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Autore: giraffetta    27/01/2016    1 recensioni
/ BellaxEdward // Au // OOC // Storico/
|Ispirato al libro “Jane Eyre” di Charlotte Bronte|
...
“Bella, Bella, Bella!”
Un urlo accorato si levò sul silenzio, lasciandomi senza fiato.
“Dove sei?” urlai al nulla. Nessuno era lì con me, almeno non fisicamente.
Rientrai in casa frettolosamente e mi chiusi nella mia stanza. Era arrivato il momento della rivincita.
Sarei tornata da Edward.
...
“Devi rimanere, Isabella. E per un buon motivo, anzi per mille buoni motivi.” affermò. Poi, si mise in ginocchio dinanzi a me e mi prese una mano.
“Ti offro il mio cuore, la mia anima, la mia casa e i miei beni.” soffiò, posando le labbra sul dorso della mia mano. Non mi lasciai scioccare da quelle parole, sapevo che era tutta una farsa.
“Ti chiedo di vivere accanto a me, di essere il secondo me stesso, la mia compagna su questa terra.” sussurrò più dolce, non lasciando la mano.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Erano passati tre mesi. Tre lunghi mesi in cui avevo imparato a mettere da parte me stessa e a vivere come un automa. Il cibo scarso, l’acqua fredda, le punizioni, il clima rigido sembravano non scalfirmi più di tanto, come se si fossero insinuati sotto la mia pelle, rivestendomi con una corazza.
Le uniche cose positive erano la dolcezza di Miss Humbie e l’amicizia con Angela. Ormai eravamo diventate inseparabili, la consideravo la mia sorella maggiore e la mia guida personale.
Era lei che mi confortava se qualcosa andava male; era lei che asciugava le mie lacrime quando pensavo ai miei genitori; era lei che mi stringeva forte quando le raccontavo della crudeltà di lady Carmen e di sua figlia. Ed era ancora lei a spronarmi a studiare e a migliorare me stessa, per diventare un giorno una brava e buona donna.
Dal canto suo, Angela non si lamentava mai e continuava a ricevere punizioni su punizioni senza battere ciglio. Ammiravo la sua forza d’animo e la sua tenacia, mentre io sentivo sempre il sangue ribollirmi nelle vene ad ogni accenno di angheria.
Ormai eravamo arrivate al sabato pomeriggio di quella infinita e monotona settimana, ancora poche ore e finalmente ci sarebbe stata la tanto agognata giornata di riposo, in cui io e Angela ci divertivamo a raccontarci storie fantastiche e a disegnare, godendoci i pochi sprazzi di libertà che ci riservava la Blaine’s.
Ero diventata piuttosto brava nel disegno, soprattutto con la tecnica dell’acquarello e del carboncino, e mi riusciva facile riportare su carta i personaggi e le immagini che la mia mente creava.
Era però da alcune sere che, di nascosto, Angela si intrufolava nella mia stanza e posava per me come modella. Da quando l’avevo vista di sfuggita con i capelli sciolti sulle spalle, avevo provato il forte desiderio di farle un ritratto. Avevo visto che aveva i capelli lunghi fino alle anche, neri e lucenti, perfettamente lisci e l’avevo supplicata di permettermi di ritrarla come se stessa, non come una studentessa della Blaine’s.
Così, la sera, dopo lo spegnimento delle candele, Angela scivolava furtiva nella mia stanza e, rischiarata da un moccoletto dietro il mio letto, si lasciava ritrarre per un’ora buona. In realtà, era capitato due volte che ci perdessimo in chiacchiere senza concludere nulla, ma quella sera ero convinta di poterle finalmente mostrare il disegno. Mancavano solo alcuni particolari, qualche ombreggiatura, e poi avrei potuto ritenermi soddisfatta del risultato.
Dopo la cena, e dopo i numerosi rimbrotti di Miss Stetton ad Angela, ci eravamo ritirate nelle nostre stanze e, come al solito, io e la mia amica ci eravamo salutate con il nostro segnale segreto: l’occhiolino. Mi piaceva l’idea che avessimo un rituale tutto nostro, un piccolo gesto intimo e segreto.
In camera, mi affrettai a mettermi la camicia da notte e a nascondere sotto il letto i fogli e il carboncino, sottratti entrambi di soppiatto dall’aula di disegno, e aspettai il segnale per spegnere la candela. Due colpi alla porta mi indicarono che era tempo di dormire e prontamente io e le mie compagne di stanza spegnemmo le candele, infilandoci a letto.
