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Autore: AlexBlack    28/01/2016    5 recensioni
Quello che ci tiene vivi sono i sorrisi e le risate.
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Remus Lupin sta cercando come un ossesso la sua spilla da prefetto, quando si accorge per la prima volta di essere innamorato. È sicuramente una situazione paradossale e si chiede cosa c’entri una spilla con l’amore, ma a questa domanda non sa rispondere, perché ora è impegnato ad ascoltare il suo cuore che sta battendo troppo forte.
Sta cercando la sua spilla da prefetto, Remus Lupin, quando sente la risata fragrante di Sirius Black giungergli alle orecchie, forte come una tempesta dell'Atlantico, tanto intensa da non potersela scordare mai più.

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[One-Shot][Slash][Remus/Sirius]
Questa storia partecipa a "Il contest dei premi speciali", indetto da l@dyriddle sul forum di EFP.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Titolo: Remember our own laugh

Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black

Coppia e tipo: Remus/Sirius, Slash

Rating: Arancione

Generi: Angst, Romantico, Malinconico

NdA: Prima di tutto volevo precisare che questa one-shot è stata scritta per il “Contest dei premi speciali”, indetto da l@dyriddle sul forum di EFP, al quale ovviamente partecipa. Poi volevo fare qualche piccola osservazione ancora. Le mie grandi ispirazioni sono state una canzone e una frase. La frase è presa direttamente dalla Rowling, ed è “lo spettro dell’ultima risata”, usata per descrivere la morte di Fred. Ora, questa storia non c’entra assolutamente nulla con Fred, men che meno con la sua morte, è stata solo in parte ispirata a questa frase. Ciononostante, l’idea iniziale deriva da una canzone dei Mumford & Sons, “After the Storm”, nella quale ho sempre pensato che ad un certo punto dicesse “remembered our own laugh”, quando invece dice “remembered our own land”, ma poco importa perché tanto l’ispirazione e l’idea della risata erano già arrivate. Quindi, insomma, la os è incentrata tutta sul “ridere” e il titolo invece è stato preso dalla finta frase dei Mumford. Non essendo troppo esperta di Wolfstar, spero non sia una sciocchezza e sia un minimo originale. Lo stile è apposta un po’ particolare e ripetitivo, sperando che non risulti troppo pesante. Non penso di aver nient’altro da dire. Lo spero, almeno.

Buona lettura :)

 

 

Remember our own laugh

 

 

Remus Lupin sta cercando come un ossesso la sua spilla da prefetto, quando si accorge per la prima volta di essere innamorato. È sicuramente una situazione paradossale e si chiede cosa c’entri una spilla con l’amore, ma a questa domanda non sa rispondere, perché ora è impegnato ad ascoltare il suo cuore che sta battendo troppo forte.
Sta cercando la sua spilla da prefetto, Remus Lupin, quando sente la risata fragrante di Sirius Black giungergli alle orecchie, forte come una tempesta dell'Atlantico, tanto intensa da non potersela scordare mai più. Tanto intensa da fargli perdere troppi battiti al suo cuore. Non che sia una novità: il suo muscolo cardiaco gli fa spesso brutti scherzi quando Sirius è nelle vicinanze, ma questa volta è diverso, perché la risata è per lui, è dolce, e non può davvero far altro che pensare di essere innamorato. Perché Sirius non sta ridendo di Remus: la risata gliela sta proprio regalando. La risata è per lui, la risata sta dicendo "stai tranquillo, da qui ci penso io".
 
“Ogni tanto penso che tu non sappia di essere un Mago, Moony”, lo ammonisce con un ghigno. “Inspira con calma, rilassati... e usala quella bacchetta!”
 
Nonostante Remus arrossisca parecchio, la bacchetta la tira fuori e con un veloce "Accio spilla!", ciò che stava cercando gli appare tra le mani in poco meno di un secondo. Ride anche lui adesso.
 
