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Autore: missimissisipi    29/01/2016    2 recensioni
ON HIATUS
Anche con i capelli resi crespi dall'umidità, le guance arrossate per via del freddo e le labbra screpolate James non fa altro che trovarla splendida, la sua bocca improvvisamente a corto di parole e una mano che mantiene salda la presa con il suo braccio niveo.
“Devo saperlo, Lily” – spiega, tentando disperatamente di rendere la propria voce atona – “Stai tifando per me?”
L’istante successivo è riempito dallo sguardo lucido e chiaro di Lily che saetta nella direzione di quello nocciola, più temerario ed irrequieto, e vi rimane a crogiolarsi. È lei a rompere il contatto visivo con quelle lunghe ciglia che sbattono e si muovono ritmicamente con le labbra, appena schiuse e inumidite.
James tenta di metabolizzare la sua azione seguente, ma fallisce miseramente quando non percepisce più il contatto con il suo braccio e lei si sta incamminando nella direzione opposta.
In tutto quello, gli ha sorriso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emmeline Vance, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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previously on hooked on a feeling: james e sirius sono in infermeria (“Regulus Black è successo”, sputa allora, stanco di dover avercela con tutti. “Stavamo accompagnando i Grifondoro del primo anno e abbiamo sentito una discussione sulle questioni di… sangue” A quella parola, Lily si irrigidisce per qualche breve attimo [...] “James ha tentato di intervenire ma è stato attaccato—e alle spalle, per giunta. Non sappiamo quale sia stato l’incantesimo, ma lui sta male. E Regulus è il responsabile. Puoi immaginare perché Sirius sia in infermeria…”), al che lily e remus hanno collaborato per ""aiutarli"", preprarando una pozione per alleviare il dolore!

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2. So unaware of it

Il rumore creato dalla sovrapposizione fra pergamena e piuma si unisce alla quiete della mente di Dorcas, la mattina seguente. È questo il suo momento preferito della giornata – quando le sue coinquiline dormono ancora, eccezion fatta per Lily, la Sala Grande è già sveglia e gli elfi domestici hanno già sfornato le loro delizie mattutine. Una delle sue migliori amiche, comunque, mastica così violentemente da distrarla – la piuma appena bagnata di inchiostro si ferma a mezz’aria, distante dal resto del disegno che urla perché venga completato. Alza piano lo sguardo, caricandolo di esasperazione perché è davvero tanto presto e lei vorrebbe soltanto finire quello schizzo su dei cacti, non dover sopportare anche il rumore della bocca di Lily.

Quella, se possibile, senza che se ne renda conto, dà origine ad un frastuono - ammesso che dei cereali possano crearne uno, però – e, ancora mezza assonnata, incontra gli occhi di Dorcas, la bocca piena e la labbra lievemente corrugate perché non capisce.

“Uh, cosa?”

Dorcas Meadowes scuote il capo, finendo per sorridere appena e ri-focalizzare la propria attenzione su di un cactus.

No” – questa volta è sicura che Lily abbia in bocca anche del latte – “Cosa c’è?”

Prende un respiro profondo. “Ti ricordi quando più o meno due anni fa avemmo quella grande discussione sui difetti di tutti?”

La rossa alza le spalle, i capelli che si muovono in sincrono. “No… Sarà perché non ho difetti”

“O memoria” la schernisce Dorcas, l’espressione poi crucciata.

“Sto scherzando, Dork” – deglutisce ed il tono di voce della caposcuola torna ad essere quello di sempre, non ovattato né modificato dal cibo che ingurgita per una buona metà della sua giornata – “Certo che ricordo. Una delle più grandi discussioni che abbiamo avuto nei nostri sette anni ad Hogwarts”

“Bene—tutte che, all’improvviso, non facevamo che sottolineare in modo poco discreto tutti i difetti degli studenti di Hogwarts…”

“…finendo per citarne anche di nostri” annuisce, “Non penso di aver mai visto Mary così infuriata”

“Beh, Mary ed il suo guardaroba sono ancora oggi motivo di mia grande irritazione”

“L’hai accusata di essere una spocchiosa viziata!”

Dorcas storce il naso, prima di afferrare una mela verde e morderla. “Di certo non è un pregio

“Sono sicura che questo sia dovuto all’invidia per la sua scorta di Whiskey Incendiario. E” alza i sopraccigli in modo spaventoso. Lily che enfatizza è spaventosa. Incute terrore. “…al fatto che, al terzo anno, Diggory abbia deciso di uscire con lei piuttosto che con te”

“Davvero? Sai che me ne ero del tutto dimenticata? Caspita”

Lily alza gli occhi al cielo, esalando un sospiro stanco. “Sei davvero mostruosa” E si riversa sulla sua tazza colma fino ai bordi di cereali.

Dorcas, allora, si ricorda del motivo di quella conversazione e le strappa il cucchiaio dalle mani: “Tra le tue tantissime imperfezioni” – esclama alzando di poco il tono di voce – “c’era grave mancanza di attenzione nei confronti dei desideri delle tue amiche

“E’ un nome troppo lungo—te lo sei inventata adesso!”

“Comunque sia, Sherlock, mastichi in modo mostruoso. Sta’ un po’ calma” sorride in modo sarcastico. “Per piacere”

Basta quello per metterla a tacere ed in men che non si dica si concentrano entrambe su due delle loro attività preferite. Almeno fino a che un organismo umano non decide di interagire con loro. Inutile dire che Dorcas impreca sottovoce maledendo dato organismo umano.