Nella semi oscurità rimasi con gli occhi sbarrati fissi sulla porta, in attesa del segnale. Dopo vari minuti, udii un leggero grattare sul legno, a cui risposi con un suono simile, raspando sul comodino con le mie unghie corte e mangiucchiate, e immediatamente vidi la snella figura di Angela scivolare dentro per uno spiraglio della porta e dirigersi verso il mio letto.
Saltai giù e accesi freneticamente il moccoletto con uno degli ultimi cerini rimasti, nascondendolo in una cavità del muro. Angela si sedette accanto a me, i lunghi capelli raccolti su una spalla.
“Anche stasera tutto liscio!” bisbigliò piano, lanciandomi un’occhiata divertita. Annuii e recuperai fogli e carboncino, apprestandomi a concludere l’opera. Angela si sedette meglio, aggiustandosi i capelli e chiudendo le braccia sulle ginocchia.
Fissai la mia amica e iniziai a riportare sul foglio i particolari mancanti: la fossetta sul mento, le lunghe ciglia degli occhi e il piccolo neo sulla guancia sinistra. Spesso mi incantavo a fissarla e poi mi riscuotevo piano, come punta da un’ape, e riprendevo il lavoro.
“Manca ancora molto?” sussurrò ad un certo punto Angela.
Scossi la testa, la lingua stretta tra le labbra e il carboncino che definiva le ultime linee dei capelli.
Infine, terminai l’opera. Guardai ancora una volta il disegno, confrontandolo con la copia reale, e tremante lo feci scivolare davanti ad Angela.
Lo guardò curiosa, rimanendo con la sua solita espressione assorta, senza dire nulla. Rimasi in silenzio, il cuore palpitante, in attesa di un cenno, una parola.
Infine, mi arrischiai a parlare.
“Ti piace?” bisbigliai timidamente.
Angela si riscosse e mi guardò sorridendo.
“Oh, Bella! Mi hai fatto ancora più bella di quello che sono. Mi piace molto. Moltissimo.” bisbigliò.
Scossi la testa imbarazzata, e le gettai le braccia al collo, felice.
In quel momento, la porta della camera si spalancò di botto e un’alta figura nera con un lume in mano fece il suo ingresso.
“Angela Weber!” tuonò Miss Stetton.
La mia amica si irrigidì ed entrambe alzammo la testa di scatto, sciogliendoci dal nostro abbraccio. Contemporaneamente, tutte le ragazze della stanza sussultarono e si svegliarono spaventate.
“Angela Weber.” ripetè Miss Stetton, avvicinandosi lentamente al mio letto. Deglutii un paio di volte, mentre Angela si rimetteva in piedi a capo chino, pronta per ricevere una punizione.
Miss Stetton si sporse su di me e raccattò da terra il mio disegno. Lo guardò con scherno e poi lo mise dinanzi al viso di Angela.
“Così, per una stupida idea di vanità, te ne vai in giro di notte, penetrando nelle stanze altrui, Angela.” le sputò contro.
La mia amica non alzò gli occhi, rimanendo immobile.
“Per uno stupido ritratto, per esaltare il tuo egoismo, trasgredisci alle regole. Allora, dovrò insegnarti meglio l’educazione.” sibilò, prendendola per un braccio e trascinandola fuori.
Non ci pensai due volte e mi precipitai dietro di loro, timorosa di quello che sarebbe potuto accadere.
Miss Stetton trascinò Angela fino alla sala comune e lì la lasciò andare di malo modo. Nel mentre, era accorsa Miss Humbie e, notandomi correre dietro la mia amica, mi aveva raggiunta e ora eravamo entrambe sulla soglia della stanza, ferme e in attesa.
“Come devo ripetertelo, devi smetterla di disubbidire! Anche un ritratto, adesso, un ritratto! E con i capelli sciolti!” imprecava intanto Miss Stetton. Dal canto mio, tremavo e singhiozzavo, addossandomi a Miss Humbie.
“È stata colpa mia!” esclamai tra le lacrime.
Miss Stetton si voltò furiosa e fece schioccare la lingua.
“Isabella.” sibilò irata.
Miss Humbie mi strinse più a lei, ma mi divincolai, raggiungendo Angela al centro della sala e cingendola con un braccio.
“Sono stata io a chiedere ad Angela di farsi il ritratto con i capelli sciolti. È colpa mia, non sua.” continuai. Miss Stetton mi guardava arrabbiata, stringendo ancora il mio disegno tra le mani.
