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Autore: _IcePotter    25/01/2016    1 recensioni
Cosa succede se, a Natale, mischi un branco di vecchiette impiccione, un marito che si crede una spia e un migliore amico incapace di farsi i fatti suoi? Per Logan, di sicuro nulla di buono!
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Dal testo:
-Si, insomma- aveva esordito un’altra vecchietta, parzialmente nascosta da un enorme pila di gomitoli di lana (e quella chi diamine era? Perché quelle diaboliche nonnette dovevano per forza spuntar fuori come funghi?) –Ci vuole tempo per imparare a fare certe cose.
***
Il più basso aveva sorriso a sua volta, pensando che forse le cose non erano poi destinate a precipitare. E quando mai le cose andavano come diceva lui?
***
Se avesse saputo cosa sarebbe successo dopo la sua rivelazione probabilmente avrebbe tenuto la bocca chiusa e avrebbe preso il primo volo disponibile per l’Alaska, ma lui era conosciuto per essere un tipo fondamentalmente ingenuo. Per cui, dopo qualche minuto di esitazione, aveva finalmente deciso di vuotare il sacco.
Non l’avesse mai fatto.
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[Parents!Kogan][Slash][Fluff, Romantico][Accenni JamesxCiara e CarlosxAlexa][Christmas time!][6000 e anche più parole]
Alla mia bellissima E., alla quale vorrei dire tante cose e ricordare ogni giorno quanto mi migliora la vita
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kendall, Logan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di diaboliche vecchiette, migliori amici impiccioni, mariti che si improvvisano spie e altri natalizi disastri
Il Natale, in casa Schmidt-Henderson, si festeggiava sempre alla grande. Kendall e Logan si premuravano di addobbare la casa con luci colorate, senza contare l’enorme albero di Natale e il presepe che ogni anno facevano magicamente la loro comparsa in salotto. Passavano la sera della vigilia e il pranzo del giorno dopo insieme alle loro famiglie e a Lilith, mentre il Capodanno si festeggiava insieme a Carlos, Ciara, Alexa, James e i loro bambini.
Quell’anno in particolare, dato che Lily aveva da poco compiuto sei anni, aveva deciso di dover aiutare i genitori con le decorazioni, anche se in poco tempo la faccenda “Decorazione dell’albero” si era conclusa con loro tre sdraiati sul pavimento del salotto che ridevano a crepapelle. Alla fine però, la bambina era davvero entusiasta del risultato. Le palline rosse e blu erano disposte armonicamente, sopra l’albero troneggiava un’imponente angelo dorato e (cosa più importante) sotto l’albero c’erano un mucchio di regali che attendevano soltanto di essere scartati.
Insomma, sembrava che tutto stesse andando per il meglio, se si escludeva l’improvvisa distanza di Logan. La bambina, che nonostante l’età era molto sveglia, aveva sentito i suoi genitori che litigavano. Sapeva che non era niente di serio, perché alla fine papà Logan aveva baciato papà Kendall e lui aveva sorriso, ma per un momento si era preoccupata.
Quando però il biondo aveva insistito per farla dormire a casa degli zii Carlos ed Alexa, lei si era limitata a pensare che i suoi genitori volessero far pace a modo loro. Quindi aveva mangiato la pizza insieme agli zii e poi aveva giocato un po’ con Jennifer, la loro figlioletta di appena otto mesi, prima di decidere di lasciarla dormire. In quel momento quindi, sorrideva ad Alexa mentre lei le pettinava con dolcezza i lunghi capelli biondi. Carlos nel frattempo stava parlando al telefono e sembrava anche parecchio contrariato. La donna quindi, scambiando una veloce occhiata con il marito, aveva deciso di portare Lilith a sfogliare i vecchi album di foto, una cosa che la bambina amava fare.
Alexa aveva sorriso teneramente, mentre osservava la nipotina ridere per questa o quell’altra foto. Sotto sotto però, non riusciva a fare a meno di trovare sospetta quella richiesta improvvisa da parte di Kendall. Che cosa stava succedendo? Possibile che quei due avessero litigato?
Aveva finito per scuotere la testa, tornando a rivolgere le proprie attenzioni alla piccola, che le sorrideva innocente, totalmente all’oscuro dei suoi pensieri.
***
-James, ti prego, dimmi che sei ancora vivo- aveva detto ironicamente Ciara, sventolando la mano davanti al viso del futuro marito.
-Ehi!- aveva ribattuto lui, fintamente offeso.
-Scusami, ma è da mezz’ora che fissi quell’insalata come se fosse responsabile di non so che catastrofe mondiale!- aveva esclamato la bruna avvicinandosi al marito goffamente e lasciandogli un tenero bacio su una guancia. Lui per tutta risposta si era girato un po’, dando modo alle loro labbra di sfiorarsi. Presto l’insalata e la cena erano state dimenticate. James aveva preso la mano di sua moglie e l’aveva fatta sdraiare sul divano, poi si era posizionato al suo fianco, disseminando di baci la sua guancia.
-Sei bellissima- aveva esalato, sfiorandole il naso con le labbra. Ciara aveva riso, scuotendo la testa.
