Prima di
iniziare a
leggere, eccovi alcune premesse:
Innanzi
tutto, se non
l’avete ancora fatto vi consiglio di leggere il Prologue di
questa storia, lo
potete trovare nella mia pagina autore. Ha pochi capitoli, solo 6,
perciò non
sarà una lettura molto impegnativa e vi aiuterà a
capire molte cose su questa fanfiction.
La fic
è un crossover
con InFAMOUS e pertanto sarà molto fedele ad esso.
È una sorta di intreccio di
trame tra quella del videogioco e quella dei TT.
I caratteri
dei
personaggi potranno subire variazioni, non inserisco l’OOC,
ma potrebbe darsi
che si verifichi.
Corvina
(Rachel) sarà
la protagonista indiscussa. La storia sarà interamente
raccontata dal suo punto
di vista. Sarà in terza persona, ma saranno presenti diversi
suoi monologhi, proprio
come nel videogioco.
Ah, e
purtroppo gli
altri Titans compariranno in maniera parecchio sporadica, a causa di...
forze
maggiori.
Ho detto
tutto, buon
proseguimento.
PREFAZIONE
Se potessi
descrivere
la mia vita con un aggettivo... credo che opterei per "triste".
Ma diciamo
che tra
alti e bassi più o meno me l’ero sempre cavata.
Fino al giorno dell’esplosione.
Empire City.
La città
in cui sono nata e cresciuta... è morta.
Uno dei tre
distretti,
il Centro Storico, è stato quasi interamente raso al suolo
da quello che
secondo il governo è stato un attacco terroristico. Circa un
terzo della
popolazione è morta, quel giorno. Un altro terzo si
è ammalato poco dopo a
causa delle radiazioni emesse dagli ordigni innescati, mentre il
restante terzo
ora è
costituito per metà da criminali
incalliti. E l’unica vittima è stata la metropoli.
Furti,
tumulti,
stupri, vandalismo. Ormai è la routine qui.
Dall’esplosione
non si
è salvato praticamente quasi nessuno. Quasi.
Conduit.
Così si
chiamano i sopravvissuti. Così chiamano anche me. Un
elegante rimpiazzo della
parola "mostri" o "demoni", non c’è che dire.
Sono
sopravvissuta
all’esplosione, ritrovandomi con dei poteri al limite del
paranormale,
terrorizzata a morte e, soprattutto, senza più un amico.
Non ho mai
avuto una
vera famiglia. Non ho mai conosciuto mio padre e mia madre mi ha
abbandonata
quando ero una bambina. La cosa più simile
all’affetto famigliare che io abbia
mai ricevuto è stato il conforto e il calore offertomi dai
miei amici. E ora
non me n’è rimasto neanche uno. Victor, Garfield,
Wally, Jennifer, Karen...
andati, tutti quanti.
E poi
è saltato fuori
che uno di loro non era morto nell’esplosione, ma era
diventato anche lui un
Conduit.
Richard, il
fidanzato
di Kori, il mio amico d’infanzia, ora fa parte di una delle
tre grosse
organizzazioni criminali che dominano nella città, i
Mietitori. Ormai la sua
mente è corrotta, ma spero ancora di poterlo salvare.
In compenso
ho
conosciuto Lucas, o meglio, Red X. È un delinquente, non
c’è altro termine per
descriverlo, ma se non altro sa il fatto suo. E mi sta dando un enorme
aiuto a
cercare Richard. Lui ha i suoi motivi, io i miei, ma
l’obbiettivo comune è
stato più che sufficiente a persuaderci a stringere
un’alleanza.
Ora stiamo
ancora
cercando. La città è grande, le insidie sono
molte, ma entrambi non smettiamo
di avere fiducia e sperare. Anche perché ormai la speranza
è l’unica cosa che
ci rimane, qui ad Empire.
Mi chiamo
Rachel Roth.
Sono una ragazza adolescente che è stata costretta a
crescere molto più in
fretta del previsto.