“Buongiorno”

Le labbra di Lily assumono una piega più gentile ed i suoi occhi si addolciscono per un po’, il che significa che è sincera. Genuina. Vera. Dorcas odia la facilità con cui questo si riesca a scorgere in Lily. “Ehi” risponde allora la rossa, seguita dalle labbra di Dorcas che si stirano in una linea meno aggressiva del solito.

Remus Lupin si fa bastare tutto quello, accomodandosi accanto a Dorcas, quasi di fronte a Lily, ma mantenendo una debita distanza da entrambe le sue coetanee Grifondoro.

“Come stanno Black e Potter?”

Lui scrolla le spalle, cercando di non ostentare preoccupazione – cosa che invece fa – e mantenendo un tono di voce atono – cosa che gli riesce bene ma non sortisce alcun effetto, tenuto conto che a) si può considerare l’anima gemella dei restanti tre malandrini e b) è davvero una brava persona ed è impensabile ritenere che non sia minimamente preoccupato per due dei suoi tre grandi amici – dice ad entrambe: “Relativamente bene. Almeno James, dato che Sirius è stato tenuto a dormire in infermeria non perché fosse gravemente ferito ma per evitare che si alzasse e finisse Regulus una volta per tutte”

“Peccato” esclama allora Dorcas, anche lei sorprendendosi per quell’improvvisa presa di parola “Sarebbe stato a dir poco favorevole per Grifondoro se Serpeverde si fosse liberato del suo noioso cercatore”

“E’ quello che ha detto Peter” ride Remus, muovendo poco il capo. “Conto di andare a trovarli dopo colazione, ecco perché sono incredibilmente in anticipo rispetto al resto della popolazione di Hogwarts”

“Fantastico” – Lily fulmina Dorcas, senza neanche sapere cosa voglia dire questa volta – “Perché io stavo per andar via, ma Lily deve ancora finire di mangiare e—pensavo, potreste andare assieme! Sono sicura che Lily sia in pensiero per il suo collega”

“Oh, non intendevo – non ho alcun problema ad andar da solo e non voglio darvi problemi—”

“Insisto” questa volta è Lily a parlare e Dorcas si infuria senza darlo a vedere, perché il suo sguardo rispecchia la sua espressione e, ancora per una volta, Lily non mente. Ripensandoci, avrebbero dovuto affibbiarle come difetto la volubilità. O la troppa sincerità. Bontà, persino—piuttosto che il masticare rumorosamente ed altri difetti.

“Magnifico”

Dorcas va via dimenticandosi dei suoi schizzi con i cactus.

“Non penso di avertelo detto,” prorompe Remus dopo che Dorcas sparisce dalla loro visuale, appoggiando senza discrezione lo sguardo sui suoi disegni. “Ma grazie per aver preparato quella pozione. So che ti ho aiutata e che te l’ha chiesto Lumacorno, ma… grazie”

Lily Evans regge per poche frazioni di secondo gli occhi chiari di Remus, spaventosamente grati, per poi ritornare a concentrarsi sulla tanto amata colazione, un fantasma di sorriso ad illuminarle le labbra sottili.

Accetta di buon grado quella tacita risposta, accantonando poi la discussione con l’afferrare di due fette di pane tostato.

Il brusio della Sala Grande si fa via via più rumoroso e allegro, innescando un movimento scoordinato che parte dallo stomaco di Lily e si dirama nel suo corpo, andando a sfiorare ogni suo angolo. Nostalgia, semplicemente. L’ultimo primo giorno di lezioni.

Quando Lily sta per terminare la sua colazione – enorme colazione, fatta non solo di latte e cereali, ma anche di muffin ai mirtilli e biscotti al cioccolato -  una chioma bionda e disordinata fa capolino al loro tavolo. Il sorriso è istantaneo, davvero.

“Ti prego, genio di incantesimi, insegnami come mettere a freno questi cosi” E’ così che Marlene si presenta, indicando la massa amorfa color del sole che definisce comunemente accapigliatura.

“Ti insegnerò ogni cosa a tempo debito, Marley” – le risponde dolcemente, al che quella sbuffa e la affianca – “Non posso permettermi di rivelarti adesso ogni mio segreto”

“Stupida caposcuola” ribatte divertita, un attimo prima di riempire il suo piatto di uova. Quando muove in capo alla ricerca di qualcosa con cui accompagnarle – salsicce, decide poco dopo. Salsicce – incontra il viso conosciuto di Remus, ed allora sorride raggiante e sbatte le ciglia.

“Lupin! Sai per caso quando James ha intenzione di fissare le prove per la squadra di Quidditch?”

“Temo di no”, scuote il capo, “Ma io e Lily dopo colazione andiamo a trovarlo. Posso chiederglielo”

Se possibile, Marlene diventa ancora più luminosa, il sorriso che quasi raggiunge le orecchie.

“Grazie, grazie! Voglio provare ad entrare nella squadra—è come se questo fosse il mio anno, capisci?” poi si blocca, fermando per un po’ anche il suo sorriso. “Hai detto che vai con lei? Lei come Lily, Evans Lily, Caposcuola?”

L’interessata corruga fronte e sopracciglia. “Perché ti stupisce?”

Marlene trova improvvisamente molto interessanti le sue uova. E salsicce. “Affatto. Pensavo solo di aver capito male”

Ma ha comunque un sorrisetto sornione sulle labbra, la maledetta. Lily, comunque, è ancora troppo stanca per poter eseguire il terzo grado. Quindi, quando la Grifondoro del settimo anno non replica né indaga ulteriormente, si alza da tavola in sincrono con Remus, salutando Marley con la stessa, identica espressione corrucciata.