-Senza offesa per il tuo indiscutibilmente compromesso parametro di giudizio, ma con questa pancia somiglio vagamente ad una balena. Quindi direi che “bellissima” è proprio l’ultima cosa che sono, almeno per il momento.
-Diciamo che sei bellissima per me, allora?- aveva chiesto James, passando una mano sul pancione di quella che ormai era una donna. La sua donna. –E comunque sei al settimo mese di gravidanza, credo che dovresti preoccuparti se non ce l’avessi, la pancia!
Ciara per tutta risposta gli aveva pizzicato lo stomaco, facendogli una linguaccia. Lui aveva sorriso, allungando le braccia per stringerla placidamente.
-E, giusto per intenderci, ti amo anche così. Lo sai, no? Ti amo in ogni modo possibile.
Lei si era girata nel suo abbraccio, sorridendo. E –Ti amo anch’io- gli aveva risposto, prima di baciarlo per l’ennesima volta e lasciarsi alle spalle l’ennesima pesante giornata di lavoro. Le bastava lui per essere in pace. Solo James, nient’altro. E poi, nella sua testa, “Solo James” suonava davvero benissimo.
***
Logan si era guardato intorno nervosamente, mentre un’anziana signora dall’aria insopportabile lo fissava. Portava un paio di occhiali sottili sul naso aquilino e aveva due occhi che sembravano zaffiri, accesi da una luce che sembrava quasi cattiva. Lo osservava come se avesse appena preparato il forno per il giorno del Ringraziamento e lui fosse il tacchino. Come praticamente tutte le vecchiette, indossava una lunga veste dai colori stravaganti e rigorosamente fatta a mano. Aveva la pelle rugosa e le guance infossate, nonostante il suo fisico lasciasse intendere che erauna buona forchetta. Le mani, piccole e nodose, stringevano un bastone in legno dall’aria decisamente dura e pesante.
Il moro aveva deglutito, a disagio. La stanza nella quale si trovava era nella quasi totale oscurità e gettava strane ombre sui visi di tutte quelle anziane signore. Mentre Logan cercava di mantenere il contatto visivo con l’anziana signora (voleva sfidarlo, la nonnetta? Bene, lui non si sarebbe certo tirato indietro!), tutte le altre lo fissavano come se fosse un nuovo taglio di carne dal macellaio.
-Si, insomma- aveva esordito un’altra vecchietta, parzialmente nascosta da un enorme pila di gomitoli di lana (e quella chi diamine era? Perché quelle diaboliche nonnette dovevano per forza spuntar fuori come funghi?) –Ci vuole tempo per imparare a fare certe cose.
Logan si era morso la lingua pur di non rispondere in maniera maleducata (sapeva bene cosa succedeva se facevi arrabbiare un’adorabile nonnina. Diventava come il lupo cattivo, altro che adorabile). Come faceva a spiegare alle nonnine che lui stava già rischiando parecchio e che se avesse aspettato ancora qualche altro giorno Kendall avrebbe provvisto personalmente a staccargli la testa a morsi? Insomma, lui era troppo giovane per morire! Doveva ancora vedere Lilith il giorno del diploma, andare di nuovo a Londra, fare cinquant’anni… quindi no, non si sarebbe fatto uccidere da suo marito. Avrebbe vinto la guerra contro lui e contro le diaboliche (ormai era così che le chiamava). Si era deciso a rispondere soltanto quando le occhiate nella sua direzione si erano fatte ancora più insistenti.
-Signore, vi ringrazio infinitamente per l’aiuto, ma… ecco… Natale è tra un paio di giorni. Il tempo è proprio l’unica cosa che non ho!
Improvvisamente cinque o sei bastoni avevano colpito le nocche del moro, che subito si era ritratto, spaventato. Una cosa che ormai avrebbe dovuto imparare dalle diaboliche era che non avevano paura di usare le maniere forti. Nel senso letterale del termine.
-Signorino, lei è proprio un gran maleducato! Ha idea di quanto sia disperato il suo caso?- l’aveva rimproverato la vecchietta delle le frasi filosofiche sul tempo.
E grazie tante, ma sì, Logan sapeva di essere davvero negato in certe cose. Del resto, lui aveva fatto il cantante per praticamente tutta la sua vita, come diamine faceva a sapere come funzionavano quelle diavolerie? Uno dei tanti lati positivi dell’essersi sposato con Kendall era che di sicuro nessuno dei due si sarebbe dedicato a certe attività, una volta arrivati avanti con gli anni. A quanto pareva invece, si sbagliava.
Lo faccio per Kendall, si era detto, mentre tornava a dare ascolto agli insulti che le diaboliche gli stavano rivolgendo. Sarebbe stata una lunga giornata.
***
Kendall camminava avanti e indietro per il soggiorno, senza riuscire a darsi pace. Di tanto in tanto si portava la mano alla bocca per mordicchiarsi le unghie, mentre la sua mente lavorava senza sosta. Nel bel mezzo delle sue riflessioni, il suo cellulare aveva preso a squillare. Leggendo il nome sul display si era affrettato a rispondere, con il cuore che gli era immediatamente balzato in gola.
-Ehi- aveva esordito Logan, all’altro capo del telefono. Il biondo aveva sorriso al suono della voce dell’altro, mentre si passava una mano tra i capelli e il suo nervosismo non accennava a diminuire.