Sono
sopravvissuta
all’esplosione, sono una Conduit. E, anche se ho paura ad
ammetterlo
apertamente, forse sono l’unica possibilità di
salvezza rimasta ad Empire, per
non dire al mondo intero.
Spero solo
che non sia
troppo tardi.
E di non
perdere il
controllo.
Capitolo 1: UN ALTRO
GIORNO
L’ultima cosa che avrebbero voluto fare quel giorno era mettersi ad inseguire qualcuno.
La figura avvolta nell’impermeabile marrone si muoveva a grande velocità lungo il margine della carreggiata, facendosi strada tra la folla a suon di gomitate e spintoni. Era alta, snella ed agile, ma il grosso borsone grigio che portava a tracolla giocava a suo sfavore, rendendola più impacciata e sbilanciandola di lato. E ciò giovava parecchio a Lucas, il suo inseguitore.
Sopra le loro teste, Rachel seguiva tutta la scena volando.
Al loro passaggio si susseguiva un’ondata quasi senza fine di grida di sorpresa e di protesta, che prontamente si trasformavano in urla di terrore alla vista dell’enorme figura nera che avvolgeva il corpo della ragazza corvina.
L’inseguimento si spostò prontamente in un vicolo, dove le persone che passeggiavano non avrebbero più rappresentato un problema. La sfida si moltiplicò di intensità, quando i due protagonisti furono costretti a fare attenzione a non smarrirsi in quella fitta ragnatela di viali. Una sola svolta errata equivaleva a finire dritti nel covo di qualche malvivente, o peggio, per l’inseguitore avrebbe significato perdere il ladro di quel prezioso borsone grigio conquistato con tanta difficoltà.
Rachel notò con sorpresa che quella era la prima volta che Red X sembrava davvero trovarsi in difficoltà a tenere il passo di qualcun altro. Di solito era sempre lui quello a far sudare sette camice alle persone.
Il ladro svoltò ad un angolo per l’ennesima volta. Sembrava quasi si stesse muovendo a casaccio solamente per seminare il proprio inseguitore, eppure la sicurezza mostrata dai suoi movimenti fulminei faceva presagire il contrario.
Corvina osservò per altri istanti la conformazione dei vicoli, poi decise di agire. Piombò improvvisamente a terra, tagliando la strada al malvivente in fuga. Quando toccò il suolo, un’esplosione si propagò attorno a lei e l’oscurità che la avvolgeva si diradò, rivelando il suo vero aspetto.
Il borseggiatore fu costretto a fermarsi di colpo e a tenersi il cappuccio calato in testa, che per poco si era abbassato a causa dello spostamento d’aria generato dall’atterraggio di quell’altro inseguitore. Osservò la ragazza in silenzio, lei resse lo sguardo senza alcun timore. Poco dopo sopraggiunse anche Lucas, con una vistosa smorfia infastidita stampata in volto. Probabilmente non vedeva l’ora di mettere le mani su quell’individuo che li aveva fatti scomodare fino a quel luogo.
Entrambi gli inseguitori cominciarono a muoversi lentamente verso il ladro, che fu costretto a sua volta a muoversi di corsa verso un terzo viale, che però lo portò ad un alto muro. Era un vicolo cieco. Ora era con le spalle al muro nel vero senso della parola. Spostò lo sguardo in ogni direzione, freneticamente, probabilmente alla ricerca di qualche appiglio da usare per scavalcare l’ostacolo, ma non trovò nulla. Rachel aveva studiato ad hoc il luogo in cui tagliargli la strada.
«Fine
della corsa.»
La voce
fece irrigidire la figura, che strinse anche i pugni con
rabbia. Si voltò lentamente, verso quei due che
l’avevano incastrata, che ora
si stavano avvicinando a lei con altrettanta calma.
Red X sollevò la mano,
mostrandole il palmo. «Restituiscici
quelle provviste.»
