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Autore: iaia_86    16/03/2009    2 recensioni
Seduto sulla riva del ruscello che attraversava la radura poco distante dal suo paese, osservava il lento fluire dell'acqua lungo gli argini fangosi. Già da tempo aveva perso il contatto con la realtà, immergendosi nel dolce scorrere dei ricordi. I volti dei suoi parenti tornavano ad imprimersi dentro le iridi scure, lasciando un sapore dolce-amaro alla consapevolezza della loro assenza.
[Quarta classificata più premio per l'ambientazione più originale al contest "Angel Wings" indetto da roro e Gweddi at Ecate]
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Amaranth
Wow, torna ancora con una one-shot! Questa volta parliamo di una storia che si è classificata 4° ed ha vinto il premio per l'ambientazione più originale nel contest "Angel Wings" indetto da roro e Gweddi at Ecate.

Che dire di questa storia?
Appena letto questo contest, ho pensato di poter utilizzare la canzone "Amaranth" dei Nightwish. Mi sono liberamente ispirata al video di quest'ultima per la trama. A volte i personaggi potrebbero risultare leggermente OOC, per il fatto di essere inseriti in un contesto 'strano' per loro. Alcune piccole note di lettura: le frasi centrate in grassetto (in inglese) sono il testo della canzone; le frasi con allineamento a destra in corsivo sono pensieri di Itachi; quelle con allineamento a sinistra in corsivo sono pensieri di Naruto; infine le frasi con allineamento a destra normali sono ricordi di Naruto; il periodo centrato in corsivo è una 'chiamata che non svanisce mai'(parole che giungono ad Itachi da un'altra dimensione).

Vi lascio alla lettura. Un bacione, iaia.




4°Classificata          Ambientazione più originale



Amaranth.




Seduto sulla riva del ruscello che attraversava la radura poco distante dal suo paese, osservava il lento fluire dell'acqua lungo gli argini fangosi. Già da tempo aveva perso il contatto con la realtà, immergendosi nel dolce scorrere dei ricordi. I volti dei suoi parenti tornavano ad imprimersi dentro le iridi scure, lasciando un sapore dolce-amaro alla consapevolezza della loro assenza. Spesso si ritrovava disposto a tutto pur di poter osservare ancora una volta il sorriso di sua madre, il cipiglio severo del padre.



Baptised with a perfect name
The doubting one by heart
Alone without himself

Battezzato con un nome perfetto
Colui che dubita dal profondo del cuore
Solo senza sé stesso




La consapevolezza di essere stato causa della morte e contemporaneamente carnefice del suo clan gli pesava sulle spalle come un macigno, troppo difficile da sopportare. Scoprire che la propria famiglia era a capo di una ribellione e fautrice di un colpo di stato ai danni dell'Hokage, lo aveva trascinato oltre il baratro del distacco emotivo che lo aveva spinto allo sterminio.
Mai avrebbe voluto affondare le lucenti lame nelle membra dei suoi consanguinei. Mai si sarebbe sognato che quel compito così gravoso sarebbe stato affidato proprio a lui, che di quel clan faceva parte. La notizia l'aveva annichilito, portandolo a compiere il massacro con una lucidità disarmante per un uomo che sta distruggendo la sua stessa gente.
Solo un'immagine rimaneva fissa nella sua mente, anche in questo momento. Due profondi occhi neri lo fissavano, colmi di paura e disperazione.

- Nii-san, perché l'hai fatto? -

Così assorto nei suoi ricordi non si rese conto di essere osservato. Solo quando l'altro si andò a sistemare accanto a lui, allora ne percepì la presenza.
- Buongiorno, Otouto! Qual buon vento? -
Lo sguardo duro e penetrante del fratello gli faceva ancora male. Gli ricordava quello sguardo e tutto ciò a cui era legato.
- Mi sembra di averti ripetuto già diverse volte che non mi reputo più tuo fratello da molto tempo, ormai -
Già, esattamente da quando l'aveva trovato con le mani sporche del sangue delle persone a loro care, con un coltello a recidere stancamente la carotide della donna che li aveva dati alla luce.
Non era riuscito nell'intento di ucciderlo, anche se avrebbe dovuto. Era sicuro che un bambino di otto anni non avrebbe mai tentato di portare avanti la ribellione della sua famiglia. Prima ancora di questo, non sarebbe stato capace di far del male a quel fratello che amava più della sua stessa vita, una lacrima solitaria a confermarlo.