Camminano in silenzio osservando come, poco a poco, i corridoi si riempiano ed il silenzio prima placido e confortevole adesso si stia gradualmente approssimando alla confusione tipica di questa fase della giornata.

È davvero strano pensare che Lily stia davvero accompagnando Remus in infermeria—soprattutto se si tiene conto che lì dentro ci sono Sirius Black e James Potter. Non che abbia una qualche fobia nei loro confronti o un profondo e viscerale odio in grado di frammentare le mura del castello, no. Semplicemente, dopo un intero anno in cui il loro rapporto si è disgregato – rapporto mal costruito, rapporto che ha fatto affidamento per anni su impalcature traballanti e parole sbagliate, attimi fuggiti, nervi a fior di pelle -  raggiungendo il punto di non ritorno, è incredibilmente spaventoso dover ricostruire tutto. Non hanno più undici anni, hanno un trascorso che non possono ignorare ed il rimuginare del sesto anno, i cambiamenti del sesto anno, le percezioni del sesto anno hanno contribuito a rendere tutto facilmente irritabile, infiammabile.

Tregua collaborativa, aveva pensato Lily dopo aver ricevuto la lettera di Remus nella quale diceva che James Potter sarebbe stato il suo collega durante il loro ultimo anno. Tregua collaborativa. Ce la può fare.

Remus spinge la porta con una delicatezza che lei crede di non aver mai visto in tutta la sua vita, ma la spinta è abbastanza forte perché i loro visi possano far capolino nella stanza ampia ed illuminata.

Madama Chips volta in un attimo lo sguardo verso i due Grifondoro appena arrivati ed esala un sospiro stanco. A pensarci bene, Madama Chips esala soltanto ed unicamente sospiri stanchi.

Tuttavia, a dispetto di ogni aspettativa, almeno quelle di Remus, non è il Caposcuola quello sveglio fra i due suoi amici. Nonostante Sirius sia difficilmente una persona prettamente mattutina, i suoi occhi grigi rimbalzano dalla figura femminile di Lily alla propria, il tutto accompagnato dal piegarsi all’insù degli angoli delle labbra.

“Il mio migliore amico” – esclama con quella faccia da schiaffi di sempre – “E la nostra splendida Caposcuola!”

“Sei sotto l’effetto di qualche pozione?” domanda pacato Remus, andandosi a sedere sul bordo del letto di Sirius. Lily incrocia le braccia sotto il seno e rimane a qualche metro di distanza dai due letti con Sirius e James, pur osservando Black e Lupin interagire.

“Moony,” dice con tono cantilenante “Certo che sto ancora trascorrendo i magnifici postumi della pozione tranquillante”

“Sarebbero scomparsi se lei avesse dormito un po’ di più, questa notte”

“Ma Poppy” – il suo sorriso è smagliante – “Volevo assicurarmi che James qui presente fosse sano e salvo”

“Vi ho controllati per tutta la notte”

Ma comunque…”

Madama Chips scuote con veemenza il capo e si allontana borbottando qualcosa di indecifrabile dai quattro.

“Hai tentato di allontanarti dall’infermeria”

Non è una domanda, ma una pura e semplice affermazione pronunciata con il tono risolutorio di chi è appena giunto ad una chiara conclusione.

Due dei quattro svegli malandrini le sorridono—ha ragione. Sirius inclina il capo di lato e Remus passa una mano sul volto; il primo attira tutta la sua attenzione, però. “Non avresti potuto comunque concludere nulla—i professori hanno fatto delle ronde per controllare che non ci fosse nessuno in giro ad iniziare una discussione”

“Modo gentile per dire duello, alla babbana o meno” precisa Remus.

Lily alza le spalle. “Che tu ci creda o meno” inizia Sirius, passandosi una mano fra i lunghi capelli neri. Remus non può fare a meno di notare che James ha contagiato tutti con quella stupida abitudine. “E’ esattamente per quello che sono tornato a letto”

“Nessun professore è stato di guardia all’infermeria, dal momento che Madama Chips vi ha controllati per tutta la notte”

Con nonchalance, “Mi piace pensare di essere un sensitivo, alle volte” replica il maggiore dei Black, ottenendo una risata strozzata da parte di Remus John Lupin.

È la seconda volta nel giro di due ore che le persone con cui Lily interagisce le nascondono qualcosa ma, daccapo per la seconda volta, lei decide di non indagare. Questa volta perché James ha appena schiuso le palpebre.

Due iridi particolarmente nocciola e lucenti vengono osservate dagli occhi indiscreti di Remus e Lily. Sirius, si rendono conto, si è alzato per chiamare Madama Chips.

“Troppa luce” mugugna il caposcuola, storcendo il naso e andando a poggiare una mano sullo stomaco.

Un’altra risata strozzata da parte di Remus.

Se non lo conoscesse, Lily direbbe che è quasi grato, sollevato perché stanno entrambi bene. Piega appena gli angoli delle labbra verso l’alto e segue, con lo sguardo, il profilo di un James inerme sul proprio letto: fronte, naso, labbra strette a mo’ di smorfia e mento, mascella, porzione di collo lasciata scoperta dalla maglia che indossa. Tutto niveo, tutto placido, tutto così simmetricamente armonico al silenzio della sala, ma in forte contrasto con il dolore fisico di due dei presenti, con i silenziosi e schivi rapporti interpersonali.

