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Autore: Focanna    24/01/2016    1 recensioni
9 . 10 . 2002
Donofalù, Gordon Street.
Uno dei vicoli più malridotti della città, un paese molto piccolo, con una popolazione di circa 7000 abitanti e famoso soprattutto per i suoi quartieri malfamati.
Un luogo sconsigliato per viverci dunque, per abbandonare qualcuno. Non si direbbe sia la stessa idea di chi, due anni prima, abbandonò due bambine, le stesse bambine che adesso si ritrovavano da sole a combattere contro le deiezioni che tutti i giorni accadevano in quello stesso vicolo e riservava la vita.
Le due si erano ritrovate così, alle rispettive età di sei e quattro anni, tra le strade di Donofalù. Le loro rivali erano state la fame, la sete e soprattutto i malviventi che avevano cercato spesso di abusare e di approfittare dell’ingenuità delle due.
Tuttavia fino ad oggi erano sempre riuscite a cavarsela in qualche modo, continuando a lottare contro quel mondo che sembrava tanto ostile nei loro confronti, governato da un Dio del quale a un certo punto iniziarono persino a dubitarne dell'esistenza.
Nonostante tutto ciò le due non persero mai la speranza e l’aspettativa di un futuro migliore.
Ed infatti, un giorno non così troppo lontano alla loro felicità alla fine arrivò.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9 . 10 . 2002
Donofalù, Gordon Street.

 
Uno dei vicoli più malridotti della città, un paese molto piccolo, con una popolazione di circa 7000 abitanti e famoso soprattutto per i suoi quartieri malfamati.  
Un luogo sconsigliato per viverci dunque, per abbandonare qualcuno. Non si direbbe sia la stessa idea di chi, due anni prima, abbandonò due bambine, le stesse bambine che adesso si ritrovavano da sole a combattere contro le deiezioni che tutti i giorni accadevano in quello stesso vicolo e riservava la vita.



 

Federica e Vittoria erano i loro nomi;
le due si erano ritrovate così, alle rispettive età di sei e quattro anni, tra le strade di Donofalù. Le loro rivali erano state la fame, la sete e soprattutto i malviventi che avevano cercato spesso di abusare e di approfittare dell’ingenuità delle due.
Federica, che era la più grande, aveva sempre cercato di difendere la sorella, seppur con i propri mezzi. Dopotutto che potevano fare due semplici ragazzine abbandonate al loro triste destino contro il mondo intero?  
Tuttavia fino ad oggi erano sempre riuscite a cavarsela in qualche modo, continuando a lottare contro quel mondo che sembrava tanto ostile nei loro confronti, governato da un Dio del quale a un certo punto iniziarono persino a dubitarne dell'esistenza. Poteva un individuo definito “Dio” lasciare due bambine alle ostilità di un mondo che tanto giusto ormai non sembrava? Costringerle a vagare, vestite di soli stracci, elemosinando un pezzo di pane o cercando persino un misero cartone con il quale coprirsi per superare la notte?
Nonostante tutto ciò le due non persero mai la speranza e l’aspettativa di un futuro migliore, un futuro che vedeva le due giovani sorelle finalmente felici di vivere la propria vita.
Ed infatti, un giorno non così troppo lontano alla loro felicità alla fine arrivò.
 
Era un giorno come gli altri per Federica e Vittoria, erano alla ricerca di cibo per pranzare, seppur non sapessero neppure che ore fossero avendo a disposizione solo la luce del sole come punto di riferimento. Rovistavano spesso tra l'immondizia del vicolo che ormai conoscevano come le loro tasche, ma succedeva anche che qualche volta qualcuno portasse loro del cibo, le avevano soprannominate "Le sorelle vagabonde", ma quella volta, dopo essere riuscite ad ottenere finalmente qualcosa da mangiare, la sfortuna sembrò ancora una volta dalla loro parte. Infatti, un gatto, a quanto pare anch’esso affamato, era riuscito a soffiare via dalle mani della sorellina minore quel poco di cibo che avevano rimediato.  
Vittoria, nel tentare di recuperare il suo pranzo notò tuttavia qualcosa di ancora più succulento.
 
