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Autore: Neverland98    23/01/2016    3 recensioni
"So if you love me, let me go and run away before I know.
My heart is just too dark to care, I can't destroy what isn't there."
[Questa storia partecipa al contest "Quando il fantasy è Dark" indetto da Nuel2 sul forum di Efp]
[Da questa oneshot deriva la long che trovate a questo link -----> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3369678&i=1 ]
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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REQUIEM OF A DARK SOUL
 
 
 
Se mi ami, lasciami andare
e scappa prima che me ne accorga.
Il mio cuore è troppo oscuro perchè gli importi,
Non posso distruggere qualcosa che non c'è.
Abbandonami al mio destino,
se sono solo non posso odiare.
Non merito di averti.
Il mio sorriso è svanito tempo fa,
se posso cambiare? Spero di non saperlo mai.
 
 
 
 
 
 
Assapora il momento. Assaporalo fino in fondo.
Saggiane il sapore bruciante in punta di lingua. Non lasciartelo scappare.
Imprimilo dentro di te. Conquistalo.
E' il gusto della vittoria.
E' un profumo afrodisiaco, un sapore audace e bruciante che ti pervade.
Ti scorre nelle vene e ti fa ribollire il sangue.
Ti fa girare la testa. Ti riempie. Ti rapisce. Ti obnubila.
Ti accarezza come le mani di una donna - audaci, sapienti.
Ti accoglie nel suo caldo abbraccio.
Ti inghiotte.
Il sangue cola dalle pareti, simile a tanti serpenti scarlatti.
Si addensa sul pavimento. Cambia colore. Si asciuga.
Perde la sua lucentezza. Perde il suo calore.
Gli occhi di lei sono vuoti. Frammenti di vetro cristallino, senza alcuna emozione.
Biglie bianchissime, lucide.
La bella fronte è solcata da un taglio profondo, il sangue ormai non è che polvere scura incrostata ai capelli.
Le labbra sono sottili, un rivolo rossastro si sta asciugando lungo il mento.
Assomiglia a rossetto sbavato, come dopo ogni  bacio.
Giace immobile, supina.
L'armatura straziata, sporca. D'oro come i suoi capelli. Le braccia aperte, quasi in segno di resa incondizionata.
Resa alla morte, non a te.
Le sue gambe, le sue lunghe gambe che più di una volta ti avevano accolto nell'amplesso di una passione fatale, sono pallide e rigide.
La spada è poco lontana. La lama sporca di sangue, opaca. L'elsa brillante, conserva la sua intatta bellezza, incurante della distruzione di cui è stata partecipe.
Dal suo morbido petto svetta il pugnale.
Il pugnale con cui l'hai uccisa. 
​Con cui le hai perforato il cuore e le hai strappato l'ultimo respiro.
Ti avvicini al corpo. Lentamente. Ormai il tempo non è più un problema.
Non puoi fare a meno di notare che anche nella morte ha conservato la sua splendida bellezza.
La bellezza di una guerriera.
Di un'amante.
Ricordi il profumo dei suoi capelli, quando li artigliavi e le spingevi il viso verso il tuo - la bocca verso la tua.
Il suo sorriso disarmante.

"Ce ne pentiremo."
 
Lo ripeteva ogni volta.
E tu non  riuscivi a prendere sul serio quelle parole, perchè le pronunciava ansimando, un attimo prima che l'orgasmo spazzasse via ogni obiezione.

"Siamo nemici. Nemici naturali."

Tu, a comando di orde di Demoni.
Lei, la più fulgida gemma tra gli Angeli.
Una delle guerriere più forti - la più forte.
Determinata. Spietata. Letale.
Cresciuta con un unico obiettivo: uccidere te. Difendere la sua Regina fino alla morte.
E aveva mantenuto la parola.

"Unisciti a me. Non capisci? Insieme creeremo un mondo nuovo."
"Lo sai che non è possibile. Ho fatto un giuramento. Non posso tradirlo."
"Certo che lo so. Hai giurato di dare la vita per qualcuno che neanche lo merita. Apri gli occhi, della purezza e della luce che tanto elogiate non è rimasto più nulla. Siete corrotti fino al midollo. Il vostro popolo muore di fame, è sottoposto a continue ingiustizie mentre la Regina si crogiola nel lusso. E' davvero questo che hai giurato di proteggere?"
"La mia famiglia è morta per quello in cui credeva. Terrò alto il loro nome. Non li tradirò."
 
