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Autore: Frasca94    26/01/2016    2 recensioni
“Parla piano o ci scopriranno!” ribatté Remus, facendole segno di abbassare la voce, mentre si guardava attorno per controllare che nessuno l’avesse sentita.
“Sapresti perfettamente di chi mi sono innamorata, se non fossi troppo occupato a dispiacerti per te stesso, per notarlo” continuò la ragazza senza preoccuparsi di mandare all’aria la missione.
Remus sentì un leone ruggire nel suo petto, mentre guardava con attenzione i capelli di Tonks che si tingevano di un rosso fuoco.
Storia ispirata al racconto della Rowling su Pottermore
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Amore è sapersi Trasformare

 
a Shiory Lily Chiara



Il rumore della Smaterializzazione squarciò il silenzio che regnava nella campagna a Sud di Londra.
Due persone si sdraiarono velocemente per terra sotto a dei fitti cespugli, proprio davanti a una piccola casa isolata tra i campi e i boschi.
“Non c’è nessuna luce accesa” notò Tonks, sistemandosi per terra.
“Malocchio ha detto che Yaxley dovrebbe essere in casa” le rispose Remus Lupin, accanto a lei.
“Allora non ci resta che aspettare” esclamò la ragazza dal viso a cuore e dai capelli rosa cicca, incrociando le braccia davanti a lei e appoggiando sopra il mento per stare più comoda.
“Già” aggiunse l’uomo un po’ pallido, mentre ringraziava Malocchio per avergli assegnato di nuovo una missione insieme a lei.
“Come sta Sirius?” chiese Tonks senza però staccare gli occhi dalla casa con le tende tirate.
“Oh, cerca di resistere alla tortura di essere rinchiuso in Grimauld Place” ammise lui.
Ormai andava a trovarlo ogni volta che poteva per tenerlo un po’ su di morale. La situazione si aggravava sempre dopo le riunioni dell’Ordine e le provocazioni di Piton.
Il sentirsi impotente, lo uccideva.
“È ancora bello, anche dopo Azkaban” ammise la ragazza tanto per fare due chiacchiere, tirando su la testa.
L’uomo serrò la mandibola e abbassò lo sguardo. Così, finalmente, sapeva come stavano le cose. Era naturale che Tonks si fosse invaghita del suo amico: Sirius era bello e affascinante, elegante ed intelligente; tutte qualità che lo rendevano irresistibile per le donne.
“Sì… lui conquista sempre le ragazze” aggiunse Remus e, con un moto di fastidio, si mise a strappare fili d’erba.
Ciò che non si aspettava fu il sospiro esasperato da parte della sua compagna di missione.
“Ti ricordi che siamo cugini di secondo grado, vero?” alzò la voce Tonks, girandosi verso di lui e lasciando perdere la casa di Yaxley.
“Parla piano o ci scopriranno!” ribatté Remus, facendole segno di abbassare la voce, mentre si guardava attorno per controllare che nessuno l’avesse sentita.
“Sapresti perfettamente di chi mi sono innamorata, se non fossi troppo occupato a dispiacerti per te stesso, per notarlo” continuò la ragazza senza preoccuparsi di mandare all’aria la missione.
Remus sentì un leone ruggire nel suo petto, mentre guardava con attenzione i capelli di Tonks che si tingevano di un rosso fuoco.
Un timido sorriso solcò le sue labbra, mentre distoglieva lo sguardo, puntandolo di nuovo sul loro obiettivo.
Una felicità che non aveva mai provato inondò il suo cuore.
Tutto ciò non gli sembrò reale: se non fosse stato per la scomoda posizione a contatto con la terra umida, avrebbe pensato di stare sognando.
Ma, poi, ricordò le parole su cui prima non si era soffermato: “se non fossi troppo occupato a dispiacerti per te stesso”.
Lanciò un’occhiata di sfuggita alla giovane con i capelli ancora rossi, che guardava fisso davanti a lei, mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, come se avesse fatto una corsa.