Il ladro
grugnì di disappunto, poi slacciò il borsone
dalla tracolla e
lo gettò a terra, esattamente a metà tra lui e
l’interlocutore. I due
inseguitori si guardarono tra loro e si scambiarono un cenno, poi il
ragazzo si
avvicinò al borsone. Ma non appena si chinò per
prenderlo, il ladro estrasse
fulmineo un oggetto grigio e lucido da una tasca del cappotto e glielo
puntò.
Una pistola.
«Lucas!»
esclamò la ragazza, allarmandosi. Puntò i piedi
ed entrambe
le sue mani si illuminarono di nero. Non avrebbe assolutamente permesso
a
quell’individuo di aprire il fuoco. Se solo avesse sfiorato
il grilletto,
l’avrebbe spedito al tappeto.
Il
ragazzo sollevò le mani. Osservò l’arma
puntata verso di lui per
nulla impressionato, poi si rimise in piedi. «Rilassati
Roth» replicò
tranquillo. «Non sparerà.»
«Cosa
te lo fa credere?!» ribatté la figura,
sorprendendo i due con il
suo tono di voce. Acuto, troppo acuto per appartenere ad un uomo.
Strinse con
più forza l’impugnatura della pistola. Sembrava
teso. Anzi, tesa.
Dopo aver
superato lo stupore, Lucas abbassò le mani e
replicò: «Perché
se quella pistola fosse carica avresti premuto il grilletto
già da un pezzo,
non credi?»
«Forse
volevo solo assicurarmi di non mancare il bersaglio»
sbottò
prontamente la ragazza incappucciata, con tono di voce irritato.
«Trovare
munizioni non è facile di questi tempi.»
«È
inutile che cerchi di fregarmi, conosco i trucchi di voi abitanti
del Dedalo. Anche io vivevo qui.»
Lucas
mosse un passo verso la ladra, ma quella indietreggiò di
scatto,
abbassando il cane dell’arma. «Provaci di nuovo e
ti apro un buco in fronte!»
esclamò. Questa volta sembrava quasi allarmata.
«Sono
proprio curioso di vedere come fai» disse ancora Lucas,
muovendosi di nuovo verso di lei.
Rachel
sospirò di sollievo e abbassò le mani, che si
spensero. La
ladra bluffava, per fortuna Lucas lo aveva capito. Adesso non doveva
fare altro
che aspettare che il suo socio chiudesse la faccenda, poi avrebbero
potuto
andarsene in pace. Non era mai stata nel Dedalo, ma da quel poco che
aveva
visto aveva intuito che prima se ne sarebbe ritornata nel suo Neon,
meglio
sarebbe stato.
«Fermi!»
esclamò un’altra voce, facendola trasalire. Si
voltò di
scatto e rimase interdetta. Un ragazzino era apparso
all’improvviso alle loro
spalle, con un coltello in mano puntato verso di lei e Lucas.
L’aria
determinata che aveva in volto era tradita da un leggero tremore della
mano.
Ostentava sicurezza, ma era chiaro che non rappresentava davvero una
minaccia
per Rachel o Lucas. Ma non era certo questo ad impensierire la corvina.
Il suo
aspetto... era troppo famigliare. Non poteva essere vero.
«Ryan!»
esclamò la ladra, distraendosi. «Che stai facendo,
vatt...»
Non
finì la frase, a causa di Lucas che si avventò su
di lei e le
immobilizzò il braccio, portandoglielo dietro la schiena e
facendole cadere la
pistola di mano. La ragazza gridò di sorpresa.
«Komi!»
esclamò il ragazzino, cercando di andare in suo soccorso, ma
Rachel fu più veloce. Fece comparire dal terreno due
rampicanti di luce nera,
che andarono ad attorcigliarsi attorno alle braccia, bloccandolo. Non
strinse
troppo la presa, comunque. Non voleva fargli del male. Il coltello fece
la
stessa fine della pistola, scivolò a terra rendendo
l’avventore disarmato.
