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Autore: Kagome Warrior    22/01/2016    0 recensioni
-Sei quasi morto Carson, o meglio la tua anima è stata giudicata immeritevole del paradiso ed eccoti qui.-
-Devi avermi dato una droga allucinogena, senza alcun dubbio! Ed è ottima te ne do atto, ma ora voglio sapere tu chi sei e cosa mi hai somministrato.-
-Ti ci vorrebbe una buona dose di apertura mentale, questo è certo…
I pensieri di Carson tendevano verso una linea il più razionale possibile, dal primo istante di sorpresa e sgomento era passato ora a una accettazione dovuta alla certezza che doveva essere tutto opera di qualche sostanza.
Ricordava di essersi fatto sia uno spinello, di aver tirato coca, ma forse gli avevano allungato qualcosa nel drink e ora quei fantomatici attentatori della sua salute mentale si stavano divertendo alle sue spalle.
Doveva essere stato Jack, probabilmente per la questione della sua ragazza con cui Carson se l’era spassata una o due sere.
Doveva essere stato lui di certo, o forse Drew per via dei soldi che gli doveva.
O Maggie per averla scaricata dopo aver conosciuto la sorella.
Effettivamente erano tante le persone che avrebbero potuto avercela con lui per un motivo o un altro, ma in quel momento la cosa fondamentale era capire come
Genere: Dark, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando il nome di Carson fu pronunciato per la terza volta, egli sentì le fiamme lambirgli i polpacci e risalire fino al volto: istintivamente fece per proteggerselo, ma poi si rese conto di non provare altro che un leggero pizzicore.
 
-Eppure sto bruciando.-
 
Pensò toccandosi la fronte, le guance, il corpo, mentre intorno a lui tutto era sfocato e distante, echi in lontananza lo confondevano più di quanto non fosse già e il puzzo di zolfo lo spingeva a trattenere un conato, prima che cadesse al suolo inerme e improvvisamente privo di forze.
Poi rinvenne nel suo appartamento, nel suo letto, seduto con lo sguardo perso nell’oscurità caratteristica della notte: era stato un sogno forse?
Si, probabile, dopo quello che aveva bevuto e preso non doveva meravigliarsi della galoppata che la sua fantasia sembrava essersi fatta divertendosi alle sue spalle, eppure qualcosa non andava.
La sensazione di pizzicore ancora gli attraversava il corpo, al punto che si alzò lentamente diretto al bagno per farsi una doccia e sciacquare via quella sensazione.
Ma non fece in tempo nemmeno ad entrare nella doccia, perché qualcosa sembrava fissarlo da sopra il lavandino con occhi rossi come brace e un ghigno famelico.
Carson indietreggiò mentre la creatura sembrava seguire i suoi movimenti, fino a che si ritrovò a quattro zampe di spalle a trascinarsi verso il letto alla ricerca della pistola.
Doveva essere una sorta di incubo nell’incubo, o forse i postumi della sbronza, o forse ancora il fatto che era completamente fatto: quella “cosa” non poteva essere reale, neanche per sogno.
In fondo nemmeno era uscita dal bagno per agguantarlo e divorarlo, e questo seppur non facendogli abbassare la guardia lo fece risollevare almeno un po’. Passarono minuti interminabili prima che si rendesse conto che probabilmente aveva immaginato tutto, e che non c’era motivo di non rientrare nel bagno per fare quello che desiderava.
Così si sollevò nuovamente, stavolta dal pavimento, ed entrò nel bagno stavolta accendendo la luce: magari non lo avesse fatto.
La creatura era ancora lì, in tutta la sua magnificenza crudele e spaventosa, grigia e con grandi ali alle spalle massicce, una mascella spropositata, due corna enormi sulla fronte, numerosi tatuaggi in rilievo che la ricoprivano su petto e viso, e un sorriso malefico con denti bianchissimi e canini appuntiti.
Era stata lì tutto il tempo, aveva atteso pazientemente il suo pasto senza scomodarsi nemmeno per prenderlo con le sue mani: nel momento in cui alzò l’arma contro di essa lei sembrò fare lo stesso.
Che una bestia di tale mole avesse bisogno anche di un’arma per ottenere ciò che desiderava?
-Che diavolo vuoi!-
Sbottò carico del coraggio della droga, mentre la creatura sembrava aver detto qualcosa a sua volta senza che lui avesse potuto capire.
-Ti ho chiesto cosa vuoi!!!!-
Nulla. Gli parlava sopra, forse quella cosa non sapeva parlare.
-Certo che voi umani siete proprio più stupidi di quanto pensassi…-
 
