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Autore: Newtmasinmyveins    22/01/2016    1 recensioni
*CONTINUO DI CONTRO (TE)MPO*
Purtroppo io mi sono illusa, e per illusa intendo in tutto. Credevo di poter sorridere e proseguire, fingendo che tutto andasse bene. Avevo un piano … volevo cambiare ciò che ero, lottare per scoprire la verità, crearmi una nuova vita, essere un’altra persona, senza passato … Un essere umano vivo, ma non è così facile; i brutti ricordi rimangono sempre lì … ti seguono, e per quanto tu lo voglia non puoi sfuggirgli.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Mi hai salvato ancora una volta


Ho ancora tra le mani il foglio con scritto la frase inquietante, la leggo ripetitivamente ma farlo non mi porterà alla soluzione. Ho bisogno di sapere di chi si tratta.

Sobbalzo avvertendo qualcuno alle mie spalle: è James.

Mi guarda passivo, cercando la giusta parola per iniziare un discorso di cui non ho la minima idea.

Deglutisco vedendolo avvicinarsi alla porta, vuole andarsene?

«Che vuoi fare? » domando con tono accusatorio, lui si arresta voltandosi lentamente nella mia direzione,

«Beh … -inizia grattandosi la testa dai riccioli d’oro- credo sia giusto andare, ti ho già dato troppo disturbo, dimentica tutto. » accenna una smorfia di compiacimento e si dirige a passo spedito verso la porta.

Rimango per pochi secondi ferma. Sono ibernata. Sembra la fine di una relazione e non può trattarmi così, non gli darò la possibilità di farmi soffrire di nuovo.

«Tu non vai da nessuna parte- sbotto e non mi sono resa conto di averlo detto. Si volta corrucciando la fronte confuso- voglio credere che tu non ti ricorda di me, ma non mi permetterò di perderti per la seconda volta. Ti ho aspettato per cinque mesi e sai a quanto equivalgono? A centocinquantadue giorni, dove eri, James? Io piangevo, mi rifiutavo di mangiare … la tua mancanza era percepibile fin dentro le ossa. Ti ho sempre accettato senza se e senza ma, anche quando ho scoperto che il tuo vero nome era Drake, anche quando ho scoperto la tua vera natura. Io di noi non dimenticherò mai nulla e se ora vuoi andare … -faccio segno con la mano di andarsene- Sei libero di farlo ma a quel punto capirò quanto sono stata importante per te. » dico come un fiume in piena, sono visibilmente esasperata.

Mi osserva pensieroso. Dovevo dirglielo, sarei esplosa e come mio solito, mi sarei rifugiata in camera a piangere, allontanando il resto del mondo, inconsapevole che la vita va comunque avanti. Con o senza chi vorresti al tuo fianco.

Continua a guardarmi con espressione indecifrabile, «Ho l’impressione che tu mi conosca …» risponde naturale come se quello che gli ho detto non l’abbia destabilizzato neanche un pochino.

Assumo un’espressione simile al what the fuck? Espiro e ispiro provando a concentrarmi, massaggio le tempie cercando di fargli capire almeno il minimo.

«Sì, direi che ti conosco ma tranquillo: anche tu conosci me. Ti dicono niente Alyson?  Micenesis o Cabret?- sbuffo vedendo il suo assenteismo- Uno di questi nomi ti è familiare? » cerco di sforzarmi dando i maggior indizi ma tutto sembra inutile.

Scuote il capo a destra e sinistra segno di no ed io crollo sul divano, demotivata.

«Mi dispiace … non era mia intenzione deluderti, sei stata gentile ad aiutarmi …»

Era il minimo.

Sì, ti avrei risposto era il minimo perché tu James, con la tua bastardaggine, i tuoi giorni no, tu mi hai sempre salvato.

E poi dopo quello che abbiamo trascorso insieme, credo proprio di amarti.

In fondo non so, ma ho quella strana sensazione che mi prende ogni volta che ti vedo arrivar, e che mi uccide ogni volta che stai andando via.