War between him and the day
Need someone to blame
In the end, little he can do alone

Guerra tra lui ed il giorno
C'è bisogno di qualcuno da incolpare
Alla fine, c'è poco che possa fare da solo




Rimase in silenzio, aspettando che l'altro gli spiegasse il motivo per cui l'aveva cercato.
- Prima è passata Sakura, a casa -
Sakura, una ragazza gentile, assistente del medico del villaggio. Si chiese il motivo di quella visita. Suo fratello indovinò la sua curiosità, poiché riprese a parlare nell'immediato.
- Voleva parlarmi della tua situazione, assicurarsi che fossi a conoscenza del fatto che presto non sarai più autosufficiente e che essendo il tuo unico famigliare ho il dovere di assisterti nella tua malattia -
Ah, così l'aveva scoperto. Certo, non avrebbe potuto tenergli nascosta ancora per molto la sua imminente cecità. Sicuramente, avrebbe preferito poterglielo dire di persona, per sondare la sua reazione nell'immediato, a caldo.
Fissò intensamente quegli occhi così simili ai suoi, probabilmente sarebbe stata una delle ultime volte in cui avrebbe potuto farlo riuscendo a scorgere qualcosa.
- Non devi preoccuparti, Sasuke. Non ti importunerò ancora con la mia presenza. Ho deciso di lasciare Konoha -
- Tu non andrai da nessuna parte in queste condizioni, Itachi. Presto non sarai in grado neanche di riconoscere chi ti è accanto, come potresti vivere da solo? -
Sentì tutto il risentimento che covava in quelle parole. Ma si stupì della nota di dolore che adornava quello sfogo, quasi infantile.
- Perché non me ne hai parlato prima? -
- Otouto, devo ricordarti che pur vivendo nella stessa casa, è da quasi dieci anni che non ci rivolgiamo la parola? -
Lo vide irrigidirsi, ma non ebbe tempo di osservare la sua reazione, poiché un boato poco lontano attirò la loro attenzione. Entrambi si voltarono nella direzione da cui avevano sentito provenire il rumore.
- Cosa è stato? -
- Cosa vuoi che ne sappia? -
Si alzò con moderata lentezza, mentre suo fratello già correva verso il luogo dello schianto.
Accelerò il passo per accorciare la distanza che li separava. Uno strano senso di panico si stava impossessando del suo corpo. Ogni cellula fremeva quasi in aspettativa. Digrignò i denti come afferrò la spalla dell'altro, facendolo bloccare sul posto. Uno sguardo stranito lo spinse a parlare.
- Sei sicuro di voler sapere cos'è caduto, Otouto? -
Bastò l'occhiata gelida che gli arrivò per convincerlo che non sarebbe riuscito a dissuaderlo, e sicuramente non avrebbe lasciato solo l'unico legame che ancora lo teneva ancorato alla vita.
Si affrettò a seguirlo lungo il sentiero che costeggiava il ruscello e quasi non si accorse della brusca frenata che fece, riuscendo a fermarsi per miracolo prima di centrarlo in pieno.
- Sasuke...? -
- Guarda lì -
Superò con lo sguardo la sua spalla, volgendo lo sguardo nella direzione indicata dal suo dito.
Quando riuscì a mettere a fuoco la figura accasciata sulle rocce a lato del torrente, il suo cuore ebbe un sussulto, il respiro rimase fermo qualche istante, prima di riprendere il suo corso con un ritmo decisamente troppo veloce. Incatenato al suolo, incapace di muoversi, fu ridestato dalla voce del fratello.
- Dobbiamo aiutarlo! -
Cercando di riprendere il controllo del proprio corpo, si voltò verso Sasuke che era ancora fermo davanti a lui.
- Otouto, non sono sicuro che... -
Non si aspettava lo scatto d'ira che immediatamente colse il più piccolo.
- E' ferito! Vorresti lasciarlo lì a dissanguarsi? -
Non ci fu bisogno di parlare oltre. Si avvicinarono velocemente. Da quell'angolazione, l'unico dettaglio che li aveva scossi erano state le lunghe ali di piume bianche, macchiate di un rosso amaranto. Se non avessero saputo che quello non era il colore del sangue, avrebbero supposto che la creatura fosse ferita.