Eppure l'aveva già fatto. L'aveva già fatto e ne era consapevole.
Li aveva traditi nel medesimo istante in cui era scivolata nei tuoi occhi. In cui si era innamorata di te.
Li tradiva ogni volta che facevate l'amore, che le sue mani ti stringevano - si avvinghiavano alla tua pelle, ripercorrevano il contorno di cicatrici così profonde da affondare le radici nell'animo. Per ogni bacio che ti dava - famelico, possessivo.
Una passione pericolosa. Distruttiva.
E tu?
Anche tu ti eri innamorato di lei.
Eri stato attratto dalla sua purezza come una falena dalla luce.
Lei rappresentava tutto ciò che non eri.
L'avevi amata con tutto te stesso, con quella disperazione e quell'attaccamento proprio  di chi è sempre stato solo.
Di chi non ha mai conosciuto affetto alcuno.

"Facciamo un patto."

Te l'aveva detto mentre si rivestiva. I riccioli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle e i suoi occhi cristallini brillavano di una luce tutta loro. E a te era venuta voglia di ridere, perchè quale patto poteva mai esistere tra di voi?

"Sentiamo."
"Quando verrà il momento, non ci tireremo indietro. Combatteremo fino alla fine."
"Lo so."
"Però, dobbiamo prometterci che sarà una cosa tra di noi. Solo io potrò ucciderti. E solo tu potrai uccidere me."
"Affare fatto."
 
In un certo senso, era giusto. Era l'unico drastico atto d'amore che era concesso a due come voi. L'unico modo che avevate per dimostrarvi i vostri sentimenti. Uccidervi. Senza dubbio, molto ironico.
Non ci sarebbe mai stato un lieto fine, lo sapevate bene entrambi.
 
"Io non posso lasciare tutto. Ho fatto un giuramento. Ma tu no. Perchè non puoi porre fine a questa guerra, a questa sofferenza?"

Ecco, quella era stata l'unica volta in cui l'avevi vista vacillare. Ti aveva colpito profondamente. Sinceramente, non credevi che ne fosse capace.
Lei, l'infallibile arciere di Sua Maestà. L'angelo più bello al servizio della corona.
Ora aveva le lacrime agli occhi, era paonazza e non riusciva a sostenere il tuo sguardo.
Era stata l'ultima volta che avevate fatto l'amore.
Lo sapevate.
L'ultimo giorno prima della battaglia finale.
L'ultimo tradimento.

"Perchè io credo in quello che faccio. E il mio popolo crede in me. Siamo cresciuti da schiavi, abbiamo passato la nostra intera esistenza ad espiare le colpe di altri. Non abbiamo ricevuto da voi che torture e soprusi. Voi, che siete soltanto dei buoni incantatori. Bugiardi e corrotti. Non è giusto, adesso basta. E non importa quanto mi costerà, ho promesso alla mia gente una nuova era e non li deluderò."
"Allora addio."
"Addio."
 

