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Autore: Undead    26/01/2016    2 recensioni
Durante la nostra vita le cose cambiano, i pensieri si evolvono, le amicizie vanno e vengono, attraversiamo periodi felici e periodi tristi.
In questa OS Alex rievoca momenti della sua infanzia, vissuta con spensieratezza e felicità, arrivando a toccare l'adolescenza ed anche il periodo attuale, non più spensierati ma comunque contenenti speranze.
Storia partecipante al contest "The story of my life - La nostra storia" sul forum di EFP"
Fa parte della raccolta "La storia di Alex"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'La storia di Alex'
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Nome su EFP: Undead
Nome sul Forum: AlexKF23
Categoria: sfondo felice

 
"Storia partecipante al contest "The story of my life - La nostra storia" sul forum di EFP"
 
 
 
Oggi voglio tornare indietro nel tempo, diciamo ad una quindicina di anni fa o poco più.
Posso dire che stavo affrontando la mia infanzia e all’apparenza forse ero una normale bambina, almeno a primo impatto ed in alcune situazioni.
A dir la verità non ricordo di com’ero, ricordo poche cose, soprattutto degli anni prima di cominciare le elementari.
Ricordo di aver cambiato scuola materna, in quanto, nella prima, che secondo me era gestita da suore perché situata in una chiesa o comunque nei suoi pressi, c’erano le istitutrici (le suore) che quando era ora di pranzare cercavano di costringermi con la forza a mangiare anche quello che non mi piaceva, o che pensavo non mi piacesse. Una volta sono arrivato ad attaccarmi allo sportello della macchina ed ho iniziato ad urlare perché non volevo andare a “scuola” così una delle “suore” è venuta fuori per convincermi ad entrate, cercando di corrompermi con la scusa che quel giorno avremmo giocato nella piscina con le palline (l’unica cosa che mi piaceva di quel posto), ma non ci è riuscita e una volta a casa ho spiegato il perché non volevo mettere mai più piede lì dentro.
Il giorno dopo mia madre è andata a parlare con le “suore” e loro si sono giustificate dicendo che dovevo imparare a mangiare tutto e che per farlo a casa non avrebbero dovuto darmi da mangiare finché non avessi iniziato a mangiare quello che mi davano loro. Da quel giorno non ho più messo piede in quel posto. Ogni volta che ci passavo davanti fingevo di lanciargli un’onda energetica… a dir la verità anche adesso quando ci passo mentalmente gliela lancio.
Comunque dopo questo inizio disastroso nell’ambito delle “istituzioni scolastiche”, l’anno successivo, mi hanno fatto andare in un’altra scuola materna dove in fin dei conti mi sono trovato bene e mi sono divertito, una volta assicuratomi che non fosse come il precedente.
Di questo periodo ho recuperato alcune foto e vedendole mi sono chiesto se davvero ero io quella persona, sembravo proprio una bambina avevo anche un vestitino rosa e al mare mi facevo le treccine. Per chi mi conosce, ora, sa che questa cosa è strana e lo è tantissimo anche per me.
Mi sono sempre detto che mi vestivo in quel modo perché, ancora, non potevo decidere io cosa mettermi e sinceramente credo che a quel tempo non ci facevo nemmeno caso, cercavo di divertirmi con i miei compagni e basta.
 
Poi sono iniziate le elementari e sono diventato un'altra persona, adesso potevo sembrare un normale bambino. Capelli a spazzola, abbigliamento obbligatorio erano jeans, maglietta e tennis, beh sempre tranne che quando ero al parco a giocare a calcio.
Passavo quasi tutto il mio tempo insieme al mio migliore amico dell’epoca, andavamo al parco oppure in casa sua, spesso nei fine settimana andavo con lui e i suoi genitori al mare.
Era il periodo in cui ancora mi piaceva andare in spiaggia, stare al sole, stare in costume e divertirmi insieme a tutti gli altri bambini, tra castelli di sabbia, piste per le biglie, partite di calcio e bagni eterni.
Erano i tempi dove non c’era la cognizione del tempo, la giornata non durava mai abbastanza e si andava a letto stremati ma con il sorriso stampato in faccia immaginando quello che si sarebbe fatto il giorno successivo, consapevoli che ci si sarebbe sicuramente divertiti.
Erano i tempi dove si era spensierati e i problemi della vita non ci toccavano, i tempi dove tutti eravamo uguali. Tutti eravamo noi stessi al cento per cento e non ci importava se agli occhi dei grandi sembravamo diversi.
Non ci importava di niente, non mi importava di niente.
Vivevo la giornata divertendomi con i miei amici e consapevole che quello era il mio posto, che quello ero io.
Pensavo che crescendo non cambiasse nulla, pensavo che noi saremmo rimasti sempre uniti ed io sarei stato sempre felice con loro. Pensavo che crescendo sarei diventato come i ragazzi grandi contro cui facevamo le partite di calcio, che avrei passato i pomeriggi e le serate libere a divertirmi con gli amici, a scoprire il mondo che ancora non ci interessava più di tanto, a parlare di ragazze, a scambiarci consigli e a raccontarci come affrontare un appuntamento. Insomma avere una vita da normale adolescente.
Certo erano solo pensieri e speranze di un bambino.
Un bambino felice che crescendo non ha realizzato nessuna delle sue speranze, non ha vissuto l’adolescenza perché si è trovato rinchiuso in un corpo che non glielo ha permesso, un corpo dove il suo essere era, ed è tutt’ora, intrappolato.
 
Orami l’adolescenza è passata, il bambino è cresciuto e si può dire che sia un adulto.
Sono cambiate tante cose, tante si spera cambieranno.
Adesso sono un ragazzo, sto cercando di diventarlo a tutti gli effetti. So che il tempo perso, le esperienze fatte scappare non le potrò mai riavere.
Spero di potermi creare un futuro migliore e riuscire ad essere di nuovo me stesso.
Spero di superare i problemi che il mio corpo da ragazza mi hanno dato nell’adolescenza e mi stanno dando tutt’ora.
Spero di cominciare il trattamento ormonale ed iniziare a veder nascere il ragazzo che sono sempre stato ma che per, molti, troppi anni non è stato riconosciuto da nessun altro e che io stesso ho provato a mettere da parte, cercando di essere felice vivendo come quello che non ero ma che agli occhi degli altri ero e sono, una ragazza.
Da un po’ di tempo però ho capito che non posso andare avanti in questo modo, devo riuscire ad essere di nuovo quel bambino spensierato e allegro. Devo tornare ad essere me stesso affrontando tutti gli ostacoli, superandoli e conquistando la felicità e la serenità perdute.
Devo vivere guardando al futuro e lasciar perdere il passato, quello che é stato è stato ma quello che deve ancora succedere solo io posso deciderlo.
Ognuno di noi si deve sentire libero di scrivere il proprio destino.
Niente è prestabilito, tutto può cambiare. Sta a noi far in modo che quello che vogliamo si realizzi.
   
 
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