You believe but what you see

Credi solo in quello che vedi



Itachi fu il primo ad inginocchiarglisi affianco, notando che anche la consistenza di quel liquido era più densa di quella del sangue. La sostanza imbrattava parte dei capelli, anche se ancora erano chiaramente visibili ciocche di fili dorati che si diramavano lungo il collo e la fronte.
- Secondo te, cos'è? -
La voce di Sasuke gli arrivò ovattata, come se si trovassero in due dimensioni differenti. Sussultò nel momento in cui si accorse che il fratello gli era accovacciato accanto e fissava la profonda ferita nelle ali, perché guardando da vicino si erano resi conto che quella era effettivamente una ferita, probabilmente dovuta alla caduta.
- Cosa vuoi che ne sappia -
- Sembra...un angelo -
Come mosso da un volere superiore, si ritrovò ad avvicinare una mano verso la creatura. Una paura superstiziosa dilaniava la sua mente mentre con i polpastrelli sfiorava quella pelle diafana, con una sfumatura ambrata.
Fu nel momento in cui rafforzò la presa sulle spalle, alzandogli il busto ed incrociando due limpide pozze azzurre da cui sgorgavano quelle lacrime rosse, che venne travolto da un'onda di emozioni e ricordi che dovevano appartenere al corpo che stringeva.


[...passeggiavano allegramente lungo gli eterei giardini, lo sguardo calamitato dalle numerose varietà di fiori raccolti ai lati del piccolo sentiero.
- Maestro Iruka, di che colore è il sangue? E perché noi non sanguiniamo? -
- Naruto, Naruto! Noi non sanguiniamo perché il sangue è segno di fragilità, tipico degli esseri umani -
Si avvicinò ad un fiore color amaranto.
- Ecco...il sangue dovrebbe essere più o meno di questo colore -
Rimirò estasiato il fiore del peccato...]
[...- Perché non ci è permesso amare? -
- E' insito nella nostra natura il fatto di amare incondizionatamente Dio e solamente lui. Sarebbe peccato dividere il nostro amore tra lui e qualcos'altro, non pensi? -
- Già... -
Era serio, troppo pensieroso...]

[...- Vi prego, lasciatelo! E' colpa mia! Solo mia! -
- La legge è uguale per tutti, Naruto e tu l'hai infranta. Con uno dei peccati peggiori, per di più -...]



You receive but what you give

Ricevi solamente in base a quanto dai



[...- La Giuria si è espressa. Naruto Uzumaki, angelo di primo livello. Per la pena di cui ti sei macchiato, sarai espulso dal Paradiso -...]

[...- Mi spiace per come è andata a finire, Naruto -
- La ringrazio infinitamente per i suoi insegnamenti, Maestro. E' tempo che vada -
- Si prenderanno le tue ali, Naruto -
- Non glielo permetterò, Maestro -
Con un battito d'ali, cadde in picchiata verso il nulla sotto di lui...]



- E'...un angelo dannato - sussurrò appena percettibile.
Sasuke lo fissò sgomento, senza riuscire a trovare il coraggio per rispondere.
- Dobbiamo portarlo al Villaggio. L'Hokage saprà sicuramente cosa fare -
Aveva detto quelle parole senza credervi realmente. Difficilmente qualcuno avrebbe potuto fare qualcosa per quella creatura sperduta. Anzi, aveva la certezza che avrebbero reagito nel peggiore dei modi.
Tutti erano a conoscenza delle leggende sugli angeli dannati. Chi li soccorreva era destinato ad un fato crudele, il villaggio che li accettava avrebbe patito la fame, come giusta punizione per aver aiutato un traditore.
Sapeva che mai avrebbe dovuto guardare in quegli occhi nei quali si era smarrito. In tutto quel tempo non aveva perso il contatto visivo, quei cieli azzurri continuavano a fissarlo colmi di dolore e tristezza.
- Ascoltami, Naruto. Ora ti porteremo via di qui -
Si girò lentamente verso il fratello.
- Non guardarlo negli occhi, Otouto! Prepara una barella d'emergenza, non penso riesca a camminare -
Strappò una fascia di tessuto dal suo mantello e vi nascose gli occhi sanguinanti. Lo sentì sussultare al contatto.
- E' solo una precauzione -
Vide la testa bionda annuire lievemente, prima che la voce melodiosa, la stessa che l'aveva incantato qualche istante prima, parlasse.
- Ti ringrazio per quello che stai facendo -
- Non farlo, ti sto solo portando in un luogo in cui proverai maggior pena -
Si voltò nel momento in cui Sasuke arrivò con un sostegno.
- Sai, Itachi. Non penso che dovresti parlargli. Insomma, è pericoloso! -
- Cosa fai, Otouto? Ti preoccupi per me? -
- Tsk -
- Aiutami a caricarlo -
Senza parlare, presero l'angelo per le braccia e lo fecero accomodare sulla portantina improvvisata.  Si mise davanti, per poter guidare quello che sembrava un corteo funebre. Il suo fratellino, in fondo, sembrava pensieroso.