Come sabbia tra le mani te ne stai andando di nuovo.

Stringi la maniglia e abbozzi un sorriso forzato, proferisci un leggero «Ciao …» e la porta che si chiude mi vieta di vederti.

Non posso rincorrerti. Non voglio.

Se hai deciso di dimenticarmi un motivo ci deve essere, però avresti potuto dirmelo, oggi sarei andata avanti con la mia vita, senza rimorsi o rimpianti e, invece, ancora una volta mi hai complicato tutto.

Un giorno ti dimenticherò te lo prometto.

***


Sono le 19:00 e non ho ancora ricevuto una chiamata da Julia, che anche lei si sarà dimenticata di me? Intanto i miei non sono ancora tornati da lavoro ed io guardo impassibile l’armadio, aspettando che qualcuno mi suggerisca cosa indossare. Andare alla festa del tuo “quasi migliore amico” in cattivo stato non è una bella idea, ma non posso fare questo a Nathan, lui non c’entra. Devo rimboccarmi le maniche e sorridere come ho fatto negli ultimi cinque mesi.

Ho finto di essere una ragazza normale, con una vita tipica di una diciassettenne.

A malincuore opto per un vestito nero aderente e corto, per una volta direi di abbandonare felpe e converse.

Julia si è raccomandata di indossare abiti trasgressivi e alla moda, direi di aver centrato in pieno, sicuramente sarà contenta e stupita.

Al vestito scollato decido di abbinare tacchi non tanto alti: non sono una modella e il rischio che possa inciampare o cadere è del 101%; nonostante non siano tacco dodici ma stivali ricordo, che quando li indossai l’ultima volta (due anni fa) facevo fatica a camminarci tanto è vero che mi si bloccò la circolazione, sembravo e sarò un tirannosauro rex.

Mi precipito in bagno notando di essere in ritardo. M’immergo nell’acqua calda, permettendo alle bolle di bagnoschiuma di ricoprire il mio corpo esile, chiudo gli occhi cercando di fermare i pensieri ma tutto continua a girare intorno al nome James.

Perché deve essere sempre tutto così complicato?Non poteva ricordare, stare insieme? So bene che per certi versi sia mio fratello e siamo legati a Malkfoc da un legame di sangue ma ci vogliamo o almeno mi voleva.

FLASHBACK

- Malkfoc non è l’unico tuo nemico. -

- Quanti altri ne ho? – dissi, inizialmente sottovalutavo.

- Diciamo due pianeti … Cabret e … Micenesis. –morse il labbro inferiore.

- Micenesis? – domandai incredula. Stupita.

- Già. – ammise rassegnato.

- Non può andare meglio, –risposi sarcastica.

- Sei sicuro? Non può essere? Smettila con gli scherzi, ok? – mi agitai, ma non servì a nulla; Il biondo per tenermi a bada, mi toccò le spalle e fissandomi negli occhi facendomi perdere il fiato sussurrò,

- Finché ci sarò io, nessuno ti farà del male. – 
- Jane, guardami negli occhi. – dolcemente prese il mio viso tra le sue mani delicate, ma allo stesso tempo forti da poter uccidere 10 demoni tutti assieme.

Ti aspetterò, perché amare significa anche rinunciare e se ami Elijah come dici, non interferirò … -Ingoiò. Era giusto. Non obbligava. Io, continuavo a denudarmi dalle lacrime. Piangevo ininterrottamente.

E sappi che … Sei stupenda quando sorridi. Dimentica e proseguiamo. –

Sorrisi. Era questo che dovevo mostrare a lui e a chi mi circondava: Un sorriso , una finta me, una me serena... anche se dentro stavo morendo.

RETURN

Non so come ma mi sveglio, accorgendomi di essere in ritardo. Esco dalla vasca in fretta e furia e quasi rischio di rompermi l’osso del collo per una scivolata epica.