“Hey Fede! Vieni a vedere, credo di aver trovato qualcosa!”
 
La più piccola, intenta nel tirar fuori quel che lontanamente sembrava essere del cibo, non si era però accorta dell'ombra che man mano si stava avvicinando verso di loro. Quella presenza si sovrapponeva alle sue spalle, o almeno non finché una mano non si posò proprio su di esse.
Vittoria si voltò quasi tremante verso la persona a cui apparteneva la mano e subito dopo verso la sorella, che avendo visto la scena era immediatamente accorsa in soccorso dell’altra, spintonando così l’uomo con tutte le sue forze.
 
"Chi diavolo sei?!
 
Disse Federica con aria minacciosa.
L'uomo abbassò il cappuccio e mostrando il volto sorrise.
Il suo aspetto lasciava intuire che non arrivasse per poco ai quaranta, aveva una barbetta incolta accompagnata da dei capelli tanto lunghi quanto trasandati ed indossava un camice bianco sotto il leggero mantello.  Inoltre aveva un qualcosa di curioso, forse perché non era di quelle parti?  
Tuttavia non sembrava incutere timore, ma non c'era comunque da fidarsi di un estraneo, l’esperienza le aveva portate a questo e di certo nessuno si sarebbe mai avvicinato a loro con l'intenzione di regalare qualche caramella.
L’uomo avvicinandosi sempre di più passo dopo passo iniziò poi a proferire parola.
 
“Salve, il mio nome è Rowen.
Che ne direste di venire via da questo posto insieme a me?
Da oggi potrei essere vostro padre. Non è una buona offerta la mia?
Guardate, ho persino delle caramelle!”
 
Le due bambine si fissarono dritte negli occhi per qualche breve istante.
Quel tizio voleva approfittarsi come tutti gli altri delle sorelle, o semplicemente aveva perso la ragione?
Dopo di ciò ebbe inizio un’aperta discussione, in cui la prima a proferire parola fu proprio Federica, seguita poi da Vittoria.
 
“Hey tu, chi ti credi di essere per venire qui e pensare che daremo ascolto a un tipo losco come te?! Non abbiamo bisogno di nessuno!
Non ne abbiamo mai avuto..”
 
“Nostro padre..? Avremo davvero un padre..? Una casa..?”
 
Dopotutto che altro avevano da perdere?
Federica, dopo un altro scambio di battute sembrò farsi convinta, sarebbe stata la buona volta di farla finita, qualunque fosse il significato di ciò.  
Rowen, che così aveva detto di chiamarsi, prese le due sotto braccio spingendole a seguirlo.
Egli era comunque uno di quegli uomini che facevano fatica a stare in silenzio per più di qualche secondo, ed infatti, poco dopo riprese subito a parlare.
 
"Allora? Come vi chiamate?"
 
Vittoria non sentiva una domanda simile da tanto, troppo tempo e non esitò a rispondere con entusiasmo.
 
"Vittoria!"
 
Federica invece un po' meno.
 
"Ha importanza?
..Bhè, mi chiamo Federica.”
 
Una volta giunti nel grande laboratorio dello scienziato Rowen, ciò che si era presentato ora davanti agli occhi di Federica e Vittoria era un’immensa stanza, piena di macchine destinate a vari scopi, grandi lampadari dotati di una luce accecante, tavoli e altre attrezzature varie. Inoltre era provvista di tutto il necessario per viverci. Si poteva ben notare che quella fosse la “casa” di uno scienziato. Del resto questi ultimi amavano vivere nel luogo dove lavoravano, gelosi delle loro creazioni e in un certo senso protettivi nei loro riguardi.  
Le due orfanelle, che ormai avevano trovato un posto dove stare, non facevano altro che guardarsi intorno, incuriosite da tutto ciò. In vari momenti furono tentate nel mettere le mani su di qualcosa, ma intimorite dalla possibile reazione che avrebbe avuto l’uomo su di loro decisero di trattenersi.  
Il prolungarsi di quell’imbarazzante silenzio ebbe poi fine e Rowen tornò a parlare.
 