Camminavano lentamente  attraverso  la fitta  foresta  che  li distanziava  dal  Villaggio,  barcollando leggermente sotto il peso del corpo che trasportavano.
La sua mente era persa in un mare di congetture ed elucubrazioni su ciò che aveva veduto pochi minuti prima. Si chiedeva inoltre se fossero vere le leggende, poiché in quel caso lui sarebbe stato dannato in eterno.
Quando, per errore, una delle sue mani sfiorava un pezzo qualsiasi della veste dell'angelo, fremeva dal terrore di poter rivivere ancora i ricordi di quella creatura. Più volte aveva stretto il legno della portantina con forza, cercando di placare quell'inquietante sensazione di panico.
Fu in uno di quei momenti che sentì distintamente un singhiozzo alle sue spalle. Si voltò leggermente, squadrando la figura accovacciata dietro di sé da sopra la spalla, e senza sapere il perché ebbe pietà per quel corpo così bello e perfetto che stava trascinando al patibolo. Nel momento in cui percepì un tocco leggero sulla mano, trattenne il respiro. Dita delicate, macchiate di sangue, la stavano accarezzando. Il pezzo di stoffa che copriva le due gemme che erano gli occhi azzurri che aveva visto in precedenza era completamente fradicio e lasciava scivolare gocce amaranto lungo il viso ambrato.



Caress the one, the never-fading rain in your heart,
the tears of snow-white sorrow

Accarezzala, la pioggia ininterrotta nel tuo cuore,
le lacrime di candido dolore




Si perse nella contemplazione di quel corpo così perfetto, finché la voce del fratello non lo ridestò.
- Itachi, cosa succede? Ti sei bloccato -
Colto alla sprovvista, si accorse di essere fermo. Fortunatamente notò di essere arrivato ad un bivio, così per non far preoccupare il fratello, rispose sicuro.
- Sto pensando a quale strada ci conviene fare. Quella a destra è sicuramente più veloce, ma con un peso del genere non sarebbe agevole. Quindi ci conviene prendere quella a sinistra, pur allungando non rischiamo imprevisti -
Sasuke gli fece un lieve cenno d'assenso prima di riprendere a camminare, spingendolo lentamente. Si affrettò a riprendere un ritmo serrato, tornando a concentrarsi sul contatto con le dita dell'angelo, che non si era interrotto durante il dialogo con il fratello.
Quella mano al contempo fredda e gradevole al tatto, lo carezzava quasi con dolcezza. Riusciva a percepire tutta la disperazione che proveniva dall'altro e non poteva che rattristarsene.
- Non crucciarti per la mia posizione, Umano -
Si voltò velocemente, spaventato, ma l'unica cosa che vide fu lo sguardo preoccupato del suo Otouto. Stava per chiedergli se anche lui avesse sentito la voce dell'angelo, visto che questo sembrava incosciente, quando di nuovo parlò.
- Lui non può sentirmi, poiché non sto parlando. Siamo in contatto mentale dal momento in cui tu hai frugato nella mia anima ed io nella tua -
Era basito. Non aveva 'frugato' nel passato di quell'essere, ma erano stati i ricordi di quest'ultimo ad irrompere prepotentemente nella sua mente al loro primo contatto.
- Scusa se ti ho spaventato, prima. Avevo bisogno di qualcuno che condividesse con me -
- Condividere cosa? -
- Il mio peccato, Umano -
La sua mente vorticava frenetica, in cerca di un particolare che gli facesse capire che quello fosse un sogno, da cui si sarebbe svegliato presto. Purtroppo era tutto fin troppo vero.
- Hai paura, Umano? -
La sua voce cristallina incrinata. Aveva posto quella domanda con timore, dovuto forse al non appartenere a quel mondo.
- Itachi, Naruto. Il mio nome è Itachi e sì, sono spaventato, come te del resto -
- Ho visto dentro di te odio e disperazione, distruzione e sangue, quello vero. Il suo colore è riflesso nei tuoi occhi. Ho visto cosa è successo alla tua famiglia -