Una voce femminile lo raggiunse alle spalle spingendolo a voltarsi di scatto per puntare la pistola sul nuovo obiettivo: se non avesse avuto una buona memoria avrebbe scommesso di essersela portata a letto proprio quella notte, ma non era stato così.
Era bionda, con lineamenti duri e un sorriso malizioso marcato da un rossetto rosso scuro.
E lo fissava appunto con quella faccia divertita che avrebbe volentieri visto sul suo letto, in preda al piacere.
-Non ti rendi conto vero? Eppure pensavo che fosse chiaro.-
E la creatura? Era forse alle sue spalle pronta ad affondare le fauci nel suo collo mentre la donna lo distraeva?
-Cosa dovrei capire?-
E dicendo così si voltò di nuovo rendendosi conto che anche la creatura lo aveva appena fatto per guardarlo bene negli occhi..
Poi si avvicinò lentamente e pian piano fu tutto chiaro e agghiacciante: non c’era nessuno lì dentro a parte loro due, a parte lui e la donna bionda che continuava a sorridere, che vedeva chiaramente ora dietro di sé, lì riflessa nello specchio, lì dietro la bestia che era diventato.
 
-Cosa mi hai fatto????-
Urlò con voce grave, roca, mentre si tastava il viso rendendosi conto di cosa gli era accaduto e prendendone coscienza man mano che sentiva con mano quanto fosse cambiato.
-La mia faccia! Cosa mi hai fatto?-
-Io avevo solo il compito di riportarti qui Carson, nulla più. Certe trasformazioni non sono mio compito.-
Senza rendersene nemmeno conto le si avventò contro, ma lei si scostò facendolo cadere malamente al suolo.
Cosa era diventato? Cosa diavolo aveva fatto per meritarsi un trattamento del genere e soprattutto come diavolo aveva fatto chiunque fosse stato?
-Sei quasi morto Carson, o meglio la tua anima è stata giudicata immeritevole del paradiso ed eccoti qui.-
-Devi avermi dato una droga allucinogena, senza alcun dubbio! Ed è ottima te ne do atto, ma ora voglio sapere tu chi sei e cosa mi hai somministrato.-
-Ti ci vorrebbe una buona dose di apertura mentale, questo è certo…
I pensieri di Carson tendevano verso una linea il più razionale possibile, dal primo istante di sorpresa e sgomento era passato ora a una accettazione dovuta alla certezza che doveva essere tutto opera di qualche sostanza.
Ricordava di essersi fatto sia uno spinello, di aver tirato coca, ma forse gli avevano allungato qualcosa nel drink e ora quei fantomatici attentatori della sua salute mentale si stavano divertendo alle sue spalle.
Doveva essere stato Jack, probabilmente per la questione della sua ragazza con cui Carson se l’era spassata una o due sere.
Doveva essere stato lui di certo, o forse Drew per via dei soldi che gli doveva.
O Maggie per averla scaricata dopo aver conosciuto la sorella.
Effettivamente erano tante le persone che avrebbero potuto avercela con lui per un motivo o un altro, ma in quel momento la cosa fondamentale era capire come sistemare tutto.
Come tornare chi era, come era.
-Che peccato per il tuo faccino, mi piaceva parecchio.
La vipera lo squadrava compiaciuta alimentando la sua frustrazione, ma lui era ancora al suolo sotto il peso di qualcosa di veramente pesante che gli gravava sulla schiena, qualcosa di vivo e che si muoveva gettando aria tutto intorno.
-Sono le tue ali stupido, come credi di poterti spostare da un posto all’altro? Siamo all’antica noi e il teletrasporto è qualcosa di troppo avanzato e volgare…-
-Maledetta…-
-Troppo gentile Carson, ma come ti ho già detto quello che ti è accaduto non è opera mia, e per la cronaca mi chiamo Desdemona.-
