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Autore: IRUKY HIWASHI    27/01/2016    2 recensioni
la protagonista della storia sarà una normale ragazza, la cui storia è molto triste e ingiusta. ma cosa succederebbe se la sua strada si incrociasse con quella di Victor Blade?
tratto dal testo:
"be a me non interessa che cosa pensano gli altri di te. Secondo me non sei uno mostro. Non lo sei perché hai ammesso le tue colpe e ti sei pentito.” Lui continuò a guardarmi incredulo e io mi avvicinai a lui
“non ha importanza cosa hai fatto in passato. Mi importa di colui che sei adesso. Tu sei il ragazzo che mi ha salvata, colui che mi infonde sicurezza e colui con cui mi sento al sicuro” alla fine l’ho detto, ho detto tutto ciò che pensavo di lui.
lui si avvicinò a me e...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caleb/Akio, Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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INIZIO

 
Non devo arrendermi. Posso farcela. Se mi impegno e se continuo a crederci posso scappare da tutti e da tutto  continuavo a ripetermi queste parole finchè non mi accorsi che qualcuno mi stava chiamando
“ehi tu chi sei? Non puoi stare qui” a parlarmi era stato un ragazzo dai capelli marroni leggermente lunghi e con indosso la fascia di capitano
“cosa intendi di-di-dire” chiesi accorgendomi subito dopo di trovarmi davanti a un campo da calcio.
“ma dove sono? Come sono finita qui !?” gli occhi mi si chiudevano e ormai non riuscivo più a mettere a fuoco i ragazzi che mi stavano davanti
“sei davanti alla Raimon Junior High…nella città di Inazuma…ma sei sicura di sentirti bene? Sembri molto stanca” mi chiese un altro dai capelli blu
“Inazuma? Al-lora non sono ancora ab-bastanza lo-lon-t” stavo per continuare a parlare, ma sentii che le gambe mi cedevano e poi vidi solo il buio.
 