Caress the one, the hiding amaranth in a land of the daybreak

Accarezzalo, l'amaranto nascosto in una terra dove sorge il sole



- Taci, dannato! Non puoi sapere cosa provo -
Lo sentì ritrarsi lentamente, fu quasi sul punto di lasciare la presa quando la rafforzò con maggior vigore.
- Lo pensi veramente? Tu hai sentito benissimo quello che ho provato io, perché non dovrebbe essere lo stesso per me? -
Ammutolì a quella constatazione. Quell'angelo conosceva i suoi peccati come lui poteva immaginare quelli dell'altro.
- Io non ho visto esattamente tutto ciò che è successo. Era come se davanti agli occhi mi passassero degli spezzoni della tua vita -
- Idem -

Notò in lontananza il vecchio ponte grande, su cui intravide un folto gruppo di persone. Si era dimenticato della commemorazione per i defunti della strage che aveva compiuto, che si stava svolgendo in quel momento sulle rive del fiume. L'Hokage era lì, in piedi di fronte alla folla in silenzio, ed in pochi secondi si ritrovò a fissarlo. Rimaneva sempre incatenato da quello sguardo austero e duro, da quell'unico occhio appena visibile attraverso le bende che fasciavano quel viso autoritario. Aveva la stessa espressione che ricordava nei suoi ricorrenti incubi, quella del giorno in cui gli aveva affidato l'incarico gravoso. Nessuno al Villaggio sospettava che dietro il massacro si celasse il volere di quell'uomo. Forse qualcuno, soprattutto coloro che avevano vissuto la guerra civile per la conquista della supremazia, avevano rivisto in quell'esecuzione un barlume della follia omicida che aveva portato al potere Danzou, ma si curavano bene dal rivelare i loro sospetti ad anima viva.
Di lui era stato riferito che fosse stato graziato per il semplice fatto di essere ancora un ragazzo, incapace di discernere il bene dal male, la verità dalla menzogna. Così era stato allontanato dagli abitanti, che provavano ribrezzo al solo pensiero che un assassino potesse vivere tra di loro, gettando un'ombra oscura sulle loro case.
Si ricordò improvvisamente della mano che ancora stringeva la sua, e la scrollò via. Avvertì prepotente il senso di vuoto che la mancanza di contatto aveva generato ed il terrore che era cresciuto nella creatura alle sue spalle per il suo gesto improvviso.
Tenne la testa alta, mentre si incamminava fiero verso il ponte. Non poteva permettere di farsi vedere debole da quella gente, la sua era già di per sé una situazione critica. Si voltò lentamente verso il fratello.
- Sei ancora sicuro di ciò che stiamo per fare, Otouto? -
- Non saprei cos'altro fare a questo punto, ci hanno già visto -
- Lo stiamo condannando, come stiamo condannando noi stessi. Io ero già preparato, ma tu? Sarai pronto per la discesa negli inferi? -
Lo vide deglutire, prima di dirigere la sua attenzione sull'angelo. Le sue ali si erano agitate leggermente alla sua ultima parola, ma non ne immaginava minimamente il reale motivo. Solo quando una piuma candida, ancora immacolata, si posò sulla sua spalla, venne nuovamente investito dai ricordi della creatura.



[...ansimava eccitato tra le braccia del solo che fosse riuscito a farlo peccare.
Amava la sua vita in Paradiso ed amava Dio, ma da quando aveva conosciuto LUI, tutte le sue certezza avevano iniziato a vacillare.
Tra le sue braccia si sentiva sicuro e protetto; la sua voce profonda lo faceva fremere in aspettativa ad ogni sussurro.
Sapeva di essere nel torto, ma non poteva fare a meno di lui, non più ormai.
Portò una mano ambrata tra i folti capelli rosso fuoco, tirandoli verso di sé per unire ancora le loro labbra.
- Naruto, sei stupendo -
Sapeva che non doveva dare ascolto a quelle parole, erano un tranello per convincerlo a schierarsi dalla sua parte.
Gli occhi infuocati del suo amante lo scrutarono fin nel profondo, indovinando tutte le sue incertezze.
- Se non sei sicuro, possiamo anche smettere qui -
L'imminente senso di vuoto che si prospettava nella sua mente lo fece rabbrividire. Gemette disperato, trattenendolo per il collo.
- Ti prego, resta qui, Kyuubi -
- Sapevo che non mi avresti allontanato, cucciolo -
Si sentì invadere dall'essenza dell'altro, non riuscendo a fare altro che bearsene.
Era un peccato così grande, infine, essere innamorato del Diavolo?
Non riusciva a capacitarsene...]