-Ehi a te- aveva risposto, cercando di essere spiritoso. Una flebile risata gli era giunta alle orecchie, subito seguita da una serie di “Shh” pronunciati da diverse voci. Il trentenne si era seduto sul divano, inarcando un sopracciglio. –Ma si può sapere dove sei?- aveva chiesto con tono apparentemente casuale.
-Oh, ehm, io sono in giro! Senti, volevo dirti che stasera probabilmente non torno a cena, ho delle cose da sbrigare, in più un vecchio amico è tornato in città, quindi forse mangeremo insieme. Ti mando un messaggio più tardi, okay? Ti amo- aveva concluso, riagganciando così in fretta che Kendall non aveva neppure avuto il tempo di rispondere con un “Anche io”. Aveva poggiato la testa sui cuscini del divano, mentre qualche lacrima ribelle faceva capolino lungo le sue guance. Si era passato una mano sul viso, con fare rabbioso. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo. Ed era una sensazione tremendamente fastidiosa. Sapeva solo che sentiva Logan distante e ogni volta che provava ad avvicinarlo lui si allontanava ancora di più. Aveva mandato via Lilith perché sperava di poter finalmente restare un po’ da solo con lui, ma a quanto pare aveva “fatto i conti senza l’oste”. Alla fin fine era piuttosto semplice da comprendere. L’altro si era semplicemente stancato di lui, semplicemente era fin troppo buono per dirglielo in faccia. Per l’ennesima volta nella sua vita era stato rifiutato da qualcuno. Ormai avrebbe dovuto farci il callo, ma semplicemente non poteva. Non quando la causa del suo dolore era Logan. Lo stesso Logan che gli aveva detto che lui era il migliore e che poteva farcela, che loro due insieme erano più forti della fine del mondo. Ma sarebbero riusciti ad essere più forti anche di quello?
***
Carlos aveva scosso la testa, cercando di non mettersi a gridare come faceva la sua maestra delle elementari quando uno dei suoi compagni non faceva i compiti. Kendall e Logan avrebbero finito con il farlo andare totalmente fuori di testa. Avrebbe avuto un crollo di nervi e sarebbe stata colpa loro e soltanto loro. Sperava quantomeno che il suo fantasma sarebbe tornato a tormentarli, facendoli pentire di essere due tali zucconi. Era così tanto difficile parlarsi senza litigare e dirsi la verità senza bugie o mezzi termini? Certe volte davvero non riusciva a capirli. Avrebbe voluto colpirli in testa con una padella, magari avrebbero provato un decimo del mal di testa che provava lui tutti i santi giorni ad ascoltare le loro chiacchiere.
In quel momento stava facendo del suo meglio per ignorare gli insistenti messaggi di Kendall, che non faceva altro che scrivergli che aveva bisogno di lui. Ad un certo punto, stufo del suo telefono che non faceva altro che vibrare ed illuminarsi, aveva chiamato l’amico, che gli aveva risposto al primo squillo. La sua voce ansiosa faceva capire molto del suo stato d’animo anche se, quando il latino aveva compreso il motivo di tanta agitazione, era stato tentato di chiudergli la chiamata in faccia.
-Carlos, Logan mi tradisce- aveva esordito Kendall, all’altro capo del telefono.
-Ma che sciocchezze vai blaterando?- gli aveva chiesto con voce lievemente agitata. Non sapeva il perché, ma ogni volta che il biondo parlava con quel tono gli metteva addosso un’enorme agitazione.
-Ne sono sicuro! Quindi ho deciso di seguirlo, per vedere cosa combina. Non è un’ottima idea?- aveva chiesto.
-Dei miei, ti ha completamente dato di volta il cervello? Si può sapere cosa ti fa pensare certe cavolate?
- È da un mese che torna tardi e se mi avvicino a lui subito mi dice che è stanco. Cosa dovrei pensare, secondo te?- Carlos aveva alzato gli occhi al cielo. In cuor suo, sapeva che tutta quella storia non avrebbe portato a nulla di buono.
-Che forse è davvero stanco? Siete sposati, avete smesso solo da qualche anno di fare i cantanti e subito vi siete dovuti confrontare con il vostro coming-out. Alla fine, sei anni fa avete avuto quella piccola peste che è Lilith e lui ha ripreso a lavorare qualche giorno a settimana per consentirvi le cose migliori. Non credi che possa essere stanco per davvero?- gli aveva chiesto, alla fine di quel lungo discorso. Arrivati ad un certo punto era quasi normale pensare che tra loro ci fosse qualcosa che stava andando un po’ storto, ma da lì a pensare che Logan lo stesse tradendo ne passava di acqua sotto i ponti!
-I-io non lo so, Los. So solo che lo cerco, provo a essere gentile con lui, provo a fargli capire che io ci sono e ogni volta mi ritrovo puntualmente tagliato fuori. E sai che non potrei sopportare che le cose tra di noi finissero, non dopo tutto quello che abbiamo passato. E-e io lo amo da morire. So che questo non è il modo migliore di risolvere le cose, ma in questo momento è l’unico che mi viene in mente. Quindi, lasciamo provare okay? Lasciami sbagliare da solo.
