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Autore: malpensandoti    24/01/2016    2 recensioni
Stanotte voglio sussurrare, veloce perché sono agitata, voglio mangiarmi le vocali e le consonanti perché non voglio perdere il filo del discorso, perché non voglio scegliere le parole che ti piacciono, quelle che vorresti sentirti dire.
Genere: Angst, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I was told
Even though we all grow old
Love will never die
Love's ignorant of time
But those words were your own
And that was long ago, that was long ago

 

Stanotte voglio essere veloce, dirti quello che penso senza esitare, chiudendo gli occhi quando li sento bagnati e respirare piano, senza fare rumore. 
È un altro gennaio e io ancora non riesco a parlare se non alzo la voce, se non sono cattiva, se non faccio del male. 
Stanotte voglio sussurrare, veloce perché sono agitata, voglio mangiarmi le vocali e le consonanti perché non voglio perdere il filo del discorso, perché non voglio scegliere le parole che ti piacciono, quelle che vorresti sentirti dire. 
Stanotte – ancora, tu penserai – voglio che sia tutta mia.
Hai sbattuto la porta con la tua voce che ancora parlava per il mio appartamento, anche se non hai urlato perché tu non urli mai.
Hai detto tante cose, con gli occhi delusi, perché sei stanco e non vuoi più vivere in questo modo, perché i miei comportamenti non ti piacciono più, perché parlo sempre di me e della nostra relazione – di te, di te – non me ne importa nulla. 
Non hai urlato perché tu non urli mai, ma a un certo punto ho pregato dentro di me che lo facessi, che mi dimostrassi di essere in preda alla rabbia 'ché si sa, quando si è arrabbiati si strilla e gli strilli offuscano i pensieri, ci fanno aprire la bocca senza davvero riflettere. 
Invece sei stato calmo, controllato come vorrei poter essere io. Mi hai dimostrato quanto l'amore possa essere tagliente, quando profondi possono essere i suoi graffi. 
Io sì che invece ho urlato, anche quando mi dicevi di non farlo, anche quando non ce n'era bisogno. 
Non ascolto mai, hai detto, faccio sempre di testa mia e questo potrà pure essere un pregio ma poi inevitabilmente porta a questo. 
Questo che poi eravamo noi, giusto? Tu che te ne vai e io che smetto di gridare. 
A quel punto sono impallidita, credo che mi abbia fatto più male di quanto entrambi riuscissimo a immaginare. Ti ho supplicato di non ripetere una cosa del genere, perché io non ho pregi, non ho niente. Ho solo sottili parole da dirti questa notte prima che sorga il sole e svanisca l'illusione che tu possa tornare. 
Non sono mai stata così presuntuosa da pensare di meritare qualcuno come te al mio fianco, nemmeno quando ero felice, nemmeno prima che questa malattia mi ingiallisse di denti di un sorriso. 
Se ci ho sperato? A volte, soprattutto quando ridevi, quando ti facevo ridere per davvero. 
Alcune sere particolarmente grige le riempivo con stupidi calcoli, anche se sai che non sono mai stata brava in matematica. Il soffitto si trasformava in una lavagna, di quelle che a scuola mi mettevano ansia, e tra di me calcolavo quante possibili persone avrebbero potuto portarti via da me, quante quelle che ti avrebbero soddisfatto in modo più appagante, che ti avrebbero fatto ridere di più, quelle che non ti avrebbero fatto piangere per nulla, che ti avrebbero saputo dire ciò di cui hai bisogno.
Erano – sono – parecchie, molte più di quante ti aspetteresti. 
Una volta mi hai addirittura scoperta a crocettare i giorni sul calendario della cucina, con un sorriso confuso mi hai chiesto se per caso stessi aspettando qualcosa di importante. Ti ricordi cosa ti ho detto? 
Conto i giorni che rimangono alla fine dell'anno.
Che rimangono alla fine e basta. 
Aspettavo un giorno qualsiasi, una data in cui mi avresti lasciata affinché avessi un'altra scusa per cancellare dalla mia vita altre ventiquattro ore. 
Stanotte voglio dirti che non penso di essere egoista, penso anzi di essermi spezzata fin troppe volte per noi. 
