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Autore: KH4    23/01/2016    1 recensioni
Contrariamente a quanto si era sempre detta e imposta, il 17 Ottobre era una data che aveva finito per condizionarne i pensieri man mano che si avvicinava, irriverente come il volto a cui automaticamente si associava e ne inacidiva l’umore mentre tentava disperatamente di scegliere un regalo che l’aiutasse a non venire schiacciata da quello che sicuramente Lui le avrebbe fatto recapitare. Non importavano i chilometri, il numero di oceani o le eventuali contraddizioni emotive che li tenevano divisi; anche nel più sconosciuto dei paesini del Nord Europa, Niklaus Mikaelson sarebbe sempre stato in grado di ricordarle che, se lei era una devotissima seguace delle festività, lui era un’inguaribile Ibrido avvezzo alle manie di grandezza che giusto adoperava per ricordarle quanto ai suoi occhi fosse speciale.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Caroline\Klaus, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Eccesso delle Ricorrenze.

-         L’Eccesso delle Ricorrenze. -

 

Se a Caroline Forbes fosse stato domandato in che modo tutti i suoi progetti per il futuro – pianificati su un’agendina forte della sua personalità puntigliosa e maniaca del controllo -, fossero stati stravolti, la sua risposta avrebbe richiesto meno parole di quelle spese per scrivere il suo discorso di Miss Mystic Falls. Nata nella tipica cittadina dove non succedeva nulla, avrebbe dovuto compiere i suoi diciotto anni come un qualunque essere umano. Ed era morta nella sola maniera mai ritenuta logicamente possibile.
I suoi amici – quei pochi che ne avevano sempre apprezzato la vispa parlantina -, nel tentativo di regalarle un degno elogio funebre, l’avrebbero sempre ricordata come una buona amica – non ottima -, precisa, con il chiodo della perfezione e segretamente vittima di un complesso di inferiorità. Invece era resuscitata nonostante ciò non fosse stato premeditato. Il conto di tutte le volte perse a rimuginare su quanto, in realtà, il caso fosse una sequenza di fatti ironicamente impilati uno sopra l’altro, era definitamente scemato nel preciso istante in cui aveva rinunciato a comprenderne la logicità per combatterlo al fine di non perdere se stessa. La lama dell’immortalità oscillava fra la meravigliosa opportunità di contemplare la bellezza del mondo – mille volti dalle più incredibili sfumature - e la triste consapevolezza che il ripetersi di eventi comuni quali compleanni, Natali e altre festività varie poteva facilmente scivolare nell’indifferenza. Recidere la sua appartenenza da Mystic Falls ne aveva dischiuso le ali, in cerca di un nuovi cieli da esplorare, nuove dimensioni a cui rivolgere le sue sensazioni amplificate, eppure, a distanza di cinquant’anni, Caroline continuava a rimanere un’ostinata tradizionalista. Una cosetta imparata a proprie spese era che l’eternità non è una semplice questione fisica – sebbene l’essere permanentemente incastrata in una florida bellezza non dovesse temere quisquiglie come l’avvizzirsi della pelle -. E’ Sete.
Le era piaciuto spezzare il collo a quell’innocente, durante la sua prima notte, assaporare il sangue umano e sapersi superiore in una maniera mai sentita tanto confacente ai suoi desideri. C’era un che di inebriante nel soggiogare le menti altrui, piegare il metallo con una semplice pressione dell’indice o nello squisito calore liquido che colava lungo le labbra vermiglie. E’ Potere. Non se lo era mai negato, tanto da arrivare saltuariamente a prosciugare un paio di arterie per sopperire il quotidiano fabbisogno che la sua dieta da bravo vampiro tentava di soddisfare con un paio di freddi e insipidi conigli, ed era in quella dipendenza più nociva di qualunque altra droga chimica che rischiava di pagare il prezzo più alto. Dietro il suo guscio di capelli biondi e meticolosa eleganza, le percezioni di Caroline avevano fatto cadere un intero velo colmo di opacità, offrendole il dono di riscoprirsi sotto una luce completamente diversa, sbocciata in qualcosa di potenzialmente straordinario, unico, ma con l’accortezza di non scordare quanto un pizzico di umanità potesse essere indispensabile per non cadere nell’apatia. Le stupide festività che un qualunque immortale avrebbe snobbato per lei andavano onorate a prescindere che si dovesse scartare un uovo di cioccolato, preparare un intero menù in meno di quarantotto ore o ribaltare come un calzino intere boutique solo per il gusto di far impazzire la commessa sul giusto colore dei sottobicchieri. Mai avrebbe pensato che un giorno si sarebbe ritrovata a sbuffare per alcune di esse, soprattutto quella, accettata come tale solo dopo cinquant’anni di stoica resistenza. Contrariamente a quanto si era sempre detta e imposta, il 17 Ottobre  era una data che aveva finito per condizionarne i pensieri man mano che si avvicinava, irriverente come il volto a cui automaticamente si associava e ne inacidiva l’umore mentre tentava disperatamente di scegliere un regalo che l’aiutasse a non venire schiacciata da quello che sicuramente Lui le avrebbe fatto recapitare. Non importavano i chilometri, il numero di oceani o le eventuali contraddizioni emotive che li tenevano divisi; anche nel più sconosciuto dei paesini del Nord Europa, Niklaus Mikaelson sarebbe sempre stato in grado di ricordarle che, se lei era una devotissima seguace delle festività, lui era un’inguaribile Ibrido avvezzo alle manie di grandezza che giusto adoperava per ricordarle quanto ai suoi occhi fosse speciale.