-Non sono d’accordo con tutte le assurdità che vai blaterando. So solo che voi due vi amate e che rovinare tutto per una stupidata resterà uno dei vostri rimpianti più grandi. Certo, se avessi saputo che volevi che tenessimo noi Lily per questo probabilmente non avrei accettato. Ma alla fine è la tua vita ed è il tuo matrimonio, sta a te decidere come viverli. Solo, non mandare tutto a monte per questo, okay? Dev’esserci una spiegazione logica. Sono certo che ci sia. Non devi perdere la fiducia in lui per questo, d’accordo? Dagli il tempo di spiegarsi, probabilmente anche a lui da fastidio questa improvvisa lontananza tra di voi. Ma, ehi, i momenti no capitano a tutte le coppie. Non è la fine del mondo, siamo intesi?
Kendall aveva annuito con le lacrime agli occhi, prima di ricordarsi che l’altro (ovviamente) non poteva vederlo.
-Grazie mille, Carlos, sei davvero un amico! Come sta Lily?- aveva chiesto cercando di controllare il tremolio della propria voce.
-Sta bene- aveva risposto il latino, anche lui un po’ più tranquillo. –Poco fa lei ed Alexa sono andata a giocare con Jennifer, mentre adesso stanno guardando gli album con le nostre foto. Hai presente quella foto dove tu e Logan fate un cuore con le mani? Beh, l’ha tolta dall’album e la sta guardando da un po’, non fa che ripetere che quei capelli vi stavano davvero malissimo- aveva detto, ridacchiando sotto i baffi.
-Ehi!- aveva esclamato il biondo –Dì a mia figlia che i capelli in quel modo andavano molto di moda fino a dieci anni fa e che probabilmente un giorno anche lei avrà dei figli che troveranno buffo il suo modo di vestirsi. Ora devo proprio andare, mi sta morendo il telefono. Da’ un bacio a Jennifer e alla piccola insolente che mi ritrovo per figlia, dille che la chiamiamo domattina e che le vogliamo bene. Buona serata Carlos!- aveva detto, all’amico, ora con un leggero sorriso stampato in volto.
Il più basso aveva sorriso a sua volta, pensando che forse le cose non erano poi destinate a precipitare. E quando mai le cose andavano come diceva lui?
***
-Ehi!- aveva esclamato Logan, rispondendo alla chiamata di suo marito.
-Uhm, che stai facendo?- gli aveva chiesto immediatamente l’altro, tormentando una sfortunata pellicina del suo mignolo.
-Te l’ho detto, avevo alcune cose da sbrigare. Ti serve qualcosa?- aveva risposto gentilmente. Aveva alzato lo sguardo dai pezzi di ferro che aveva in grembo, ritrovandosi a dover far fronte (di nuovo) alle occhiatacce delle sue nuovi migliori amiche.
-Non posso solo chiamarti per sapere come stai o cosa stai facendo?- aveva ribattuto immediatamente l’altro, ora con un tono più accusatorio. Dannazione. Se adesso anche Kendall se la prendeva con lui, sarebbe stata la fine.
-No, figurati, non volevo certamente dire questo…- aveva esalato esitante, sfregandosi con poca delicatezza tre dita sugli occhi. Improvvisamente sentiva la testa pesante e tutto ciò di cui aveva voglia era vedere un film e bere una cioccolata calda insieme a Kendall, per poi baciarlo e perdersi per tutta la notte tra le pieghe familiari del suo corpo. Invece, tutto quello che avrebbe ottenuto continuando di quel passo, sarebbe stato un enorme mal di testa, qualche altra bastonata dalle vecchiette e una bella lite con suo marito. Senza contare che di sicuro sarebbe finito a dormire sul divano. E lui odiava addormentarsi senza il corpo caldo dell’altro accanto a sé. Aveva trattenuto un sospiro, mentre cercava una risposta che non suonasse troppo sospetta.  –Comunque sono da solo, sto facendo qualche acquisto per Natale. Mi conosci, lo shopping natalizio potrebbe tenermi impegnato anche per ore!- aveva detto alla fine, cercando di fingere una risata allegra. Tentativo che non era andato a buon fine. Ma comunque, con Kendall era tutto inutile. Il biondo riusciva a percepire una sua bugia ancor prima che lui la dicesse (come quando litigavano quasi per finta, accusandosi vicendevolmente e in maniera molto bonaria di aver terminato il barattolo di Nutella; Logan cercava di negare la sua colpevolezza, alle volte dando la colpa a Lily o inventandosi una inesistente merenda che aveva fatto con Carlos, ma l’altro riusciva sempre a scoprirlo. E alla fin fine a lui non dispiaceva per niente litigare in quel modo, se poi tutto si concludeva con qualche dolce bacio e un giro al supermercato vicino casa).
-Mh-mh- aveva detto semplicemente l’altro, con tono gelido. Il moro era stato colto da un brivido lungo la colonna vertebrale. Doveva fare qualcosa.
Il punto era: che cosa? Doveva rischiare di rovinare tutto con Kendall per portare a termine la sua sorpresa oppure doveva farsi perdonare, anche se a costo di rovinargliela? La risposta era semplice. Così semplice che l’aveva colpito come un fulmine a ciel sereno. Non esisteva che una cosa così stupida rovinasse una relazione che andava avanti da quasi quindici anni. Non avrebbe permesso che succedesse. Al diavolo la sorpresa, le vecchiacce e anche il Natale! Lui era Logan e l’altro era Kendall, non esisteva un universo in cui dovessero stare separati.