Sorrise ancora rivelando una fila di denti bianchissimi, e per quanto potesse detestarla in quel momento, doveva ammettere che non poteva essere più bella di così: la crudeltà e il menefreghismo le calzavano a pennello.
-Allora dimmi chi mi ha fatto questo!-
Carson fece leva sulle mani artigliate e cercò di osservare le ali alle sue spalle come farebbe un cane inseguendosi la coda, trasformando il sorriso di Desdemona in una risata cristallina e spontanea.
Ringhiò senza rendersene conto e fece per arpionarla, ma il buonsenso sembrò avere la meglio: strano che facesse capolino nella sua mente solo ora quella sensazione legata al giusto e allo sbagliato.
-Vedo che cominci a ragionare, non sei così stupido come ti avevano descritto: vedi Carson ormai non hai più una vita umana, la tua semplice, corrotta e impunita vita umana.
Ha un bel po’ di soldi dico bene? Eredità o sbaglio? La dipartita di tuo padre ti ha reso unico erede di un patrimonio enorme e questo ti ha facilitato molto le cose, giusto?-
-e vengo punito per essere schifosamente ricco?-
-Oh no… Non pensare all’invidia come caratteristica di quelli come noi: è una prerogativa umana, come i sette peccati capitali da noi gettati sulle masse in attesa che qualcuno li rendesse parte del mondo umano, cosa avvenuta con estrema facilità. Voi credete che l’immortalità sia una condanna e che ci annoiamo al punto tale da sprecare tempo e forze nel rendervi le cose difficili? –
-Per quale altro motivo se non per noia trasformereste qualcuno in questo?-
-Perché le nostre fila si sono impoverite e anime così oscure non ne vedevamo da tempo.-
-Non capisco. Che cosa diavolo vuoi dire?-
-Sei morto Carson, o meglio quasi morto: overdose, tipico. Probabilmente se non ti fossi ucciso da solo qualcuno dei tuoi amici lo avrebbe fatto, sai com’è: ti odiavano a morte.
In ogni caso eri dinnanzi alle porte dell’Inferno e avevamo cominciato a bruciare la tua anima disgustosa, quando a un tratto ci siamo resi conto che non ne soffrivi. La punizione per te era nulla, il dolore non esisteva, né l’oblio, né il pentimento.
Odoravi di zolfo, sapevi di fumo e fiamme ancora vive ed è stato allora che Jim ha decretato che diventassi uno di noi, ovviamente molti gradini più in basso: in fondo sei sempre un mezzosangue.-
Carson ascoltava cercando di capire ogni parola, ma tutto gli sembrava parte di una trama da film horror di serie B.
Lui era vivo, riusciva a toccare il suo corpo, per quanto ora fosse deforme, e  quella donna continuava a dirgli che la sua vita ormai era andata.
Non poteva essere la realtà, non poteva ritrovarsi nel suo stesso appartamento tramutato in una bestia umanoide per chissà quale scopo, o forse almeno su quello sarebbe stato illuminato?
-Schiere demoniache carenti dolcezza, e ora tu ne fai parte. Non è semplice trovare qualcuno con le tue qualità…e trasformarti era l’unico modo per farti abbassare la cresta: ma non angustiarti. Potrai riavere le tue sembianze per un tempo limitato ogni giorno, dopodichè, sperando tu abbia compiuto il volere dei boss in quel breve tempo, tornerai ad essere un demone terreno.
Il primo della tua stirpe…non sei felice?
 
La mente di Carson stava di nuovo affrontando una sorta di oblio, mentre tutto intorno a lui aveva contorni sfocati: stava per perdere coscienza con il desiderio bruciante di risvegliarsi solo tra le gambe di quella tizia, con il suo fisico e il suo viso, cosa che non avvenne.
Non quella mattina, non quella settimana, e non per gli anni a venire.
   
 
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