“Sai, dovresti farlo più spesso”, dice Sirius, e si avvicina pericolosamente, “Ridere come stai facendo ora, Remus; ridi come se fosse l'ultima volta!” scoppia in un latrato, gli scocca un bacio sulla guancia e fugace esce dalla loro camera con le guance un po' colorate.
 
Remus non smette di ridere.

 


 
****

 


 
A Remus gli è sempre piaciuta la marmellata, soprattutto con il cioccolato. A Remus gli è sempre piaciuta la marmellata, e quando la vede spalmata leggermente sul petto di Sirius è sicuro che potrebbe non rispondere più delle sue azioni. Potrebbe impazzire. Forse anche di vergogna. Dopotutto Remus è una persona riservata, pacata e quando non sa cosa fare sa di avere sempre l'appoggio di qualche manuale antico. Ma non crede che nella Biblioteca Comunale del suo paese - e persino in quella di Hogwarts - potrebbe trovare un suggerimento su cosa fare quando si ha Sirius Black davanti, in mutande, e con la marmellata sul petto.
Sicuramente rimanere a fissarlo con la bocca spalancata e gli arti immobili, comunque, non è un’idea tra le probabili suggerite.
 
“Sirius...” non sa cosa dire Remus, è semplicemente stupefatto. E contento, terribilmente contento.

“È  di fragole!”, aggiunge l’altro sfacciatamente, e sul suo volto si dipinge un ghigno, “Spero sia di tuo gradimento, Moony”.
 
E Remus Lupin non sa cosa fare se non scoppiare a ridere. E scoppiare di emozioni, anche. E lo bacia, Remus Lupin bacia Sirius Black, premendo la camicia contro il suo petto, e se ne frega della marmellata che gli sporcherà i vestiti. E se ne frega anche della marmellata in sé, e il licantropo non se n’è mai fregato di nessun dolce.
 
Ora ridono insieme, Moony e Padfoot, con le gote rosse e i cuori palpitanti.
Nessuno di loro due vorrebbe che fosse l'ultima volta.
 

 


****
 


 
Quando il silenzio si fa così pesante, è normale pensare che ci sia qualcosa che non vada. È tipico dell'Ordine, ora Remus l'ha imparato. Se c'è silenzio, non ci sono buone notizie.
I suoi occhi scorrono velocemente tutti i volti seduti attorno al tavolo. È più forte di lui, vuole vedere se sono tutti lì, vivi. Spera che il silenzio sia solo perché nessuno ha niente da dire, perché è stata una giornata piuttosto noiosa, di quelle su cui è inutile discutere. Lo spera Remus, ma le sue speranze sono minime. Ma mentre continua a osservare i presenti il suo cuore batte sempre più all'impazzata. Ha paura. Una sedia è vuota.
Non sa di chi sia.
Non è quella di Sirius, e almeno questa è una piccola consolazione.
Una sedia è vuota.
Non sa ancora di chi sia.
Non lo vuole sapere, probabilmente.
Non è quella di James, Peter, Lily.
Ma ancora la sedia rimane vuota.
Il suo cuore minaccia di uscirgli dal petto talmente sta scalpitando con vigore.
Stringe la mano a Sirius da sotto il tavolo.
 
“Voldemort in persona...” inizia Albus Silente, e fa una pausa, “Ha trovato Dorcas. L'ha uccisa… lui stesso”.
 
E il cuore di Remus scoppia, va in frantumi. Non capisce, non capisce come una ragazza così bella debba perdere la vita per questa guerra. Non capisce la guerra e vorrebbe urlare. Non ce la fa più, non vuole più morti, non vuole più sapere chi c'è o chi non c'è, non vuole più scorrere lo sguardo sul tavolo dei presenti. Ha paura che un giorno quel nome sulla bocca di Silente potrebbe essere quello di Sirius. O di James, o di Peter, o di Lily. È esasperato, sfinito, tramortito.
Remus Lupin non capisce come si possa ancora ridere in questo mondo di morte.
Ma Sirius gli stringe la mano più forte, ben attento a non farsi vedere. Si guardano negli occhi e Remus sa esattamente che l’altro è al corrente dei suoi pensieri.
Gli accenna ad un sorriso, Padfoot. Sorride con semplicità, sorride come per proteggerlo, sorride e in quel sorriso c'è una preghiera per Dorcas.
 