Lo scontro aveva avuto inizio alle prime luci dell'alba e il sole ancora non si era mostrato in tutta la sua possenza, che nell'aere aleggiava già l'odore metallico del sangue.
L'Esercito Imperiale aveva arruolato i migliori soldati, coraggiosi e splendenti nelle loro armature lucenti.
Le tue truppe avevano lottato valorosamente, spinte dalla disperazione di una vita passata in catene e accecate dall'odio per una classe sociale - una casta - che li disprezzava e li sottovalutava. Si erano abilmente fatti strada nelle fila nemiche, brandendo le lance e scagliando frecce incandescenti. Niente ferisce un angelo come il fuoco.
Molti erano caduti. La terra si tingeva di rosso, i cadaveri aumentavano. Sui volti degli angeli ancora un'espressione attonita. Razza di arroganti bastardi. Vi avevano sottovalutato fino all'ultimo. Ti avevano sottovalutato.
Fino all'ultimo non avevano creduto che uno come te, nato e cresciuto nelle tenebre,  tra le miniere fangose, abituato alla fame e al duro lavoro fin da bambino, fosse riuscito a mettere in piedi una vera e propria rivolta. Una rivolta che, come la miccia di una bomba, si era consumata rapidamente e aveva scatenato l'esplosione di un'insurrezione.
La regina aveva chiesto di assistere allo scontro finale. Indossava sete pregiate e i gioielli più preziosi. Si riparava dietro la schiera di guardie del corpo, gustandosi lo spettacolo.
Avrebbe dovuto essere la sua vittoria.
Il suo trionfo.
Ma era stata la sua fine.
In un ultimo disperato tentativo di fuga, quando ormai era troppo tardi, due dei demoni più potenti avevano fatto strage delle sue guardie e l'avevano uccisa. La guerra era conclusa.
E lei? Il tuo angelo?
In cinque erano riusciti a penetrare nel tuo palazzo, a infiltrarsi attraverso le crepe come un veleno.
Le tue guardie avevano fatto a pezzi gli altri, ma non lei.
Dopotutto, avevate fatto un patto.
Vi eravate guardati negli occhi. Nei suoi, un tempo pieni di coraggio e determinazione, leggevi solo rabbia e una muta disperazione.
Se avesse perso, sarebbe morta.
Se avesse vinto, avrebbe dovuto passare la vita con la consapevolezza di aver strappato la vita alla persona che amava di più al mondo.
Era il prezzo che entrambi eravate condannati a pagare per aver osato innamorarvi.
Avevi sguainato la spada. La più bella. La prima che hai fabbricato con le tue mani. La lama infallibile, l'elsa dai ricami argentati.
Lei ti puntava la sua. I corpi dei suoi compagni - dei suoi amici - giacevano sul pavimento. Immobili.
Aveva le lacrime agli occhi.
- Non deve andare per forza così.- l'avevi guardata negli occhi.-Unisciti a me.- avevi ripetuto, cercando di non vacillare, di mantenere un tono saldo.
Di non sembrare implorante.
Avevi abbassato la spada. -Tu non sei come loro.- ti eri stupito della tua stessa dolcezza. Da dove veniva? Dove l'avevi imparata? Tu, che non l'avevi mai neppure sfiorata.
Finchè non era arrivata lei. E aveva scaldato il tuo cuore, nel vero senso della parola. Aveva visto i tuoi lati più belli, quei lati che, onestamente, neanche credevi esistessero. Li aveva scoperti lei. Li aveva amati. Ti aveva amato. Ti aveva tenuto stretto fra le braccia, si era concessa a te in un abbandono puro e in una resa incondizionata. Ti aveva offerto il suo corpo, la sua anima, il suo cuore.
Lentamente, avevi mosso un braccio verso di lei. Le avevi sfiorato una guancia. Lei si era irrigidita, ma non si era ritratta.
La sua sofferenza, la sua lotta interiore era visibile.
-Tu sei diversa da loro. Tu credi in quello che difendi. Tu credi in un mondo migliore. Sei intelligente e hai un cuore. Sei l'essere più nobile che abbia mai conosciuto. Resta con me. Da queste ceneri forgeremo qualcosa di meraviglioso, in cui la giustizia non sarà una prerogativa di pochi eletti. Ridaremo vita a quei valori in cui entrambi crediamo.-
Aveva abbassato lo sguardo.
Tu avevi atteso, in silenzio. E con tutto te stesso avevi sperato che accettasse. Che comprendesse.
La Regina non meritava di avere al suo fianco un soldato come lei.
Di colpo aveva alzato lo sguardo e aveva drizzato la schiena.
-Avevamo un patto.- era stata l'ultima cosa che aveva detto prima di sguainare la spada e lanciarsi contro di te.
Era stato uno scontro lungo. Sfiancante.
Avevi fatto segno alle tue guardie di non intervenire. Perchè avevate un patto.
E in fondo sapevi che una come lei non sarebbe mai venuta meno a un giuramento.
Era una delle poche cose in comune che avevate.