Remus si alza e si dispone disordinatamente di fronte ad un’ampia finestra, finendo per essere una tenda a forma di prefetto. Quel poco d’ombra creata si schianta sul volto del caposcuola, adesso più incline ad aprire gli occhi senza un’espressione di terrore mista a dolore sul suo bel faccino, come gli è solito ricordare Sirius nei momenti più gioviali.

 “Grazie” sibila, prima di portare una mano nella massa amorfe dei suoi capelli scuri, come se quel gesto potesse tranquillizzarlo e cancellare un po’ di disagio che ribolle nel suo organismo.

Ci impiega qualche attimo in più di quanto Lily abbia mentalmente scommesso per rendersi conto della sua presenza, e allora si raschia la gola con poca disinvoltura e fa aderire il capo sul cuscino deforme.

“Remus” esclama con la sua distinta voce roca, “Che ore sono?”

Moony si guarda in giro disperato, una mano a stringergli l’altro polso, come alla ricerca di un orologio. Al contrario di ogni aspettativa, è Lily a rispondere, pacata e quasi timida – non è timida, si dice. E’ solo che ha questa vaga impressione che la sua presenza, lì, sia indesiderata – con quel suo “Quasi le nove”

“Splendido”

Alza il proprio busto e si mette a sedere, scomposto, sulle lenzuola aggrinzite. A quel gesto, Lily si ritrae impercettibilmente e irrigidisce le spalle, tentando di tutelare con disperazione quella distanza di sicurezza fra il suo corpo e quello della gente attorno a lei.

“Non ci pensi nemmeno” – esclama Madama Chips, il tono acuto e le ciglia corrugate – “Devo sottoporla a dei controlli”

“Ciao, amico”

“Signor Black, lei è libero di andare con la sola condizione di essere tenuto sotto controllo da… Signorina Evans, permette? Preferirei che fosse lei ad accertarsi che non commetta nulla di sbagliato”

Annuisce appena tenendo lo sguardo puntato su Sirius che scuote la testa, divertito. Per lui è sempre tutto così divertente e Lily lo invidia, certi giorni. Si comporta come se fosse invincibile, come se nulla potesse ferirlo.

Lily si ammutolisce e segue con discrezione ogni movimento del suo coetaneo, lento, calcolato, un insieme di azioni che lo portano a muoversi prima di lei verso la sala Grande. Non è difficile immaginare che voglia mangiare. Merlino, Lily si chiede se l’ansia e la rabbia di ieri non gli abbiano fatto smettere di ingurgitare il delizioso cibo del banchetto serale per aiutare i suoi amici – forse Sirius Black è troppo reale, troppo leale per i suoi gusti. Pensandoci, Lily è certa che Dorcas sarebbe corsa a darle una mano con una mela fra le dita affusolate e incallite per la piuma che regge sempre. In fondo, realizza con un mezzo sorriso a incurvarle le labbra sottili, non la biasimerebbe.

Tenta con un paio di falcate di mettersi al suo passo e Sirius se ne deve accorgere: rallenta e volta il capo nella sua direzione, attento a captare ogni minimo movimento facciale della Caposcuola.

È frustrante, pensa Lily. Frustrante perché con gli occhi grigi e pieni di fumo finisce per scrutarla, analizzarla, persino metaforicamente sezionarla. Ma mai, mai riuscirebbe a sentirsi solo osservata da Sirius Black.

“Ho fame” – fa lui, il tono di voce quasi implorante che dimostra la sua voglia di tornare alla normalità – “Vuoi scortarmi?”

Si trattiene dal roteare gli occhi al cielo. “Me l’ha chiesto Madama Chips o sbaglio? E sono anche Caposcuola, è un mio dovere”

“Anche James ha il dovere di scortarmi?”

Quasi gli rifila una gomitata. “Assicurare la pace ad Hogwarts. Mediare. Risolvere i problemi. Aiutare chi ha bisogno—mi riferisco a questo genere di cose”

Sbuffa divertito e scuote impercettibilmente il capo, muovendo la massa di capelli scuri tanto quanto il suo cognome.

Non c’è nulla di divertente, davvero. Con i conoscenti – a volte non sa se dispiacersi o meno per questa etichetta – Lily non sa che essere ferma, diligente, giusta. Non ha tanta confidenza con lui, dunque non riesce a mostrargli quella parte di sé stessa che sì, eccome lo farebbe ridere.

Ma questo non pare essere un problema: Lily arriva alla conclusione che sta ridendo per una propria battuta mentale, per uno scherzo che solo lui può capire. Sirius Black non riesce, difatti, nemmeno a nascondere una delle sue risate-latrati.

Per un attimo Lily vorrebbe ridere con lui. Per un piccolo, minuscolo attimo.

Ma non lo fa e si ritrovano a camminare uno di fianco all’altro, i corridoi che passo dopo passo si riempiono di visi che si girano a guardarli con un sopracciglio alzato, forse curiosi o sbalorditi.

Se Sirius e Lily fossero in una situazione diversa, se fossero – suona davvero tanto strano pensarlo – amici, forse scommetterebbero sui futuri pettegolezzi di Hogwarts. O se qualche studente andrà a sbattere il viso contro un muro per l’incredulità. Ossia, cose da poco.

Dopo che varcano la soglia della Sala Grande, sembra che il tempo scorra fluidamente fra le conversazioni tra Peter e Sirius, Mary ed Emma che sono scese a colazione, la McGranitt che consegna loro gli orari e Tara Watkins che ne prende più di uno. Tre.