E anche se tutto quello che vorrebbe fare ora Remus è piangere e urlare, sa che finché ci sarà Sirius, in guerra o in pace, lui sarà ancora in grado di ridere.

 


 
****

 


 
Remus ha passato tanto tempo - dodici anni, per l'esattezza - a sognare quel latrato che Sirius utilizzava come risata. Ogni notte, ogni volta che chiudeva gli occhi. Anche di giorno, per essere precisi. Non c’era minuto in cui la sua mente non volava a quelle bellissime labbra che si schiudevano in un sorriso.

Remus non odiava Sirius. Ci aveva provato, tantissime volte. Aveva provato a insultarlo, a urlare il suo nome dietro una maledizione, aveva provato a immaginarlo morto. Magari sarebbe stato meglio. Ma non succedeva mai.

Remus non odiava Sirius. Non ne era capace. Dentro di lui la speranza che fosse innocente ce l'aveva ancora. E così, quando la sua risata gli echeggiava nella mente, bombardandogli il cuore di emozione, non poteva fare a meno di pensare alla sua fredda cella di prigione.

Remus non odiava Sirius. Non voleva.

 

Remus non odia Sirius. Anche adesso che sente la sua risata rauca rimbombare nella scala della Stamberga Strillante. Non crede che farà del male ad Harry o ai suoi amici. Ma forse a Peter sì. Remus questo lo spera. Perché la Mappa non mente mai. E si fa i complimenti da solo, mentalmente, per non aver lasciato andare la speranza della sua innocenza.
 
Adesso vuole ridere anche lui.

 


****
 

Era bastato che le loro mani si sfiorassero, attraverso uno dei corridoi di

Grimmauld Place, per riaccendere la scintilla del loro amore stantio. 

Remus questo momento ce l'ha bene in mente, perché di lì a oggi non hanno fatto altro che scoprirsi i sentimenti a baci e carezze come se fosse la prima volta. Passano ore in camera di Sirius, e Remus dorme al piano di sotto solo se Molly decide di passare lì la notte o se la luna lo richiama al suo triste dovere di licantropo.

Passano ore a baciarsi ogni millimetro del corpo, troppo occupati ad ascoltare di nuovo i loro cuori per accorgersi di ciò che succede attorno. O meglio, Remus vorrebbe davvero occuparsi di più della casa. Vorrebbe pulire, per esempio; magari far da mangiare qualcosa di decente, ma ogni volta che prova ad alzarsi dal letto Sirius lo riprende tra le sue braccia, e Remus non riesce proprio a dirgli di no.

“Quattordici anni, Moony,” puntualizza Padfoot, “Hai idea di cosa significhino quattordici anni di astinenza dal toccare un corpo vivo?”

Remus sbuffa. “E li devi proprio recuperare tutti ora questi quattordici anni?”.

Ma non ha neanche finito di parlare che Sirius gli sta già riempiendo il collo di baci, famelico come non lo era mai stato. Remus ci prova a non sorridere, ci prova davvero. Come quando a Hogwarts assisteva a qualche scherzo regalato ai Serpeverde e provava a indossare un’espressione contrariata, ci provava davvero, ma non era mai troppo convincente. 

E anche adesso non deve esserlo più di tanto, perché Sirius non le sta proprio ascoltando le sue deboli lamentele di protesta, e ha già le mani sotto la sua maglietta, mentre l'intenzione di fermarsi l'ha persa parecchi minuti fa - o forse non l'ha mai avuta.

“La casa va pulita...”, cerca di dire Remus, “Se no chissà cosa dirà Molly la prossima volta che arriva...”.

Sirius mugugna. “Hai davvero paura della ramanzina di Molly?”, ma non gli dà il tempo di rispondere, e aggiunge con un ghigno: “Perché sai quella che ti farei io sarebbe molto peggio?”.

