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Autore: inside of londondreamers    27/01/2016    0 recensioni
Perrie Dubois ** è una persona che generalmente non piace, insoddisfatta della sua vita, sempre sgarbata e scontrosa, costretta a fare un lavoro che non sente suo, sognatrice, che si ritrova a doversi trasferire dalla sua amata Parigi a Londra. Perrie però non ne vuole sapere dell'Inghilterra, la odia.
Zayn Malik è esattamente l'opposto: con la testa sulle spalle, conduce una vita semplice, lavorando ad una tavola calda, sempre cordiale, amante della sua città. Una cose però li accomuna: entrambi sono consapevoli che manca qualcosa nella loro vita. Un giorno Perrie e Zayn si incontrerrano e forse Perrie sarà in grado di cambiare la sua opinione su Londra, anche grazie ad un rumoroso inquilino irlandese, Niall Horan.
(** Per questioni linguistiche, Edwards è diventato Dubois)
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Perrie Edwards, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Parte III. 


Le settimane successive trascorsero in fretta. Tra visita della città e scrivere, Perrie non aveva avuto molto tempo libero. Zayn l’aveva portata nei posti più disparati, di cui non conosceva minimamente l’esistenza e solo allora capì perché a sua madre piaceva tanto l’Inghilterra. Londra era caotica, confusionaria e lei forse era rimasta per troppo tempo intrappolata nella rigidità parigina. Si era perdutamente innamorata della Whitechapel Gallery e avrebbe potuto camminare per ore e ore lungo quelle strade affollate e semplicemente esistere, senza avere tante pretese. Il pomeriggio più bello lo aveva trascorso osservando Zayn dipingere, lui era così concentrato sul quadro e lei era totalmente persa dai movimenti sinuosi del pennello sulla tela, non avevano mai parlato ma era come se avessero comunicato per tutto il tempo. Aveva avuto l’occasione di vedere il mondo di Zayn attraverso i suoi stessi occhi.  
Mancava davvero poco alla sua partenza e Perrie Dubois doveva fare qualcosa: il lavoro era parzialmente finito, lo aveva riletto cinque volte, i ritocchi finali andavano fatti in redazione e con grande sorpresa  le sembrava davvero un buon saggio. Il problema però non era di certo quello.
«Ehi Perrie, va tutto bene?» Niall fece capolino nella sua stanza, tenendo le mani dietro la schiena.
«Sì, credo. Stavo solo pensando che tra due giorni dovrò andarmene. Mi dispiace, per molti motivi.» il ragazzo sorrise amichevolmente, avvicinandosi al letto dove Perrie era seduta, la luce evidenziava i tratti particolari del suo viso, quella fossetta sul mento e quegli occhi chiarissimi, quasi vitrei.
«Ed è proprio per questo che ho deciso di portarti questi.» estrasse da dietro la schiena un mazzo di fiori profumatissimi e la ragazza rimase di stucco.
«Niall, è un gesto così elegante e carino, grazie davvero. Mi mancherai, sai… » trasse un sospiro malinconico. Era sincera, per questo Niall non se la sentì di fare nessun commento.
«Sì, ecco ti ho fatto questo per ringraziarti di tutto e per scusarmi, sai ehm— non volevo rompere la tua tazza preferita.»
«Cosa?! Hai rotto la tazza che mi aveva regalato mio nonno? Niall, ma come hai fatto?» il ragazzo diventò rosso in viso e iniziò a parlare velocemente, tanto che per Perrie seguirlo risultò difficile.
«Ecco, stavo preparando una tisana per te per portartela insieme ai fiori, ma mi è scivolata di mano e si è rotta, scusa…te ne compro una se vuoi.» il buffo e dolce atteggiamento di Niall riuscì a far sorridere Perrie.
«Oh, non preoccuparti, era una vecchia tazza dopotutto. Magari fosse una semplice tazza il mio problema.»
«Oh, grazie! Aspetta, cos’è tutta questa gentilezza? Non è che ti sarai forse innamorata? Ah, no giusto, tu non hai un cuore.» Perrie fece la finta imbronciata, ma poi si mise subito a ridere. Dopotutto Niall non era stato così male, era rimasto con lei tutte le sere in silenzio mentre lavorava e ogni tanto la faceva pure divertire – quel Niall Horan era diventato ben presto suo amico, con quei suoi modi di fare a volte grezzi, a volte maldestri, con le sue battute che capiva solo lui. Perrie Dubois in poco tempo si era affezionata a due persone che non avevano nulla in comune se non il fatto di trovarsi nella stessa città, nel momento giusto. Il suo coinquilino gli sarebbe mancato davvero, insieme a tutto ciò che quell’esperienza si portava dietro anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce nemmeno sotto tortura.
« Beh se ti va di parlarne dimmelo. Sono qui a tua disposizione, mademoiselle.» Perrie l’osservò come lo facesse per la prima volta e non poté fare a meno di sorridere. E  iniziò cosi a raccontare di Zayn, del suo primo incontro con lui, di come si fosse rivelato un ragazzo carismatico, intelligente, di come era riuscita ad aprirsi con lui come non aveva fatto con nessun altro e di come questo l’avesse in qualche modo cambiata e resa meno severa. Perrie non era pronta a dirgli addio. Niall l’ascoltò seriamente interessato e decise di aiutarla per avere un ultimo incontro con Zayn.
«Dovresti organizzare qualcosa di…diverso.»
«Di diverso?»
«Sì, andiamo, non la solita cena e tanti saluti! Usa la fantasia.» per Niall sembrava una cosa ovvia, ma non per Perrie.
«Non ho fantasia!» Perrie sbuffò frustrata, «Non sono brava con queste—con queste cose. Non ho mai permesso a nessuno di avvicinarsi a me e—»
«Non ho qua, non ho là. Smettila! È più facile pensare a cosa non hai invece di ciò che hai, ma sai che ti dico? Ho capito molto di più io di te in queste settimane, che tu di te stessa in tutta una vita. Sei venuta qua di controvoglia e hai trovato una persona che ti ha fatto cambiare il modo di vedere il mondo, accettalo e basta, senza farti troppe domande. »
Quella era la prima vera conversazione che avevano e ancora una volta Perrie rimpianse di non aver parlato con lui seriamente, prima. In quei giorni Perrie aveva rimpianto tante cose e si domandava se non fosse tutto troppo tardi. Era cambiata così tanto da quando era partita.
«Due.»
«Cosa?» Niall si accigliò.
«Due persone hanno cambiato la mia visione del mondo. Grazie, Niall, davvero.»
Niall le sorrise riconoscente e Perrie improvvisamente sapeva cosa fare.


