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Autore: Suzume Yuzuka    22/01/2016    3 recensioni
Il processo di Eligor era in corso e i maghi del consiglio erano seduti di fronte a lui. Privato dei suoi poteri e con le mani legate da una resistentissima catena, si preparava al giudizio: privazione dei poteri magici o addirittura la morte. L’accusa stava urlando ferventemente quando, nella sala, comparve qualcuno. Eligor strabuzzò gli occhi, incredulo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il passato di Eligor

 
Il processo di Eligor era in corso e i maghi del consiglio erano seduti di fronte a lui. Privato dei suoi poteri e con le mani legate da una resistentissima catena, si preparava al giudizio: privazione dei poteri magici o addirittura la morte. L’accusa stava urlando ferventemente quando, nella sala, comparve qualcuno. Eligor strabuzzò gli occhi, incredulo. Una ragazza giovane, sui trent’anni, vestita con una tuta nera aderente che lasciava scoperto solo il capo ed evidenziava il fisico longilineo, iniziò a parlare: “Io sono Aisa e sono una maga dei poteri psichici; lui invece è Eligor, una persona che voi credete estremamente crudele e malvagia, ma in realtà questa è solo la scorza. Lasciate che vi racconti la sua storia.” La ragazza aveva una voce decisa ma femminile e i suoi capelli lisci e violastri sembravano darsi battaglia gli uni gli altri come fruste, dati i suoi movimenti impulsivi.
“Lo incontrai forse una ventina di anni fa, quando avevo quindici anni. Mi stavo allenando nella regione sud del regno di Fiore, in una foresta dove raramente qualcuno metteva piede. Sedevo in meditazione nei pressi di un limpido lago, quando sentii i passi di qualcuno, cosicché mi teletrasportai dietro un cespuglio, dove spiai la persona che avanzava lentamente. Era un ragazzo di poco più grande di me, con il torso scoperto, la pelle colorita ma non olivastra e i capelli grigi come fili d’argento. La sua aura non era malvagia, quindi mi rassicurai. Si guardò intorno e ad un certo punto una folata di vento mosse il cespuglio e lui mi vide. In realtà, era stato lui a far spirare il vento, ma ciò, in quel momento, mi era oscuro. Mi teletrasportai a poca distanza da lui e gli chiesi: 
- Chi sei? – 
- Eligor. – rispose, scrutandomi con aria superiore. 
- Cosa ti porta qui? – 
- Soldi. Ho bisogno di centomila joule. – In quel momento notai che sanguinava, gli proposi di medicarlo, ma lui mi disse: 
-  Allontanati da me. Piuttosto, combattiamo. Se vinco mi darai centomila joule.” – 
- E se vincessi io? – 
- Non accadrà mai. – Era altezzoso, ma era commovente il suo tentativo di restare in piedi, seppur faticando. Sembrava che la sua boriosità servisse a creare uno scudo per le sue ferite. Scatenava uragani, che io bloccavo con la mia forza psichica, ma era complicato attaccarlo perché si ricopriva di vento e volava da una parte all’altra. Alla fine riuscii a sconfiggerlo. Lui si accasciò a terra e fui certa che avesse combattuto con qualcun altro prima di me; aveva troppi lividi che non potevo aver causato io. In altre circostanze, non avrei riscosso nessun premio, ma era capace di volare e io avevo sempre desiderato di potermi librare in aria, facendomi accarezzare dal vento, cosicché gli dissi: 
- Hai perso. Insegnami a volare. – 
- Non puoi farlo, io ne sono capace perché governo il vento. Per quanto tu possa manipolarlo con i tuoi poteri, non ti sarà possibile volare. – 
- Non mi interessa. Se mi insegnerai a volare ti darò i centomila joule che cerchi. – 
Lui volò via. Pensai che chiedere di insegnare la propria arte per soldi fosse un insulto. Io non l’avrei mai fatto, perché nessuno può comprare la magia; essa è qualcosa che deve venire soltanto dal cuore.
