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Autore: persephone_    27/01/2016    2 recensioni
In America, dalle parti di Chicago dovrebbe essere mezzanotte, pensa John guardando l'orologio; lì le ragazze staranno uscendo per andare in discoteca, con i tacchi alti e le gonne corte. Si staranno divertendo, e sorride fra sé e sé, staranno ridendo pensando al ragazzo più carino, a sciocchezze adolescenziali, alla prof più antipatica. Stanno decisamente meglio che al 221B... O forse no.
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« Salve,» voce femminile « il mio nome è Spencer Hastings ed ho bisogno di lei. »
Silenzio per un paio di attimi, lo sguardo di Sherlock cade sul volto di John, confuso.
« Mi dica. »
« Mi deve aiutare a scoprire chi è A. »
[Gli avvenimenti seguono fino alla terza stagione di PLL e la seconda di Sherlock; il resto sarà tutto di nostra fantasia.]
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao! Prima di avventurarvi in questa storia colma di mistero ed ambiguità (?), volevo solo ringraziarvi per l'aver aperto questa fanfic. Spero vi piaccia! Non posso assicurarvi quanto sarà lunga, né tantomeno cosa succederà.
Posso solo augurarvi buona lettura e lasciarvi il video trailer che abbiamo fatto (sì, questa sarà una storia a quattro mani fra me ed una mia cara amica): 
https://www.youtube.com/watch?v=MlKcklVvPMc 
 




********

« Allora questo è il piano? »
« Sì. Siamo d'accordo. »
« Perfetto. Inizi a piacermi, sai? »
« Come biasimarti. »

Un flebile sorriso si poggia sulle labbra di entrambi, le loro mani strette.
Un nuovo accordo è stato fatto. Sarà divertente.
*******


« Noia. »
Prima parola del mattino, mormorata a fior di labbra da sopra il divanetto, la stessa che è stata pronunciata il giorno prima e quello prima ancora.
Pura e semplice noia. Quella appiccicosa, che sembra impossibile da lavare via, affianca la patina di umidità sulle mura dell'appartamento.  È onnipresente, e neanche il più maestoso omicidio potrebbe scacciarla del tutto, lei tornerà sempre, l'ombra che ti segue ovunque.
Non si può cancellare, ma si può evitare essa si formi. 
Ormai l'ha capito, la figura sul divano, che continua a parlare, affacciandosi da dietro la coperta per vedere se il suo interlocutore è presente: ma non lo è.
« John. »
Si guarda intorno: le tende si muovono leggere, accompagnate dal vento che riesce ad entrare nella fessura -un paio di centimetri, sembrerebbe-, tutto è in ordinato disordine, il solito the lo attende sul tavolo, la noia aleggia imperterrita. Ma la cosa importante manca.
« John? » terza parola nel giro di un minuto, spaventata, « John?! » quarta.


Dopo l'ennesimo silenzio come risposta, l'investigatore si decide a gettare sul pavimento le sottili coperte prestatogli dalla sig.ra Hudson ed andare alla ricerca dell'amico. Il morbido profumo di pulito inonda la sua paura, nella mente di Sherlock si formano strani ricordi inerenti alle lavatrici. La prima volta che lui e Mycroft fecero il bucato da soli, quando la camicia del maggiore si restrinse in maniera assurda ed il futuro-detective si divertì a punzeccharlo dicendogli che era solo ingrassato.
Che strani i profumi, anche in un momento di paura sono capaci di formare immagini piacevoli. Studierà questo, userà John da cavia probabilmente, non appena lo trova.
Fortunatamente lo trova solo in cucina, fra piatti sporchi ed occhi umani, un computer davanti ed il telefono affianco. 
Sherlock, inconsapevolmente, fa volare via un sospiro di sollievo che si perde nella stanza come belle nuvolette. Fa freddo, ed ora il dolce profumo di bucato sembra ancora più gradevole; sta quasi per sorridere.




« Perché non mi rispondevi? »
« Cerco un caso. » risposta dritta, senz'alcuno sguardo o "buongiorno". Il suo volto stanco rimane fermo, illuminato dalla luce azzurrina dello schermo, Sherlock lo fissa come per consumarlo. Quello è il volto di un uomo distrutto, che quasi certamente non ha bei ricordi collegati al bucato.
Forse reagirebbe solo all'odore di sangue, polvere da sparo, terra e paura, ma... anche così suona esagerato. Ex-soldato, pronto a rivelarsi in ogni necessità, ma è anche un uomo.
Un uomo normale, a tratti banale come il suo nome, che sa cos'è giusto e per cosa combattere.
Che ora è perseguitato dalla noia.
Più di una settimana senza qualcosa su cui lavorare e, per quanto il più "annoiato" fra i due sia Sherlock, anche John ha bisogno di fare qualcosa. Qualcosa che lo svegli. 
Un caso, diamine, un caso interessante! 
Impazziranno di questo passo, alle 6:38, con la noia, nessun buongiorno e tanta pioggia.


In America, dalle parti di Chicago, dovrebbe essere mezzanotte, pensa John guardando l'orologio; lì le ragazze staranno uscendo per andare in discoteca, con i tacchi alti e le gonne corte. Si staranno divertendo, e sorride fra sé e sé, staranno ridendo pensando al ragazzo più carino, a sciocchezze adolescenziali, alla prof più antipatica. Stanno decisamene meglio che al 221B.


O forse no.



D'improvviso il telefono squilla, lo sguardo di entrambi cade su di esso; sembra che anche gli occhi nel barattolo di vetro sulla destra, lo stiano guardando. Il loro riflesso sul tavolo pulito è serio, bramante di un'avventura.
Senza pensarci due volte, Sherlock prende il telefono ed all'istante, risponde. Poggia una mano sulla spalla di John, sottili rami di ciliegio, e lui è felice l'abbia fatto.


« Pronto? Qui è Sherlock Holmes. » sussurra sospettoso. Riesce a sentire un sospiro dall'altra parte.
« Salve,» voce femminile « il mio nome è Spencer Hastings ed ho bisogno di lei. » 
Silenzio per un paio di attimi, lo sguardo di Sherlock cade sul volto di John, confuso.
« Mi dica. »
« Mi deve aiutare a scoprire chi è A. »
L'investigatore aggrotta le sopracciglia, può sentire la tensione nella voce della ragazza -diciasette, massimo diciotto anni-, rimane in silenzio per farle continuare il discorso. Lascia le domande a dopo, tra le quali "come ha avuto il mio numero?".
« Io e le mie amiche siamo tormentate da messaggi di minacce, ed altro, firmati da un certo A. La cosa va avanti da molto, e sono anche morte delle persone. 
La cosa peggiora ogni giorno. »

Una scintilla, un fulmine, finalmente arriva. Il momento che entrambi tanto attendevano. Segue un momento di silenzio, poi altri dettagli, spiegazioni brevi; un paio di minuti dopo, Sherlock posa il telefono.

« Andiamo, John. »
Quest'ultimo, che gli era seduto dinanzi, si alza di scatto: il volto mostra ancora confusione, non ha capito niente di ciò che si sono detti, ma si fida a volte, quindi è pronto ad andare ovunque. Finalmente.
« Dove? »




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