                                   
Zayn si mise la sua unica camicia buona, l’unica che aveva che non era a quadri. Sapeva già cosa Perrie gli avrebbe detto, sapeva già che sarebbe dovuta ripartire per Parigi, se lo sentiva. La notte precedente non era riuscito a dormire, era andato a correre di buon mattino e aveva riflettuto molto, arrivando sempre alla stessa conclusione: lei non apparteneva a quel posto, aveva terminato il suo lavoro ed era tempo per le di tornare nella sua vera casa. Le sarebbe mancata terribilmente, non si conoscevano da molto, ma era rimasto troppo colpito dai suoi modi di fare vecchio stile, non si vedevano tante persone così in giro. Aveva anche pensato seriamente di partire per Parigi con lei, era pazzo, ma non gliene importava molto. Zayn sospirò e si guardò tristemente allo specchio. C’era qualcosa che continuava a frenarlo, un freno che lo aveva accompagnato per tutta la vita e che non se ne voleva andare. Non sarebbe mai partito, anche se aveva già preparato una valigia, anche se aveva un biglietto aereo pronto nel cassetto del comodino. Non sarebbe partito, quello era il suo poso, nella sua routine, con i suoi pochi amici, con il suo lavoro e i suoi pennelli. Forse stava sbagliando e forse non sarebbe passato molto tempo prima che prendesse davvero quel volo per Parigi – avrebbe vissuto per scoprirlo.
Arrivò a casa di Perrie in perfetto orario, con un mazzo di rose blu. Non sapeva esattamente che significato avessero, ma il blu si addiceva al colore dei suoi occhi e a quella freddezza che aveva sempre mostrato in apparenza, ma che non c’era mai stata realmente.
Perrie lo accolse raggiante, scambiò due parole con Niall che prima non conosceva e poi uscirono. Non sapeva cosa aspettarsi, non protestò quando Perrie gli bendò gli occhi e non fece domande mentre lo conduceva per mano chissà dove. Zayn sapeva che era riuscito a stupirla in quei giorni trascorsi insieme e forse quell’ultimo appuntamento era il suo modo per sdebitarsi con lui.
«Ecco.» disse Perrie sfilandogli la benda. Non avevano camminato per molto.
«Dove siamo?» Zayn si guardò introno e rimase senza fiato. Che vista spettacolare, il sole che stava tramontando all’orizzonte chiazzava d’arancione l’intera città e da lassù riusciva a vederla tutta, non ne le sue sfumature come aveva sempre fatto, ma nel suo caldo insieme.
«Sul tetto del mio condominio. Ci sono venuta per la prima volta due settimane fa e me ne sono innamorata subito. Quell’appartamento avrà tutti i difetti di questo mondo e l’ho odiato fin dal primo giorno, ma con una vista del genere non mi importa più.» Perrie fissava l’orizzonte con un velo di malinconia nello sguardo.  Zayn avrebbe voluto chiederglielo, avrebbe voluto domandarle quando sarebbe ripartita, ma non lo fece. Quello era il loro momento.
Cenarono seduti su una coperta, osservando il sole percorrere il suo lento cammino e vedendo il cielo cambiare continuamente colore. Chiacchierarono del più e del meno e solo allora Zayn si rese conto che quelle erano state le settimane più belle della sua vita dopo tanto tempo: aveva provato di nuovo qualcosa. Aveva incontrato una persona speciale, un’amica, una cara amica o forse qualcosa di più e si era sentito in qualche modo…speciale, coraggioso non sapeva spiegarsi il motivo, ma così era.
Perrie si voltò verso di lui,  «Magri potrei farmi i capelli viola quando torno o—o dei tatuaggi oppure i capelli blu. Sì, blu sono più belli.» Perrie non glielo aveva mai confessato direttamente e forse non lo aveva nemmeno mai ammesso a se stessa, ma lei era spaventata dall’idea di tornare alla sua quotidianità.
Zayn rise appena, scuotendo il capo: «Perrie, va bene così come sei, davvero.»
«Devo ripartire, la mia vita è là e io—»
«Lo so.» non la lasciò finire perché anche se non voleva ammetterlo lasciarla partire era più difficile di quello che credeva, «devi tornartene a casa. È giusto così, non è qui il tuo posto.»
«Volevo solo dirti che mi sono davvero divertita in tua compagnia. Hai reso questo posto infernale magico.»
«Allora sei disposta ad ammettere che sono un tuo amico?» chiese Zayn sorridendole, per alleggerire l’atmosfera.
«Mai e poi mai, non sono razzista, ma non sono nemmeno amica degli inglesi. Però mi stai simpatico, almeno sei puntuale.» ribatté lei con aria fiera, giocando il suo stesso gioco.
Rimasero a parlare per un’altra ora, ammirando il cielo a tratti stellato, a tratti coperto da quelle instancabili nuvole onnipresenti, finché non furono entrambi pronti a salutarsi un’ultima volta.

