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Autore: Staffi    22/01/2016    3 recensioni
Siamo nella V serie.
Dopo essere stati chiusi insieme in quell'armadio, a distanza troppo ravvicinata, nel cuore di Camilla, alcuni desideri cominciano prepotentemente a farsi spazio ed esplodono, sopra ogni ragione, quando il Vicequestore la invita a salire per un vermouth. Trovandosi soli e senza interruzioni di alcun tipo, quel brindisi si trasforma nel più splendido augurio di natale.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Occhi chiusi. Respiro lento, profondo. Il meritato riposo per aver corso dietro quella donna per 8 lunghissimi anni. Quanta rinunce per sentire quella pelle chiara e delicata sotto le mani, per vedere il sorriso brillare in quelle due nocciole, sapendo di esserne la ragione. Quanta pazienza per possedere quelle labbra. Le stesse labbra che ,in quel momento di pura follia , l’avevano fatto prigioniero in casa sua, costringendolo a liberare i più bassi istinti e più alti sentimenti. Forse l’unica costrizione accettata con una resa completa di se stesso, nelle mani della donna più intelligente, intrigante e sexy che avesse mai visto. Non era una bellezza esplosiva, di quelle che per strada ti giri a guardare. Era molto, molto di più. Una volta entrato nella sua vita, uscirne era impossibile. Una magnifica agonia durata troppi anni che, bacio dopo bacio, era stata lentamente sotterrata nei meandri delle lenzuola di raso blu. Aveva sperato in quel momento , forse, da poco dopo il loro primo incontro. O giù di lì. Ma finalmente era sua. Lei lo aveva scelto liberamente, come se fosse la cosa più normale del mondo. Allungò il braccio poco più in là del suo petto ancora nudo. Voleva assicurarsi che il più bello dei risvegli fosse al suo fianco. Il materasso freddo e vuoto. Solo il suo foulard era rimasto sul cuscino, lanciato senza guardare per la troppa foga e dimenticato lì per la fretta di fuggire via dalla sua stessa volontà. La guerra tra mente e cuore della sua prof, era appena ricominciata. Una a resa temporanea lunga qualche ora appena, per poi tornare nella trincea dei sensi di colpa per essere una donna impegnata. Occhi aperti. Il laser della sveglia puntava sul soffitto. Era appena scoccata la mezzanotte. Prese il cellulare poggiato sul comodino, ma nessun messaggio era in memoria. Fu lui il primo a scrivere. Facendo le scale di corsa, seguita da potty che a stento riusciva a starle dietro, non si accorse nemmeno della vibrazione nella sua tasca. Arrivata alla porta tirò un sospirò a pieni polmoni. Appoggiando la schiena alla porta di casa, portò le mani al volto. Ancora sapevano di lui e , nonostante un attimo prima fosse logorata dal senso di colpa, quel profumo fece da calmante. Per liberarsene, almeno temporaneamente, fece scorrere le mani sui capelli. Era ora di rientrare. La porta si aprì prima ancora che potesse tirare fuori le chiavi incastrate nella tasca dei jeans. Rimasero a guardarsi un ‘istante. Quello sguardo lei lo conosceva perfettamente e gli occhi da cui proveniva conoscevano perfettamente lei, meglio di chiunque altro al mondo. “passeggiata notturna ?” “mamma! Mi hai spaventata! ero in cortile con potty” Disse cercando di evitare ogni contatto visivo. Non aveva mai saputo mentire a sua madre. “ strano, perché io sono arrivata da poco e sotto non c’era proprio nessuno. Sarà l’età che avanza. Buona notte, tesoro” Lei rispose Andreina, con aria sarcastica , dirigendosi verso camera sua. Lei fece lo stesso. Tappa in bagno e poi di filato a letto. Non aveva fatto una doccia molto lunga per paura che la meraviglia appena successa col commissario scivolasse via insieme alla schiuma, senza rendesi conto che certe cose non rimangono sulla pelle, ma nella pelle. Sullo schermo del telefono, abbandonato sul comodino, una luce blu lampeggiava ad intermittenza. Non era sicura di volerlo leggere, non serviva una veggente per indovinare il mittente di quel messaggio. Come volevasi dimostrare, l’ sms proveniva da una sola scala più in là. “scattata