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Autore: GallavichTrash    27/01/2016    2 recensioni
SPOILER! (Stagione 6) - Gallavich (IanxMickey)
"Dopo l’ultima volta, Mickey dubita che Ian verrà più a trovarlo. Nemmeno sotto compenso; nemmeno con una pistola puntata alla tempia."
Mickey è in prigione; Ian è allo sbaraglio. E quando si tratta di Ian, le notizie non sono quasi mai positive.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Mickey Milkovich, Svetlana
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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All Quiet on the Western Front
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Dopo l’ultima volta, Mickey dubita che Ian verrà più a trovarlo. Nemmeno sotto compenso; nemmeno con una pistola puntata alla tempia. Quando la guardia lo viene a chiamare dicendogli semplicemente “Hai visite.”, infatti, il moro è riluttante perché se da una parte spera di sbagliarsi, dall’altra è sicuro di no.

Quando oltre il vetro scorge Svetlana –e niente Ian- lo stomaco gli si stringe. Lo sapeva sin dall’inizio, ma è inevitabile, purtroppo, sentirsi come se qualcuno gli avesse piantato un coltello nel petto, ripetutamente.

Di nuovo.

Fa quindi per andarsene, non ha la forza di affrontare la russa, e spera vivamente che andandosene le faccia capire la sua intenzione di non voler ricevere più visite, che è solo tempo sprecato.

Ma non fa in tempo ad incamminarsi che l’altra inizia a battere sul vetro con veemenza, attirando la sua attenzione. Aggrotta le sopracciglia, e l’altra lo sta guardando intimidatoria, il bambino addormentato sulla sua spalla. Sta parlando, sembra stia urlando. A Mickey viene da ridere, è incomprensibile di suo, figurarsi poi quando non riesce a sentire la sua voce.

L’altra deve averlo capito, perché si ferma per un attimo e con sguardo duro, glaciale, dice una singola parola. E quella è facile capirla; il labiale di quel nome è impresso nel suo cuore. È tatuato sul proprio petto.

Ian”.

Le gambe si muovo da sole senza neanche un secondo di esitazione. Si siede, afferra la cornetta. Fa finta di niente quando Svetlana gli sorride vittoriosa. Aspetta che anche l’altra afferri la cornetta, la stringe forte.

Silenzio.

Si sta spazientendo, ma prima che possa iniziare ad inveirle contro, lei parla.

-Come sta mio adorato marito?-

-Benissimo, pensa che oggi ci hanno fatto usare il cesso in comune perché tutti gli altri erano otturati.-

La risata di Svetlana non fa che innervosirlo ancora di più.

-Che cazzo sei venuta a fare? Hai detto quel nome per nulla, vero?-

Adesso è Mickey a ridere; con disprezzo, con disperazione. Rassegnazione. Non è una risata rumorosa, è una difesa automatica per non piangere. Ma l’altra non solo non risponde, ma i suoi lineamenti si induriscono se possibile ancora di più.

-Io volevo parlare di Ian con te.-

Adesso Svetlana ha la sua completa attenzione. Ma non vuole che sia tanto palese la sua preoccupazione. La gioia di poter avere sue notizie. Sorride ironicamente, alzando le sopracciglia.

-Cos’è, non avevi abbastanza soldi per convincerlo?-

-Lui tentato suicidio.-

Gelo.

Il cuore sembra fermarsi, tutte le voci di tutte le persone nella stanza si interrompono bruscamente, come se tutti lo stessero guardando, in attesa, sospesi. È teso, paralizzato; inizia a sudare freddo.

Guarda la donna ad occhi spalancati, mentre la presa sulla cornetta diventa quasi nulla.

-Cosa?-

La voce gli esce flebile, quasi impercettibile, incredula. E poi una rabbia incontrollata monta, perché non pensava che la russa potesse arrivare a scherzare su queste cose. Non può. Non deve.

-Che stronzate dici, cazzo?! Ti rendi conto di quello che—

-Lui tentato suicidio da un ponte. Andato su notiziario. Tu pensa davvero che io mentire su cosa come questa?-

Mickey vorrebbe tanto che lei stesse mentendo. Perché se sentire e riconoscere ed esprimere la rabbia è facile per lui, quel groviglio d’angoscia e di panico proprio non sa come districarlo. Si abbatte nel suo petto, chiude lo stomaco in un nodo stretto. Non gli permette di respirare.

La guarda; è terrorizzato, ma non gli interessa che lei scorga le proprie debolezze in questo momento. Gli occhi lucidi, il tremore: a lui interessa solo sapere se Ian sta bene.

Vorrebbe chiedergli così tante cose, -perché arrivare a tanto? perché non venire da lui? Sarebbe evaso da quel buco di merda solo ad un suo cenno. In quel momento non ricorda neanche dell’ultima volta che si erano visti, si sente ancora in dovere di proteggerlo e di tutelarlo nonostante le sbarre della cella li dividano; si sente in colpa per non essere stato lì per lui nonostante Ian, con tutta certezza, non lo avrebbe voluto al proprio fianco.

Deglutisce, prima di rompere il silenzio.

-Come sta ora?-

-Lui stato salvato da pompieri. Adesso lui tranquillo.-

Mickey vorrebbe solo piangere in quel momento. Vorrebbe soltanto rompere quel vetro opprimente e piegare quelle sbarre asfissianti e correre da Ian e stringerlo a sé. Stringerlo, accarezzarlo, pretendere di arrabbiarsi prima stringerlo ancora più forte. E dirgli che tutto va bene. Dirgli che quando certi pensieri lo tormentano deve venire da lui.