Una diciassettenne maldestra come me, capace di mettere a repentaglio la sua vita in poche e innocue mosse, com’era capace di salvare un pianeta? A distanza di mesi, continuo a chiedermelo.

Avvolgo il mio corpo nell’asciugamano azzurra e con il phon asciugo i capelli. Impiego circa venti minuti dopo di che passo a vestirmi, indossando: biancheria intima nera, il vestito dello stesso colore con una leggera scollatura sul seno, collant color pelle e gli stivali neri. Riguardo al trucco, decido di andarci leggera, con solamente mascara e lipgloss. Per i capelli, scelgo uno chignon che me li tenga ben legati, facendo ricadere in avanti solo una ciocca.

Le feste non mi sono mai piaciute, le ho sempre affrontate con un umore spento, figuriamoci dopo quello che è successo ma devo mettere tutto da parte, devo farlo per Nathan.
Mi osservo allo specchio e ora viene la parte più difficile: indossare un sorriso.

Un sorriso che non deve essere falso o almeno non sgamabile.

Quanto è difficile, sembra che ogni volta che mi sforzi di sorridere, la voglia di piangere aumenta ed è frustante.

Faccio un sospiro e neanche il tempo di rilassarmi che il campanello suona.

Mamma e papà hanno le chiavi quindi sicuramente sarà Julia che è passata a prendermi.

“Dai, Jane … puoi farcela” sussurra la mia vocina incoraggiante e come un attore sta per andare sul palco, m’incammino verso la porta. Spengo tutte le luci di casa, assicurandomi di aver chiuso tutte le porte e le finestre. Sono pronta per il party “supermegagalattico”.

Apro la porta e ad accogliermi c’è Julia in tutta la sua bellezza: i suoi boccoli biondi ricadono sulle spalle, un rossetto rosso acceso richiama il pantalone dello stesso colore stracciato, ha un top nero merlettato e come scarpe dei tacchi che solo a guardarli mi provocano vertigini.

«Wow …» le dico e siamo sorprese l’una dell’altra.

«No cara, sei tu stupenda!- esclama, prendendomi la mano e facendomi girare su me stessa per avere l’intera visuale.- quanto scommetti che catturerai l’interesse della squadra di football dell’ultimo anno? - fa gli occhi a cuoricino e come sua abitudine inizia a fantasticare, dovrebbe sapere che il mio cuore appartiene a un altro.- hai mai visto quel palestrato moro, con i tatuaggi e il piercing sul naso?

E’ amico di Nathan, potrebbe presentarcelo o meglio presentartelo. » Ah Julia, quante volte devo dirti che non mi piacciono i tatuaggi e i piercing? Inoltre, il mio cuore è già occupato, tu non lo sai perché non capiresti, la mia “metà “non fa parte di questo mondo.

Sbuffo evidenziando la mia disapprovazione.

«E va bene, troveremo un altro pollo.» sibila, ammiccando un sorrisetto furbo. Sebbene sia di pessimo umore, con una battuta, la mia amica è sempre capace di mettermi su di morale, per fortuna che c’è lei.

Salgo sul motorino indossando il casco, augurandomi vivamente che i collant non si strappano.

Il capannone dista solo a pochi isolati; arrivate, notiamo che la gran parte degli invitati si sta nascondendo sotto il gran tavolo, il buio regna e Julia all’interno della sua borsa nasconde l’interruttore che premerà per accendere le luci e il tabellone con scritto “Happy birthday Nath”. Poiché la festa è a sorpresa, abbiamo chiamato Nathan con una scusa banale:

Julia ed io stavamo facendo un giro con il suo Beverly e improvvisamente la benzina è finita.

Il nostro fidato amico è arrivato in un batter baleno e anche mezzo assonnato, è elegante come pochi. Un gilet blu scuro con una camicia bianca, pantaloni beige e delle scarpe eleganti ma al tempo stesso sportive. Come fa a essere sempre così impeccabile? Forse è per questo che ha vinto due candidature come rappresentante della High.