Tuttavia rimase in silenzio.
La gioia che un attimo prima l’aveva scaldato era evaporata.
“Tonks…”
La ragazza si girò in fretta con il volto proteso verso di lui in attesa di una sua risposta.
“… sei una ragazza così speciale...” continuò cauto Remus, cercando le parole giuste, mentre un grande sorriso compariva sul volto della strega.
“…sono sicuro che troverai sicuramente qualcuno alla tua altezza, che…” aggiunse ancora, senza notare il gesto di stizza e la scomparsa del sorriso sul volto di lei.
Il silenzio calò ancora tra loro.
Remus la guardò, di nuovo, di sfuggita: sembrava che stesse per scoppiare. L’unica cosa che avrebbe voluto fare, sarebbe stata quella di abbracciarla e dirle che anche lui l’amava e che voleva stare con lei. Ma non poteva e, soprattutto, non voleva.
Vide nella sua testa Tonks con i suoi stravaganti capelli rosa, fasciata in un semplice, ma elegante, vestito da sposa che sorrideva e attendeva qualcuno, che, però, non era lui. Avrebbe trovato sicuramente un giovane Auror che le avrebbe chiesto di uscire, di mettersi con lui e di costruire una famiglia.
Non poteva privare Tonks di una vita normale.
Ce la vedeva benissimo a giocare con i suoi bambini, completamente sani e al sicuro da uno come lui.
Ma delle voci lo riportarono alla realtà: la porta di ingresso che avevano osservato fino ad allora, si era aperta, lasciando uscire due uomini vestiti di nero.
“L’altro è Avery” le disse, assottigliando gli occhi per essere sicuro di averlo riconosciuto.
“Andiamo. Dobbiamo avvertire l’Ordine” sussurrò Tonks, prima di piegarsi sulle ginocchia e spostarsi verso un più folto gruppo di cespugli.
Remus la seguì, gettando qualche sguardo dietro di loro, ma, all’improvviso, sentì un fruscio di foglie davanti a lui.
Tonks doveva essere inciampata, perché era distesa a terra e stava cercando un modo per rialzarsi senza fare altro rumore.
Si voltò in fretta e vide i Mangiamorte guardarsi in modo strano.
“Cos’è stato?” chiese uno dei due, forse Yaxley.
“Mufliatto!” disse a bassa voce, puntando la bacchetta alle sue spalle, prima di raggiungerla.
Le offrì una mano per aiutarla, ma lei sbuffò e si tirò su da sola, rimanendo, però, accovacciata. Remus tese il collo per osservare i due: stavano ancora parlando davanti alla casa, ma ora avevano in mano le bacchette.
“Sarà stato un gatto” ipotizzò Avery.
“Lo vedremo: Homenum Revelio” esclamò l’altro, puntando la bacchetta verso i cespugli che li nascondevano.
“C’è qualcuno” esclamò Yaxley per niente sorpreso, avvicinandosi cauto al loro riparo.
Remus percepì un brivido lungo la schiena nel sentire quelle parole, ma una sensazione di calore lo sostituì, subito dopo, quando Tonks lo afferrò per un braccio e iniziò a correre lontano dalla casa, oltre i cespugli e gli alberi verso i prati bui e silenziosi.
Vide alcuni lampi verdi sfrecciare sopra le loro teste e per poco uno non lo colpì.
Sapeva solo che lui e la ragazza alla sua sinistra stavano correndo a perdifiato su un’infinita distesa d’erba.
Era da molto tempo che non correva così. L’ultima volta era stata nei prati di Hogwarts insieme ai Malandrini, sotto forma di lupo. Ma questa era tutta un’altra esperienza.
Strinse forte la mano di Tonks e continuò a correre nella notte, girandosi di tanto in tanto per controllare che non li seguissero.
Sorrise, mentre il fiato iniziava a mancargli. Ormai non era più giovane. E si rese conto di poter usare tale argomento per convincere Tonks a desistere.
Tuttavia non lasciò la sua mano, né rallentò.
Sembrava un sogno in cui loro due insieme correvano lontani dalla guerra, dal tempo e dalla realtà. Lui stesso fuggiva dalla parte di sé, che non era - e non sarebbe mai stato - in grado di accettare.