“Per quanto ancora avete intenzione di tenervi quegli stracci addosso? Vi ho fatto prendere degli abiti nuovi dalla mia assistente, provateli.”
 
“Assistente?”
 
Controbattè Vittoria incuriosita.
Da uno degli angoli più bui di quella stanza uscì poi una donna dall’aspetto composto e delicato. Si presentava quest’ultima come una ragazza abbastanza giovane, anch’essa munita di un camice bianco sbottonato e con sotto una gonnella abbastanza corta. Il viso era piuttosto magrolino, le spalle erano appena sfiorate dalle punte dei suoi capelli castani, le labbra erano fini e gli occhi di un castano scuro.  Si poteva ben intuire che fosse lei l’assistente nominata poco prima. La donna infatti si era presentata con in mano due abiti, pronta a porgerli alle due bambine.

“Prego, questi sono i vostri vestiti.
Potete darvi una sistemata lì.
Il mio nome è Ludovica, sono l’assistente del Signor Rowen, sentitevi libere di chiedere di me in qualunque momento.”
 
Una volta ricevuti dei vestiti nuovi, le sorelle furono invitate dunque ad andare a provarli in una piccola stanza che aveva l'aria di essere un bagno, non che importasse di che genere fossero, l’importante per loro era levarsi una volta per tutte quegli stracci umidi e ormai ridotti a brandelli.
Qualche minuto dopo erano fuori di lì, con un aspetto decisamente migliore, gli abiti offerti dall'assistente non erano della misura giusta, soprattutto per la più piccola che sembrava nuotarvici dentro. A dirla tutta non sembravano neanche dei normali vestiti, infatti Federica adesso indossava una fascia bianca che copriva solamente il petto, dei pantaloni larghi color cachi sostenuti da diverse cinture con spazi appositi per contenere diversi oggetti e degli stivali in pelle nera, Vittoria invece indossava una canotta bianca, una camicia a scacchi rossa, un paio di jeans neri sorretti anch'essi da altre cinture, stavolta diverse da quelle della sorella, infatti gli spazi sembravano fatti per contenere proiettili e armi, alle mani teneva un paio di anfibi color porpora, di un numero troppo grande per lei, come il resto degli indumenti del resto.
Di certo questo non aveva lasciato Federica in silenzio, infatti aveva iniziato a porsi delle domande.
 
“Che diavolo di roba è?! Vuoi fare di noi degli spettacoli da baraccone?” Non ricevette comunque risposta. “Mi stai ascoltando?!”
 
L'uomo alzò gli occhi dal suo lavoro e si avvicinò alle due.
 
“D'accordo, è giusto che sia sincero con voi, non vi ho prese con me per un semplice sfizio o per un opera di bene, bensì perché c'è qualcosa che un giorno, presto o tardi dovrete fare, qualcosa che inseguo ormai da anni invano. Siete le uniche in grado di farlo, perciò vi chiedo di accogliere la mia, seppur strana e se così si può definire, stupida richiesta.”


 
Da quel giorno la vita delle due cambiò: Rowen, il fantomatico scienziato le allenò affinché potessero compiere ciò che da sempre aveva atteso.  
Di cosa si sarebbe trattato, e cosa aveva in serbo per le due bambine, quello che, a volte ingiusto, è il destino?


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Salve popolo!

Storia scritta a quattro mani da Federica e Vittoria in onore di un GDR di cui facciamo parte appunto.
L'idea nasce durante una giornata estiva (mezzo secolo fa (?)) in cui Vittoria racconta di come è riuscita ad eliminare un insetto tramite uno spray al ghiaccio, da lì, la mente contorta di Fede, che spesso interpreta un mago del ghiaccio, pensa ad una super eroina che sconfigge gli insetti con l'uso di semplici bombolette spray, Così, le due, anche se con intenti scherzosi, iniziano a pensare alla nascita di una ff che vede come protagonisti i membri del loro GDR.

Si spera dunque che tale storia riesca ad appassionarvi e incuriosirvi.
Lasciate una recensione critica e non per farci sapere cosa ne pensate, sarebbe utile e sarebbe doloroso per voi non farlo :^).
Minacce random a parte, alla prossima!
   
 
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