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Autore: eleCorti    26/01/2016    2 recensioni
D’un tratto si ricordò il motivo per il quale odiasse quella festa: perché la riteneva inutile, indetta solo per uno scopo commerciale, perché se tu amassi una persona, allora la tratteresti come un re o una regina ogni giorno dell’anno e non solo in uno.
“Shinichi?” gli domandò, flebilmente.
“Sì?” si scostò un poco da lei, per mirarla negli occhi.
“Perché hai fatto tutto questo?” gli chiese, guardandolo in un modo assai serio.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era così strano, per lei il quattordici febbraio era sempre stato un giorno come gli altri, anzi forse il più triste, poiché vedendo tutte quelle coppie così felici, si sentiva così sola e infelice.
Invece quell’anno tutto era così diverso, per la prima volta in vita sua, non avrebbe passato quella festa da sola, grazie a quel ragazzo che le aveva rubato il cuore: Shinichi Kudo.
Il giovane detective, infatti, l’aveva invita a cena in uno dei locali più costosi di Tokyo, per festeggiare il loro primo San Valentino.
E l’ex scienziata, dopo un primo momento di esitazione, non aveva rifiutato, accettando, perciò, la proposta del ragazzo.
E ora era lì, seduta davanti alla specchiera che fissava il suo vestitino rosso, buttato nel letto sfatto.
Lei non era una ragazza che amava mettersi dei vestitini, anzi era l’opposto, però, aveva deciso di sperimentare quella sera, forse perché quel ragazzo dai capelli neri tirava fuori un lato di sé che nemmeno lei conosceva.
Si alzò e prese il vestitino, infilandoselo; le arrivava poco sopra il ginocchio, era piuttosto attillato e le fasciava perfettamente il fisico, ai piedi aveva delle decolté nere. Aveva deciso anche di mettersi un velo di trucco e i capelli aveva deciso di stirarli.
Poco dopo il campanello suonò: era lui. Inspirò profondamente e salì le scale, andando in salotto, dove c’era il suo detective, seduto comodamente sul divano che guardava la televisione.
Tossicchiò per farsi notare; Shinichi si voltò verso di lei, fermandosi a osservarla, vestita in quel modo era ancora più bella di quanto lo fosse normalmente.
Si alzò dal divano, avvicinandosi alla sua fidanzata, non smettendo di toglierle gli occhi di dosso, poiché rapito da quella magnifica visione.
“Sei magnifica” le disse, porgendole una rosa rossa che aveva nascosta dietro la schiena.
Si fermò a osservare il piccolo fiore davanti a lei. Cercò di non arrossire di restare seria, ma da un po’ di tempo, da quando si erano messi insieme, le risultava assai difficile cercare di non sbilanciarsi troppo.
“Grazie” si decise a rispondere, prendendo il fiore, tuttavia non riuscendo a trattenere il lieve rossore che dipingeva le sue guancie.
Dopo aver appoggiato la rosa sul tavolino davanti al divano, la coppia uscì, entrando nella macchina, parcheggiava davanti alla casa del dottor Agasa.
Per tutto il tragitto, la giovane Shiho guardò fuori dal finestrino della macchina, fissando il paesaggio, costituito interamente di palazzi, in silenzio. Shinichi non cercò nemmeno di instaurare un discorso, poiché sapeva che fosse inutile, perché la sua amata preferiva stare in silenzio e lui lo aveva accettato, così come aveva accettato molti aspetti del suo carattere.
Si fermarono in centro vicino alla torre di Tokyo, dove vi salirono, fermandosi in uno dei piani alti, in cui vi erano allestiti dei tavoli.
“Shinichi, ma come mai qui?” gli domandò, con un tono assai sorpreso.
“Sono riuscito a far allestire dei tavoli” spiegò il detective, dirigendosi verso uno dei tavoli.
“E il cibo?” non poté fare a meno di chiedere.
“Ho ingaggiato il catering” fu la secca risposta del moro.
Convinta dalle parole del ragazzo, si accomodò sulla sedia che Shinichi aveva allontanato dal tavolo molto gentilmente. Poi il detective si sedette di fronte a lei, iniziando, così, la cena.
Il giovane detective non aveva badato a spese per organizzare quella serata, vi erano, infatti, pietanze di ogni e tipo e genere, molto costose, che di solito l’alta società consumava ed aveva persino ingaggiato dei violinisti che suonarono per tutta la durata della cena.
Poi il moro si alzò, si avvicinò alla fidanzata, porgendole la mano. Lei lo guardò con uno sguardo confuso, non capendo che cosa volesse il suo amato.
“Mi concede questo ballo?” le porse ancora la mano, sorridendole.
“Io... ecco... non so se è il caso” abbassò lo sguardo.
“Oh avanti! Non ha importanza se non sai ballare!” la tirò su di peso, attirandola a sé.