Questi pensieri ci avevano messo poco ad attraversare la sua mente. Più o meno lo stesso tempo che ci aveva messo una delle diaboliche ad afferrare il suo fedelissimo bastone e a colpirlo sulle gambe, in un punto molto vicino ai gioielli di famiglia. Il moro non era riuscito a trattenersi dall’esalare un gemito a voce parecchio alta.
Qualcuno in alto doveva avercela con lui, non c’era altra spiegazione. Lui era sempre gentile, amava la sua famiglia più della sua vita, adorava passare il suo tempo in compagnia delle vecchiette (beh, più o meno…) e cercava sempre di dare una mano agli altri. Che aveva fatto di male in una vita precedente per meritarsi tanto odio?
-Beh- la voce di Kendall l’aveva raggiunto come un pugno sullo stomaco. Era tremendamente aspra e non ci voleva poi tanto a capire che, se si fossero trovati faccia a faccia, lo avrebbe preso volentieri a schiaffi. E come biasimarlo? si era detto il moro. In quel momento si sarebbe volentieri colpito da solo, se non fosse stato in adorabile compagnia. –Divertiti mentre  sei da solo. Io intanto mangerò la pizza che avevo ordinato per noi, mentre guarderò il tuo film preferito da solo, dato che nostra figlia è dagli zii e qualcun altro è troppo occupato a starsene in giro da solo per farsi anche solo sfiorare dal pensiero che a casa potrebbe anche esserci qualcuno che lo aspetta.
Logan aveva spalancato gli occhi, mentre la voglia di colpire qualcosa aumentava. Ma si poteva essere così deficienti? Era ovvio che Kendall pensasse male di lui. Del resto, erano giorni che lo evitava e che a casa era scostante, frenato solo dalla paura di lasciarsi sfuggire qualcosa di inadeguato che avrebbe rovinato tutto. Complimenti, si era detto, ci sei riuscito comunque. Aveva sentito la bile salirgli alla gola, mentre il respiro gli si mozzava. Doveva fare qualcosa. Immediatamente.
-Kend- aveva provato a dire, prima di rendersi conto che l’altro aveva già attaccato. Era rimasto per diversi istanti ad ascoltare il bip-bip del telefono, prima di riattaccare. Non appena aveva sollevato lo sguardo, si era scontrato con diverse nonnine che lo guardavano con gli occhi storti. Trattenendosi dall’urlare come una bambina alla quale hanno tirato le trecce, aveva sospirato per ben due volte di seguito.
-Allora, giovanotto?- gli aveva chiesto una di loro, con la voce acuta e un assurdo vestito rosa.
-Giovanotto, va tutto bene?- aveva domandato una seconda voce.
-Già, secondo voi non è un po’ troppo pallido?- aveva aggiunto una terza.
-Secondo me sta per sentirsi male!- aveva aggiunto una di loro.
-Io dico che sverrà!- aveva esclamato un’altra. Poi le voci si erano mescolate e, per una manciata abbastanza consistente di minuti, a Logan era sembrato di non capirne più nulla.
-SIIILEENZIO!- un urlo improvviso aveva squarciato la sala e tutti, lui compreso, si erano girati verso la fonte di tanto baccano. Che in realtà non era altro che la vecchietta dagli occhi azzurri e dal naso simile a quello della befana, la stessa che lo aveva praticamente sfidato a chi resiste di più con lo sguardo fisso, solo poco prima. –Mi pare ovvio che il ragazzo qui ha qualcosa da raccontare.  Quindi, che ne dite di evitare inutili discussioni e di sentire soltanto quello che ha da dire? E poi, non c’è bisogno di essere dottori per capire che il suo unico problema è il mal d’amore, o sbaglio?- dopo quell’affermazione tutte le diaboliche sembravano essersi improvvisamente trasformate in docili agnellini grondanti di miele, tanto che diverse si erano messe a guardarlo con occhi improvvisamente dolci e tutta la sala era stata scossa da un “Awww!” generale. Logan non sapeva decidere quale delle due versioni delle nonnette lo spaventasse di più. Si era ritrovato a deglutire, a disagio, mentre cercava di pensare ad un discorso che non lo facesse passare per l’idiota della situazione.
Se avesse saputo cosa sarebbe successo dopo la sua rivelazione probabilmente avrebbe tenuto la bocca chiusa e avrebbe preso il primo volo disponibile per l’Alaska, ma lui era conosciuto per essere un tipo fondamentalmente ingenuo. Per cui, dopo qualche minuto di esitazione, aveva finalmente deciso di vuotare il sacco.
Non l’avesse mai fatto.
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La situazione aveva iniziato a precipitare dal momento stesso in cui aveva aperto bocca. Sforzandosi di ignorare che alcune delle signore avevano tirato fuori i loro apparecchi acustici per riuscire a sentire meglio ciò che diceva, mentre altre si erano avvicinate così tanto a lui che ormai gli veniva difficile perfino respirare.