Sussultò a quella rivelazione e non poté far altro che voltarsi sconcertato in direzione di quell'essere che sembrava tanto puro, ma che nascondeva un fardello simile. In quel momento, capì che per il bene di tutti e tre avrebbe dovuto essere ancora più risoluto di prima. Avrebbe dovuto mostrare a testa alta i loro peccati alle persone contro cui si accingevano a combattere.



Apart from the wandering pack
in this brief flight of time
we reach
 for the ones, whoever dare

Distaccati dal branco vagante
in questo breve volo del tempo
raggiungiamoli, chiunque osi farlo




Percepiva gli sguardi disgustati e feroci che gli venivano lanciati dagli ignari abitanti, per lui ognuno era come uno spillo che si conficcava a forza nella mente facendola sanguinare. Percepiva l'inquietudine dell'angelo dietro di sé e ne condivise l'agitazione. Dopotutto, lo stavano portando verso la fine, nessuno di loro sarebbe più potuto tornare indietro, a parte forse Sasuke. Avrebbe fatto tutto ciò che gli era possibile per salvare dalla dannazione il suo Otouto, per la seconda volta.
Erano arrivati alla metà del ponte nel momento in cui sentì autoritaria la voce dell'Hokage che li richiamava.
- Cosa succede, Itachi? Cos'è quella cosa che trasportate? -
Il confronto era arrivato. Sentiva gli occhi di tutti i presenti su di loro e la domanda postagli non ammetteva possibilità di salvezza. Le ali si mossero impercettibilmente, probabilmente solo lui e Sasuke se ne resero conto. Non sapeva cosa dire, fin quando non fu suo fratello a rispondere.
- Hokage-sama, è un angelo dannato. L'abbiamo trovato sulle sponde del fiume -
I presenti sgranarono gli occhi terrorizzati, mentre Danzou gli si avvicinava circospetto.
- Cos'hai detto, ragazzino? -
- Se non crede alle mie parole allora controlli con i suoi occhi -



You believe but what you see

Credi solo in ciò che vedi



L'uomo si accostò alla portantina, diede un'occhiata alla creatura che vi giaceva, che a quella vicinanza si era ritratta spaventata, e dopo parlò rivolto al popolo.
- Era destino che in un giorno nefasto come quello del ricordo della strage degli Uchiha, proprio gli ultimi due superstiti di quell'antica e grande casata ritrovassero sulle sponde di questo stesso fiume, che ha visto la morte dei loro famigliari, una creatura ripudiata dal paradiso, rinnegata da Dio. E' un ammonimento, affinché non si ripeta più ciò che è successo in passato -
Poi, si voltò nella sua direzione e sorrise vittorioso. In quel momento, comprese che per loro non c'era più speranza. Il grido che si levò potente dalla folla che ora si era attorniata a loro a rimarcarlo.



You receive but what you give

Ricevi solamente in base a ciò che dai



- Uccidete l'essere dannato! Al bando gli Uchiha! -
Questo grido martellava nella sua mente irrefrenabile, stordendolo. L'Hokage, in pochi attimi, aveva richiamato le sue guardie e gli aveva ordinato di trasportare la portantina nel deposito abbandonato oltre il ruscello. La sua voce autoritaria risuonò tra la folla.
- Preparatevi per l'esecuzione. Quella creatura verrà bruciata viva insieme al capannone in cui verrà rinchiusa -
Mentre vedevano la figura dell'angelo allontanarsi verso una fine miserabile, lui ed il fratello si scambiarono uno sguardo che racchiudeva tutti i loro pensieri. Fu in quel momento che alcune piume li circondarono cadendo su di loro come pioggia inesauribile. Allungò la mano per afferrarne una. Era candida e delicata proprio come Naruto. Pura e fragile, triste. La carezzò piano, sfiorandola lievemente, per paura di rovinarla.



