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Autore: Adeia Di Elferas    30/01/2016    4 recensioni
Storia partecipante al contest “Ubriaco come una scimmia” indetto da MissChiara sul forum di EFP. Sousuke è impegnato per qualche ora in una missione segreta, così Chidori viene affidata per una sera direttamente a Melissa Mao e Kurz Weber. Per trascorrere un po' di tempo in allegria, Kurz propone di fare un salto al karaoke...
Genere: Comico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaname Chidori, Kurz Weber, Kyoko Tokiwa, Melissa Mao
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Full Metal Fanfiction!'
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~~ “Vieni, piccola Kana!” esclamò Kyoko, prendendo l'amica per mano e trascinandola verso la seconda porta.
 “Sicuro che sia stata una buona idea portarli al karaoke?” chiese Melissa, a Kurz, mentre Chidori, Kyoko e Mizuki correvano ridacchiando verso la stanza che era stata loro assegnata.
 Kurz fece il suo miglior sorriso sornione e alzò le spalle: “Sousuke è fuori in missione e tocca noi controllare la cara Chidori. Perché non unire l'utile al dilettevole? Rilassati, sorellina Mao!”
 Melissa sospirò e seguì gli altri senza dire più nulla.
 “Ho ordinato io da bere per tutti!” esclamò Kurz, appena si furono sistemati nella stanza karaoke.
 Mizuki stava già scegliendo le prime basi per cantare, mentre Kyoko e Kaname ringraziavano Kurz che ne approfittava per dar loro piccole pacche sulle spalle.
 “Ti vedo trattenuto...” disse Melissa, alle sue spalle.
 Kurz si voltò verso di lei e disse semplicemente: “C'è tempo.”

 L'ordinazione arrivò quasi subito, quando ancora il gruppetto non aveva deciso da che canzone cominciare. Melissa notò con un certo sollievo che Kurz aveva fatto portare due enormi caraffe di cola per le ragazze e una di birra per lei.
 “Prendete tutte!” esultò Kurz, cominciando a versare la cola alle ragazze, aggiungendo con disinvoltura cubetti di ghiaccio in tutti i bicchieri.
 Melissa si versò un primo boccale di birra e ne bevve un lungo sorso, lanciando un'occhiata a Kurz.
 Si pulì la schiuma dal labbro col dorso della mano e, mentre Chidori faceva partire la prima base e si metteva al microfono, chiese a Kurz: “Hai fatto la scelta giusta, una volta tanto.”
 Il ragazzo le sorrise e si mise ad ascoltare Chidori che attaccava con una canzone allegra, anche se molto scontata.
 Dopo le prime tre canzoni, Melissa aveva bevuto già un paio di bicchieri e aveva caldo. Visto che gli altri non sembravano molto interessati a lei, ma erano ancora concentrati su Chidori che si sgolava come un'idol, si alzò e sussurrò a Kurz: “Esco a fumare.”
 Il ragazzo non diede a vedere di averla sentita, ma Melissa uscì comunque, chiudendosi la porta alle spalle con un certo sollievo.
 Uscì dal karaoke, facendosi fare il timbro sul polso dal cassiere e si mise a fumare una sigaretta sul marciapiede.
 
 Da una le sigarette erano diventate tre ed era giunto il tempo di tornare nella sala karaoke. Prima di raggiungere i suoi compari, fece una breve tappa in bagno.
 “Quel nuovo cocktail a base di gin va forte...” sentì dire una ragazza che si stava lavando le mani assieme a un'amica: “Lo fanno così bene che quasi non si capisce che c'è dell'alcool...”
 Melissa fece quel che doveva, ma quando fu il momento di tornare le venne un dubbio atroce. Le parole delle due ragazze nel bagno le avevano messo una terribile pulce nell'orecchio.
 
 “Piccola Kana...?” stava dicendo Kyoko, gli occhiali per traverso, un codino disfatto, l'altro tutto storto e il naso contro lo schienale del divanetto imbottito: “Dove sei? È normale vedere tutto che gira, che gira, che gira...”
 Kaname, ben lontana dall'ascoltare l'amica, era ancora al microfono. Agitava il bicchiere vuoto come fosse un ostensorio e Melissa notò subito come i cubetti di ghiaccio che Kurz le aveva gentilmente messo nella cola fossero sparsi per il pavimento. Chidori, sempre intenta ad agitare a destra e sinistra il bicchiere vuoto, stava urlando, più che cantando, una canzone in inglese, sfoggiando una pronuncia pessima.