Aveva cercato di andare avanti, dicendo almeno tre volte per ciascuna frase che si trattava semplicemente di un malinteso e che non era stata colpa sua. Alla fine, quando si era fermato ed era riuscito a riprendere fiato, più di metà della sala lo fissava a bocca aperta. Una vecchietta si era addirittura sfilata la dentiera e per un solo, terribile istante, Logan aveva pensato che volesse tirargliela addosso.
Poi, tutte le diaboliche si erano messe a parlare. Contemporaneamente. La sala era diventata in men che non si dica un tripudio di urla, scarpe e bastoni battuti sul pavimento e vecchiette che litigavano tra loro, agitandosi nei loro vestiti dai colori pastello.
-Signore- aveva cercato di dire il moro, portando le mani avanti, come nel tentativo di fermare tutto. Ovviamente, nessuna di loro l’aveva degnato di uno sguardo. Le poche che avevano ascoltato la sua supplica si erano girata a guardarlo solo per un attimo, riprendendo a battibeccare dopo neppure cinque secondi. E lui si era ritrovato a dover trattenere la sua voglia di urlare più forte di tutte loro messe insieme. Insomma, era lui che aveva un problema e che aveva anche urgentemente bisogno di aiuto, loro avevano anni per litigare per cose stupide come i cruciverba o il colore che più andava di moda per i maglioni, no? A quanto pare loro non la pensavano allo stesso modo, dato che ognuna di loro si sentiva in dovere di esprimere la propria opinione riguardo ai suo fatti personali, senza preoccuparsi minimamente di moderare il tono della voce. E, per la seconda volta durante l’arco della giornata, una voce aveva interrotto tutte quelle urla, con la medesima parola della volta precedente.
-SIILENZIIO!- aveva esclamato per la seconda volta la nonnetta di poco prima. Logan aveva tirato un sospiro di sollievo, mentre le diaboliche tornavano a fissarlo con sguardo torvo. Trattenendosi dal fare qualche battuta squallida come “Volete una foto? Dura più a lungo.” aveva sperato che qualcuno interrompesse quel momento. Quasi quasi iniziava a sentire la mancanza delle urla. Alla fine, la vecchietta del silenzio lo aveva salvato di nuovo. -È evidente- aveva detto –che al giovanotto qui serve un piano. E noi siamo decisamente più grandi ed esperte di lui, oltre ad essere abbastanza in gamba da riuscire ad inventarci qualcosa. Quindi, con calma, chi ha un’idea per aiutare questo poveretto?- Sei o sette braccia si erano sollevate contemporaneamente e Logan per un attimo si era sentito nuovamente speranzoso. Quando però la signora aveva parlato, le sue speranze erano andate a finire due metri sottoterra.
-Io propongo di sotterrare lui e di tenerci noi il ragazzino biondo, com’è che si chiama? Kentor? Kellam? Keegan? Sì, insomma, lui!- aveva detto, scuotendo energicamente la testa e acclamata con entusiasmo da un gruppo di signore vicino a lei.
Fantastico. Non solo le vecchiette lo avevano messo nei guai in una maniera allucinante, adesso progettavano anche di farlo fuori e di prendersi suo marito.
Di bene in meglio, insomma.
***
Alla fine, le vecchiette un piano se lo erano inventate per davvero. E, cosa ancora più strana, lui non aveva potuto far altro che acconsentire. Alla fine, che aveva da perdere? Quindi in quel momento si trovava in mezzo al gelo, con una sciarpa rossa (un piccolo regalo di Kendall) a circondargli il collo e le mani infilate a forza nelle tasche, in attesa di qualcuno che forse non si sarebbe neppure fatto vivo.
Nella tasca dei suoi pantaloni giaceva il suo cellulare, che sembrava proprio non volersi decidere a dargli un segno di vita da parte dell’altro. Era passato più o meno un quarto d’ora da quando gli aveva scritto, ma il tragitto da casa loro a quel posto era di dieci minuti circa. Va tutto bene, si era detto, magari non ha visto subito il messaggio o magari c’è traffico. È Kendall. Arriverà.
La prima fase del piano delle adorabili vecchiette, infatti, era quella di attirare il biondo con un messaggio. E poi sarebbe arrivato il bello. Le sue carissime amiche si erano anche offerte di dargli una mano a scrivere il messaggio, ma lui aveva gentilmente declinato l’offerta e si era spremuto le meningi per riuscire a tirar fuori qualcosa di decente. E sperava con tutto il cuore di esserci riuscito.
***
Quando Kendall aveva ricevuto il messaggio, il suo primo pensiero era stato quello di scaraventare il cellulare giù dalla finestra. Poi si era detto che lui era una persona gentile e che quindi certe cose non le faceva e si era sforzato di leggere il testo senza scoppiare a piangere di nuovo. Se le sue fossero lacrime di rabbia o di delusione, non lo sapeva bene neanche lui. Il punto era che quel gemito c’era stato. Lui lo aveva sentito. E Logan non aveva nemmeno provato a negare quella realtà. Che scusa avrebbe potuto inventarsi? Qualcuno che sta realmente facendo dello shopping natalizio di certo non avrebbe emesso un simile rumore nel bel mezzo di una strana. Quindi, beh, una volta escluso che si trovasse da solo, le spiegazioni plausibili non erano poi molte.