Caress the one, the never-fading rain in your heart,
the tears of snow-white sorrow

Accarezzala, la pioggia ininterrotta nel tuo cuore,
le lacrime di candido dolore




E proprio in quel momento, quello in cui le sue dita entrarono in contatto con la consistenza quasi inesistente della piuma, comprese il vero significato di quegli avvenimenti. Tutti i tasselli del puzzle tornarono al loro posto. Scorse finalmente l'amaranto che si nascondeva dietro le candide ali. L'insidia dietro la purezza. La corruttibile essenza di colui che in poco tempo l'aveva legato a sé indissolubilmente. Rabbrividì alla consapevolezza dei suoi pensieri ed allo stoicismo con cui si rese conto di essere stato raggirato e truffato dalla creatura più bella che avesse mai visto, e dal Demonio.



Caress the one, the hiding amaranth in a land of the daybreak

Accarezzalo, l'amaranto nascosto in una terra dove sorge il sole



Stava per iniziare un nuovo percorso per lui, probabilmente ancora più irto di quello intrapreso fino a quel momento, ma era felice. Avrebbe fatto qualcosa per aiutare quell'angelo dannato ed avrebbe salvato ancora una volta il suo fratellino dal buio. La preghiera accorata gli ronzava ancora nella mente, nitida come un'alba serena.


- Ti scongiuro Itachi. Ama il mio peccato, rendilo tuo e permettimi di tornare puro. In questo modo io prometto che proteggerò la persona a te più cara per tutta la sua vita -


Vide distintamente le due guardie entrare nel capanno ed uscirne dopo alcuni minuti, senza la creatura. In quel momento decise la sua vita.
Corse velocemente verso la sua meta, lasciando il fratello basito ad osservarlo. Si preoccupò di non essere visto, di modo che potesse avere tutto il tempo di cui necessitava per assoggettarsi al patto che gli era stato proposto.
Tentò di aprire le imposte del deposito, inutilmente. Erano sbarrate ed un grande lucchetto scintillava nel mezzo, bloccandole.
Si diede dello stupido per non aver pensato ad un'eventualità del genere, ma non si lasciò sopraffare dallo sconforto. Si arrampicò veloce lungo il lato obliquo del casolare e si trascinò fino all'abbaino. Con un pugno deciso, fece frantumare il vetro in tante piccole schegge che si persero nella grandezza dell'ambiente sottostante. Scese velocemente e si guardò intorno, alla ricerca di quello di cui aveva bisogno.
La prima cosa che vide, furono le candide ali, ora legate. Poi scorse il volto rigato di gocce amaranto, i capelli dello stesso colore del sole che stava tramontando in quel momento. Sembrava spaesato.



Reaching, searching for something untouched

Raggiungere, ricercare qualcosa di inviolato



Si avvicinò silenziosamente, ed allungò una mano fino a sfiorare, per la prima volta consapevole delle ripercussioni, la pelle diafana ed ambrata all'altezza della benda che copriva quei pozzi di acqua limpida che aveva osservato una sola volta nella sua vita.
L'angelo sobbalzò spaventato. Probabilmente non si aspettava un contatto o semplicemente era sorpreso che lui si trovasse lì. Nel momento in cui si rese conto delle implicazioni che questo portava con sé, annaspò in cerca di aria. Troppo attratto da quel potere arcano, non riuscì a ritrarre le dita prima che queste scendessero in una lieve carezza sulla guancia umida.
Dopo un primo scatto preoccupato, Naruto si lasciò cullare lentamente da quel tocco delicato, finché preso abbastanza coraggio non si decise a parlare.
- Non pensavo saresti venuto veramente, Itachi. Sei davvero disposto a sacrificarti per me? Per lui? -
Aveva alzato le mani legate per raggiungere il suo viso e non riuscì a trattenersi dallo slegare quei polsi fragili.
- Naruto, tu sei sicuro di ciò che mi hai detto? Riuscirai a mantenere la tua promessa? Riuscirai a salvarti?-
Nell'ultima domanda una nota di panico che non pensava di poter provare.
Lo vide annuire lentamente e stirare la bocca in un sorriso dolce. Il suo cuore sussultò, ed in quel momento capì che era giusto. Per lui non ci sarebbe stata comunque redenzione, ma almeno loro sarebbero tornati ad essere puri.


Raccogli l'amaranto che sgorga dal cielo,
fallo e la creatura dannata innanzi a te
tornerà pura e finalmente potrà ricongiungersi con il Divino.
Non esitare ancora, l'amaranto è la risposta al tuo quesito.



