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Autore: _Hana    29/01/2016    1 recensioni
Una misteriosa isola nel bel mezzo del mare dilaniata dalla guerra e dal sangue. Una ragazza senza voce ha intenzione di reclamare il trono. Ma come è possibile farsi sentire senza parlare in un mondo dominato dal caos, dove il tempo è scandito dai pianti e dal fragore delle spade? Come può una ragazza che non parla fermare una guerra centenaria e diventare l’eroe di cui tutti hanno bisogno? L’avversario più difficile da battere è sé stessi; la lotta più dura è vincere le proprie paure e diventare finalmente quello che si è sempre voluti essere ma che si aveva troppa paura per diventare.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo-La pace perse contro la paura

C’era una volta un re buono e generoso, amato e acclamato in ogni dove da tutto il suo popolo, che regnava con benevolenza e carità una grande isola nel bel mezzo del mare del Sud. Sotto la sua protezione nessuna ingiustizia restava impunita e nessun torto graziato, in compenso ogni scusa era accettata ed ogni vero rimpianto perdonato.
Sia l’isola che i suoi abitanti vivevano autonomamente, completamente isolati dal resto del mondo. Nessuna nave, né mercante né pirata, varcava i porti dell’isola trasportando al suo interno storie, novità o tesori preziosi.
Ma dopotutto chi vive così pacificamente non ha bisogno di altri contatti: non avrebbe avuto senso rischiare la propria tranquillità per una fugace curiosità.
Eppure era impossibile che là fuori non ci fosse null’altro che acqua o scogli.
Spinti dal desiderio di conoscere la verità che la natura stava loro celando, eccitati da quelle opprimenti curiosità e tormentati dal desiderio di risposte, talvolta alcuni coraggiosi si arrischiava a compiere quell’impresa, e salpando verso un mare sconosciuto dicevano definitivamente addio alla loro terra, alla loro casa e alla loro famiglia... poiché ovviamente nessuna nave riuscì mai a riapprodare al porto da dove era salpata.
Per via di queste continue sparizioni la gente pian piano cominciò inevitabilmente a temere il mare e tutto ciò ad esso riconducibile; le coste divennero null’altro che sinonimo di morte; gli scogli, le onde, la vista dell’orizzonte sconfinato non avevano che la capacità di far tremare gli animi di quelle creature spaventate. I villaggi vicino alla riva vennero così lentamente abbandonati a favore di altri sempre più a ridosso dei monti. La costa rimase deserta. Abitata solamente da coloro che non volevano essere trovati.
La lezione era chiara: non bisognava cercare di varcare i confini della terra. Il mare rappresentava il più grande pericolo: la sicurezza e la serenità richiedevano assolutamente la più totale rinuncia. Nessuno avrebbe più dovuto tentare la sorte sfidando la fortuna in una battaglia già perduta.
La curiosità era punita con la morte.
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Ci sono leggi a cui persino il più potente dei re deve obbedire, eppure sembrava che il sovrano non dovesse mai acconsentire ai dettami della natura. Nessun solco in più sulla sua fronte, nessun capello bianco, nessun segno di vecchiaia osava scalfire il suo fisico.
Rimase esattamente come tutti lo ricordavano nel giorno in cui salì al trono, molti, moltissimi anni addietro. Così terribilmente addietro che il popolo cominciò a non ricordarsi più da quanti anni il re rivestisse il suo incarico.
Le generazioni passavano ma il re non accennava ad invecchiare: continuava imperterrito a regnare con serenità sul suo florido, pacifico e tranquillo regno.
Ma quella stranezza non poteva durare ancora a lungo. Le persone cominciarono ad aver paura, ad essere intimorite dal pensiero di essere guidate da un sovrano immortale. Dicerie cominciarono a girare, voci a ingigantirsi, nacquero leggende su come il re avesse venduto l’anima ai diavoli in cambio della vita eterna, o su come questo dono gli fosse stato offerto dagli angeli celesti, i più puri dell’empireo, per le sue doti di sovrano onesto e generoso, o su come avesse pagato ad una vecchia strega il prezzo dell’incantesimo sacrificando la sua intera famiglia. Alla fine non si seppe più cosa fosse vero e cosa no, cosa fosse diceria, cosa verità e cosa leggenda. Fatto sta che la gente al suo passaggio cominciò a nascondersi, a chiudere le case, a tappare gli occhi ai bambini e a bisbigliare maldicenze fondate unicamente sul “sentito dire”.
Amando il suo popolo alla follia ma afflitto nella parte più profonda e intima dell’animo per il trattamento subito, giunse un giorno in cui il re decise di chiudersi tra le sue mura, prendendo la decisione di non uscirvi mai più; ma l’amore di un padre non si esaurisce se il figlio gli volta le spalle, anzi al contrario: quell’amore traboccherà dal cuore ogni giorno di più; così continuò imperterrito a governare con amore quel popolo che gli voltava le spalle.
Nel frattempo il crescente terrore si aggirava per tutta l’isola. Cominciò a spargersi la voce che tra le file alte si stava preparando una sommossa guidata dalle due personalità più esponenti degli ultimi anni: Thur generale delle truppe del Nord e Ghacr generale delle truppe del Sud.
Sotto la loro guida uomini da tutta l’isola cominciarono a radunarsi, ad armarsi ed ad allenarsi notte e giorno in vista dello scontro che avrebbe finalmente liberato la terra da quella creatura maledetta. La missione era supportata da tutti gli abitanti del regno, eccetto per pochi che o non vennero ascoltati o che ebbero troppa paura per rivelarsi con opinioni avverse alla maggioranza: sebbene avessero dalla loro parte la ragione e il buonsenso questi non bastavano da soli a fronteggiare la paura che poteva imporre una spada.
La data fu fissata.
Tutto era pronto.
Si sarebbe assaltato il palazzo, il re sarebbe stato eliminato, il suo corpo esposto alla pubblica piazza. Il comando del regno sarebbe passato sotto il controllo militare e il popolo avrebbe acclamato i liberatori con grida d’esultanza e cori di gioia.
Tutto era predisposto nel più impeccabile dei modi, finché una terribile novella non cominciò a spargersi per quel regno in frantumi. La terrificante notizia che il re avrebbe presto avuto due eredi gettò in frantumi tutti i preparativi allestiti fino a quel momento: fu necessario così modificare l’intera missione.
L’attacco venne anticipato, il piano cambiato: l’intera famiglia andava sterminata; non si poteva correre il rischio che due mocciosi comparissero un giorno a reclamare ciò che era loro. Sarebbe stato compiuto tutto con la più egregia delle cure, in modo tale che, a lavoro finito, sarebbe stato come se quei bambini non fossero mai venuti al mondo.
Venne il giorno. L’attacco partì. Il castello fu circondato da quegli uomini armati fino ai denti, preparati da un duro allenamento a combattere fino allo stremo delle forze, temprati a resistere fino a che l’ultima goccia di forza non avesse lasciato per sempre la loro spoglia mortale. Ma giunto il momento in cui finalmente avrebbero dovuto dare prova a tutti delle capacità (duramente acquistate) non furono in grado di dimostrare a nessuno quello che avevano imparato: poiché a difendere il castello vi era il nulla. Nessuno fuori o dentro le mura, nessuno all’interno delle stanze. L’esercito riuscì ad arrivare senza incontrare alcun ostacolo né di uomo o di macchina fino alla sala del trono, e lì trovarono il sovrano.
Steso al suolo e privo vita.
Tra lo stupore e la confusione il castello fu setacciato, ma senza successo. Nessuno, né vivo né morto, vi era al suo interno ad eccezion fatta del corpo del re.
Thur della terra del Nord colpì con una ferita mortale quel corpo già esanime per dimostrare al regno che il re aveva combattuto strenuamente ma che, giunto alla fine, era dovuto soccombere alla superiorità del comandante. Alcuni uomini vennero uccisi per dimostrare che vi era realmente stato uno scontro insanguinato e alla pari tra le due fazioni. Tutta l’isola venne setacciata al fine di ritrovare i due bambini: ma non ci fu verso. Era come se fossero spariti.
Alla fine l’idea della gloria e del potere fecero dimenticare il problema, probabilmente i due principini erano morti, o scappati per mare (il che era lo stesso) o magari non erano mai nati o esistiti, e quella degli eredi non era altro che una diceria come un'altra.
 