Non che abbia qualcosa contro di lei—è una sua coinquilina nonché una delle migliori persone che Lily abbia avuto il piacere di conoscere, nonostante il carattere… volubile? Strano? Nonostante il talento indiscusso per il Quidditch? A volte sembra appartenere ad un mondo a sé stante, a volte un’aura indefinibile la circonda, come se lei fosse a conoscenza di qualcosa che non puoi capire all’istante, qualcosa non immanente al proprio sguardo e mente. Lily detesta profondamente quando qualcuno la fa sentire così, ignara di ogni cosa.

Mary la saluta malandrina quando si avvia con alcuni Tassorosso verso Divinazione, ed è in quel momento che capisce il motivo di quel suo comportamento: ha due ore di pozioni. Doppia tornata. Il primo giorno di lezione ad Hogwarts. Il suo ultimo primo giorno di scuola. Lumacorno le farà venir la nausea.

Piccola, subdola bastarda, Mary MacDonald.

“Perché quella faccia, Evans?”

La voce di Sirius alterata dalla crostata che sta buttando giù senza ritegno le arriva alle orecchie.

“L’avresti anche tu se avessi due ore di pozioni con Lumacorno”

Aggrotta la fronte, prima di iniziare canzonatorio: “Ma io ho due ore di pozioni con Lumacorno”

“Merlino” borbotta Lily, coprendosi gli occhi con il foglio stropicciato.

“Non mi dispiacciono le lusinghe del caro vecchio Horace” – ridacchia prima di inforcare un altro pezzo di crostata – “Non mi dispiace non poter essere invitato al LumaClub. Non mi dispiace far un po’ di baccano con James”

“Odio il LumaClub—è un circolo disperato e volutamente ipocrita! E razzista! Non si parla della guerra, non si accetta chiunque ami Pozioni ma solo i pupilli arroganti e indecenti di—”

Sirius scoppia a ridere senza ritegno.

Per la terza volta da quando si è alzata dal letto, Lily non può avere una risposta e, come tanto odia, rimane nel detestabile ignoto dal momento che nessuno si degna di chiarire i propri strani comportamenti.

(“Ora capisco…” Sirius dice prima di scoppiare daccapo in una risata rumorosa e dopo aver dato piccole pacche sulle spalle della rossa. Lo detesta, furiosamente)

Mentre si avviano verso i sotterranei, Sirius, le mani dietro il busto ed i capelli spettinati, inizia a fischiettare una canzone. E’ babbana, decisamente babbana, che suona tanto come una dei Beatles che Tianna Cox in Evans canticchia mentre prepara i suoi cibi preferiti. E’ spontaneo il suo “…you know I love you: I’ll always be true”, tanto silenzioso quanto roco, data la voce bassa e non completamente intonata che Lily ha sempre avuto.

Sirius aggrotta le sopracciglia assumendo un’espressione non più di tanto gioviale, pertanto il suo fischiettare si fa via via più scostante e silenzioso quando si volta verso la Caposcuola.

“Non pensavo conoscessi Love me do”

Lei si lascia scappare una risata involontaria – è pur sempre in compagnia di Sirius Black, grazie tante – che soffoca socchiudendo le labbra e coprendosi il volto, ponendo una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro.

“Disse il purosangue ad una sanguesporco”

Arriccia le labbra, i lineamenti più duri e severi. “Nata-babbana. E comunque incolpo Remus—anche se è convinto che i Rolling Stones abbiano un je ne sais quoi che manca ai Beatles”

“Non c’è alcuna differenza fra nata-babbana e sanguesporco, Black. Una parola vale l’altra. Fra l’altro,” alza i sopraccigli, confusa, “Non pensavo che Remus potesse tifare per la concorrenza! Il maledetto… I Beatles sono l’apice del talento e successo che un gruppo musicale potrà mai raggiungere”

Sirius giocherella con la bacchetta, un mezzo sorriso sulle labbra. “Sei tutt’un’altra cosa, Evans”

“Prego? Cosa vorrebbe dire?”

Ignora Lily che si ferma a metà strada, procedendo in avanti infilando le mani in tasca. Scrolla le spalle larghe e accenna ad un sorriso, infinitamente diverso da quelli che le ha rivolto da quella mattina. “Siamo arrivati”

“Buongiorno signor Black” – il tono esaltato di Lumacorno la fa già innervosire – “Oh! Signorina Evans! E’ un piacere rivederla: non potrei essere più orgoglioso del fatto che lei sia Caposcuola. Silente dimostra ancora una volta di essere capace di fare scelte più che giuste. Gran uomo, sì” annuisce a sé stesso, convinto, prima di sorridere a Lily e rivolgerle la solita domanda che le pone ad ogni ritorno ad Hogwarts. “Ha trascorso un’ottima estate?”

“Certamente”, con Petunia che non le parla, la fastidiosa comparsa di Vernon, l’ennesima estate senza l’amico che Severus è stato, le poche, lunghe lettere che ha scambiato con Mary, Emma e Dorcas, “Splendida come le altre precedenti, Professore. Lo stesso vale per lei, non è così?”

Ridacchia, agitando una mano bonariamente per poi annuire, scuotere la testa e compiacersi della gentilezza della sua alunna preferita. Sirius ha preso posto a fianco di Peter, in fondo all’aula, entrambi che già scambiano chiacchiere. Un velo di dispiacere le colora il viso; paradossalmente, e soprattutto senza che riesca a spiegarlo, ha creduto che Sirius le riservasse un posto, ma. Non vuole davvero che lei lo tenga d’occhio. Soprattutto, non la preferisce ad uno dei suoi migliori amici.