«Accipicchia, siete fantastiche. -esclama scendendo dal suo motorino e privandosi del casco.-Dove stavate andando? » corruccia la fronte, sospettoso.

«In un locale ma niente di che …» risponde Julia immediatamente, ma Nath non sembra crederle.

«Julia ti ho sempre detto di non sottovalutare il carburante, metti caso che Jane non c’era e restavi qui sola, al buio … poi peggio: pensa se non c’ero io. » enuncia pavoneggiandosi, gran difetto di Nathan riccioli neri: si crede Dio sceso in terra e mi ricorda tanto qualcuno …

«Stamattina perché non sei venuto a scuola? » domanda la mia amica scoccando la lingua.

Nathan Waters sembra innervosirsi.

«Davvero me lo chiedi?» prende la tanica con il carburante per versarla nel serbatoio del Beverly.

Julia si allontana, io cerco di distrarre Nathan.

«Vuoi che ti faccia luce con il cellulare? Non credo tu veda molto …» dico gentile, ma il moro sbuffa e in piena fronte si presenta una ruga, la ruga dell’incazzatura.

«Beh, non vi capisco.- dice ignorando la mia domanda- Siete le mie grandi amiche e oggi non vi ho proprio sentito, ora vi siete accorte che sono mancato a scuola?Uno come me che manca a scuola, non è strano? » mi volge uno sguardo acceso d’ira, mi viene da ridere. Julia è sparita ma fortunatamente m’invia un messaggio giusto in tempo, prima che la situazione degeneri e io mando a monte l’intero piano:

Messaggio da Julia alle 20:30
E’ ora, avvicinatevi al capannone.

«Per di più Julia è sparita e … -blocca la sua parlantina guardando il serbatoio –Jane, te ne intendi di motori? » mi domanda algido e sono sicura che sia un tranello.

«N-no … » balbetto, grattando la testa.

«Te lo spiego in termini meno tecnici: la benzina c’è, non è finita.- gira le chiavi e il motorino si accende tranquillamente- allora? » abbozza un sorriso serafico, sembra che ha capito tutto ma almeno è più rilassato.

«Beh Nath, io ti spiego un’altra cosa- dico fingendomi seriamente arrabbiata per poi sfociare la mia finta rabbia in un gran sorriso- buon compleanno …» esclamo ad alta voce cosicché Julia possa sentirmi e accendere l’illuminazione: le luci vanno dal rosso al blu, dal verde all’arancio e l’intermittenza con cui la grande scritta “Buon compleanno Nath”, trasmette gioia e serenità. Julia ed io siamo state impeccabili e per la prima volta mi sento realizzata.

Nathan mi stringe forte e non mi aspettavo che si commuovesse, i suoi nervi crollano vedendo metà scuola sbucare da sotto il grande tavolo: i ragazzi si affrettano a uscire dalla tana con sorrisi smaglianti, ovviamente c’è anche chi impreca per aver ricevuto una pestata sul naso, a chi mancava l’aria e chi vuole già fiondarsi sul buffet. Julia ci raggiunge con una trombetta e ci abbracciamo tutti e tre fino a perdere il fiato.

«Credevo lo aveste dimenticato.» dice giustificando la rabbia di poco prima, ci stacchiamo lentamente e finalmente torniamo a respirare. Julia ride come la matta

«Come potevamo dimenticarci del tuo compleanno, forse tu avresti potuto scordarti i nostri …» canzona ma continua a ridere ed io l’affianco.

«Sicuramente li avrei dimenticati …» afferma confermando ogni nostro minimo dubbio. Gli scompiglio scherzosamente i capelli e tutti e tre iniziamo a farci il solletico.

«Scherzo: io vi adoro.- dice poi, liberandosi dalla presa.- corro a salutare gli ospiti, mi raccomando ballate. » si allontana, ballando sulle note di Say it right di Nelly Furtado.

