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Autore: 9Pepe4    16/03/2009    7 recensioni
Dedicata a Julia Weasley.
"Regulus Arcturus Black chiuse con un gesto secco la cerniera della propria valigia. Guardò le proprie cose, finalmente sistemate per il ritorno a casa, e si sentì sommergere dal sollievo.
In quel momento, ringraziò come mai prima d’allora le vacanze di Natale e il rigido obbligo imposto dai genitori: la pausa scolastica invernale si festeggia a Grimmauld Place.
[...] Non che non apprezzasse il fatto di essere finalmente ad Hogwarts, ma lì, alla scuola di Magia e Stregoneria, non poteva far a meno di notare quanto gli fosse pressoché impossibile incrociare Sirius."

Ennesimo tentativo di rappresentare il rapporto tra i due fratelli Black.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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A Giulia, che mi ha fatto amare tantissimo il personaggio di Regulus

Null’altro che Fratelli



Regulus Arcturus Black chiuse con un gesto secco la cerniera della propria valigia. Guardò le proprie cose, finalmente sistemate per il ritorno a casa, e si sentì sommergere dal sollievo.
In quel momento, ringraziò come mai prima d’allora le vacanze di Natale e il rigido obbligo imposto dai genitori: la pausa scolastica invernale si festeggia a Grimmauld Place.
Il ragazzino – incredibilmente esile per i suoi undici anni – allontanò un ciuffo dei capelli corvini dai propri occhi scuri, iridi di cacao che contornavano morbidamente le pupille d’ebano.
Si infilò le scarpe e sospirò felice.
Non che non apprezzasse il fatto di essere finalmente ad Hogwarts, ma lì, alla scuola di Magia e Stregoneria, non poteva far a meno di notare quanto gli fosse pressoché impossibile incrociare Sirius.
Anzi, non era quella la sua preoccupazione. Il ragazzino si sentiva incredibilmente ansioso perché aveva la netta sensazione di essere evitato dal fratello maggiore. Era come se, all’interno delle mura di quell’edificio, loro due fossero solo un Serpeverde ed un Grifondoro. Due studenti come tanti altri, appartenenti a Case diverse.
«Regulus, sei pronto? Black?» La voce di uno degli impeccabili prefetti di Serpeverde riscosse il secondogenito di Orion e Walburga dai propri pensieri. Con un sussulto, Regulus annuì rapidamente e si affrettò ad alzarsi in piedi, afferrando la propria valigia.
Uscì svelto dal dormitorio, la cravatta smeraldo e argento della divisa scolastica arrotolata attorno ad un polso.
La prima cosa che lo colpì non appena fu uscito all’aria aperta – in coda ad un gruppo di alunni vocianti che, come lui, attendevano solo che l’Espresso di Hogwarts li riportasse a casa – fu la temperatura gelida, il vento che gli colpì il volto come uno schiaffo, scompigliandogli i capelli neri.
Per tentare di evitare la corrente fredda che gli pizzicava gli occhi, procedette a palpebre socchiuse. Non vide perciò l’arrivo del treno, ma lo percepì dall’improvviso movimento che avvertì attorno a sé e dal fischio sommesso della locomotiva che rallentava.
Sempre con gli occhi semichiusi, si avviò verso le porte. Quando finalmente entrò, elusa la fiumana degli altri studenti pronti a rincasare, sbatté stordito le palpebre, riaprendole. Sentì grato la temperatura diventare più vivibile. A passi svelti, camminò sino ad uno scompartimento libero e si infilò dentro di esso. Quando il calore si fece ancor più confortante, Regulus sentì il sangue affluirgli al viso, arrossandolo per lo sbalzo di temperatura.
Si sedette pesantemente.
Passò il viaggio dormicchiando, non completamente sveglio ma senza assopirsi davvero.
