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Autore: Unicorn_Lifexoxo    22/01/2016    1 recensioni
“Dimmi Clint, non c’è nessuno a casa che ti aspetta?”
"In realtà qualcuno c'è. Ma non penso che avremmo avuto molte possibilità come coppia".
"E perchè mai?"
"Ho promesso che gli avrei riportato a casa la sorella"
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Fanfiction crossover tra Hunger Games e i miei amati Silverhawk. Piccolo momento di pazzia, assecondatemi.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Pietro Maximoff/Quicksilver, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti piccoli rospetti cicciolosi (?), se vi state chiedendo il senso di questo crossover non lo troverete. Volevo solo soffrire ma non farlo da sola. Comunque, tutto questo è nato da un’immagine trovata su We Heart It con Gale e Prim come tributi e da questo la mia mente ha elaborato tutto inserendoci i miei bambini SilverHawk, perché lo sapete: una volta entrati nel mondo dello slash uscirne è impossibile.

Piccoli chiarimenti sulla storia: Pietro, Clint e Wanda sono del Distretto 12. Pietro e Clint hanno diciotto anni (quindi l’ultimo anno come tributi), invece Wanda ha sedici anni. Ovviamente Barton sa usare l’arco (una specie di Katniss maschile senza treccia, anche se sinceramente Jeremy lo vedo bene con la chioma fluente di Kat XD).

Ok, questo era tutto ciò che c’era da dire, perciò, buona lettura e se mai arrivaste al termine della lettura ditemi cosa ne pensate! 

 

“Dimmi Clint, non c’è nessuno a casa che ti aspetta?” [1] Mi chiede Caesar Flickerman con l’accento tipico di Capitol City e i suoi capelli color lavanda. “Andiamo Clint, un ragazzo bello come te deve aver pur qualcuno ad aspettarlo a casa . Forza, parlamene” continua il presentatore cercando anche supporto dal pubblico. “In realtà, qualcuno c’è”, inizio a dire vincendo l’imbarazzo che mi assale pensando che tutta Panem, compreso Lui, mi stia guardando. “Ma non penso che avremmo avuto molte possibilità come coppia”.

Quando finisco tutta la sala trattiene il fiato nell’attesa che Caesar dica qualcosa “Beh, sai cosa ti dico Clint: va nell’arena, vinci questa sfida e quando tornerai dovrà per forza uscire con te . Giusto signori?” La folla scoppia in un applauso fragoroso, approvando le parole del presentatore . Quando ritorna il silenzio, riprendo a parlare. La mia voce a tratti diventa più roca e sul mio viso è leggibile una nota malinconica “Grazie, ma credo che vincere non mi aiuterebbe a fatto …”

 “E perche no?”

 “Perché ho promesso che gli avrei riportato salva la sorella”.

 In tutto il teatro cala un silenzio che mai avrei pensato di trovare a Capitol, se in quel momento fosse caduto uno spillo, tutti quanti avrebbero potuto sentirne il rumore.

“Questa è sfortuna, ed io ti auguro il massimo della fortuna” dice Caesar mentre il suono della campanella ci avverte che il tempo della mia intervista è finito. “Clint Barton, Distretto 12!” la folla esplode in un ultimo applauso ed io, affianco al mio mentore m dirigo silenzioso verso l’ascensore che ci porterà nell’attico, il piano riservato ai tributi del distretto 12. Durante il breve tragitto non posso che pensare alla mattina prima della mietitura.

FLASHBACK:

Avevo passato tutta la prima mattinata nel bosco a controllare le trappole per gli animali che avevo sistemato la sera precedente e gironzolando per la foresta avevo trovato dei tacchini ed era stato facile abbatterli con poche frecce.

Sarei dovuto andare a casa per prepararmi alla mietitura da lì a non molto. Un altro anno, l’ultimo finalmente, in cui sarei stato costretto a partecipare a quell’orribile messa in scena organizzata da Capitol per farci spaventare, uno stupido teatrino per ricordarci ogni anno che non possiamo fare nulla per sovrastare la potenza della Capitale.

Mentre pensavo a questo, sentii un rumore alle mie spalle. Mi girai appena in tempo per schivare i sassolini che Pietro mi aveva lanciato mentre ero girato. “Sai, non sei molto onesto a lanciare roba addosso alle persone quando sono di spalle” mi diressi verso di lui cercando di mantenere un’espressione arrabbiata, ma non doveva essere molto convincente perché il suo sorriso cresceva man mano che mi avvicinavo “E poi” continuai “dovresti sapere che nulla può cogliermi di sorpres-“ ma non riuscii a finire la frase che lui mi lanciava addosso un altro sassolino che, questa volta, non riuscii a schivare.

“Questo ti era sfuggito?” [2] disse con un sussurro beffardo. Intanto si era avvicinato a me e annullò la distanza tra i nostri corpi cingendomi la vita con le braccia.

“Sei stato sleale” dissi debolmente, incapace di nascondere il sorriso che nasceva sul mio volto ogni volta che lui mi stava vicino.

Quando ero con lui, sentivo di perdere tutta la sicurezza che col tempo avevo acquisito, e anche se all’inizio non mi piaceva mostrarmi debole davanti a qualcuno, avevo imparato a non esserne più spaventato, se si trattava di Pietro. Con lui potevo permettermi di essere me stesso e dopo che l’esplosione della miniera aveva ucciso mio padre e mia madre era caduta in depressione, Pietro era l’unica cosa, l’unica ancora che mi era rimasta. [3]

“Potrei trovare un modo per farmi perdonare” mi sussurrò piano all’orecchio.