Si accomoda di fronte ad un tavolo, perdendo cognizione del tempo mentre Lumacorno dispone degli ingredienti sulla sua cattedra, in perfetto ordine e silenzio, interrotto dal suo salutare energicamente o meno i suoi alunni. Lo vede mentre temporeggia con quelli che, oramai lo sa, prenderanno parte al Luma Club senza che abbiano voce in capitolo. In men che non si dica, la classe è quasi tutta piena.

Un Remus trafelato fa capolino, il respiro a tratti che designa il correre rapidamente verso la classe. Senza realizzarlo, Lily alza il capo nella sua direzione, corrugando la fronte quando nota che è da solo. È convinta che James Potter abbia intenzione di frequentare questa classe, quindi la sua assenza si spiega con la sua presenza in infermeria o… in qualche altra parte del castello. Per un istante, capisce che non può biasimarlo. Se avesse potuto, se le circostanze fossero state altre, lei per prima avrebbe saltato questa lezione.

“Buongiorno”

Remus replica con un flebile “a lei, professore”, vagando con lo sguardo nella classe e focalizzandosi su quello che sembra essere l’unico posto libero rimasto. Prima fila, di fianco a Severus Piton. Lily ha sempre notato il rapporto notevolmente incrinato e scontroso dei due, ma solo da un po’ di tempo a questa parte sembra essersi tramutato in un qualcosa di più complesso ed infinitamente negativo, al che la Grifondoro che è in lei – l’amica che è in lei, la buona ragione che l’ha sempre caratterizzata – quando Lumacorno puntualizza che “Signor Lupin, vuole prendere posto?” indicando Piton, una volta che è rimasto immobile di fronte all’ingresso per pochi ma buoni minuti, lei schiarisce la gola e “Professore, anche questo posto è libero. Remus?” lo invita.

Un sorriso sincero e sollevato – forse il secondo della sua travagliata mattinata – illumina il volto già segnato dalla stanchezza di Remus, e Lily non può che ricambiare a sua volta.

“Ti sono debitore”

“Potter è fuggito dal tuo controllo?”

Schiude le labbra, per poi passarsi lentamente una mano fra i capelli. “E’ ancora convalescente. Tuttavia il concetto di nullafacenza è del tutto ignoto a James: l’ho costretto a rimanere in infermeria. Ma” e adesso persino i suoi occhi si illuminano “La tua pozione continua a fare miracoli”

“La nostra pozione, Lupin”

-

L’aria autunnale del primo pomeriggio penetra nei polmoni di Dorcas, la calda sciarpa Grifondoro avvolta attorno al collo slanciato e niveo, i capelli spenti sulle clavicole, una piuma incastrata fra due ciocche più bionde delle altre. Il pranzo è da poco terminato ed ha incrociato Lumacorno almeno due volte, volte nelle quali le ha chiesto dove fosse Lily, repentinamente fuggita dopo la fine della lezione, apparentemente presa dall’inseguimento di Sirius Black, un sorriso malandrino sulle labbra mentre percorreva il corridoio dai sotterranei a Trasfigurazione con ampie falcate.

“Sai chi ti cercava?”

La vede con i capelli rossi spettinati, persino in condizioni peggiori di quelli di Marlene, gli occhi un po’ sgranati per la comparsa inaspettata di Dorcas al suo fianco e le guance appena rosse, come il naso.

“Ti prego, dimmi non-”

“Sì, il tuo caro, vecchio Lumacorno. Vuole sapere se giovedì prossimo sei disponibile ad un’uscita con i pozionisti del suo cuore”

Ti prego” – replica, la voce petulante ed il mento in su – “Vieni con me. Mary ed Emma sono occupate con quel fastidioso club dei duellanti quasi tutte le sere, Tara si troverebbe davvero a suo agio in quel Luma club di maniaci e Godric solo sa quanto sia imbarazzante andarci da soli, o faticoso trovare qualche persona amichevole con così poco preavviso… Sai che sei la migliore disegnatrice di cactus che Hogwarts abbia mai avuto, no?”

“Fottiti, Evans. Mi avevi quasi convinto ma la tua ultima considerazione mi ha fatto cambiare idea”

Lily ride appena, consegnandole i disegni che aveva dimenticato quella mattina a colazione. Dorcas li ritira, osservandoli con attenzione.

“E poi, davvero?, invitare una ragazza? Cosa siamo, persone del ventiduesimo secolo?”

Quasi grugnisce Lily, mentre si incamminano verso la sala comune di Grifondoro. “Dovrò andarci da sola. E fingermi malata dopo mezz’ora. Ti incolperò di fronte al caro, vecchio Lumacorno”

“Ed io pensavo che avessi stretto amicizia con i Malandrini”

Scuote il capo, lasciando che alcune ciocche particolarmente rosse le si fiondino di fronte agli occhi vispi e verdi. “Sirius mi ha letteralmente detto di non voler essere tenuto d’occhio. ‘Dirò a Poppy che lo hai fatto se lo farai anche tu’. Per non parlare del fatto che sia stato bandito due anni fa dal Luma Club dopo aver fatto ubriacare metà dei presenti e aver quasi baciato la figlia del Ministro della Magia. Remus accetterebbe, ma lo farebbe per pietà e non voglio la compassione di nessuno—mi sembra che sia esagerato invitare Peter mentre Potter… beh, perché dovrei invitare Potter?”

