Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Risa Lily Angelie    21/01/2016    1 recensioni
Lorcan e Dominique hanno solo tre minuti.
Solo tre minuti per dirsi tutto. O per non dire semplicemente niente.
***
«... ecco, vedi?»
«Vedo solo un'idiota che mi farà venire la febbre perché ha avuto la geniale idea di restarcene qui fuori, al freddo. Come due dannati idioti.»
«Lorcan.»
«Dominique?»
«Il problema è che c'è una sostanziale differenza tra ciò che sono con gli altri e ciò che sono con te. Capisci?»
«A me sembri ugualmente noiosa.»

( ... )
«Vorrei sapere cosa significa.»
«Non lo so. Deve significare qualcosa?»
«Dipende. Io significo qualcosa?»
«Non farmi domande di cui sai la risposta, Dominique.»
«Non dare risposte che sviano dalla domanda, Lorcan.»
«Non sto sviando, è la risposta e basta.»
«Io non so niente.»

( ... )
«Sei proprio tarda.»
«Vaffanculo.»
«Quindi vuoi che me ne vada?»
«... no.»
«Eppure hai appena detto—»
«Lo so cos'ho detto. Ma resta qui.»

***
( Lorcan / Dominique. )
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: E' una cosa nata senza capo, né coda.
Mh, non so, non chiedete. Credo debba aggiungere il no-sense agli avvertimenti.
Ispirata da Solo tre minuti dei Negramaro.



 


 Solo tre minuti.

 

A quelle cattive, cattivissime persone
che mi hanno convertita a questa coppia.
Vi odio.
Con affetto, però.





«Dammi tre minuti.»
«... non essere ridicola.»
«Non voglio esserlo, infatti. Sono seria. Dammi tre minuti.»


«... beh?»
«Cosa?»
«Pensavo volessi questi minuti per parlare, non per guardarci in faccia come due idioti.»
«Perché, non siamo forse due idioti?»
«... parla per te, Weasley.»
«In parte lo sto facendo.»

 
«Avremmo potuto restare in silenzio anche al chiuso, lo sai vero?»
«Sì.»
«E invece siamo qui fuori a congelarci.»
«Sì.»
«Perché?»
«Io non ho freddo.»
«... tu hai qualche rotella fuori posto, Weasley.»


«E' che sono indecisa.»
«Sarebbe una novità?»
«No, ma non serve che tu infierisca.»
«E' più forte di me.»
«Ho notato.»

 
«Allora?»
«Cosa?»
«Su cosa sei indecisa?»
«Su come essere.»
«Puoi essere più chiara?»
«Non è difficile da capire.»
«Non è nemmeno facile.»
«... la devi smettere di contraddirmi.»
«Tu devi smetterla di pensare l'opposto di ciò che penso io.»
«Non è certo colpa mia se tu pensi sbagliato.»
«E perché dovrei essere io quello che ' pensa sbagliato '?»
«Perché sì.»
«Fai sul serio, Weasley?»
«Piantala.»
«Guarda che sei tu che hai iniziato con questa stupida storia del—»
«PER MERLINO, SCAMANDER, SILENZIO.»
«A ME NON DICI DI FARE SILENZIO, WEASLEY.»


«... ecco, vedi?»
«Vedo solo un'idiota che mi farà venire la febbre perché ha avuto la geniale idea di restarcene qui fuori, al freddo. Come due dannati idioti.»
«Lorcan.»
«Dominique?»
«Il problema è che c'è una sostanziale differenza tra ciò che sono con gli altri e ciò che sono con te. Capisci?»
«A me sembri ugualmente noiosa.»
«Puoi tentare di non attaccarmi per due minuti?»
«Sono anni che ci provo.»
«Semmai ' proviamo '.»
«... sì, giusto.»

 
«Il punto è che per gli altri io sono la dolce Minì, quella che non si arrabbia. E poi con te sono— sono...»
«Sei
«... ecco.»