 Mizuki, invece, stava applaudendo con eccessivo entusiasmo e portava il nastro per i capelli di Kyoko attorno alla testa, come un kamikaze, gridando entusiasta a ogni acuto di Kaname. Ecco perché Kyoko aveva un codino disfatto...
 Kurz, in tutta questa confusione, se ne stava seduto nel suo angolo, un sorriso piacione in volto, le gambe accavallate e un bicchiere in mano.
 Senza parole per il risvolto assurdo preso dalla serata in sua assenza, Melissa prese il bicchiere abbandonato di Kyoko e assaggiò il contenuto. Gin, assieme a cola e altro...
 Riappoggiò il bicchiere al tavolo e si diresse verso Kurz, che continuava a sorridere come un ebete. Gli diede uno scappellotto tanto forte sulla nuca che per poco il ragazzo non cadde dal divano.
 “Le stai facendo ubriacare!” lo rimproverò, a voce alta, ma non abbastanza da sovrastare le urla di Chidori che ancora cantava a squarciagola.
 “A parte che hanno fatto tutto da sole – si schermì subito Kurz, massaggiandosi la testa – visto che non le ho obbligate a bere... Comunque, volevo solo movimentare un po' la serata!”
 “Sei il solito piccolo maniaco perverso! In questo paese alla loro età credo che bere alcolici non sia nemmeno legale!” lo rimbrottò di nuovo Melissa, con un secondo colpo che però Kurz schivò.
 “Paese noioso...” commentò Kurz, alzando un sopracciglio: “Dai, sorellina Mao... Rilassati! Prendi un bicchiere anche tu!” le disse, offrendole immediatamente da bere: “Dai, assaggia!”
 “No.” fece subito Melissa, tornando al suo posto e alla sua birra.
 Non aveva alcuna intenzione di bere quell'intruglio infernale. Le bastava vedere in che stato erano quelle povere ragazze...
 Kyoko si alzò, barcollando, e, abbracciando Chidori, cominciò a cantare assieme a lei una nenia noiosissima che non c'entrava nulla con la base musicale.
 “Ma quanti bicchieri ha bevuto Kyoko?” domandò a Kurz, attraverso il frastuono. 
 “Oh, lei l'ha appena assaggiato... Dopo un sorso era in questo stato...” ammise Kurz, mostrandosi per la prima volta un po' preoccupato.
 
 Malgrado tutto, dopo un altro paio di boccali di birra, Melissa si trovò a pensare che a tutti avrebbe fatto bene, quella serata di svago completo. Non rischiavano nulla, in quel karaoke. E se anche qualche cattivone avesse oluto attaccarli, lei era ancora abbastanza in sé da poter mettere in salvo almeno Kaname Chidori, la preziosissima whispered.
 Certo che, però, facevano una confusione assordante...
 Melissa si era un po' estraneata da tutto e tutti, fino a che, senza che capisse come, tutte le attenzioni erano su di lei.
 “Una canzone!” esclamava Chidori, prendendola per mano per convincerla ad alzarsi.
 “Sì, signorina Mao! Canti una canzone!” rincarava Mizuki, improvvisando un balletto motivazionale.
 “Una sola...!” implorò Kyoko, che girava su se stessa, ancora più confusa delle altre due.
 “Neanche morta.” disse subito Melissa, divincolandosi dalla presa di Chidori, che però non era incline a sentirsi dire di no.
 “Una canzone.” le disse di nuovo, gli occhi fiammeggianti e i denti in bella vista.
 Per un istante Melissa capì cosa doveva provare Sousuke quando la ragazza lo rimetteva al suo posto...
 “Sì, sorellina... Dai, solo una canzone!” fece Kurz, alzando il bicchiere verso di lei, a mo' di incoraggiamento.
 “Ho detto di no!” ribadì Melissa, incrociando le braccia sul petto.

 Nove canzoni dopo, finalmente Melissa si rimise a sedere sul suo divano: “Datemi una birra!” ordinò.
 Dopo aver cantato il meglio del reportorio dei cantanti francesi della prima metà del Novecento, Melissa si aspettava che, come minimo, la servissero come conveniva a una regina dello show business.
 “Oh, che pronuncia meravigliosa!” la blandì Mizuki, mentre le versava da bere.
 Era partita in automatico la base di una nuova canzone, ma nessuno si era deciso a prendere il microfono.
 “Davvero meravigliosa.” concordò Kaname, ridendo incontrallata.