“Perché siete colleghi, belli e Lumacorno apprezzerebbe a tal punto da offrirvi un posto di lavoro anche adesso”

Lily tace per un paio di secondi, sospirando rumorosamente, prima di recitare la parola d’ordine alla signora grassa. Ad un tratto scuote il capo con veemenza, “Tu pensi che io sia bella, ed allora certo che ti invito, Dorcas”

“Dannazione, Evans” – Dorcas si trattiene dal ridere mentre la spinge su per le scale – “Neanche per venti galeoni l’ora”

“Ne sei certa? Potrei pagarti in biscotti di mamma Evans—potrei invitarti durante le vacanze di Natale a vedere Star Wars con me!”

Mary corruga le sopracciglia quando la vede gesticolare animosamente e lega i lunghi capelli in una coda di cavallo alta. “Fatemi indovinare,” dice, assottigliando gli occhi lasciando che il suo volto assuma la solita, patetica espressione di indovina mancata che fa innervosire Emmeline, “State discutendo”

“Che perspicacia” ride Emmeline, del tutto immersa nella stesura di quello che sembra essere il primo compito assegnato. Senza dubbio, è Cura delle Creature Magiche. Mary scrolla le spalle.

“Lo faresti anche tu se Prefetto Perfetto ti avesse invitata al Luma Club”

“Pensavo aveste finito di chiamarmi così!” – quasi urla la Caposcuola – “Sapete cosa? Inviterò una persona che mi piace.” Fa una breve pausa, seguita dallo sguardo di Lily improvvisamente illuminato, il che rispecchia un’idea sicuramente balzatele in mente negli ultimi istanti. “Una persona forte” aggiunge, allentando la cravatta che ha al collo. Emma la guarda con il volto inclinato, il principio di una frase sulle labbra sottili mai pronunciata, dal momento che, in men che non si dica, Lily ha abbandonato la stanza. Mary scoppia a ridere, sprofondando nel suo letto.

Allora Emmeline, l’apparente docile e dolce ragazza che non è mai stata, da brava Grifondoro qual è, curva le labbra e distoglie lo sguardo dai suoi compiti. Indica con il mento Dorcas e le sussurra: “Scommettiamo?”

-

C’era il semplice e vincolante fattore che nessuno di loro aveva mai considerato fino a quel momento a fermarli. Di fatto, essere colti di sorpresa piuttosto che cogliere gli altri grazie ad i loro strepitosi scherzi, ai loro ingegnosi piani messi in atto con maniacale cura non rientrava negli schemi dei malandrini. Non poter reagire – alla maniera babbana, come aveva suggerito e tentato in un primo momento Sirius – e alla loro solita maniera – come aveva proposto dopo Sirius, prima di vedersi rifiutare un’altra delle sue idee – era una mossa in contropiede, tutti e quattro realmente impotenti di fronte agli avvenimenti della sera precedente. Agire era, come già analizzato da Peter, una mossa scontata e banale, dettata dalla semplice voglia di farla pagare ai Serpeverde loro coetanei, qualcosa che avrebbe regalato loro ore di predica e punizioni gratuite, semplicemente immotivate.

Avrebbero dovuto trovare un altro modo, motivo per cui James aveva insistito tutto il pomeriggio nel convincere Madama Chips che sì, stava bene, no, non mi fa male nulla, sono d’accordo nel dire che la pozione di Evans e Remus fa miracoli. Dopo una ramanzina di quindici minuti dell’infermiera, dopo un catartico respiro esalato dalla McGranitt, dopo l’appunto su di una pergamena dei compiti e cose che avrebbe dovuto ricordare per le lezioni successive, dopo persino aver incontrato un frustrato Lumacorno, più che felice nel poter parlare con un suo carissimo alunno, dopo l’invito per il giovedì successivo al Luma Club, era arrivato in sala comune.

Aveva sorriso, allentato la cravatta e sbottonato le prime asole della camicia, per metà fuori dai pantaloni. Si era guardato attorno, rincuorato dal focolare che la torre dei Grifondoro era sempre stato per lui ed aveva colpito Sirius sulla nuca, facendo cadere la bacchetta dai lunghi capelli neri di quello, in risposta all’ “Amico, sei così fottutamente sentimentalista” di Black.

“Pensi che dovrei ringraziare Evans?” fa James, la voce roca e ovattata dal cuscino del suo letto. “Per la pozione, dico”

Sirius risponde con una delle sue risate-latrato, breve, oscurata dalla voce di Remus che risponde: “Sì—essere in termini civili con lei sarebbe la cosa giusta. Siete Caposcuola, dopotutto”

Peter apre una cioccorana, ingurgitandola per poi subito inserirsi nella conversazione di James e Remus. “L’anno scorso le cose fra voi non sono peggiorate, ma—sono d’accordo con Remus. Siete Caposcuola, dovrebbero solo migliorare”

Sirius soffoca un grugnito, scuote il capo, “Prongs solo sa quanto vorrebbe migliorare il loro rapporto. Arrivare a chiamarsi per nome ed avere una conversazione lunga più di due minuti sarebbe meglio di una vittoria a Quidditch”

“Non penso aspiri solo a quello” continua Peter, divertito.