Ian ha lui.

Si asciuga velocemente gli occhi con il dorso della mano, annuendo, e tornando a parlare poco dopo.

-Bene.-

Il rumore assordante fa eco nella sala, e segna la fine delle visite. Mickey si affretta a battere sul vetro, attirando la sua attenzione, prima che la guardia possa arrivare ad interromperli.

-Prenditi cura di lui.-

Il viso della donna si addolcisce, anche i suoi occhi sono lucidi adesso. Annuisce.

-Per favore.-
 

***

 
-Sta prendendo le medicine?-

Svetlana rotea gli occhi, scuotendo la testa e sorridendogli.

-Quante storie, cazzo! Le sta prendendo o no?!-

Quando aveva visto Svetlana, quella volta, non aveva esitato nemmeno per un secondo a sedersi su quella sedia. Si era anzi affrettato, per non perdere secondi preziosi –per sapere più cose possibili su Ian.

L’aria attorno a loro è più distesa, ma tra una battuta e l’altra Mickey fa in modo di riempirsi le orecchie con il suo nome più che può.

-Sta prendendo medicine.-

-E dorme abbastanza? Hanno cambiato quel cazzo di materasso duro come il marmo? E dimmi che non lo fanno bere, cazzo, c’è scritto grande come una casa che quella roba non va mischiata con l’alcol!-

La donna ride, allontanando la cornetta dalle labbra per un secondo prima di replicare, con un sorriso nella voce.

-Lui no bambino.-

-“Lui no bambino”, ma i suoi fratelli sono una banda di coglioni però!-

Svetlana ride ancora, Mickey alza le sopracciglia esasperato

Fiona e compagnia non hanno mai preso sul serio la sua condizione. E forse Mickey sarà stato troppo oppressivo in alcuni momenti, ma con nessuno a fregarsene del rosso, ecco i risultati.
Da quando la donna gli ha parlato del suo tentativo di uccidersi, il moro ha cercato di orchestrare il più possibile le abitudini dell’altro attraverso Svetlana. La russa è i suoi occhi e le sue orecchie e riferisce tutto al Milkovich.

Le è molto riconoscente per l’aiuto. Ma questo non significa che glielo dirà, ovviamente.

Sapendo che rimane loro poco tempo, si passa una mano sulle labbra, sospirando pesantemente. Ci sono delle cose che vorrebbe non dovessero passare dalla donna per arrivare ad Ian.

Ma in qualche modo devono pur arrivare.

-Ascolta… se dovesse capitare, ricordagli che sono qui, per quanto questi orari del cazzo lo permettano.-

La donna gli sorride intenerita, e Mickey conosce quello sguardo. E lo odia da morire.

-Guarda, se devi fare ogni cazzo di volta così--

Il rumore lo riporta alla realtà. Il tempo è scaduto; per lui è sempre troppo poco.

Guarda la donna che gli sorride sfacciata, ma dolce –quasi- e mentre tutti si stanno lentamente alzando parla.

-Glielo dirò.-
 

***

 
-Qualche volta potresti, che cazzo ne so, pagarlo o non so cosa. Vorrei vederlo.-

A quelle parole, il sorriso sulle labbra della donna muore. S’irrigidisce, stringe la cornetta e per la prima volta in tante visite distoglie lo sguardo dal suo. Inutile dire che Mickey scatta sull’attenti, cercando spiegazioni.

-Cosa? Non ti ho mica detto di costringerlo!-

Solo dopo interminabili secondi Svetlana riesce a guardarlo. Ha ripreso la rigida calma che la contraddistingue. Cosa c’è di così brutto, tanto da turbarla visibilmente? Più del tentativo di suicidio, poi!

-Se dovesse chiedere, eh.-

-Lui no verrà.-

Mickey rimane interdetto per alcuni secondi. Aggrotta le sopracciglia, stringendo nervosamente la cornetta rovinata.

-Grazie al cazzo che non verrà, l’hai dovuto pagare l’ultima volta. Dico, cerca di dargli una mazzetta consistente. Devo vedere come sta.-

Voglio sentire la sua voce, vedere il suo viso; ho bisogno di memorizzarlo così da poterlo ricordare più a lungo.

-Lui no verrà, neanche con mazzetta.-

Mickey ride, sull’orlo dell’esasperazione. Cosa c’è, adesso anche la russa si rivolta contro di lui?

-Che cazzo ha, le gambe spezzate?!-

-Ian ha nuovo ragazzo.-

Stava quasi per rispondere prontamente all’ennesima scusa dell’altra, ma il macigno che gli si pianta sul petto non gliene dà occasione. Rimane a bocca socchiusa, come se fosse in procinto di dire qualcosa; o come se qualcuno lo avesse appena accoltellato.

L’avrebbe aspettato. Gliel’aveva promesso.

Ma il respiro si blocca mentre una realizzazione si fa spazio graffiando e squarciandolo dall’interno.

Menti, se devi.

-È felice?-

-Sembra di sì.-

E lui ha mentito.
 

***


N.D.A: Lo so, lo so. Prima fanfiction pubblicata, botta di angst assicurata. Ma purtroppo già generalmente i miei due bubini sono maltrattati, adesso poi che questa nuova stagione è cominciata il dolore aumenta. *SIGH*
Ogni commento, critica, suggerimento è ben accetto.
Alla prossima!
-Polly
   
 
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