«Ma guarda che cucciolo, è riuscito benissimo … visto Jane?- Julia ammicca un sorriso e porta alla bocca un cocktail alla frutta.-mi raccomando rilassati, la vita è bella, guarda là -indica un gruppo di ragazzi palestrati- … niente male. »

«Hai ragione.» le rispondo e non sto mentendo. Devo smetterla di correre dietro chi non mi vuole, devo iniziare a vivere, con il tempo James diverrà solo un lontano ricordo.

«Guarda, quello moro con il ciuffo biondo ti sta facendo l’occhiolino … - mi fa notare la mia migliore amica ed è vero: sembra che al tipo interesso.-che ne dici di avvicinarci … oh Jane, sembra che la fortuna ti assiste, - mi informa  Julia, Nathan è proprio andato dal tipo intrigante.- su andiamo!- esclama spintonandomi qua e la, oppongo resistenza ma mi accorgo di creare spettacolo, ancora una volta devo assecondare le pazzie della mia amica modella. Mi avvicino al gruppo di bellocci con un sorriso da paralisi facciale, cercando di evitare figuracce.

Julia si avvicina al nostro amico abbracciandolo da dietro «Nathan, non ci posso credere … stai crescendo e sei così carino» gli pizzica la guancia e seguito da me e dal gruppo di ragazzi “fighi” riccioli neri se la ride di gusto. Intanto, Julia neanche stavolta ha sbagliato, il tipo dal ciuffo biondo mi guarda per davvero e accenna sorrisi frequenti. Abbozzo un sorriso scherno distogliendo lo sguardo.  

Con permesso abbandono il gruppo, avvicinandomi al buffet. Il gran capannone è tutto occupato: ci sono coppie che si baciano come se non ci fosse un domani e, per quanto mi fanno schifo, li invidio; chi, nonostante non si conosca, balla o meglio si struscia spudoratamente e chi, come me, è alone e cerca di colmare l’assenza stando al cellulare.

Prendo una bibita non alcolica, mi giro e involontariamente mi scontro con qualcuno,

«Scusami …» enuncio mortificata, alzo leggermente il capo e, il destino sembra proprio scherzare con me: il moro con il ciuffo biondo.

«Tranquilla … - dice con un sorriso wow - l’importante che non mi sia sporcato … - fa un colpo di tosse- intendevo dire l’importante che non ti ho pestato un piede, ti avrei fatto male …» dovevo immaginarlo, è uno di quei tipi tinti e pinti o linti o come si dice.

«Non ti ho mai visto a scuola …» gli dico cercando di non mostrare la mia natura da asociale.

«Posso dire lo stesso di te» ammicca un sorriso sornione e morde la cannuccia, sbaglio o vuole fare il provocante? Potrà essere bello quanto vuole, ma nessuno batte il mio James.

Che ridicola, ancora lo penso e, ancora lo definisco mio … non è mica un cioccolatino!

«Arrivo sempre presto e ne approfitto per ripetere …» liquido, prendo un salatino.

«Sgobbona e bella … un abbinamento raro- ride e la sua risata è irritante, come si permette di darmi della sgobbona? Okay, non è chissà che brutta parola, ma poteva dire studiosa. Inarco un sopracciglio nervoso- comunque mi chiamo Liam» tende la mano come da consuetudine ed io sto per stringergliela ma improvvisamente, le luci iniziano ad andare a ritmo scoordinato e poi … si spengono assieme alla musica.

C’è baccano, agitazione ed io mi sento persa. L’unico a essermi vicino è Liam, ma non mi rassicura per niente. Improvvisamente sento qualcosa insinuarsi tra le mie gambe, ma non capisco cosa sia.
Sbarro gli occhi e vorrei urlare, ma nell’agitazione sono una delle tanti voci spaventate. Urlo, mi dimeno, ma nulla sembra ritornare normale. Il mio corpo è sospeso in aria, sento delle voci che ridono, mentre a me viene da piangere.