 
«Lo so.»
«Cosa— cos'è che sai?»
«Con me sei diversa dal solito.»
«Oh. Quello... lo so che lo sai. E' solo che non so se quanto questo sia un bene.»
«Lo è.»
«Tu non mi sopporti in nessuno dei due casi.»
«No.»
«Appunto.»
«Perché, tu sopporti me?»
«No.»
«Appunto.»


«Però non mi dispiace.»
«Cosa?»
«Chi
«Chi?»
«Tu.»
 
 
«E questo che vorrebbe dire?»
«Non vuol dire niente, Scamander. O forse tutto.»
«Che razza vuol dire?»
«Vuol dire che dipende da te.»

 
«Per curiosità, cosa t'aspetti che faccia?»
«Nulla di specifico, non mi ' aspetto ' un bel niente.»
«Ti ho mai detto che sei strana?»
«Di solito vai molto più sul pesante.»

 
«Te ne ho dette dietro tante, vero?»
«E' tutto reciproco Scamander, rilassati.»
«' Rilassarmi ' è difficile. Fa un freddo fottuto. E tu sei qui.»
«Oh, dimenticavo quasi quanto ti dessi sui nervi.»
«Sbaglio o è reciproco?»
«Non sbagli.»
«Ecco.»
 
 
«Ma non è solo questo.»
«Cosa?»
«Ti odio, ma non è solo questo.»
«Oh.»
«Sarebbe più facile se ti odiassi e basta. Ma se tu sei capace di conoscere ciò che ho sempre nascosto, qualcosa dovrà pur dire.»
«Niquie...»
«E dannazione, questo nomignolo. L'hai inventato tu. Mi ci chiami solo tu. E' il tuo. Ed è il mio.»
«Non riesco a capire se ti dispiaccia oppure no.»
«Vorrei sapere cosa significa.»
«Non lo so. Deve significare qualcosa?»
«Dipende. Io significo qualcosa?»
«Non farmi domande di cui sai la risposta, Dominique.»
«Non dare risposte che sviano dalla domanda, Lorcan.»
«Non sto sviando, è la risposta e basta.»
«Io non so niente.»
«Bugiarda.»
«Dici che mi crescerà il naso?»
«Chi è che svia il discorso?»
«E' la mia domanda, io posso sviare.»
«Questa conversazione è partita perché io ho parlato.»
«E non avrebbe nemmeno avuto luogo se non ti avessi chiesto quei tre minuti.»
«Quanti ne sono passati?»
«Non lo so.»
«... potrebbero anche essere terminati.»
«Vuoi andartene?»
«No.»

 
«Significa qualcosa?»
«Cosa?»
«Che tu sia ancora qui.»
«Secondo te?»
«Se te lo sto chiedendo vuol dire che non lo so.»
«Sei proprio tarda.»
«Vaffanculo.»
«Quindi vuoi che me ne vada?»
«... no.»
«Eppure hai appena detto—»
«Lo so cos'ho detto. Ma resta qui.»
«Vaffanculo.»
«Va bene, ci vado. Ma tu resta qui.»
«Ti odio.»
«Per favore.»



 
«E' un serpente che si morde la coda.»
«Cosa?»
«Questa— cosa
«Lo so.»
«Dovremmo smetterla.»
«Lo so.»
«Non hai detto di non sapere niente?»
«Davvero ascolti quello che dico?»
«Se non lo facessi, non sarei qui.»


«C'è un problema.»
«Uno solo?»
«Credo che questo sia il motivo per cui ti ho chiesto quei famosi tre minuti.»
«Che sono finiti.»
«Forse.»
«Sicuramente.»
«Già.»

 
«Allora? Il problema?»
«Oh, quello. Il punto è che non voglio smettere un bel niente.»
«... questo che vuol dire?»
«Secondo te che vuol dire?»
«Se te lo sto chiedendo—»
«Vuol dire che non m'importa se siamo ai due poli opposti, Lorcan. Non mi interessa quello che pensa la gente, voglio solo— non perdere
«Perdere?»
«Non perdere.»
«Sembra tu stia parlando di una gara.»
«O una guerra.»
«... una guerra.»
«Una guerra.»