«Agh!»
si lamentò lui, cercando di liberarsi con degli strattoni.
«Che
diavolo è questa roba?!»
«No!»
gridò di nuovo la borseggiatrice. Provò anche lei
a liberarsi
della presa di Lucas, ma era troppo forte per lei. Tese una mano verso
il
ragazzino. «Ryan!»
«Komi!»
Ryan? Komi?
Rachel
osservava sempre più stranita quei due, vagando
dall’uno
all’altra con lo sguardo, mentre la sua mente metteva insieme
i pezzi.
«Cerca
di calmarti, tanto non vai da nessuna parte» disse Lucas con
tono calmo alla ladra, mentre lei continuava a dimenarsi.
Mentre si
muoveva come un’ossessa, il cappuccio si abbassò
scoprendole
il volto. E a quel punto Rachel rimase a bocca aperta. Posò
di nuovo lo sguardo
su Ryan, e a quel punto realizzò dove, in passato, aveva
già visto quei capelli
rossi e quegli occhi verdi. O meglio, su chi.
«Lucas»
esclamò. «Lasciala andare!»
«Cosa?»
domandò lui, stranito.
«Lasciala
ho detto!»
Il suo
partner obbedì, mollando la presa, ma continuò
comunque a
guardare Rachel in cerca di spiegazioni. La conduit, dal canto suo,
lasciò
andare Ryan, che corse dalla ladra, abbracciandola. Lei non
rifiutò il
contatto, ma mentre stringeva il ragazzino osservò con odio
i suoi due
inseguitori. Sembrava un lupo in trappola.
«Rachel,
che sta succedendo? Conosci quei due? Devo ricordarti
cos’è
successo l’ultima volta che hai detto di conoscere
qualcuno?» domandò Lucas
avvicinandosi alla corvina, senza spostare lo sguardo dai due
ladruncoli.
Lei non
rispose. Rimase con gli occhi fissi su quelli della ladra.
Erano identici ai suoi. Anche il colore dei loro capelli era simile. Il
suo
volto invece... ormai non aveva più dubbi.
«Tu
sei... voi due siete... i fratelli di Stella...»
mormorò, quasi
non credendo alle proprie parole. «Komand’r...
Amalia... e Ryand’r...»
Era
impossibile sbagliare, anche se non li aveva mai visti dal vivo.
Amalia era identica a Stella sotto praticamente ogni aspetto, eccezion
fatta
che per il colore degli occhi e dei capelli. Lo stesso valeva per Ryan,
ovviamente tralasciando la distinzione di sesso. E per finire, erano
nel Dedalo,
dove Kori e famiglia avevano vissuto quando si erano trasferiti
lì.
Infatti,
entrambi sgranarono gli occhi. Anche Lucas rimase
sinceramente sorpreso. «E tu... come fai a
saperlo?» domandò Amalia, separandosi
lentamente dal fratellino.
«Io...»
Rachel esitò. Le fece uno strano effetto parlare con loro.
Forse perché entrambi erano in lutto per quella ragazza che
era parzialmente
stata la causa della sua infelicità. Doveva fare attenzione
a non lasciar
trasparire troppo le sue emozioni, o magari quei due avrebbero mangiato
la
foglia. Non riusciva a credere di aver incontrato proprio loro due. Si
era
perfino dimenticata della loro esistenza, fino a pochi istanti prima.
Se non li
avesse visti con i suoi occhi probabilmente avrebbe continuato ad
ignorarli, o a pensare che fossero entrambi morti.
«Io...
conoscevo Kori...» cercò di spiegare.
«Andavamo a scuola
insieme, prima che lei... insomma... prima
dell’incidente.»
Ryan
dischiuse le labbra, mentre Amalia si rabbuiò.
«Ah. Capisco.»
«Scusate,
noi non... sapevamo...» mormorò ancora Rachel, ma
Komand’r
la anticipò con un gesto secco della mano.
«Prendete quelle provviste e
andatevene.»