E allora perché in quel momento si trovava in macchina, con il riscaldamento acceso al massimo e la mente che cercava di sviare i pensieri da quel moretto che tanti anni prima gli aveva fatto perdere la testa? Non lo sapeva. Si era sempre sentito ripetere che la speranza era l’ultima a morire e solo in quel momento si rendeva conto di quanto fosse vera quella frase. Perché semplicemente per lui era inconcepibile pensare che Logan avesse realmente potuto buttare all’aria tanti anni passati insieme, tanti momenti e tante gioie che avevano accomunato tutti quegli anni. Una parte di lui non poteva fare a meno di sperare che ci fosse davvero un’altra spiegazione. E, anche se l’altra parte di sé trovava questa speranza vana e anche un po’ patetica, riconosceva di avere quel briciolo di amor proprio che gli faceva esigere di avere una spiegazione. Qualcosa che potesse anche solo vagamente giustificare l’altro. Sul sedile di fianco a lui c’era il suo cellulare, lo schermo dove ancora lampeggiava quel messaggio che ormai conosceva a memoria.
So di non avere alcun diritto di chiederti un favore, specialmente adesso.
Ti capisco anche se non vuoi avere più nulla a che fare con me e hai lanciato il telefono non appena hai visto che ero il mittente. Ti capisco, davvero.
Vorrei dirti che le cose non stanno come pensi tu, che la colpa è mia, che ho sbagliato.
Vorrei mettermi in ginocchio e supplicare il tuo perdono. Vorrei stringerti forte e dirti che non è niente.
Vorrei solo spiegarti e stanotte poter dormire con la certezza di non aver rovinato tutto.
Ma non potrò fare nessuna di queste cose, senza di te.
So che forse non mi ascolterai, so che forse non vorrai starmi a sentire, ma ti prego, se leggi questo messaggio, vieni a questo indirizzo.
Io ti aspetto,
XX, Logan
Allegato al messaggio c’era l’indirizzo di una casa di riposo per signore. Ma che diamine stava succedendo?
Non aveva avuto tempo di rifletterci, perché proprio in quel momento era arrivato al luogo dell’appuntamento. Per un breve istante aveva riflettuto sulla possibilità di girare e andarsene, poi i fari dell’auto avevano illuminato Logan. E il suo cuore si era fermato.
***
Quando aveva visto l’auto di Kendall fermarsi a pochi passi da lui, Logan era stato sul punto di darsi un pizzicotto; così, giusto per assicurarsi che l’altro fosse veramente lì. Aveva scosso la testa mentre lo vedeva avvicinarsi, bellissimo anche sotto la flebile luce dei lampioni sopra le loro teste. Subito aveva cercato il contatto con i suoi occhi verdi e, quando finalmente lo aveva trovato, si era sentito come se il tempo si fosse fermato improvvisamente. Aveva cercato di comunicargli silenziosamente tutto ciò che non poteva (almeno per il momento) dire a parole, ma si era dovuto scontrare con la realtà quasi immediatamente. Quegli occhi verdi e vispi come smeraldi, in quel momento sembravano vitrei, persi. Quegli occhi gli stavano chiedendo delle spiegazioni che lui non poteva dargli. Non senza mettersi a vomitare fiumi e fiumi di parole senza alcun significato, che un giorno l’altro avrebbe certamente dimenticato.
Quindi si era limitato a fare quello che gli riusciva meglio: agire d’istinto. Quella cosa che lo aveva messo nei guai tante volte, ma che altrettante volte lo aveva salvato da situazioni spinose.
-Vieni con me- aveva detto, voltando le spalle all’altro e afferrandogli la mano con una fermezza non troppo eccessiva. Se avesse voluto si sarebbe potuto liberare senza problemi e lui avrebbe cercato di non far nulla per impedirlo.
Contrariamente a quanto si aspettava però, l’altro non aveva dato il minimo accenno a volersi liberare, anzi. Lo seguiva in silenzio, come timoroso che una singola parole potesse spezzare lo stato di apatia in cui si era costretto a sprofondare. Ma non si trattava solo di quello. Si trattava di fiducia. Di una fiducia nei suoi confronti che era tale da portarlo a credere che, finché avessero avuto le mani intrecciate, niente avrebbe potuto sconfiggerlo.
Logan lo aveva portato dentro una piccola saletta illuminata da diverse luci soffuse, piena di anziane signore che li guardavano con le espressioni più disparate in viso. Alcune apparivano contrariate e accigliate e guardavano il moro come se stesse per spuntargli una seconda testa sul collo, altre invece sorridevano e c’era chi addirittura si asciugava una lacrimuccia ribelle in un fazzoletto recuperato chissà dove.
L’altro, ancora davanti a lui e con la mano ancora stretta nella sua, si era fermato all’improvviso al centro della stanza. Poi si era girato verso di lui e i suoi occhi sembravano così intensi e luminosi che il biondo aveva perso un battito.