 Kyoko, che ora aveva perso il nastro anche del secondo codino, si inginocchiò in terra accanto a Melissa e chiese: “Signorina Mao, come ha imparato a cantare così bene in francese?”
 “Oh, tutto merito di un uomo di Parigi – spiegò Melissa, con disinvoltura, prendendo tra le mani il boccale di nuovo pieno – sono stata la sua amante per un mese e mezzo. Ho imparato meglio il francese andando a letto con lui che non studiando sui banchi di scuola...!”
 Per un momento tra le tre ragazze calò il silenzio. L'unico rumore che si sentiva era la base musicale in sottofondo. Melissa temette di aver detto qualcosa che le aveva sconvolte, ma quando Chidori scoppiò in una sonora risata, dicendo: “Immagino!” anche le altre due ritrovarono la parola e il riso e quindi evitò di chiedere scusa per la sua franchezza. Dimenticava che le ragazzine si scandalizzavano, quando era troppo franca su certe questioni.
 Melissa bevve con gusto la sua birra e poi alzò lo sguardo, incrociando per un attimo quello di Kurz, che la fissava con un sorriso un po' triste dipinto in volto.
 Appena il ragazzo si accorse il suo superiore l'aveva notato, si affrettò a sviarne l'attenzione: “Ora tocca a me!” annunciò saltando in piedi.
 Kurz cominciò con un paio di canzoni rock giapponesi, profondendosi in mosse sceniche e balletti iprovvisati che scatenarono il suo piccolo pubblico di liceali.
 'Che idiota.' fu l'unico pensiero di Melissa per tutta quella patetica esibizione.
 Poi, dopo un'attenta riflessione, Kurz scelse di cambiare registro e fece partire la base di una canzone molto triste. Parlava di guerra. E dopo quella, ne scelse altre, tutte sullo stesso tema.
 Melissa ora lo ascoltava con la stessa attenzione delle altre ragazze. La voce di Kurz era intonata e piena di sentimento. Cantava con un tono intimo, come se lo stesse facendo solo per se stesso e nel modo in cui ogni tanto chiudeva gli occhi e si stringeva al petto la mano, si capiva che quei testi lo toccavano davvero.
 Forse per le altre quel trasporto era solo sinonimo di capacità interpretativa, ma Melissa poteva capire quanto Kurz stesse soffrendo, nel rivivere esperienze reali in quelle parole.
 Chidori e Mizuki erano sedute in terra, abbracciate l'una all'altra, letteralmente assorbite dalla voce di Kurz, mentre Kyoko, i cui capelli versavano ormai in una condizione drammatica, si era addirittura messa a piangere sommessamente.
 Finito il suo repertorio preferito, Kurz alzò le mani, quasi in segno di resa e lasciò che qualcun altro prendesse il microfono. Melissa avrebbe potuto giurare di aver visto nei suoi occhi il riflesso di una lacrima.
 La serata proseguì ancora qualche minuto, Chidori cantò di nuovo un paio di canzoni e anche Kyoko concesse un paio di bis, ma poi tutti furono concordi nel lasciare il karaoke.
 Alle loro spalle, oltre a una certa confusione, lasciavano tre caraffe gigantesche completamente vuote.

 “Oh, Sousuke, che sollievo rivederti!” esclamò Kurz, correndo incontro all'amico che subì il suo abbraccio in modo passivo.
 “Bene, ora che sei tornato, sergente Sagara, puoi riprendere il tuo posto.” fece Melissa, mentre Sousuke scattava sull'attenti: “Chidori sta andando a dormire da Mizuki, assieme a Kyoko. Se ti sbrighi la trovi ancora in casa.”
 “Bene.” annuì Sousuke e, prendendo il suo zainetto da notturna, uscì velocemente di casa.
 “Anche a lui farebbe bene rilassarsi un po'...!” disse Kurz, svagato, andando verso il bagno con passo ciondolante.
 Mentre Kurz si dava una rinfrescata, Melissa andò al frigorifero e si prese una lattina. Si tolse la giacca, restando in canottiera, si abbandonò sul divano e si accese una sigaretta.

 Kurz uscì dal bagno dopo quasi mezz'ora. Si era fatto una doccia e in quel momento stava vagando per casa in accappatoio.
 “Senti, ma non è che anche tu sei ubriaco perso come Kyoko, ma cerchi di darti un tono per non sfigurare davanti a me?” chiese Melissa, spegnendo la sigaretta nel posacenere.