«Agli
ordini» sbottò Lucas, avvicinandosi al borsone.
Era chiaro che
la faccenda non lo sfiorava nemmeno.
«Fermo
X!»
Il
ragazzo si bloccò e fissò nervoso la partner.
«Cosa? Che c’è
adesso?!»
Rachel si
mordicchiò l’interno della guancia, osservando
pensierosa i
due fratelli. Ora che li vedeva meglio, poté constatare che
erano entrambi
ridotti piuttosto male. Vestiti rovinati, trasandati, entrambi con
diversi
graffi sul volto e chiaramente malnutriti. Era evidente che non
mettevano mano
su del cibo commestibile dall’inizio della quarantena. Gli
Spazzini, come i
Mietitori, si appropriavano di tutte le provviste sganciate dal governo
nel
Dedalo. Se Rachel e Lucas, trovandosi lì di passaggio, non
avessero sgomberato
la piazza dai malviventi per impossessarsene, probabilmente Amalia non
sarebbe
mai riuscita a fregarli e ad appropriarsi di quel borsone.
Annuì
a sé stessa, poi guardò l’amico.
«Lasciagliele. Loro ne hanno
più bisogno di noi.»
«Vorrai
scherzare!» protestò lui. «Con tutta la
fatica che abbiamo
fatto per...»
«Possiamo
procurarcene altre, e tu lo sai meglio di me. Lasciamole a
loro» proseguì lei con calma, guardandolo negli
occhi.
Il
ragazzo incrociò le braccia e resse lo sguardo, chiaramente
meditando se ascoltarla o no. Nonostante non fosse la prima volta che i
due si
confrontavano in quel modo, guardandosi, a Rachel fece comunque uno
strano
effetto osservare le sue iridi blu. Inoltre, era ancora più
insolito vederlo
senza la sua classica pittura facciale, la quale si era del tutto
prosciugata
durante l’inseguimento. Alla fine, Lucas grugnì
infastidito. «Sei una
rompiscatole, lo sai?»
Rachel
sorrise, il suo corpo si rilassò nonostante lei non
ricordasse
di essere mai stata tesa. «Lo so.»
Lucas
sospirò e diede le spalle al borsone, poi
cominciò ad
incamminarsi. «Non avrei mai dovuto diventare tuo
socio...» mugugnò mentre si
allontanava.
La
corvina non si preoccupò di quell’affermazione.
Diceva quello tutte
le volte che lo persuadeva a fare qualcosa che non gli andava. Si
voltò ancora
una volta verso i due fratelli, tornando seria. «Scusate
ancora. Ce... ce ne
andiamo.»
Fece per
mettersi al seguito di Lucas, ma Ryan la fermò:
«Aspettate!»
Entrambi
si fermarono, sorpresi. Anche Amalia si era messa ad osservare
con un sopracciglio inarcato il rosso. Lui parve sentirsi a disagio
sotto gli
occhi della sorella, di Rachel e sotto quelli ben più severi
di Lucas, ma
proseguì comunque, tra un’esitazione e
l’altra:
«Potremmo... dividercele... no?»
«Cosa?!»
domandò Komand’r, incredula. Non aveva detto nulla
in merito
all’iniziativa di Rachel di lasciare a loro le provviste, ma
era più che
evidente che "condividere" non era una parola presente nel suo
vocabolario.
Ryan
sembrò intimorito dalla sorella, ma rispose comunque:
«Beh... era
un’amica di Kori... e ci hanno lasciati andare senza farci
del male... non
troppo, perlomeno...»
Rachel
nel frattempo, non sapendo come reagire, cercò nuovamente
una
conferma nello sguardo di Lucas. Provò nuovamente quella
strana sensazione, ma
questa volta durò molto di meno. Svanì non appena
l’espressione confusa del
partner non divenne di soddisfazione. Con un sorriso compiaciuto
spostò lo
sguardo dalla corvina e lo indirizzò verso di Amalia.