Solo se quel momento fosse durato per sempre, sarebbe stato in grado di meritare Tonks a fianco a lui.
Si girò ancora un’ultima volta, ma non vide lampi di luce e non sentì alcun rumore, oltre al loro respiro affannato.
Poi, spostò lo sguardo sulla ragazza con le guance rosse per la fatica e i capelli tornati del solito rosa, a cui ormai era affezionato: sembrava felice.
Era talmente assorto che non fece attenzione al terreno irregolare e inciampò; per fortuna, la presa di Tonks lo mantenne in piedi.
“Per una volta non sono io” commentò la ragazza con un sorriso furbo, scatenando anche la risata dell’altro.
Arrivati a un boschetto si fermarono sfiniti.
L’incantesimo si era spezzato.
Remus lasciò subito la sua mano e si appoggiò a una quercia, cercando di respirare a fondo.
Tonks, anche lei con il fiatone, osservò la distesa buia che avevano attraversato insieme, mano nella mano.
Non c’era anima viva, oltre a loro due.
“Non ci hanno seguiti, per fortuna” confermò, cercando di far rallentare il suo cuore che batteva come un tamburo.
“Non era… più facile… Smaterializzarsi?” chiese Remus con il fiato corto. Quella corsa non aveva giovato alla sua debolezza, causata dall’avvicinarsi della luna.
“Eravamo troppo vicini, se ci avessero raggiunti o colpiti…” provò a spiegare Tonks, avvicinandosi a lui, ancora appoggiato all’albero: Il suo volto era pallido e sofferente, gli occhi socchiusi e la bocca aperta che cercava di inalare più aria possibile.
“Stai bene, Remus?” chiese, posandogli una mano sulla spalla.
L’uomo parve come scottato da quel contatto e si allontanò da lei e dal sostegno della quercia con passo incerto.
“Non ti devi preoccupare per me, sto bene” mentì lui, maledicendo se stesso per come la stava trattando, pur di allontanarla.
La ragazza sentì la tristezza invaderle il cuore e gli rivolse uno sguardo gelido che fece venire la pelle d’oca anche a lei.
Tuttavia, quando vide Remus stringersi le braccia intorno al busto, capì che non poteva essere stata lei ad abbassare la temperatura.
“Dissennatori!” dissero entrambi, alzando le bacchette e guardandosi attorno.
E poi sentirono il suono rauco che preannunciava il loro arrivo e si accorsero di essere circondati.
Remus imprecò. Il loro numero lo costringeva ad evocare un Patronus corporeo, sguinzagliando il lupo argenteo contro di loro, proprio davanti a Tonks. Magari le avrebbe ricordato la sua condizione, facendola rinsavire.
Tonks scambiò uno sguardo di intesa con il compagno e cercò di concentrarsi su un pensiero felice.
Ma l’unica cosa che le venne in mente fu l’atteggiamento di rifiuto e di indifferenza alla sua dichiarazione. Riprovò, ma senza risultati, mentre il lupo di Remus iniziava a scacciare quelli più vicini a loro.
“Tonks” la chiamò l’altro, dirigendo il suo Patronus verso di lei che stava per essere attaccata.
Si girò per ringraziarlo e nel suo sguardo colse preoccupazione, ma, ormai ne era sicura, soprattutto amore.
Così, si lasciò invadere dal ricordo della corsa, della mano di Remus che stringeva la sua, dei loro cuori che battevano forte, senza sapere che era la stessa felicità che aveva evocato l’uomo accanto a lei.
E, finalmente, un filo argentato si dipanò dalla sua bacchetta, andando in aiuto del lupo.
Tuttavia, sgranò gli occhi, quando si rese conto che al posto della familiare e saltellante lepre, si scagliava agilmente contro ai Dissennatori una grande argentea creatura: un lupo.
Subito, si girò verso Remus che era rimasto congelato da quell’apparizione.
In poco tempo, i due lupi insieme riuscirono a scacciare i custodi di Azkaban e la notte tornò ad essere tiepida e silenziosa.
La luce argentata dei due animali si spense, lasciando una traccia negli occhi di Tonks che sembravano brillare nel buio.