Urlo con tutta me stessa ma a breve anche questo mi è vietato, qualcuno mi tappa la bocca e sono fottuta: adesso non solo non riesco a urlare ma mi è diventato difficile persino respirare. Che scherzo bastardo è? Cerco di opporre resistenza ma chiunque esso sia è più forte di me. Ho gli occhi chiusi, mi sento maledettamente stanca e cerco di dimenticare che ci sono mani che toccano ovunque.

«Non male la tipa …» dice uno e non è difficile captare le loro intenzioni.

«Mi sono sempre piaciute le rosse, ti ricordi quella del primo anno Liam? Ci sapeva proprio fare … » dice un altro e vorrei coprirmi le orecchie, che schifezze sono costretta a sentire? Mi fanno sedere sull’asfalto freddo e  finalmente, grazie alla luce di un lampione, riesco a vedere i loro volti: il gruppo di prima senza ombra di dubbio.

Ho i piedi freddi ed è normale, strattonandomi ho perso gli stivali.

Cerco di dare calci ma tengono la stretta ben salda. Sono due, due bifolchi schifosi.

«Che ne dici se non stracciamo queste calze? »domanda quello che non conosco avvicinandosi rapidamente, continuo a scalciare ma non si allontana, quello stronzo di Liam ride con gusto. Sono entrambi un po’ brilli, ma quello che non conosco lo è notevolmente di più.

Serro gli occhi, sudo e tremo, nessuno riesce a sentirmi. Perché per una volta non può andarmi tutto normale? Si avvicinano alla mia gamba salendo a passi d’elefante, sento uno strappo. Bastardi.

Continuo a urlare ma mentre uno scarta “il regalo”, l’altro m’impedisce di chiedere aiuto. Sono finita.

Le lacrime mi bagnano le guance, uno dei due mi palpa anche il seno, credevo che la mia prima volta sarebbe stata con qualcuno che amavo o per dirla tutta: James.

L’unico che ha senso in questa vita spoglia.

A un tratto un tonfo inaspettato mi desta. Spalanco gli occhi di scatto. I due approfittatori sono sull’asfalto accanto a me e sembrano imprecare per un dolore improvviso, strano.

Non so cosa sia successo ma è il momento giusto per scappare; cerco di alzarmi ma dinanzi a me si presentano degli scarponi neri, alzo lo sguardo.

E inaspettatamente ci sei tu a tendermi la mano con il tuo sorriso inspiegabile.

«T … tu» balbetto tremante, si abbassa e dolcemente mi prende in braccio.

Questo contatto, il tuo profumo rimasto immutato, non posso crederci. Tutto sembra essere come una volta.

I tuoi occhi sono nei miei e i miei nei tuoi.

Sembra che il mondo si sia fermato, siamo solo tu ed io su questo pianeta.

Mi sento leggera, tutte le preoccupazioni sono svanite in un istante.

«Stai bene? - mi domandi retorico ed io non faccio altro che fissarti incantata, sono una bambina che ha visto babbo natale.- ti porto a casa. - guardi la mia gamba scoperta e cerchi di non darci peso, hai leggermente irrigidito la mascella … ti conosco James, sei arrabbiato. Dai un calcio a Liam e un altro al suo amico sfigato e come farebbero i grandi boss ci sputi addosso. Ho sempre odiato queste cose villane ma quello che quei due stavano facendo a me? Quello faceva proprio schifo.

James di te non odio proprio niente.

Inspiegabilmente sei sempre pronto a salvarmi.

Mi accoccolo al tuo petto caldo e chiudo gli occhi, finalmente sentendomi protetta, al sicuro.

Sei il mio angelo, non c’è altra spiegazione ... anche stavolta mi hai salvato ancora una volta.

 

Spazio Autrice:
Con calma sono un po' ovunque, tra la scuola, le altre storie,
non potevo dimenticarmi degli amorini che
mi hanno spinta a scrivere dai tempi dei tempi!
Non so davvero che dire di questo capitolo, ho cercato di calamarmi il più possibile
e per interrogazioni che ho, non posso pubblicare se non ora.
Spero di sentirvi, baci *-*

   
 
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