Quando il treno si fermò, si ridestò completamente da quel torpore, con un sussulto. Raccolse la valigia ai suoi piedi e uscì dallo scompartimento, mescolandosi agli altri ragazzi.
Quando finalmente poggiò i piedi sulla pietra del pavimento della stazione, si guardò attorno stringendo la valigia e affondando il mento nella sciarpa che teneva avvolta al collo. Non impiegò molto ad individuare i suoi genitori. Velocemente, li raggiunse.
Walburga lo salutò, chiedendo: «Tutto a posto, Regulus?»
Lui annuì. «Sì… Grazie, madre». Le labbra della donna si incurvarono in un’espressione soddisfatta, ma Regulus vide quel sorriso svanire, sostituito da una linea piatta di disapprovazione, non appena gli occhi di lei trovarono qualcosa – qualcuno – tra gli studenti usciti dal treno.
Il ragazzino si voltò di scatto.
Vide immediatamente il motivo della perdita del sorriso della madre. Sirius, che sfoggiava una sciarpa dagli sgargianti oro e scarlatto, stava salutando con abbracci e impeti di risa alcuni suoi compagni di Casa.
Fissandolo, Regulus sentì una stretta all’altezza dello stomaco assieme ad un sapore acido sul fondo della gola. Un momento dopo, riconobbe la gelosia.
Gelosia nei confronti di quel ragazzo con una zazzera di arruffatissimi capelli neri, nei riguardi di quel giovane dai capelli castani e persino verso un ragazzetto un po’ grassottello con occhi acquosi.
Perché loro stavano ridendo con suo fratello, lo stavano abbracciando.
Mentre lui, lui aveva improvvisamente freddo. C’era molto freddo.
Irrigidito, sentì a malapena il padre che gli prendeva la valigia. Fissava con la fronte aggrottata il gruppetto che si stava ancora dando gli ultimi addii, quando sentì la voce di Orion ordinare chiaramente: «Sirius Orion Black, sbrigati! Vieni qua! Subito
Immediatamente, Sirius si volse. Non appena il suo sguardo di mercurio liquido screziato di cobalto incontrò il viso del genitore, il sorriso gli si spense.
Regulus lo sentì borbottare qualcosa, salutare ancora una volta gli amici, poi finalmente il fratello camminò a passo svelto sino a loro. Orion, fremente di collera, squadrò severamente il primogenito. Con uno scatto secco della mano, strappò a Sirius la sciarpa dai colori di Grifondoro, sibilando: «È una vergogna! Strepitare in quel modo… e per cosa? Per alcuni babbanofili, o peggio, mezzosangue!»
«Per i miei amici» lo corresse rigidamente Sirius. Regulus vide il fratello stringere le mani a pugno.
La voce di Walburga risuonò gelida e cristallina. «Andiamo, Orion. Regulus… Sirius» concluse, pronunciando l’ultimo nome con un rigido disprezzo.
Regulus quasi sussultò nell’udire quel tono. Se Sirius ne fu ferito, però, non lo diede a vedere. Anzi, la sua espressione era più impenetrabile che mai.
Il tragitto fino al numero dodici di Grimmauld Place fu rigidamente silenzioso. Regulus si sentiva fastidiosamente a disagio. Sperò che, una volta a casa, Sirius avrebbe presto dimenticato quella sgridata. Allora, avrebbero potuto essere di nuovo Regulus e Sirius, null’altro che fratelli.
Walburga, non appena la famiglia fece il proprio ingresso nella dimora, ordinò perentoria ai figli di salire in camera a disfare le proprie valige.
Sirius sbuffò e iniziò a salire le scale. Regulus si affrettò ad andargli dietro. Se aveva sperato che, una volta nel pianerottolo sul quale si affacciavano le porte delle loro stanze, avrebbe potuto rivolgere la parola al fratello, rimase deluso.
Un’occhiata al volto di Sirius, infatti, gli suggerì di restare in silenzio.
Entrò rapidamente nella propria stanza e vuotò interamente, disordinatamente, la valigia sul proprio letto.
In quel momento, non sarebbe riuscito a disfarla con cura nemmeno volendolo.