“Miss Humbie.” sussurrò irritata.
Subito, la mia insegnante si materializzò dietro di me, abbracciandomi.
“Isabella è una sua allieva e spetta a lei vigilare sulla sua educazione. Per quanto riguarda Angela Weber, per me è colpevole e come tale va punita.” pronunciò, guardandomi negli occhi.
Sentivo le lacrime rigarmi le guance, mentre Miss Humbie cercava di trascinarmi via. Arrivai solo vicino alla porta e lì mi bloccai. Volevo vedere cosa sarebbe accaduto alla mia amica.
“Bene, Angela. Credo che dovremmo smorzare il tuo ego a favore di un po’ di umiltà.” sibilò Miss Stetton.
Prese il disegno e senza pensarci due volte lo strappò in più pezzi, gettandoli ai piedi di Angela. Fremetti e mi sentii come se mi avessero strappato il cuore in quel modo. Angela, però, rimaneva muta, immobile, come morta.
“E ora, occupiamoci della vera punizione.” minacciò Miss Stetton. Tremai ancora.
Non era già quella una dura punizione? Essere trattate come nullità?
Vidi l’insegnate avvicinarsi a un armadio e tirarne fuori qualcosa di brillante. Si avvicinò ad Angela e le si piantò di lato.
“Abbassa la testa!” sibilò dura.
Angela obbedì e solo in quel momento vidi cosa aveva in mano Miss Stetton: un paio di grosse forbici, di quelle che utilizzavamo per tagliare la stoffa da cucire.
Mi lanciai in avanti, urlando decisa.
“No!”
Nessuno mi diede ascolto e Miss Humbie cercò di abbracciarmi per non farmi vedere, ma volsi la testa, piangendo.
Miss Stetton ghermì la chioma di Angela nella mano e con colpi decisi iniziò a tagliare. Pochi minuti e ai piedi della mia amica si formò un ammasso lanuginoso.
“Ecco fatto.” Miss Stetton sorrideva sadica, mentre Angela si rimetteva dritta, i capelli ridotti a poche ciocche informi sulla testa.
“Ora puoi andare, Angela. E impara tale lezione come segno di umiltà.” sibilò ancora Miss Stetton.
Angela non fece una piega e si avviò a passi lenti fuori dalla stanza, passandomi accanto.
Sempre stretta a Miss Humbie la seguii e, quando fummo sul corridoio delle nostre stanze, mi divincolai dalla mia maestra e corsi verso di lei. L’abbracciai forte, singhiozzando contro il suo petto.
“Angela, è colpa mia. È colpa mia.” cantilenavo con versi strozzati.
Angela mi strinse, baciandomi i capelli e sussurrandomi parole dolci. La guardai in viso, non una lacrima usciva dai suoi occhi. Sorrideva serafica.
“Andiamo a letto, Bella.” sussurrò dolce. Mi spinse verso la mia porta e dopo un ultimo sorriso sparì  nella sua stanza.
Rimasi in corridoio immobile, tremante, finchè Miss Humbie non mi prese in braccio. Mi abbandonai tra le sue braccia e lasciai che mi posizionasse a letto e mi coprisse, sussurrandomi parole indistinte e facendomi scivolare in un buco nero.





Note:
Salve! *scansa i pomodori*
Anche stavolta sono davvero in ritardo >.< Purtroppo avevo un esame tosto e mi sono dedicata solo allo studio, ma ora che è archiviato, sono corsa ad aggiornare! :D 
Questa volta c'è stato un piccolo salto temporale di qualche mese e troviamo Bella ormai ambientata alla Blaine e sempre più amica di Angela. L'episodio della "punizione" e del taglio dei capelli mi ha sempre fatto un certo effetto (specie nel film del 1997!) e quindi ho cercato di riportarlo in tutta la sua "drammaticità" (?)
I prossimi due capitoli saranno abbastanza pesantucci come questo, ma sto cercando di inserire tutte le "scene-chiave" del libro "Jane Eyre" e rapportarle poi alla storia futura di Bella, quando appariranno anche i Cullen.
E niente, ringrazio tutte le persone che son arrivate a leggere fin qui, quelle che inseriscono la storia tra seguite/preferite/ricordate e chi spende un minuto del suo tempo per farmi felice e lasciarmi un parere <3 
Alla prossima!

un bacione, Giraffetta

 
  
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