Dire che ora Remus Lupin avvampi è dire troppo poco. Perché Remus Lupin non è rosso, di più. Sta ribollendo come magma e sta per esplodere.

Ma appena Sirius si accorge del colorito del suo amante scoppia in una risata - quelle potenti, quelle simili a un latrato, quelle che a Remus sono mancate proprio tanto.

E a sentire quel suono - quella melodia - Remus pensa che la musica di Beethoven, quel musicista babbano che tanto gli piaceva, non sia proprio nulla in confronto alla risata di Sirius. Invade l'aria e la riempie di gioia, e nessuno strumento musicale potrebbe mai riprodurre le emozioni che Remus prova quando Sirius ride. 

“Ti amo”, si lascia scappare con gli occhi quasi lucidi e un sorriso sulle labbra, sfiorandogli una guancia con la mano.

E finalmente possono ridere assieme.

 

****

 

Remus ora odia davvero Sirius. Finalmente ce l’ha fatta. Lo odia con tutto il cuore, sempre che ancora ne abbia uno - si è rotto in troppi pezzi, ultimamente, e Remus non sa dove siano finiti e non ha neanche voglia di cercarli.

È seduto sul divano di Grimmauld Place, con una tazza di tè nero in mano, ed è proprio mentre sta guardando il fumo che si eleva dal liquido bollente che incomincia a piangere.

Era da tanto che non lo faceva, era da tanto che non si lasciava andare alle lacrime, ma ora non sa veramente cosa fare per fermarle. Scorrono, cadono, e forse chiamarle lacrime non è corretto. Sono fiumi, piuttosto. Fiumi in piena, ruggenti, che trascinano con loro qualunque cosa incontrino sul cammino.

Remus odia Sirius anche per questo. Odia Sirius per il suo essere così impertinente, odia Sirius per il suo essere così coraggioso, odia Sirius per il suo credersi invincibile. Perché nella realtà non lo è stato.

E magari, se non fosse tutte quelle cose, ora sarebbe ancora vivo. E quel tè nero, che brucia quasi come i suoi occhi, ora l’avrebbe preso con lui.

“Avanti, puoi fare di meglio!”

Ma Remus non voleva che Bellatrix facesse di meglio. Non ce n’era bisogno. E anche i suoi occhi, come quelli di Sirius, si erano spalancati di stupore, al primo momento, ma quando aveva capito cosa fosse successo, gli occhi li aveva chiusi e non avrebbe voluto aprirli mai più.

È seduto sul divano Grimmauld Place, ora. E ci pensa a com’era facile la vita qualche giorno fa, quando ancora si rotolavano nel letto caldo e passavano ore a guardarsi negli occhi, con i vestiti sul pavimento e l’amore scalpitante nel cuore. Quell’amore ora Remus non riesce più a provarlo. Vorrebbe non essere mai andato al Ministero. Forse, vorrebbe non essersi mai innamorato di Sirius in quel modo così trascinante, perché ora il suo stomaco è attorcigliato dai rimorsi, è sigillato dal rimpianto degli anni persi. Il tè nero che ha in mano è sicuro che non lo berrà mai: si sente come se avesse una tenaglia all’altezza del cuore e della gola, respira piano e poco. È asfissiato dal dolore. Gli manca.

È seduto sul divano di Grimmauld Place, Remus, con una tazza di tè nero in mano, con le lacrime – i fiumi – agli occhi, e nonostante tutto, ricordandosi dell’ultima risata di Sirius, forte come le tempeste dell’Atlantico, non può fare altro che amarlo, proprio perché lui è tutte quelle cose che l’hanno portato oltre il Velo. Remus Lupin ama Sirius Black, lo ama alla follia, lo ama come se fosse la prima volta, lo ama tanto da odiarlo per il dolore che adesso gli reca. Remus Lupin ama Sirius Black più della marmellata con il cioccolato. E lo amerà sempre, anche se tutto ciò che gli rimane ora è solo il fantasma della loro ultima risata.

 

​*

 


 

   
 
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