“Sì, sono sicuro che potremmo trovare un accordo”

“Mhmm, ne sono certo”.

Mi attirò con dolcezza sempre più vicino a se, e premette dolcemente le sue labbra contro le mie. Mesi le mani tra i suoi capelli e respirai il suo profumo, per me familiare ormai. All’inizio fu un bacio dolce, ma poi tutto divenne più passionale.

Andammo a finire contro un albero e passammo quelle che per me furono ore, fermi lì, tra l’ombra prodotta dalle foglie degli alberi e tra i rumori della natura che ci circondava. Non importava se ci trovavamo in una foresta abitata da branchi di cani randagi o se da lì a poco il nostro distretto si sarebbe riempito di Pacificatori e di telecamere, in quel momento esistevamo solo noi due e quell’unico centimetro che ancora ci separava. Centimetro che stava per svanire se non fosse stato per un hovercraft che aveva fatto la sua comparsa nel cielo rovinando il momento.

Ci nascondemmo dietro degli arbusti finché l’hovercraft non atterrò, e questo ci indicava che mancava poco alla mietitura.

Raggiungemmo una sporgenza di roccia in mezzo ad una radura, il nostro posto speciale.

Potremmo scappare” dissi a un tratto. “Addentrarci nel bosco e procedere fino ad arrivare ad un posto sicuro”.

“Sì, vivremmo di bacche e radici in mezzo a scoiattoli parlanti di nome Joe” [4] Mi rispose  Pietro ovviamente ironico “Non arriveremmo a fare neanche cinque kilometri”.

“Io li farei cinque kilometri . E poi potrei cacciare, sono bravo lo sai” .

Io ho mia sorella e tu hai tua madre”

“Mia madre non se ne accorgerebbe nemmeno, e Wanda potrebbe venire con noi”.

“Wanda nei boschi ? Certo” .         

“Comunque non importa, questo è il nostro ultimo anno . Dobbiamo solo sopravvivere ad oggi” . Dicendo questo pensai ai quarantadue biglietti con il mio nome sopra e mi si incupii il volto. Erano tanti biglietti, sì , ma c’erano persone che ne avevano di più. Persone con famiglie più numerose la cui condizione di estrema povertà aveva costretto i figli ad iscriversi più volte per ricevere le tessere. Persone come Pietro che aveva quarantanove biglietti con il suo nome.

Anche lui è diventò più scuro in volto, sicuramente avevamo pensato alla stessa cosa, ma la sua preoccupazione era rivolta a un’altra persona. [5]

Lo circondai con le braccia e gli faci appoggiare la testa sulla mia spalla, sentii il suo corpo rilassarsi e anche io mi sentii un po’ meglio.

“Pietro, ha solo quindici biglietti con il suo nome, ci sono persone con un’infinità di biglietti . Non toccherà a Wanda” . Per tutta risposta lui mi baciò ancora e in quel momento pensai che tutto sarebbe andato per il meglio.

Quella mattinata così tranquilla durò poco, e giunta l’ora ci incamminammo verso la recisione per tornare a casa e prepararci per la mietitura.

Prima, però, andammo in giro per cercare di vendere la selvaggina cacciata la mattina. Alla fine ci salutammo e ritornammo entrambi dalle nostre famiglie.

 

 

L’ascensore si apre ed entro nell’appartamento che in pochi giorni avevo imparato a conoscere.

Entrato nel soggiorno, ho solo il tempo di levarmi l’elaborata giacca che il mio stilista mi aveva costretto a indossare prima che Wanda si abbatta su di me come una tempesta in inverno.

 

   

NDA:

Sì, lo so, ancora note. Che ci volete fare, parlo troppo e sono logorroica. Se state leggende le ultime note allora avete finito di leggere la mia piccola pazzia. Spero vi sia piaciuta!

Comunque ecco alcuni chiarimenti d’obbligo:

[1] All’interno di questa ff, ovviamente essendo un crossover, ci saranno riferimenti ad alcuni luoghi, personaggi e dialoghi dell’opera originale. Soprattutto in questa prima parte.

[2] Citazione d’obbligo, visto che è la frase portante di questa ship (anche se l’originale me piace di più, però visto che scrivo in italiano, o almeno ci provo, devo tenere questa. Cosa che non avverrà nel titolo. In più c’è un altro motivo, oltre a quello già citato, che mi ha fatto subito pensare al titolo giusto che più avanti vi spiegherò, se mai dovessi continuare).

[3] La storia di Clint avrà molti punti in comune con quella di Katniss, perché mi ispirava il passato tragico del protagonista e che Pietro fosse la sua ancora.

[4] Altra citazione d’obbligo. I fan di TVD mi capiranno!

[5] Il conteggio dei biglietti per la mietitura segue quello dei libri, se volete un spiegaione ditemelo e vi risponderò sbito.

Beh, non c’è nient’altro da dire, quindi vi saluto e mi auguro che vi piaccia. La seconda parte arriverà comunque entro tre giorni al massimo, perché devo studiare.

Detto questo, a presto piccoli unicorni rosa!       

PS: (Aww, ma non sono troppo carini?!)

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