Londra non era mai sembrata tanto malinconica.
Perrie non aveva mai faticato tanto ad alzarsi dal letto quella mattina. Non le era mai dispiaciuto tanto lasciare un appartamento con la muffa alle pareti, non aveva mai creduto possibile sentire la mancanza di un coinquilino rumoroso, perché a dire il vero non ne aveva mai avuto uno.
Perrie stava scaricando i bagagli dal taxi e si stava dirigendo verso l’ingresso dell’aeroporto quando sentì una voce famigliare richiamarla da dietro. Si sarebbe potuta aspettare di tutto – il volo in ritardo, un tacco rotto, pioggia all’ultimo minuto – tranne che vederlo. Lui, Zayn era andato a salutarla.
«Non credevo di fare in tempo!»
«Ma che ci fai qui?»
Zayn aveva il fiatone, doveva avere corso.  «Ieri sera mi sono dimenticato di portarti questo.» e le porse un piccolo pacchettino rettangolare, incartato con dei fogli di giornale. «Scusa, non avevo carta migliore.»  sorrise appena imbarazzato.
Perrie lo guardò incuriosita e scartò lentamente, tenendo sempre fissi gli occhi su Zayn. Quel momento le sembrava surreale, ma erano cambiate così tante cose che niente aveva più senso. Trattenne il fiato quando vide la sorpresa: era il quadro che era appeso alla parete della tavola calda di Zayn, il primo che aveva notato e che l’aveva da subito rapita, quello che le ricordava tanto la sua Parigi. Perrie lo abbracciò di slancio, gesto che nessuno dei due si aspettava. Si staccò subito, ma non poté nascondere la commozione nei suoi occhi. Non voleva piangere, non l’avrebbe fatto.                                                                                                                  
«Mi prometti che ci sentiremo spesso.»
«Certo, Zayn. Adieu
«Bon voyage, mademoiselle. Adieu

E così Perrie Dubois talmente acida, scontrosa, pungente e sarcastica, non ammetteva repliche aveva vissuto davvero in una città che non era la sua e non si era mai sentita tanto meglio.
 Si imbarcò, salì su quell’aereo che l’avrebbe riportata a casa e finalmente si lasciò scappare quella lacrima che minacciava di uscire da tanto tempo.
Mentre teneva ancora quel quadro stretto tra le mani e il volto di Zayn fisso nella mente, ebbe la prima grande certezza della sua intera esistenza: un giorno si sarebbero rivisti. Ne era sicura.
 

 
 
  
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