Hearing voices of the never-fading calling

Ascoltando le voci della chiamata che non svanisce mai



Fu nel momento in cui terminò la carezza su quella pelle liscia che sentì il rumore della serratura che si apriva di scatto. Sobbalzò e fissando ancora l'angelo sussurrò al suo indirizzo.
- Sono pronto a raccogliere ciò che stai per donarmi, Naruto -
Dicendo questo, alzò il volto dell'altro con due dita sotto il mento. Dopo un primo istante di smarrimento, quest'ultimo annuì deciso e lasciò scorrere lungo la guancia una lacrima più grande ed intensa delle altre.
La sua mano era già pronta per accogliere il peccato e quando quella goccia si staccò dalla linea della mascella, cadde direttamente tra le sue dita, che si chiusero immediatamente a sigillare quel tesoro che avrebbe custodito fino alla morte.
Non si rese conto delle persone che entravano nel capanno, delle urla dell'Hokage nei suoi confronti, delle mani che lo allontanavano brutalmente dal corpo etereo che aveva avuto accanto fino a quel momento.
L'unica cosa che riuscì a vedere, fu la paura nei lineamenti perfetti dell'angelo, il suo disperato tentativo di raggiungerlo, allungando le braccia per sfiorarlo anche solo un'ultima volta. Non avrebbe più sentito quella voce soave, non avrebbe più toccato quella pelle calda.
Si sentì stringere in un abbraccio forte e voltandosi scorse il suo piccolo Otouto che lo teneva saldamente tra le braccia.
- Mi dispiace, Itachi! Perdonami. Non avrei dovuto lasciarti solo, non avrei dovuto -
Il ragazzo stava piangendo, e riusciva a vedere ogni piccola sfumatura di quello spettacolo che ormai gli era stato negato. Era da tempo che non riconosceva più così nitidamente ciò che lo circondava e si chiese come fosse possibile.
Gli arrivò all'orecchio una frase di cui non riuscì ad afferrare il senso, almeno non in un primo momento.
- Cosa ha fatto ai tuoi occhi, Itachi? -
Sentì il rumore di passi frettolosi che si avvicinavano al luogo, grida orripilanti e disgustate. Era tutto come quella volta, tutto si ripeteva come in una giostra dei cavalli, ma lui non riusciva più a sentire quel dolore che lo aveva attanagliato in passato. Era così, in pace con sé stesso.
- Siete pronti ad appiccare il fuoco? -
Solo in quel momento si rese conto di ciò che stava realmente accadendo. Tentò di liberarsi dalla stretta del fratello, invano. Le forze sembravano essergli venute meno e non riusciva a ribellarsi da quella presa.
Era ancora tra le braccia di Sasuke, quando vide le prime lingue di fuoco espandersi oltre il deposito. Osservava rapito quella danza spettrale, che si scontrava ardente contro il sole che moriva. Un solo pensiero attraversava la sua mente. Naruto non sarebbe morto, si era accollato le sue colpe per poterlo salvare e non avrebbe potuto abbandonare la vita in quel rogo, non sarebbe stato leale.
- Otouto, non preoccuparti. Starà bene -
L'altro lo fissò interrogativo, proprio nell'istante in cui una luce abbagliante si librò oltre lo scintillio del fuoco. Indicò con un dito il punto in cui l'angelo si stava innalzando in tutto il suo splendore.
Le sue stupende ali erano tornate ad essere bianche e candide, non c'era più amaranto a ricoprire il suo corpo, tornato ora senza peccati. Mentre ascendeva al Cielo, la creatura gli rivolse il sorriso più bello che avesse mai visto, con quegli occhi di nuovo felici e quasi dimentichi del dolore provato fino a quel momento.

- Grazie, Itachi. Lo proteggerò, non temere -

Sorrise di rimando, prima di accorgersi di aver iniziato a piangere. Si lasciò sprofondare nell'abbraccio preoccupato di Sasuke, mentre entrambi osservavano l'angelo tornare alla sua Casa, felice e finalmente libero dal sentimento che lo aveva trascinato in quella situazione.
Fu solo quando si specchiò nelle gelide acque del ruscello che l'ultimo tassello del puzzle andò al suo posto. Osservando il suo riflesso, notò distintamente il rosso che colorava le sue iridi, ed il nero che contraddistingueva le sue lacrime. Comprese di non potersi più trattenere in quel Villaggio. Gli abitanti non lo avrebbero mai più accettato come loro concittadino, e non poteva dargliene torto. Ma non gli importava più.
Il suo unico legame, suo fratello, era salvo e doveva tutto a quegli occhi e a Naruto.
   
 
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