«Mi
sembra un’ottima idea.»
Fece per
incamminarsi verso di loro, ma un’altra voce, questa volta
dal timbro molto più grave, provenne dalle loro spalle,
facendoli trasalire
tutti quanti. «Fermi voi!»
Un uomo
armato di fucile era apparso alle loro spalle. Era grosso e
alto, vestito come uno straccione, con un sacco della spazzatura
strappato
indossato a mo’ di mantello. Il volto era coperto da un
passamontagna bianco e
logoro. Uno Spazzino.
Sollevò
il fucile e lo puntò contro i ragazzi. «Restituite
immediatamente quel...»
Non
terminò mai la frase. Un raggio di luce nera lo
centrò in pieno
petto, scaraventandolo a decine di metri di distanza e schiantandolo
contro un
muro. Crollò a terra, esanime. Il fucile cadde a terra,
innocuo.
Rachel
abbassò la mano, un tenue bagliore nero le illuminava ancora
il
palmo, poi spostò lo sguardo su Lucas. «Qui non
è sicuro. Se quello ci ha
trovati ne arriveranno presto altri.»
Il
ragazzo annuì, rispondendo con un mugugno. La corvina si
voltò
verso Amalia e Ryan, i quali la fissavano sbalorditi, forse perfino
intimoriti.
Sorrise. «Allora, che ne dite di andarcene da qui?»
***
Non
appena vide la casa di Amalia e Ryan, Rachel realizzò che il
suo
appartamento non era poi così male.
La
baracca non sembrava quasi nemmeno in grado di reggersi sulle
proprie fondamenta. Così come tutte le altre abitazioni
presenti in quella
strada.
Erano
nella periferia del Dedalo, uno dei pochi luoghi ancora
tranquilli di quel distretto, dove gli Spazzini non facevano alcun tipo
di
ronda. I due fratelli erano stati molto fortunati a vivere in quel
luogo.
L’interno
dell’abitazione, tuttavia, era molto ben tenuto. Era pulito
e non c’era quasi traccia di crepe su pareti o sul pavimento.
In compenso, l’assenza
di mobilio era quasi totale. Un divano cencioso nel salotto, un
tavolino da
caffè, una cucina quasi completamente spoglia in cui erano
presenti giusto un
tavolo e qualche armadio, e non c’era traccia di
elettrodomestici.
Rachel
non fece domande a riguardo, ma si augurò per loro che il
bagno
funzionasse. Un’altra cosa che notò era che non
c’era presenza di fotografie o
altro riguardanti i due fratelli e la loro famiglia. Ora che si
ricordava, Kori
aveva detto di avere un amico di famiglia lì ad Empire, ma
in casa, di lui, non
c’era alcuna traccia.
I quattro
ragazzi si radunarono attorno al tavolo della cucina. I due
fratelli da una parte, i due partner dall’altra. Amalia
posò il borsone. Prima
di aprirlo, osservo prima la corvina, poi Lucas, sul quale si
soffermò molto
più a lungo. «Dividiamo questa roba e poi sparite,
ok? Non voglio altri problemi.»
«Gentile
da parte tua dare ordini dopo che ti abbiamo salvato la pelle
da quello Spazzino» ribatté Lucas, incrociando le
braccia.
«Potevo
benissimo cavarmela da sola» insistette Amalia, indurendo la
sua espressione.
«Sicuro.
Magari usando quella pistola scarica come una clava.» Red X
sogghignò. «Sono certo che avresti avuto
molte...»
«Finiscila,
Lucas» lo interruppe Rachel, scoccandogli
un’occhiataccia.
Lucas roteò gli occhi, ma rimase in silenzio.
«Komi,
basta, ti prego...» mormorò Ryan a sua volta,
tirando la
sorella per la manica del cappotto. «Avrebbero potuto
ucciderci, ma non lo
hanno fatto, dovresti essere grata di...»
