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Autore: Quasar93    24/01/2016    2 recensioni
Darth Vader è tormentato dagli incubi mentre il vecchio Ben Kenobi non sogna per niente.
La vita di Anakin e Obi-Wan dopo gli eventi di Mustafar.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Aprì piano gli occhi, un rumore doveva averlo svegliato nel mezzo della notte.
Non riusciva a vedere chiaramente dove si trovava, la camera da letto appariva come sfumata.
Si stropicciò gli occhi dando la colpa alla sonnolenza.
Si girò e vide il volto di una donna che dormiva accanto a lui.
Era Padmè, sua moglie.
Fu incredibilmente felice di vederla, anche troppo felice.
Non era forse la donna che aveva sposato e che vedeva tutti i giorni in cui non era in missione?
Un verso richiamò la sua attenzione, alzò la testa guardandosi attorno.
I confini della stanza in cui si trovava erano ancora indecisi, i colori che tendevano a mescolarsi con le ombre rendevano l'ambiente vagamente indefinito.
Ma cosa aveva emesso quel suono? Era forse stato quello a svegliarlo?
Anakin si alzò barcollante, raggiunse il punto della stanza da cui aveva sentito provenire il verso e si stupì quando si accorse che era stato un neonato ad emetterlo.
No, non un neonato qualsiasi, quello era suo figlio.
Come aveva potuto dimenticarsi del suo stesso figlio?
Lo prese in braccio iniziando a coccolarlo, chiamandolo per nome anche se, stranamente, non riusciva a capire quale fosse, nonostante fosse lui stesso a pronunciarlo.
Si sentì cingere all'improvviso da dietro, e si accorse che anche Padmè si era svegliata, si girò e la baciò teneramente.
Era a casa, con la sua famiglia.
E allora perchè aveva quella scomoda sensazione che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in tutto quello?
Stava per decidere che non gli importava, che finchè era con la sua famiglia sarebbe andato tutto bene, quando iniziò ad avvertire un fastidioso prurito in gola.
Appoggiò il bambino e allontanò Padmè, iniziando a tossire sempre più forte, facendo sempre più fatica a respirare.
Si sentì bruciare, mentre continuava a tossire, e a tossire, e la stanza intorno a lui diventava sempre più indefinita e strana, il viso di Padmè si trasformava in una smorfia di dolore mentre il bambino scompariva nel nulla.
 
I am machine
I never sleep
I keep my eyes wide open
I am machine
A part of me
Wishes I could just feel something
 
Darth Vader si svegliò con un urlò che squarciò il silenzio assoluto che regnava nella sua stanza di meditazione preferita, causandogli un dolore inimmaginabile alla gola.
Da quando era diventato più macchina che uomo non riusciva quasi più a dormire per colpa del suo sistema respiratorio artificiale, e anche quando ci riusciva il dolore, gli incubi, o entrambe le cose insieme finivano sempre per svegliarlo troppo presto perchè potesse riposare.
Non riusciva mai a ricordare bene i sogni che faceva in quelle notti, solo immagini vaghe. Un viso, il viso della donna che amava, della donna per la quale avrebbe distrutto anche l'intero universo, se necessario. Della donna che lui stesso aveva finito per uccidere.
Ma era tutto molto confuso.
Quei sogni non appartenevano a lui.
Quelli, erano i sogni di Anakin Skywalker.
Ed era come se, da qualche parte dentro di lui, Anakin gli stesse impedendo di rovinare anche quel futuro impossibile, salvando almeno un sogno dall'abisso del lato oscuro.
 
I am machine
I never sleep
Until I fix what's broken
I am machine
A part of me
Wishes I could just feel something
 
Aprì gli occhi lentamente.
Un'altra notte senza sogni.
Era come se da quel giorno su Mustafar la Forza avesse smesso di parlargli, come se la sua decisione, per quanto forzata, di non essere più uno Jedi, l'avesse infastidita.
Oppure al contrario, la Forza lo stava proteggendo, oscurandogli sogni che gli avrebbero solo causato un'inutile sofferenza.
Non avrebbe saputo dire quale di queste due fosse l'ipotesi corretta. E non gli interessava nemmeno.
Da qualche anno a quella parte, ad essere sinceri, erano poche le cose che interessavano Obi-Wan Kenobi o, come di faceva chiamare ora, Ben Kenobi.
Aveva detto a Yoda che il cambio di nome era per mantenere l'anonimato e non essere notato dall'impero, la verità era che troppi ricordi erano legati a quelle due sillabe che componevano il suo nome. Non tutti erano ricordi brutti, anzi, ce n'erano di davvero stupendi.
Ed erano questi i più dolorosi.
Così si era strappato via di dosso quel nome, l'unica cosa che gli era sempre rimasta, anche quando era stato portato via dalla sua famiglia per diventare uno Youngling al tempio Jedi all'età di appena sei mesi. Era l'unica cosa che aveva, e l'aveva gettata via.
Cosa avrebbe dato per poter dimenticare anche tutto il resto.
Il suo nome infatti era solo l'ultima voce di una lunga lista di cose a cui era stato costretto a dire addio. Per un attimo i visi di Qui-Gon e Satine, e poi quelli di tanti altri suoi compagni d'armi e anche dei bambini del tempio, si affacciarono alla sua mente, ma li cacciò indietro. Quelli erano i ricordi di Obi-Wan, lui era solo il vecchio Ben Kenobi, lo stregone pazzo di Tatooine, come avevano iniziato a chiamarlo da quando si era trasferito lì qualche anno prima.
 
