto di noi, e tornare senza sofferenze a un attimo prima di poterci conoscere. Oppure mi basterebbe una macchina del tempo, una macchina del tempo per evitare alla mia me, di scontrarti li vicino all'ascensore.

Mi asciugo le lacrime, tiro su col naso.

Mentre la sveglia suona, dando inizio al nostro ultimo giorno.

   
 
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