“No, hai ragione” il paradossalmente meno bastardo dei Black sorride “Dedicare le labbra a scopi più puri e utili di una chiacchierata sarebbe meglio di un orgasmo. O,” – scoppia a ridere- “Un vero e proprio orgasmo”

“Vaffanculo, Sirius. Se sapessi che Remus non mi ferirebbe se mi alzassi a picchiarti, rovinerei con piacere il tuo bel faccino”

“Almeno ammetti che ho un bel faccino. Sicuramente migliore del tuo”

Remus si avvicina alla finestra e attende qualche istante prima di aprirla e respirare l’aria gelida di Hogwarts a pieni polmoni. L’ambiente circostante il castello si fa via via più buio e si rende conto che i contorni della Foresta Proibita, della Guferia in lontananza, così come il campo da Quidditch e la casa di Hagrid si fanno più offuscati e l’unico rumore che giunge alle sue orecchie è il silenzio dei suoi compagni di stanza; ruota il collo e osserva di sottecchi Peter a lavoro con i suoi bagagli, Sirius ancora immobile sul proprio baldacchino e James che fissa il suo migliore amico, l’espressione che ha da quando sono tornati sul viso.

 “Ahia, cazzo

“Nessuno mi ha proibito di buttarti qualcosa addosso”

Non è esattamente quello che lui definirebbe il miglior bentornato ad Hogawarts che abbiano mai vissuto, inoltre realizza mentalmente che i suoi migliori amici – certe volte si chiede come abbiano fatto a combaciare dei pezzi di puzzle così assurdamente diversi fra loro – gli sono quasi debitori per quello che sta per fare. Quasi perché, dopotutto, anche lui è un malandrino, sotto la façade da prefetto ligio al dovere.

“James” esordisce un minuto dopo, raschiando la gola e non riuscendo a nascondere del tutto il sorrisetto dalle labbra. “Prendi il mantello dell’invisibilità, dobbiamo andare in un posto”

 

Sette minuti dopo, uno degli angoli più appartati della Torre di Astronomia è invaso da quattro ragazzi del settimo anno i cui volti sono quasi del tutto nascosti dal fumo delle loro siraghette- (“Sigarette, Sirius, si chiamano sigarette”)

Con un impeto particolarmente precipitoso James aspira, socchiudendo appena gli occhi. Non è esattamente da loro fumare né farlo di nascosto come quindicenni babbani—è semplicemente un vizio che hanno di tanto in tanto, nato per via di Remus, l’unico mezzosangue fra i quattro, ed una nata babbana che durante il quinto anno ad Hogwarts ha insegnato loro come fare ad accenderle, tenerle fra le dita ed aspirare, essendo il mago dagli occhi verdi praticamente inutile per adempiere quel compito, completamente inesperto.

A detta di Sirius, non c’è mai stata persona che abbia amato con tanta prepotenza da allora, ma i suoi amici sono sicuri che quelle parole siano state dettate dall’euforia del momento.

Lo stesso, adesso, getta la testa all’indietro facendo sì che sfiori il muro spesso della sua scuola e rilascia il fumo verso l’alto, fumo che ha l’aspetto di melliflui cerchi grigi.

A quel gesto, gli occhi di Peter si illuminano per l’ammirazione e James ride quando gli chiede “Come hai fatto?”

Sirius Black alza le spalle. “L’ho visto fare a Remus anni fa”

Remus osserva il suo profilo semi illuminato dalla luce della luna alta nel cielo, gli occhi grigi che scintillano ed un angolo delle labbra sottili appena curvato verso l’altro. Scuote il capo, allunga le gambe sul pavimento e poi fa ritornare il suo sguardo sui suoi amici, la sigaretta che ormai si esaurisce fra le sue dita dinoccolate.

“Sono una persona piena di sorprese”

James ride di gusto, il fumo che pian piano si libera dalle labbra carnose.


bonjourrr!

chiedo venia per il ritardo, ma ho avuto e continuo ad avere un sacco di problemi e preoccupazioni che rallentano la stesura delle fanfiction che sto scrivendo/diminuiscono il tempo e la voglia che ho nell'aggiornarle, per quanto ci tenga... dato che non so se domani potrò aggiornare, rilascio oggi il capitolo per il compleanno di lily evans, regalo anticipato ahah

vi lascio con 6k parole ed un paio di fatti: la storia è ancora agli albori e per questo nulla di importante accade ancora, ma ho intenzione di entrare nella vicenda al più presto, perchè nella mia mente ci sono frasi/momenti/scene successive che voglio scrivere da taaanto tempo :) in più, vi lascio anche i prestavolto di dorcas, emmeline, marlene e mary, che trovate di sotto in ordine alfabetico (ossia in questo ordine lmao). dato che dovrei iniziare a studiare biologia, non posso dilungarmi più di tanto, ma vi chiedo a) se il nuovo banner vi piaccia!! il primo mi aveva stancata, a dire il vero, per questo mi sono impegnata e tadaan! photoshop+jily hanno contribuito a rendere il capitolo esteticamente più carino ahah  b) chi credete porterà lily al lumaclub? :) i'm curious as hell!! e puntualizzo che c) star wars iv all'epoca era uscito, se non ricordo male intorno al maggio del '77! pertanto, essendo il capitolo ambientato nel settembre '77, lily lo conosce e lo ha visto :)

mi manca scrivere di Tardis, pertanto forse lo vedrete nel prossimo capitolo ahahh assieme a qualche reale interazione jily perchè io sono jily trash fino alla morte

penso che mi lascerò distrarre dalla 3x02 di the 100, dal momento che i miei bellarke si rivedono quindi :))))))))

grazie a tutti per il supporto, spero che questo capitolo vi piaccia!! sicuramente ho dimenticato 100000 cose da dire, ma non ci posso far nulla!

un bacio e a presto

twitter - ask - l'altra mia jily

  
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