“Signorina Forbes?”
Non aveva fatto in tempo neppure a chiedere se ci fossero dei messaggi per lei,
che subito l’usciere ne aveva richiamato l’attenzione.

“Sì?”
“E’ arrivato un dono per lei. Abbiamo ricevuto istruzioni perché venisse portato nella sua stanza.”

Già lì, i suoi occhi cerulei si erano chiusi in un lungo e profondo silenzio riflessivo che l’aiutasse a non lanciare la borsa in faccia al poveraccio, ma ogni suo buono proposito si era miseramente sbriciolato nell’attimo in cui la porta della stanza si era aperta e il suo cuore aveva bramato di poter strangolare la cameriera alle sue spalle che, nel lasciarla sola, aveva sospirato con la stessa ingenuità di una ragazzina in piena tempesta ormonale.
“Lo sapevo. Mai una volta che faccia come gli si dice!” La bionda si passò un mano fra i capelli, ruotando il busto prima a destra e poi a sinistra.
Come al suo solito, aveva esagerato. Nonostante gli avesse scritto che un semplice mazzo di fiori sarebbe stato più che sufficiente, lui, testone come solo il Padre Eterno comandava, aveva preferito essere coerente con i suoi standard. Perché non sia mai che Niklaus Mikaelson dia mostra della propria persona con mezze misure, le rammentò una vocina molto simile a quella che usava lei quando vestiva i panni della saccente. E se consideri che i suoi slanci di generosità, per i comuni umani, si traducono in quegli eccessi che solo i grandi Re possono concedersi con cotanta naturalezza, non puoi certo fargli una colpa se, secondo la sua lingua di antico Originale, un banale mazzolino di fiori corrisponde a 50 vasi di costosissime Black Roses. Nel sentirsi rimbeccare dalla sua stessa coscienza, Caroline si sedette sul letto, indecisa se annegare nella profumata esasperazione di quelle rose oppure incanalare tutta la sua contrarietà nel fatto che, dietro all’intera piantagione sradicata per lei, non ci fosse null’altro che una briciola dell’enorme affetto covato dall’Originale nei suoi confronti. Affetto, sì; velato da un opprimente bisogno di mostrare la propria superiorità in ogni momento, ma pur sempre affetto. La mano corse a uno dei gambi, di un verde brillante ammantato di spine vistose, sfilandolo dal vaso per carezzarne i petali vermigli. Accuratamente legato a un nastrino bianco, c’era un piccolo biglietto nascosto fra le foglie scure.

 Ci saranno sempre uomini pronti a prometterti il mondo,
ma sono io l’unico che potrà consegnartelo.
Buon anniversario, Love.
Klaus.

 Ed eccolo, l’immancabile miscuglio di egocentrismo e passione firmato Niklaus Mikaelson che le avvolgeva il cuore con elegante filo spinato senza per questo ferirne l’orgoglio. Caroline respirò a fondo, annuendo un paio di volte prima di riporre il bigliettino nella tasca interna della giacca e guardarsi attorno. Un giorno o l’altro sarebbe riuscita ad appianare l’assurda paura dell’Ibrido di perderla per qualcuno che non era lui – così perfettamente pazzo e psicopatico da potere l’impossibile -; fino ad allora, avrebbe concentrato i suoi sforzi sul come sistemare tutte quelle splendide rose senza che il desiderio di farne ingoiare i gambi spinosi al suddetto ne stuzzicasse la vena sadica.

 

Note di fine capitolo.
La mia prima Klaroline, dopo tanto tempo passato a pensare che questa sia una delle coppie che più ho apprezzato in TVD e che mi è dispiaciuto vedersi sciogliere. Mi auguro che possa piacervi
^^

  
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