«Sì,
sì, ho capito...» sbottò la sorella,
irritata, poi sospirò. «E va
bene, facciamola finita.» Abbassò la zip del
borsone, rivelandone il contenuto.
E non appena il tutto fu completamente visibile, i quattro sgranarono
gli
occhi.
Non state sognando, sono di nuovo io. Lo so, è passato un bel po' di tempo. Lo so, sono stato un bastardo ad andarmene in quel modo. Ma dopo questi tre mesi di pausa penso di poter ricominciare. Non più ai livelli dell'ultima volta. Cercherò di essere più preciso e puntuale possibile, ma naturalmente non sarà così nel caso si verificassero contrattempi.
Non so ancora come mi comporterò, ma questa volta cercherò di lasciarvene almeno uno ogni dieci giorni. Poi studierò meglio come e quando pubblicare.
Potrei dire milioni di cose. Scuse, ringraziementi, auguri, eccetera, ma non me ne viene in mente neanche una. Posso solo dire che, nonostante mi sarebbe piaciuto azzardarmi a scrivere in altri fandom, il pensiero di ricominciare da qui è stato il primo che mi è venuto, e che sono felice di essere tornato.
Avevo altre storie in cantiere, ma alla fine ho deciso di scrivere questa qui, nonostante io stesso avessi detto che non ero intenzionato a continuare dopo il Prologue. Ma questa volta, a differenza di The Good Left Undone (pace all'anima sua) un sequel ci sta alla perfezione. Come mi disse una recensitrice, in The Darkness's Daughter c'era tutto un mondo da tirare fuori, e in effetti aveva ragione. HoS non necessitava di un seguito perché aveva un inizio e una fine ben delineati, certo c'erano delle questioni ancora aperte, ma non in modo vasto come in TDD. E poi, inFAMOUS ha avuto un seguito, il 2, e non ha per niente deluso, quindi perché TDD non poteva averne uno a sua volta?
E comunque, le altre storie che avevo in mente alla fin fine non erano nulla di che.
So che vedere Rachel come protagonista potrà essere un po' banale e ripetitivo, ma lei era l'unico personaggio in grado di abbracciare così bene questo ruolo, in questa storia. Il fatto che lei abbia paura dei suoi poteri non è una novità, non sono stato costretto a stravolgere troppo il suo carattere. E comunque, personaggi come Red X e gli stessi Amalia e Ryan non saranno solo dei cameo, anche loro avranno una storia da raccontare, ma tutto ciò lo vedrete dagli occhi di Rachel. E con il passare del tempo ne arriveranno anche altri, alcuni conosciuti, altri un po' meno, alcuni amati e altri non proprio.
Ho riletto il capitolo diverse volte, ma se notate errori segnalatemeli, grazie. Con questa storia sto osando, e anche molto, voglio che sia il più perfetta possibile. Come inizio è un po' fiacco, ve lo concedo, ma vi assicuro che molto presto di salirà di intensità.
Ok, credo di aver finito. Dubito che mi leverò mai questo vizio di mettere i puntini sulle i...
A presto, spero di leggervi nelle recensioni. Mi piacerebbe rivedere le mie vecchie conoscenze e perché no, farne anche di nuove.
So che questa non è la classica storiella romantica a cui molti saranno abituati, ma, ahimé, io prediligo tre cose: violenza, suspance e parolacce. Anche un pizzoco di fluff, ma giusto un poco, pochissimo. In questa storia sarà quasi assente, ma non mancheranno quelle scenette che vi faranno pregare che Tizio si metta insieme a Tizia ed eccetera... ;)
Un abbraccio a tutti voi, è bello essere di nuovo qui!
Edoardo811Post Scriptum. Siccome voglio fare una cosa ben fatta, e siccome ogni opera che si rispetti ne possiede una, questa è la colonna sonora principale di questa fic:
Perché ho scelto proprio questa canzone? Beh, il motivo è molto semplice: perché i nostri eroi ce la mettono tutta, sempre. E avrete modo di scoprirlo ;)