la mezzanotte sei fuggita via. Come da copione, Cenerentola. Domani guarderò bene se nelle scale hai perso la scarpetta, perché se così fosse ti cercherei per tutto il regno per sentire un ~e vissero felici e contenti ~ . Sogni D’oro “ Occhi sognanti. Aveva letto e riletto quelle parole mille volte, prima di accorgersi che stava fantasticando sulle parole del suo amante. Lei. Proprio lei, leale e coerente, legata a principi morali solidi. Lei che aveva patito le pene dell’inferno tornata da Barcellona. Proprio lei che non avrebbe augurato quel dolore al suo peggior nemico, l’aveva appena combinato a suo marito violando la prima regola di un matrimonio. Giurata e spergiurava a se stessa che quella sarebbe stata la prima ed ultima volta. Non avrebbe permesso all’istinto di sopraffare la ragione. Per nessun motivo al mondo avrebbe minato il patto di solidarietà amorosa Le chiavi di Renzo giravano nella toppa . Si raggomitolò sotto le coperte, sentendo il cuore accelerare ad ogni passo che avvicinavano il marito al suo lato del letto. Chiuse gli occhi, sperando che l’architetto avesse sonno. Almeno lui. Lo sentì infilarsi rapidamente nel letto. L’aveva scampata, almeno per quella notte. La luce del mattino filtrava dalle serrande. Non era riuscita a chiudere occhio. Si alzò dal letto e prese a vestirsi con gli abiti che la notte precedente aveva appoggiato sulla sedia. All’appello mancava solo il suo foulard, regalato le da Renzo quello stesso natale. Doveva recuperarlo e nonostante volesse star lontano da quel vicino, troppo vicino, dovette Concordare con Gaetano di vedersi. Rigorosamente in un luogo pubblico, pieno di gente e che non la mettesse in condizione di mettere a dura prova la sua forza di volontà. Solo un ora più tardi era davanti alla porta del commissariato il luogo stabilito. Essendo di casa, non si fece annunciare. Si assicurò che il vicequestore fosse libero e dopo aver bussato, entrò insieme al suo imbarazzo. Il suo foulard le saltò immediatamente all’occhio, dato che proprio lui lo stava indossando, comodamente seduto sulla sua poltrona. “Buongiorno Cenerentola! Dormito bene?” Si alzò dalla sedia e molto lentamente si appoggiò alla scrivania, proprio davanti a lei. Il suo volto sfoggiava il più bello dei sorrisi che gli avesse mai visto indossare. “ Diciamo di sì, ma non ne voglio parlare adesso. Non è il luogo, ne il momento adatto. Mi dai la mia sciarpa?” Dille lei allungando il braccio. “ Non così in fretta, mia cara. Non te la meriti, sai. “ Tolse la sciarpa dal collo e sventolandola cominciò a girare intorno. “ Dai, Gaetano, dammi la sciarpa. Hai voglia di giocare, stamattina? “ I muscoli sfuggirono al suo controllo e un sorriso, che sembrava lo specchio di quello del vicequestore si lasciò andare sul suo viso. Lui Non parlava, faceva solo segno di no con la testa continuando la circumnavigazione del suo corpo, senza mai abbassare lo sguardo. “E dai, per favore “ Si fermò di scatto, davanti a lei. La prof di qualche tempo prima avrebbe cercato un escamotage per sfuggire a quella situazione. Ma lei no. Ferma, immobile reggeva il suo sguardo. “ La vuoi?” Lei si limitò ad annuire con un cenno del capo. “Voglio qualcosa in cambio” Non poteva essere più vicino di così. “Gaetano non possiamo. Anzi, non posso. Perciò allontanati!” “ E va bene, come vuoi. Ecco la tua sciarpa.” Mentre recuperava la sciarpa, le venne naturale pensare a quanto presto si fosse arreso. Forse sarebbe stato meglio dimenticare quella notte, per salvaguardare l’amicizia che li legava da tanti anni e il suo matrimonio ancora con i cocci da rimettere a posto. “ Ci vediamo” Proprio mentre gli voltata le spalle, la prese un braccio la voltò e le rubò un bacio, che senza nemmeno accorgersene anche lei stava ricambiando. Aveva detto bene. Non poteva, perché se fosse dipeso dalla sua volontà l’epilogo di quel bacio sarebbe stato un altro. “Ci vediamo stasera. Avrai una cena di natale con i colleghi. Ti porto in un posto speciale.” Le
   
 
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