Non rivide il fratello sino all’ora di cena. Si lavò doverosamente le mani e si diresse svelto in sala da pranzo, dove si accomodò alla tavola suntuosamente apparecchiata.
I suoi occhi corsero a cercare la sagoma di Sirius, mentre il suo naso e il suo stomaco apprezzavano il profumo appetitoso che aleggiava nell’aria.
Quando Sirius arrivò, non ci fu tempo per le parole. Orion e Walburga si accomodarono con i figli, ed il pasto iniziò, in un silenzio rotto soltanto dal tintinnio delle posate contro i vari piatti.
Regulus, prima di iniziare a mangiare il petto di pollo che aveva davanti, alzò lo sguardo sul fratello, e lo scoprì con il volto chiuso e chino sul piatto. Inghiottì la propria delusione e si concentrò sul cibo.
La carne era ormai finita quando Orion tossicchiò, reclamando l’attenzione dei due rampolli.
Sirius alzò di malavoglia lo sguardo, mentre Regulus fissava il padre, interrogativo. Si sentì raggelare quando Orion si rivolse al primogenito. «Vedi, tuo fratello non ci ha delusi come hai fatto tu» gli fece notare. Sirius non mutò la propria espressione neutra – forse appena scocciata. «Lui è finito nella sola Casa degna di accogliere i Black: Serpeverde». Fece una pausa che diede un brivido a Regulus. «Come vedi, tuo fratello minore si è mostrato meno deludente di te».
Regulus si trattenne a stento dall’agitarsi sulla sedia. Avrebbe voluto che suo padre evitasse di tenere l’attenzione di Sirius sul fatto che erano stati smistati in Case diverse. Come sarebbe potuto tornare tutto alla normalità, se Sirius si sentiva un Grifondoro tra i Serpeverde?
«Lui sì che è degno d’essere un Black…»
«Sai che roba» lo interruppe sarcasticamente Sirius.
Regulus trasalì e strinse il bordo del tavolo. La bocca di Walburga era una linea dritta e sottile. Il viso di Orion ebbe una breve scintilla d’incredulità, poi si tese d’ira.
Si alzò in piedi. «Alzati» ordinò.
Sirius si mise in piedi, fissando il padre con aria di sfida.
Regulus sentiva la propria bocca secca per l’ansia.
«Vai in camera tua. E restaci. Almeno sino a quando non avrai recuperato un po’ di rispetto» sibilò inflessibile Orion Black, rivolto al figlio maggiore.
Sirius assottigliò per un attimo gli occhi, poi spinse da parte la sedia e si avviò verso l’uscita dalla sala da pranzo. Sulla porta, si fermò per affermare: «Se volete che ci rimanga fino a quel momento, mi sa che dovrete portarmi del cibo in camera. Sempre che non vogliate farmi morire di fame».
Con quelle parole, impregnate di sfida, il ragazzo lasciò la stanza. «Impertinente» commentò gelida Walburga, scambiando uno sguardo di disapprovazione col marito. «Speriamo si metta in riga, se non vuole finire diseredato».
E con quello, la questione fu accattonata. Regulus mangiò quel che restava svogliatamente. Il cibo gli pareva insapore, continuava a masticare senza fine, con l’impressione di star inghiottendo zerbini polverosi.
Non sapeva se essere arrabbiato.
Quando la cena finì, salutò i genitori e corse di sopra. La porta di Sirius era chiusa. A chiave, constatò il ragazzino, premendo sulla maniglia per verificarlo. Appoggiò l’orecchio alla porta. Per un momento, udì solo silenzio.
Poi gli parve di distinguere il grattare di una penna sulla pergamena. Si allontanò, nauseato, chiudendosi in camera sua. Aveva cercato di impedirselo, ma non poté non considerare amaramente che ora Sirius stava sicuramente scrivendo una lettera ad uno dei suoi amici a scuola. Perché mai?, si chiese con rabbia. Che bisogno aveva di loro quando aveva lui?
Inghiottì l’amarezza e disfò le coperte. Si infilò nel letto con aria torva.
Gli pareva che il suono di quella penna stridesse nelle sue orecchie come una punta contro una lastra di ardesia.
Pensava, con gelosia e rabbia, a quelle parole fraterne che non avrebbe mai udito, ma che qualcun altro avrebbe letto.
Non sapeva se essere arrabbiato con suo padre, che aveva fatto irritare Sirius; con i fondatori di Hogwarts, che avevano inventato quella stupida Cerimonia dello Smistamento; con Sirius, che dimenticava così di avere un fratello; o con se stesso.
Perché era così maledettamente legato al maggiore. Perché il fatto che Sirius si trovasse meglio con i suoi compagni di Casa che con lui gli bruciava come una ferita. Perché avrebbe voluto tantissimo aver potuto passare una tranquilla cena in famiglia.
Perché avrebbe voluto che, almeno nel corso di quelle vacanze natalizie, lui e Sirius smettessero di essere un Serpeverde ed un Grifondoro, e tornassero semplicemente due fratelli.





Spazio dell'Autrice (wow):
Be', che dire? Un po' me la immagino così la situazione di Regulus e Sirius quando il primo aveva appena frequentato il primo anno di scuola. Insomma, Reg ha ancora solo undici anni, e non riesce bene a capire come mai sia necessario fare tante storia per una semplice questione di Case diverse. Mentre Sirius, dopo aver deluso così tanto i famigliari ed esserselo sentito dire, probabilmente non considera nemmeno più il fratellino come alleato. Perché lui, al contrario di Reg, ormai ha chiarissima la differenza che c'è da una Casa all'altra.
Okay, come al solito dimentico che non sono io a dover recensire la mia storia, a quanto pare. Lascio a voi la parola, quindi... ci conto!
Un grazie di cuore a chi commenterà e leggerà
  
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