Le cinse la vita, iniziando a ondeggiare a tempo di musica, non gli importava di ballare un valzer perfetto, poiché voleva solo godersi quel magnifico momento con la ragazza che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Si lasciò cullare da quell’abbraccio in un primo momento, poi si chiese il perché di tutto quello. Perché doveva comportarsi in quel modo solo a San Valentino? Si domandò. D’un tratto si ricordò il motivo per il quale odiasse quella festa: perché la riteneva inutile, indetta solo per uno scopo commerciale, perché se tu amassi una persona, allora la tratteresti come un re o una regina ogni giorno dell’anno e non solo in uno.
“Shinichi?” gli domandò, flebilmente.
“Sì?” si scostò un poco da lei, per mirarla negli occhi.
“Perché hai fatto tutto questo?” gli chiese, guardandolo in un modo assai serio.
“Perché è il nostro primo San Valentino e volevo renderlo speciale” le rispose, posandole un bacio sulla tempia.
“Questo significa che da domani riprenderai a comportarti come prima?” in quella domanda c’era delusione e il giovane l’aveva capito.
“No. Se vuoi possiamo fare queste cene ogni giorno” rispose, difatti, spiazzandola.
“No, non intendevo questo. Solo che non c’è bisogno di una stupida festa per dimostrarmi il tuo amore” spiegò, fermando la loro danza.
“Hai ragione” le baciò la mano, facendola sussultare.
“Lo so” lo fulminò con lo sguardo.
Ripresero la loro danza, ondeggiando lentamente, abbracciati, facendosi cullare da quella lenta e tormentata melodia.
Poi, d’un tratto, il giovane detective arrestò ancora una volta la loro danza, guardando la sua bella, accarezzandole i capelli. Poi tirò fuori dalla tasca una piccola scatola nera e quando la aprì, per poco alla sua amata non prese un colpo.
“Oh Dio Shinichi, non dirmi che...” si mise una mano sul petto, per cercare di calmare il suo cuore impazzito.
“No! Siamo troppo giovani per queste cose!” rise, imbarazzato, mentre la castana si calmava.
“Vedi quest'anello si mette nel dito medio” le spiego, infilando il gioiello, con un diamante grande, nel dito di mezzo della fanciulla.
La giovane scienziata fissò l’anello con uno sguardo shockato, poiché era la prima volta che qualcuno le regalasse qualcosa di così prezioso. Avrebbe voluto saltargli addosso, ricoprirlo di baci e ringraziarlo fino allo sfinimento, ma non lo fece, poiché doveva darsi un contegno.
“Grazie” si limitò a dirgli, per poi posargli un fugace bacio.
Poi, però, abbassò lo sguardo delusa, poiché lei non aveva niente da dare al suo amato, il quale sicuramente aveva speso una certa cifra per organizzare il tutto.
“Che cosa c’è? Non ti piace?” le domandò, notando il repentino cambio d’umore della ragazza.
“No. È solo che... “ strinse i pugni e chiuse gli occhi.
“Ho capito. Non hai niente per me” rispose, poiché aveva capito ciò che affiggesse la sua ragazza.
“Sì” alzò la testa di scatto, non sorprendendosi, tuttavia, che lui avesse capito.
“Non ha importanza” le mise due dita sul mento e avvicinò il volto di lei al suo.
Le posò un bacio casto, facendo incontrare le loro labbra, facendo per un momento lasciare andare la sua dolce metà.
“Si è fatto tardi, è meglio andare” si scostò da lui, abbassando la testa, rossa in volto.
“Va bene” il giovane non protestò, poiché capiva la ragazza.
Aveva bisogno dei suoi tempi e spazi per lasciarsi completamente andare e lui non voleva spingerla.
Scesero dall’alta torre, per poi risalire in macchina. Di nuovo per tutto il tragitto, il silenzio regnò sovrano e nessuno fece niente per spezzarlo.
La accompagnò fino alla porta d’ingresso. Lei la aprì, in silenzio, senza proferire alcuna parola.
“è stata una bella serata” alla fine si decise a dire, poiché si era divertita davvero.
“Allora a domani” si avvicinò a lei.
Le posò una mano sulla guancia e l’altra sulla vita e azzerò la distanza tra loro posandole un bacio travolgente.
“Shinichi, no!” cercò di scostarsi da lui, che voleva andare oltre.
“Scusa. Io... ” si scusò, dopo che il moro si allontanò da lei.
“Fa niente. Aspetterò” le sorrise.
Poi le posò un altro bacio, stavolta casto, ottenendo il consenso della sua metà.
“Ti amo” le sussurrò a fior di labbra.
Inspirò prima di rispondere, dicendosi che doveva farcela, che doveva riuscire ad abbattere questa sua barriera, poiché ormai ne era certa: lei amava Shinichi Kudo.
“Ti amo anch’io” gli sussurrò, prima di sparire oltre la porta.
E quello fu per entrambi un San Valentino indimenticabile.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: lo so che ancora non è San Valentino, ma purtroppo quel giorno non riuscirò a pubblicare questa OS. Quindi eccomi ritornata, dopo un po’ di tempo, con un'altra Shiho/Shinichi. Visto che non ce ne sono in giro, soprattutto storie molto fluff, ho deciso di scriverne una io e San Valentino è proprio l’occasione giusta.
Ringrazio chi recensirà e anche chi solo la leggerà.
   
 
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