 
First, you think the worst is a broken heart
What's gonna kill you is the second part
And the third, is when your world splits down the middle
 
Le giornate trascorrevano tutte uguali, e inevitabilmente, per quanto si sforzasse, ogni tanto qualcosa di Obi-Wan tornava a tormentarlo.
Si lamentava sempre di aver troppo tempo per pensare.
Così, quando non poteva farne a meno, andava nel retro della sua casa sulla sabbia e tirava fuori una vecchia scatola arrugginita, la apriva e iniziava a pulire e sistemare i due oggetti metallici che conteneva.
Dopo tutti quegli anni non era ancora riuscito a buttare via le spade di Qui-Gon e di Anakin.
Era quasi ridicolo come nonostante tutto riuscisse ancora sentire la voce di Yoda che gli ricordava i principi Jedi, tra i quali non affezionarsi a nessuno. O a niente.
Ma, nonostante avesse provato più volte, non era mai riuscito a disfarsi di quelle spade.
Le puliva per bene e mentre lo faceva parlava da solo, senza rendersene conto.
Probabilmente qualcuno l'aveva sentito qualche volta, aggiungendo l'appellativo "pazzo" a quello che già gli avevano affibbiato di "stregone".
Parlava di quanto Anakin fosse sempre stato più leale alle persone che agli ideali, e di come questo l'avesse condotto su un sentiero lungo il quale non l'aveva potuto seguire.
Parlava di come fosse il miglior pilota di caccia spaziale di tutta la galassia, il suo allievo, e di quanto fosse orgoglioso di lui, e di quanto si sentiva in colpa per averlo deluso, al punto che si era fidato più di un signore dei Sith che del suo Maestro.
Era ironico come, nell'unico momento in cui Obi-Wan parlava dei suoi sentimenti non ci fosse nessuno ad ascoltarlo, solo il silenzio e la sabbia del deserto di Tatooine.
 
Quel giorno, per la prima volta, fu costretto a interrompersi e a mettere via le spade in tutta fretta, perchè un rumore l'aveva improvvisamente richiamato nell'altra stanza.
Chi mai poteva essere? Nessuno andava mai a trovarlo.
Quando raggiunse l'ambiente principale si ritrovò davanti un bambino biondo, di quattro o cinque anni, taglio a scodella occhia azzurri.
Era inciampato su qualcosa all'ingresso, ed era rotolato contro una vecchia cassa di metallo facendo un gran baccano.
Lo riconobbe a colpo d'occhio, era il bambino su cui stava vegliando, unico motivo per cui non aveva ancora raggiunto il suo maestro nella Forza.
Era così uguale a suo padre quando aveva poco più della sua età da fare impressione.
Luke si scusò per aver creato confusione, e disse che era venuto a portare un messaggio dalla città, perchè sua zia era convinta che anche il vecchio Ben avrebbe dovuto vederlo.
Il bimbo tirò fuori un piccolo Holocom, e fece partire la registrazione, un nuovo messaggio di propaganda dell'impero.
Era Darth Vader stesso, a parlare, inneggiando all'impero e alla costruzione prossima di una nuova e micidiale arma.
Vedere l'ologramma del signore dei Sith nelle mani del piccolo Luke, che lo guardava leggermente spaventato lo colpì più di quanto immaginasse, lasciandolo momentaneamente senza parole.
-Perchè Darth Vader è cattivo?- chiese alla fine il bimbo, con l'innocenza tipica della sua età.
A quella domanda Ben Kenobi non seppe cosa rispondere e finì per arrabbiarsi col bambino e sgridarlo per averlo disturbato.
Non si era mai arrabbiato così tanto prima, non con un bambino, ma quella situazione era stata così strana da turbare perfino lui, probabilmente dissotterrando sentimenti repressi da troppo tempo.
 
And fourth, you're gonna think that you fixed yourself
Fifth, you see them out with someone else
And the sixth is when you admit you may have fucked up a little
 
 
Da quel giorno Luke non era più andato a trovarlo, gli unici bambini che vedeva erano quelli che si arrischiavano in prove di coraggio, che sfidavano l'ira dello stregone pazzo.
Che il piccolo Luke avesse sparso la voce di quanto fosse cattivo il vecchio Ben Kenobi?
Ma il vecchio Jedi non era preoccupato, perchè quella notte, dopo tanto tempo, aveva sognato.
Aveva sognato un ragazzo biondo andare da lui, dimentico della disavventura di tanti anni prima.
Aveva sognato di aver fatto bene a tenere la spada di Anakin.
Aveva sognato un ragazzo distruggere la Morte Nera.
Aveva sognato una nuova speranza.
 
  
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