Il giorno dopo tornò da me. Con i miei poteri psichici potevo manipolare il vento ed Eligor mi insegnò come farlo spirare nella direzione che volevo e, pian piano, a librarmi in volo. Venne da me tutti i giorni per un mese, fino a quando non fui capace di volare abbastanza bene. Gli diedi i centomila joule che gli servivano e lui blaterò qualcosa alle mie spalle, andandosene. Il giorno successivo venne di nuovo e mi chiese altri soldi, cosicché io gli domandai a cosa gli servissero. Mi rispose che aveva un fratello minore, Hiregi, che aveva subito una maledizione e allora lui doveva pagare per mantenerlo in vita – centomila joule al mese. Mi condusse in un antro dove, sulla porta, ci accolse uno stregone dall’aura completamente nera. In un letto fatiscente, c’era un fanciullo che aveva la pelle bianca come la spuma del mare e i capelli dello stesso colore di quelli del fratello. Eligor aveva venduto tutto per salvare Hiregi, non aveva più una casa e aveva anche provato a combattere contro tipi loschi, avendo ovviamente la peggio. Per quanto poteva essere muscoloso e virile, non aveva speranza contro dei nemici esperti e possenti. Gli proposi di trasferirsi a casa mia e di unirsi ad una gilda, in modo da guadagnare i soldi necessari a mantenere il fratello. Scelse di unirsi ad Eisenwald, perché gliene avevano parlato bene. Un anno dopo ci fidanzammo, le cose andavano meglio, il fratello sembrava riprendersi ed Eligor riusciva a guadagnare anche più di centomila joule al mese. Cinque anni dopo, Hiregi morì. Si dissolse come fa la luce della luna poco prima del crepuscolo, mescolandosi al novello bagliore del Sole, ed Eligor pianse come non mai. Fu così che iniziò ad accettare sempre più incarichi cruenti, non gli importava più di nulla, uccideva, faceva risse, in paese dicevano che qualche demone si fosse impossessato di lui. Con i miei sentimenti e i miei poteri cercavo di aiutarlo, ma più ci provavo e più la sua anima si coloriva di nero.  Nonostante ciò lui non mi trattò male nemmeno un momento, al contrario cercava di proteggermi da tutti coloro che avevano intenzione di farmi del male. Un giorno una veggente mi rivelò che un mago assassinato da Eligor aveva lanciato un incantesimo contro di lui, prima di morire, e che ne saremmo state vittima anche io e la creatura che portavo in grembo, se non mi fossi allontanata da lui. Non sapevo di essere incinta, me lo rivelò lei, e da quell’istante mi sentii responsabile doppiamente delle mie azioni. Quindi, anche se amavo Eligor, mi sentii in dovere di fuggire. Quando vivevo già da alcuni mesi nella regione nord-ovest di Fiore partorii la mia bambina. La nostra.” Disse Aisa, e si voltò verso Eligor, che la osservava sopreso. “Mi hai tenuto nascosto tutto questo? Come hai potuto?” urlò l’uomo.  La ragazza riprese a parlare: “ Eligor ha sbagliato, ha agito contro il regno di Fiore. Ma mi sento anch’io colpevole di ciò, perché gli ho proposto io di unirsi ad una gilda. Tuttavia, ve ne prego, nel giudicarlo, tenete conto del fatto che ha una bambina di undici anni che non l’ha mai visto e ogni giorno mi chiede quando il papà tornerà dal suo lungo viaggio.” Gli occhi di Aisa divennero lucidi e il consiglio si ritirò in una sala per un paio d’ore per poter deliberare. “E’ un uomo malvagio” “ Forse merita una seconda possibilità.” “Alla gogna!” “Pensateci, se combattiamo il male con il male non vinceremo.” 
Il consiglio reputò Eligor colpevole, ma non lo imprigionò, bensì i suoi poteri vennero indeboliti e lui venne obbligato ad infondere la sua facoltà di dominio dei venti alla figlia. Dal banco degli imputati, Eligor osservò per tutto il processo Aisa. Alla fine, lei gli prese le mani e lo guardò negli occhi. Lui ebbe l’impressione che lei lo avesse fatto rinascere: forse era l’opportunità per una seconda vita. 


Angolo di Suzume
Heilà! E' la mia prima storia 
in questo fandom, spero che 
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Suzume Yuzuka


  
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