Naturalmente i due comandanti non riuscirono a spartirsi il regno come da accordo, poiché una volta provato il potere non ci si accontenta di averlo assaggiato: entrambi miravano a qualcosa di più della parità, volevano primeggiare l’uno sull’altro. Così da alleati divennero nemici. Riportati i propri uomini nelle proprie terre cominciarono una lotta sanguinosa lungo il confine sancito dalle montagne equatoriali, una vera e proprio guerra civile che insiste incessantemente da quando quel giorno i due compagni si giurarono odio.
La tranquillità e la pace non divennero altro che un ricordo lontano, niente più che una leggenda o una fiaba per bambini.
Alla fine la pace perse contro la paura.
 
 
Spazio Autrice
Che dire.. non scrivo da una vita!
Innanzitutto grazie per avermi sopportato fino all’ultimissima riga, e grazie mille per aver letto il capitolo! <3 Lasciatemi un commento: ditemi quello che volete, se vi è piaciuto o no, se ho sbagliato la grammatica.. insomma quello che volete. Accetto tutte le critiche e tutti i suggerimenti, anzi mi fanno un grandissimo piacere.
Questa era l’introduzione alla storia, un po’ per catapultarvi in quel mondo che sto cercando di creare. Ho un sacco di idee per la testa, chissà quale sarà quella definitiva.
Un bacione
_Hana
  
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