 
ma dove mi trovo?
L’ultima cosa che ricordavo erano le grida di alcuni ragazzi e le braccia di qualcuno che mi afferrava al volo. Mi feci forza cercando di aprire le palpebre pesanti e sperando di non essere tornata in quel luogo “dove mi trovo?” riuscii ad aprire gli occhi e con sollievo mi accorsi di non essere nella mia buia stanza o legata a un palo, ma di essere sdraiata su un letto e con davanti tutti i ragazzi del giorno prima che appena mi sentirono si zittirono e si avvicinarono a me.
“bè ecco sei svenuta e quindi ti abbiamo portato all’ospedale” mi disse un ragazzo dai capelli a forma di spirali. aspetta in un ospedale.. stavo per pronunciare queste parole ma,un infermiera entrò e ci disse
“oh vedo che si è svegliata! Ho informato la sua famiglia che lei era qui e suo fratello sta venendo a prenderla. Dovrebbe essere qui a momenti” quelle parole mi colpirono come un pugno
“no mi-mio fratello! Qui?! Allora tutto quello che ho fatto è stato…….. Inutile? hig..hig” volevo piangere, ma le lacrime sembravano non voler uscire probabilmente in quegli ultimi giorni avevo pianto troppo.
“ehi che ti succede, adesso?” Mi chiese il ragazzo dai capelli blu,ma le sue parole vennero coperte dalle grida provenienti dal corridoio.
“oh no…lui…è qui! ” ero terrorizzata, oramai era finita per me
“chi è qui?” mi chiesero gli altri confusi, ma la portà si aprì sbattendo ancor prima della mia risposta e istintivamente scattai in piedi più terrorizzata che mai.
“caleb io…ti posso spiegare” riuscii a pronunciare a stento questa frase piena di insicurezza e paura poiché il suo volto era più adirato che mai.
“che cosa credevi di fare è? volevi scappare, non è vero sorellina ?” subito dopo il suo volto, che non notò nemmeno gli altri ragazzi, si trasformò in un ghigno.
“credevi davvero di poter scappare? Tu sei di nostra proprietà e non vali niente” quelle parole e quello sguardo divertito mi tolsero il poco coraggio che mi era rimasto, ma comunque riuscii a rispondergli
“lasciami in pace! Cosa volete ancora da me? Cosa vi ho fatto ?” fu allora che lo vidi estrarre la cintura dei pantaloni e subito cercai con gli occhi le vie di fuga, ma purtroppo sia la porta che la finestra erano coperte dai ragazzi che ci guardavano increduli.
“non ti azzardare mai più a parlarmi così Clara!” mi tenne fermo il viso con due dita e mi colpì con la sua cintura strappandomi un pezzo della veste.
“forze non ti sono bastate quelle degli altri giorni. Fa niente, vorrà dire che ti insegnerò io a tenere la bocca chiusa e a startene al tuo posto” stava per picchiarmi ancora, ma i ragazzi della Raimon si frapposero tra noi e gli dissero di smettere.
“chi sei? Cosa stai facendo? Non ti permetteremo di picchiarla ancora!” dissero gli altri senza sapere a cosa andavano incontro
“ah ah ah! E questi chi sono, le tue guardie del corpo?” disse caleb ridendo
“vattene di qui” disse il ragazzo dai capelli blu e dalle lunghe ciglia con tono minaccioso. Credo si chiami Victor e con mio grande stupore mio fratello si rinfilò la cintura¸sbuffo ed esclamò ancora più infuriato fissandoli uno per uno per poi guardare con odio me.
“tanto non servirà a niente domani tornerò con i miei compagni e ti daremo una bella lezione” e se ne andò sbattendo la porta.
Iniziai a piangere,ma stavolta le lacrime uscirono “oh no stavolta è finita” mi rannicchiai in un angolo della stanza. Il più buio.
“non preoccuparti ci penseremo noi a proteggerti. Non potrà neanche sfiorarti”mi disse un ragazzo dai capelli turchesi seguito dalle urla degli altri
“no voi non capite.. i tipi come caleb non possono essere sconfitti” per un attimo ci fu il silenzio che fu interroto da un ragazzo dai capelli rosa raggruppati in due codini “cosa intendi dire?” a quel punto feci un bel respiro e iniziai a raccontargli tutta la mia storia. 
 “fin da quando ero piccola ho vissuto in  casa di mio padre Enrico Stonewall insieme a mio fratello Caleb Stonewall il prediletto di mio padre. Dopo la morte di mia madre mio padre impazzì e iniziò a sfogarsi su di me trasmettendo il suo odio anche su caleb. Inizialmente si limitava a degli schiaffi frequenti ma poi questi si trasformarono in pugni,bastonate e frustate.
Cercai di ribellarmi e quando contattai la polizia, questa non mosse un dito”
Mi fermai un attimo e notai che tutti mi guardavano increduli e pieni di compassione finchè victor non mi chiese con un tono di chi sta per sfondare un muro “perche?perché la polizia non ti ha aiutato?”le lacrime ricominciarono a rugarmi il viso e ripresi a parlare
“vedete mio padre è un uomo molto potente, capo di moltissime imprese e tutti lo temono e mio fratello è il capo della più grande banda di teppisti del giappone, la quale è sparpagliata un’po’ dappertutto e commette ogni tanto qualche rapina coinvolgendo anche me.non voglio coinvolgervi. Non dovete sfidare mio fratello. Fareste meglio ad andarvene” dissi con un filo di voce ma victor mi interruppe “non dire sciocchezze. Nessuno di noi ti lascierà sola” quella parola, pronunciata da Victor; mi rimbombò la testa.
SOLA. Che io possa davvero non esserlo più?
“in ogni caso questo non cambierà niente. Domani mio fratello verrà con alcuni dei suoi compagni e voi non potrete fare niente! scappate finchè siete ancora in tempo” no è impossibile
Nessuno può aiutarmi io rimango e rimarrò per sempre sola
“non ha inportanza la quantità ti prometto che ti proteggerò-remo” lo disse molto velocemente ma se non ho sentito male Victor ha detto PROTEGGER0’.
Lo guardai incredula ed annuì. Non capivo il perché, ma victor mi dava molta sicurezza, protezione.
   
 
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