Alla fine, eri riuscito a intrappolarla tra le tue braccia. Disarmata.
Riluttante, avevi estratto il pugnale.
Il manico sembrava bollente.
Ogni fibra del tuo essere ti implorava di non farlo.
Ma avevate fatto un patto.
Se anche tu avessi vinto e lei fosse sopravvissuta, eri ben consapevole che non si sarebbe mai unita a te, l'avrebbe considerato un tradimento al suo popolo, alla sua Regina, ai suoi soldati, ai suoi amici.
A tutti coloro che erano morti combattendo.
Piuttosto, si sarebbe uccisa. 
E aveva riservato a te questo onore. Poteva forse amarti di più?
In quell'ultimo istante, chino su di lei, l'avevi abbracciata. Odorava di sangue e sudore.
Dal taglio sulla fronte sgorgava sangue copioso, rosso come il riflesso nei tuoi occhi.
Non aveva neppure cercato di divincolarsi. Di scappare. Non più.
Si era limitata a guardarti.
E non dimenticherai mai quello sguardo.
L'amore che era racchiuso in esso. Un amore tanto grande da riscaldarti.
Va tutto bene, sembravano dire i suoi occhi. Non è colpa tua.
E anche tu l'amavi. L'ami ancora, in realtà. Perchè come può mai mai influire una cosa irrilevante come la morte su un amore come il vostro?
Aveva chiusto gli occhi, e tu i tuoi.
Avevi colpito dritto al cuore. Preciso come al solito.
Un ultimo sospiro, una lacrima solitaria le era scivolata lungo il viso di porcellana.
Era morta all'istante, senza soffrire.
Sei rimasto paralizzato per un tempo che ti è sembrato un'eternità, il suo corpo fra le braccia, finchè non è diventato freddo, finchè l'ultimo  residuo di calore - di vita - l'aveva abbandonato.
Non avevi sopportato oltre.
Ed era stato allora che il messo aveva fatto la sua comparsa all'interno del palazzo. L'armatura nera sporca di sangue, i denti aguzzi dipingevano un sorriso sul suo volto pallido.-Mio signore.- aveva ansimato.-Hanno ucciso la Regina. Avete vinto.-
Non ti sembrava vero. E, in effetti, è ancora così.
Ti eri sforzato di sorridere.- Abbiamo vinto.- l'avevi corretto. Quello aveva abbozzato un inchino, grato.
-Potete ritirarvi. Bruciate i cadaveri, onoreremo i nostri morti.- e allora lo sguardo ti era caduto sul corpo martoriato ai tuoi piedi.-E concederemo ai loro superstiti di fare altrettanto.-
- Ma, mio signore...-
- Noi non siamo come loro. Siamo migliori.-
Ed era scomparso.
Sei ancora da solo. Seduto sul trono del tuo palazzo, un trono che oramai ha un valore universalmente riconosciuto.
Hai vinto.
Lo ripeti a te stesso, ne assapori la gioia.
- Tu- chiami uno dei servitori che si trova a passare.- Porta questo corpo dagli altri. E sta bene attento che nessuno lo tocchi. Dev'essere restituito alla sua famiglia in perfette condizioni.-
Il servo ti guarda lievemente spaesato, ma il tuo tono è perentorio. Si inchina, raccoglie il corpo con cura e sparisce all'esterno.
Sospiri.
Creerai un nuovo mondo. Uno migliore. Dove l'ingiustizia sarà la rara eccezione e non la norma. Darai a tutti la possibilità di dimostrare il proprio valore. Lo farai perchè, in fondo, glielo devi. Non sarà facile. Non sarà facile vivere con un peso simile sul cuore.
Però andrai avanti. Non ti arrenderai.
In qualche modo, il suo sacrificio non sarà vano.
Il mondo che sognavate esisterà davvero.
Chiudi gli occhi, e puoi quasi vederla sorriderti. La senti ridere - la sua risata limpida, cristallina. La vedi reclinare la testa all'indietro. Senti la morbidezza della sua pelle contro la tua. Il profumo inebriante. I capelli dorati che le incorniciano il volto.
Onestamente, non pensavi potesse fare così male.
Ti concedi un attimo di malinconia. Solo un attimo ancora.
Poi ti riprendi - o meglio, fingi di esserti ripreso - e sei pronto ad adempire al tuo compito.
 
 
 
 
 
 
Ho ancora impresso il tuo nome sulle labbra
e lo custodisco in quelle parti di me che assaporano ogni bacio. [...]
Perciò risparmia il fiato,
non starò a sentire. [...]
Non si può odiare fino ad amare.
Così dovrebbe bastare?
Gli angeli mentono per mantenere il controllo.
Il mio amore è stato punito tempo fa,
se ancora ti importa
non farmelo sapere mai.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL'AUTRICE:
Salve a tutti e, innanizutto, grazie per essere arrivati fin qui^^
L'ispirazione per la storia è nata proprio ascoltando Snuff degli Slipknot - una delle canzoni più belle di sempre, a mio avviso.
Pensavo che se questa OS riscontrerà un certo apprezzamento, svilupperò la trama in più capitoli. Ma boh, è solo un'idea ;)
Un saluto e un abbraccio! <3 <3 <3
 
 
   
 
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