Ad un tratto tutte le luci si erano spente, salvo un riflettore che lui non aveva ancora notato e che era puntato esattamente sulle loro teste. Da qualche parte alle sue spalle, qualcuno aveva fatto partire una canzone che lui conosceva bene: Save the last dance for me. L’ultimo anno di liceo infatti, era stato complicato per loro due. Stavano ancora muovendo i primi passi in quella relazione, ma nessuno dei due si sentiva ancora pronto per uscire allo scoperto o per andare al ballo con un ragazzo. Quindi entrambi avevano scelto una compagna ed erano andati al ballo con lei. Alla fine della serata però, Logan lo aveva portato a casa sua e, proprio mentre ballavano con le note di quella canzone in sottofondo, il moro gli aveva detto quanto lo amava e quanto si sentiva fortunato ad averlo al suo fianco. Da quel giorno in poi quella era diventata la loro canzone, che aveva fatto da colonna sonora anche al loro matrimonio.
Aveva cercato con lo sguardo spiegazioni, ma Logan si era limitato a posargli un dito sulle labbra e a sussurrargli uno “Shh” appena percettibile. Poi lo aveva cullato tra le sue braccia al ritmo di musica, mentre osservava qualcosa alle sue spalle.
You can dance ev'ry dance with the guy who gives you the eye, let him hold you tight
You can smile ev'ry smile for the man who held your hand 'neath the pale moonlight
-Ci sono un sacco di cose che vorrei dirti, ma ho così tanta confusione in testa che ho paura di fare solo un gran casino. L’unica cosa della quale mi importa sei tu, okay? Teoricamente tutto questo, la musica, le diaboliche vecchiette che ci fissano, non sarebbe dovuto succedere oggi, ma circa tra due settimane. Mi segui?- gli aveva chiesto, continuando a farlo muovere per la pista. Nel frattempo alcune vecchiette avevano preso coraggio e si erano accoppiate, iniziando a ballare intorno a loro.
-Sì, ma non- Logan gli aveva rivolto uno sguardo supplicante e lui aveva deciso di lasciarlo parlare. Non riusciva proprio a spiegarsi cosa stesse passendo per la testa dell’altro in quel momento.
But don't forget who's taking you home and in whose arms you're gonna be
So darlin', save the last dance for me
-Più o meno un mese fa, mi hai regalato una sciarpa rossa che beh, adoro. E in quel momento mi sono ricordato della tua passione per le sciarpe. Fino a quel momento avevo pensato di regalarti qualcosa come un viaggio o un trattamento alla spa o quel che ti pare, ma in quel momento mi sono ricordato della tua passione per le sciarpe. Di quando alle superiori te en mettevi praticamente una diversa ogni giorno, anche quando tutti gli altri giravano con le t-shirt. Di come anche adesso ti incanti a fissare le vetrine e i tuoi occhi si illuminano, facendomi sentire le ginocchia molli- Logan gli aveva fatto fare un giro al di sotto del suo braccio, per poi riallacciare le braccia intorno alla sua vita.
Oh, I know that the music's fine like sparkling wine go and have your fun
Laugh and sing but while we're apart don't give your heart to anyone
Kendall lo aveva guardato timoroso, mentre alcuni dei tasselli del puzzle tornavano miracolosamente al loro posto e tutto iniziava ad apparirgli più chiaro. Aveva cercato di aprire la bocca, ma non era riuscito ad emettere alcun suono, quindi aveva semplicemente deciso di lasciar finire l’altro.
-Quindi (che il cielo mi fulmini se mai mi verrà un’altra idea del genere) ho deciso che per quest’anno volevo farti un regalo diverso. E che cosa mi è venuto in mente in quel momento, se non una sciarpa fatta da me? Non ridere. So che l’idea di me intento a sferruzzare a maglia è molto divertente, riderei anch’io se potessi. Ma è così. Ho voluto farti questa cosa perché ti amo e volevo dimostrartelo in maniera un po’ speciale. Ma ovviamente quando è che le cose vanno come voglio io?- Kendall si era ritrovato a ridere suo malgrado, mentre dentro di lui si faceva strada l’idea che era un idiota. Lo aveva giudicato senza neppure dargli la possibilità di spiegarsi. Si può essere così idioti?
But don't forget who's taking you home and in whose arms you're gonna be
So darlin', save the last dance for me
-Quindi- aveva avuto il coraggio di chiedergli il biondo, sempre più a disagio -Tutto quello che è successo da un mese a questa parte (le sparizioni, il tuo essere sempre stanco e tutto), dipendavano da questo? Perché se è così io sono il più grande stupido del mondo e non so come ho potuto pensar male di te e ti prego perdonami e ti amo d- di nuovo, le dita di Logan sulle sua labbra lo avevano fermato.
-Siamo una coppia di stupidi, hai pensato solo quello che avrebbe pensato qualunque persona sana di mente, non hai niente da farti perdonare. E anche io ti amo da morire, mio idiota!- aveva concluso, ridendo lievemente
Baby don't you know I love you so
Can't you feel it when we touch
I will never never let you go
I love you oh so much
 
E Kendall lo aveva baciato. Era stato un bacio di abbandoni, di ritorni e di promesse, un bacio che suggellava un legame destinato a non sciogliersi mai. Il destino di due anime che si erano intrecciate e avevano deciso di non lasciarsi più, proprio come le mani dei loro due possessori, che in quel momento si stringevano come se avessero paura di lasciarsi andare.
E che vicine gridavano una sola parola: insieme.
   
 
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