 Kurz scoppiò a ridere. Sì, era evidente che fosse anche lui ubriaco perso.
 Lui e Melissa si erano fatti un goccetto insieme ben più di una volta, ma nessuno dei due aveva mai esagerato troppo. A frenarli sempre era il senso del dovere, il dubbio che potesse arrivare una chiamata da Tessa o da qualche altro loro superiore. Evidentemente Kurz quella volta aveva deciso di fare uno strappo alla regola.
 “Viene da chiedersi come tu abbia fatto a cantare così bene, anche se eri in questo stato. Sai fingere bene.” contastò Melissa.
 Anche se aveva bevuto parecchio pure lei, era ancora più che lucida. Anni di allenamento in quel senso dovevano averla temprata più del previsto. O forse il cocktail micidiale preparato da quelli del karaoke era più potente del previsto...
 Kurz alzò le spalle, mettendo in mostra qualche centimetro in più di gambe nude sotto al bordo dell'accappatoio: “Sono un cantante, sorellina, prima di essere un soldato.”
 “Certo, come no...” soffiò Melissa, prendendo una delle lattine nuove.
 L'aprì, si godette il frizzare della birra e ne scolò metà in un sorso.
 Kurz le si avvicinò, le strappò la lattina di mano e gliela finì con la stessa rapidità.
 Melissa si trattenne per un pelo dal prendere provvedimenti per quel gesto maleducato, ma in fondo quella sera si erano ripromessi un momento di relax, non era il caso di far pesare il suo grado di sergente maggiore.
 Kurz si lasciò cadere accanto a lei sul divano. Reclinò il capo contro lo schienale e allungò una mano, agitando le dita come se si aspettasse di ricevere qualcosa.
 Ancora una volta, Melissa preferì soprassedere sull'atteggiamento da insubordinato del suo compagno.
 “Ti ho visto un po' triste stasera... Non dovevi divertirti come se non ci fosse un domani?” chiese Melissa, mentre lei e Kurz facevano cin-cin con le lattine.
 Le era tornato in mente lo sguardo malinconico che lui le aveva riservato appena dopo averla sentita cantare e anche le canzoni di guerra, belle, ma tristi, che aveva scelto lui.
 Kurz, in tutta risposta, cominciò a tracannare la birra e, quando l'ebbe finita in tempo zero, si passò la manica dell'accappatoio sulle labbra e disse: “Ti piacerebbe restare a vivere in giappone?”
 Melissa trovò la domanda molto strana, ma rispose comunque in modo sincero: “Non lo so. New York è molto diversa e io sono cresciuta lì. La mia idea di casa è quella, anche se alla fine era un inferno. Tu? Per te è la Germania la tua casa?”
 Kurz scosse il capo, i capelli biondi ancora un po' umidi che ondeggiavano a tempo ritardato: “No... Anche se sono tedesco, ho vissuto a Tokyo fino a quando ho avuto quattordini anni, quindi... Credo di sentirmi più a casa qui, malgrado tutto.” Kurz mostrava uno strano sorrisetto, a metà strada tra un ghigno e una smorfia di dolore.
 “Che intendi?” chiese Melissa, tra un sorso e l'altro. Adesso anche lei cominciava a sentirsi un po' annebbiata. Forse stava perdendo il controllo. Di certo aveva perso il conto delle birre bevute.
 “Niente.” rispose subito Kurz.
 La velocità con cui aveva parlato insospettì Melissa, che però preferì non fare altre domande, lasciando Kurz libero di decidere se dare altre spiegazioni o meno.
 Visto che il silenzio si stava facendo un po' più lungo del previsto, Melissa ne approfittò per accendersi una sigaretta.
 “Il Giappone e Tokyo mi ricordano i miei genitori.” spiegò alla fine Kurz, mentre Melissa soffiava in aria sbuffi di fumo: “Mi ricordano come sono stati uccisi all'aeroporto, come fossero animali.”
 Melissa andava avanti a fumare, incapace di dire qualcosa al suo sottoposto per farlo stare meglio. Era certa che non si sarebbe mai aperto così, nemmeno con lei, se non fosse stato così ubriaco com'era quella sera.
 “E mi ricorda tutti gli errori che ho fatto dopo. Non passa giorno senza che io mi penta di un sacco di cose.” proseguì Kurz, appoggiando la lattina quasi vuota e mettendosi le mani tra i capelli.