La giovane strega rispettò il silenzio dell’altro, ma strinse forte tra le mani la bacchetta, cercando in essa conforto.
L’altro, invece, faceva di tutto per non guardarla: sembrava sconvolto.
Lo guardò, di nuovo, appoggiarsi all’albero più vicino e reclinare la testa verso il terreno ricoperto di muschio.
Così fu Tonks che trovò il coraggio di parlare.
“Remus… io…”
“Andiamocene da qui” la interruppe lui, avvicinandosi a lei per smaterializzarsi con una velocità che la fece sobbalzare.
“Aspetta! Hai visto il mio Patronus, o no?” chiese con un tono più deciso, facendo un passo indietro per non permettergli di portarla via di lì. Era sicura che se si fossero smaterializzati, non avrebbe più avuto l’occasione e la forza per parlare con lui di quello che era successo.
“Sì” rispose secco lui, cercando di non lasciar trasparire cosa stava provando in quel momento. Nella sua testa a tormentarlo oltre ai due lupi, c’erano una cerva e un cervo argentei che stavano l’una accanto all’altro.
“É cambiato… Prima era una lepre” provò a fargli notare Tonks, avvicinandosi di un passo verso di lui.
“Succede, per esempio, a causa di un grande spavento. Ti devi essere spaventata per colpa dei Dissennatori e…” enunciò l’uomo, come se stesse facendo lezione a Hogwarts.
“Non è la paura la causa! E tu lo sai benissimo!” esclamò, alzando la voce, mentre i capelli viravano molto velocemente al colore rosso.
“Non capisco di cosa tu stia parlando” commentò Remus, cercando di avvicinarsi a lei per smaterializzarsi e porre fine a quella tortura: sentire la dichiarazione della donna che si ama, ma non poter ricambiare il suo amore, perché si tiene troppo a lei.
“Perché lo fai? Per qualche nobile ragione, presumo” partì all’attacco Tonks, mentre i suoi occhi iniziavano a pizzicare.
“Nobile ragione…” ripeté lui, per poi aggiungere: “Io non sono il tuo principe azzurro, Tonks. Sono troppo vecchio, troppo pericoloso…”.
“Io non ho bisogno del principe azzurro, io voglio te!” esclamò lei ormai sull’orlo delle lacrime.
La ragazza vide che il suo sguardo non era più duro e il suo sorriso non era più forzato. Pensò di essere riuscita a convincerlo quando si avvicinò a lui, fino ad abbracciarlo.
Lui si lasciò stringere senza opporre resistenza, ma non appena lei si allontanò per guardarlo negli occhi, disse: “Dimenticami, Tonks”.
Remus si smaterializzò e scomparve, così come il sorriso della ragazza. Così, come la giovane strega dai capelli rosa.










Note dell'autrice:

Ciao a tutti,
eccomi tornata con una one-shot sulla dichiarazione di Tonks. Mi sono lasciata ispirare dalle poche righe scritte dalla Rowling su Pottermore (ora disponibile solo in lingua inglese) che raccontano questo episodio:

“One night when they lay in hiding outside a known Death Eater’s house, after a year of increasingly warm friendship, Tonks made an idle remark about one of their fellow Order members (‘He’s still handsome, isn’t he, even after Azkaban?’). Before he could stop himself, Remus had replied bitterly that he supposed she had fallen for his old friend (‘He always got the women.’). At this, Tonks became suddenly angry. ‘You’d know perfectly well who I’ve fallen for, if you weren’t too busy feeling sorry for yourself to notice.’
Remus’s immediate response was a happiness he had never experienced in his life, but this was extinguished almost at once by a sense of crushing duty.”
(vi lascio il link se volete leggere l’intera storia del mio amato Remus: https://www.pottermore.com/writing-by-jk-rowling/remus-lupin).
Grazie per essere arrivati fin qui,
un abbraccio,

FRASCA
 
  
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