Voglio sussurrarti che se parlo di me è per paura, non di certo perché il mio cervello malato si crede superiore agli altri.
Parlo di me perché vorrei farti vedere che c'è dell'altro oltre alle mie crisi, oltre al mio dolore, oltre al fatto che non sono più capace di dormire. Dirti che piangere non è l'unica cosa che faccio, che ti amo e mi amo, che so essere felice e coraggiosa anche io, anche se non mi siedo vicino agli uomini sui mezzi pubblici e la mia dottoressa mi fa promettere tutte le settimane di non farmi del male. 
Ho le mie vittorie, ho i miei giorni felici, ho le notti in cui riesco perfino a sognare. Ti parlo di questo perché vedo che non riesci ad accorgertene, perché so che amarmi tutta ti ha consumato le energie. 
Mi hai chiesto ma sai quante persone soffrono al mondo?, sai quanta gente sta male? Credi che io sia felice? Che mi diverta? 
Non ho mai creduto di essere l'unica, ho smesso di sentirmi speciale da un po'.
Non hai capito quello che stavo cercando di dirti, non hai voluto ascoltare ciò che provavo a urlare. 
Stanotte ho chiuso gli occhi fradici e tra me e me mi son sussurrata di smettere di piangere, che io non sono nessuno e sicuramente non sono l'unica che soffre. 
Non ho capito se abbia funzionato o meno, ma ho smesso comunque.
Voglio sussurrarti ancora una volta che mi dispiace, ti chiedo scusa per quello che sono e che non è mai abbastanza, per i miei capricci e la mia ansia, la mia depressione, i miei pensieri tristi.
Ti chiedo scusa per le poesie dedicate, per i viaggi programmati e mai fatti, perché a noi l'amore ce l'hanno insegnato le canzoni finite male, perché ti ho mostrato chi avrei voluto essere, la bella ragazza che ha qualcosa da dire e non quella che la notte la passa a contare chi e come è migliore di lei.
Questa notte voglio che tu sappia che ti sbagli, io ti amo che certe volte fa anche più male di questa malattia, fa anche più male di quando qualcosa nella mia testa mi dice di non guardare la strada, di non tornare più a galla. 
Io ti amo anche se non ti basta, anche se sono egoista e ti sei stancato, anche se te ne vai e mi lasci da sola. 
Questa notte ti sussurro che semplicemente sono stanca anche io, che non capiresti e non perché tu non stia male ma perché al contrario riesci anche a stare meglio, sei capace di sbattere una porta che io comunque lascio aperta in modo che tu possa tornare. 
Certe persone non ne hanno la forza, non hanno più nulla. 
Io quello che avevo l'ho perso insieme a te, a contare e a respirare forte, a parlare di me anche quando non volevi e a scrivere poesie che non hai mai letto. 
Ho solo questi miseri sussurri, ho le parole che si accavallano per la fretta di non riuscire a dire tutto, ho i capelli fradici e qualcosa dentro alla mia testa che mi dice di non tornare più a galla.
Io ti amo e sono stanca come te, in modo diverso però. Tu hai ancora il fiato per correre via, per girarti e ricostruirti; io ho i pezzi di me che galleggiano insieme al mio corpo rotto in questa vasca piena, ho il cervello malato e una promessa non mantenuta. 
Non sono una vittima come ti piace pensare, sono un finto guerriero che senza armatura credeva di farcela, un soldato che pensava che l'amore fosse abbastanza. 
Questa notte ti sussurro quello che avrei voluto dirti, veloce perché l'acqua fredda mi sta appassendo i pensieri, mi mangia la pelle dei polpastrelli con cui riuscivo a sentirti. 
Lascio la porta aperta anche se l'hai sbattuta, anche se mi hai rinchiusa in questo appartamento insieme alle tue parole.
Stanotte ti dico che non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa nemmeno della mia malattia: certe persone non sono fatte per continuare, certe persone bisogna perderle, devono perdersi e basta. 
Perderti io ti ho già perso da tempo, stanotte è tutta mia.
Stanotte mi perdo solo io. 
Lascio la porta aperta affinché tu possa tornare: questa notte vado via io.
 



 
I've seen it all go your way
But now you fall every day
Your tired, unfamiliar face
Says it all
  
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