 
«Contro chi stai combattendo, Dominique?»
«Dipende.»
«Da cosa?»
«Da chi
«Da chi?»
«Da te.»
«Da me?»
«Da te. Come sempre. Potrei combattere con te, per te o contro di te. O tutte e tre assieme. Dipende.»


«Perché da me?»
«Non lo so. E' così e basta.»
«Non ha senso.»
«Perché, c'è qualcosa in tutta questa situazione che ce l'ha, senso?»
«... no.»


«Se vuoi, me ne vado.»
«Aspetta, prima mi dici di restare qui fuori, fermi e al freddo, e poi dici che te ne vai?»
«Non ho detto questo, ma solo che se tu vuoi, me ne vado.»
«C'è differenza?»
«Dipende. Vuoi che me ne vada?»
«Perché mi fai queste domande?»
«Perché ti ho chiesto quei tre minuti.»
«Sono finiti.»
«Sì, ma tu sei ancora qui.»
«E tu vuoi andartene.»
«No, ti sto chiedendo se vuoi che resti.»
«Se non volessi stare con te, adesso, me ne sarei già andato da un po'.»
«Quindi?»
«Quindi?»
«Che significa?»
«Che sono qui per te.»


«Dammi un minuto.»






Erano vicini.
Erano tanto vicini, troppo vicini. Eppure, ancora troppo lontani.

Lei fece ancora un passo, gli occhi fissi sul di lui viso. 
Era lì.
Faceva freddo, ed era lì.
Avrebbe potuto andarsene, eppure era lì.
I tre minuti erano passati, ed era ancora lì.
Ne aveva chiesto un altro, uno solo. E lui era lì.

Tic, tac.
Tic, tac.

I secondi scorrevano, ma i ragazzi non se ne stavano curando.

C'era lui, gli occhi scuri – pericolosi, maledetti quasi quanto lui – puntati in nel di lei sguardo – chiaro e trasparente come l'acqua, pericoloso anch'esso, come il mare; e profondo, come solo il più nero abisso poteva esserlo.
E c'era lei, con l'ombra d'un sorriso ad illuminarle il volto, l'efelidi che richiamavano un'infanzia non ancora del tutto trascorsa.

S'erano odiati. S'erano odiati tanto, s'erano odiati troppo.
E quasi banalmente, tanto odio – come sempre – era causato da qualcos'altro.
 
Cosa?
Lorcan aveva paura d'ammetterlo persino a se stesso; Dominique, solo di dirlo a lui.

Ma chi ha bisogno delle parole? A loro bastavano i gesti.
Per loro due, i gesti alla fin fine, valevano più delle parole – perché con la bocca avrebbero potuto anche dichiararsi guerra, ma non sarebbe mai, mai stato abbastanza, finché i gesti non avrebbero coinciso con essa – e lo dimostrarono, anche il quel caso.

Saranno stati anche opposti, eppure partì da entrambi, nello stesso momento; non saprei dirvi se fu lui a chinarsi su di lei, o se fu lei a mettersi sulle punte per raggiungerlo, ma al termine di quel minuto si stavano baciando.

E andava bene così, anche se avevano parlato tanto e non s'erano ancora spiegati niente – e, anzi, v'era da chiedersi se mai sarebbero stato in grado di buttare fuori tutto quel che provavano, per quanto contorto potesse essere.
Andava bene così – sarebbe sempre andata bene così, finché sarebbero rimasti loro due. 
Ed era una battaglia continua, in cui si cambiava continuamente bandiera, in cui non si sapeva mai per cosa 
– per chi – si stesse combattendo.
Ma erano loro due, e basta.

E basta.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Risa Lily Angelie