 Melissa guardava la schiena dell'amico, avvolta dall'accappatoio bianco. In quel momento non le sembrava un ragazzino, ma un uomo. Lei aveva sei anni in più di lui, e in una fascia d'età in cui una differenza del genere non è indifferente, eppure non ci pensava mai.
 “Anche io mi pento di molte cose – disse Melissa, spegnendo la sigaretta – a parte aver lasciato il mio sposo sull'altare. Un matrimonio combinato... I miei genitori mi hanno sempre sottovalutata. Mi sarebbe piaciuto vedere che faccia hanno fatto quando hanno scoperto che ho lasciato la chiesa per andare ad arruolarmi in Marina.”
 Gli occhi azzurri di Kurz la squadravano come se cercassero di capire qualcosa di profondo. Melissa si sentiva a disagio, davanti a quello sguardo così indagatore. Così, tanto per distrarsi, afferrò un'altra birra.
 “Hai imparato a bere così quando eri nei Marines?” chiese Kurz, mentre Melissa si apriva l'ennesima lattina, con un velo di sarcasmo cattivo, non da lui: “O l'hai imparato nel letto di qualche straniero a cui dovevi fare la pelle?”
 Melissa colse l'allusione. Kurz si riferiva a quello che lei aveva detto al karaoke. Certo, lui sapeva che tutti i suoi amanti, almeno quelli più recenti, avevano fatto una brutta fine. Seduceva terroristi, mafiosi e assassini solo per poterli vendere, uccidere o far confessare qualcosa.
 “Nemmeno a me piace fare certe cose.” disse Melissa, sperando di cambiare in fretta argomento.
 La testa cominciava a pesarle ed era stanchissima. Se non fosse stato per Kurz che le stava seduto accanto, praticamente appiccicato, si sarebbe addormentata.
 “Però le fai.” disse Kurz, apparentemente più calmo e senza più sarcasmo: “Come me o Sousuke, siamo soldati ed eseguiamo gli ordini.”
 Melissa annuì e per qualche minuto i due restarono in silenzio.
 Quando stava per addormentarsi, la ragazza sentì che al suo fianco Kurz si muoveva irrequieto.
 “Che hai?” gli chiese, biascicando un po', in parte per il sonno, in parte per l'alcool.
 “La prima volta che mi hai visto non ti sono piaciuto molto, vero?” chiese Kurz, aprendo a mala pena gli occhi e scritandola tra le nebbie dell'alcool e del sonno.
 “La prima volta che ci siamo incontrati hai cercato di impietosirmi per approfittarti di me. Non è stato un bel modo di presentarti.” gli ricordò Melissa, sbadigliando.
 “Tu invece mi sei piaciuta subito.” proseguì Kurz, come se l'amica non avesse parlato.
 'Che ci trovi in me...' pensò Melissa, lasciando, però, cadere il discorso.
 Dopo qualche altro minuto di silenzio, durante il quale entrambi tentavano di combattere contro la testa che girava come fossero in messo al mare e il desiderio di addormentarsi, Kurz sospirò a fondo.
 “Mi chiedevo una cosa...” fece il ragazzo, gli occhi chiusi e le braccia strette al petto: “Vorresti una famiglia?”
 Melissa accavallò le gambe, cercando di tenere gli occhi aperti e di rispondere in modo sensato: “Non lo so.”
 “A me piacerebbe avere dei figli...” farfugliò Kurz, lasciandosi un po' cadere di lato, contro la spalla di Melissa: “Pensa che bello se noi due avessimo un figlio...”
 “Sarebbe spaccone come te e rude come me. Pessima idea.” disse subito Melissa, scuotendo il capo, ma sorridendo.
 “E se avessimo una figlia? Sarebbe bella come te e scanzonata come me. Perfetta.” fece Kurz, le palpebre chiuse, ma un'espressione sognante che fece ridere Melissa.
 “Maschio o femmina, mi piacerebbe che avesse la tua mira.” constatò la ragazza.
 Kurz annuì lentamente, scivolando ancora un po' di più contro Melissa, che non fece nulla per spostarlo, e aggiunse: “La mia mira e la tua forza...”
 Melissa apprezzò la sensazione del tessuto soffice dell'accappatoio di Kurz sulla pelle nuda della sua spalla. Era così piacevole...
 Dopo una breve esitazione, la ragazza stava per dire ancora qualcosa, ma ormai Kurz dormiva profondamente.
 Benché non fosse molto comoda, il sergente maggiore decise che avrebbe dormito lì sul divano, con il suo subalterno appiccicato alla spalla.
 Con un gesto che sorprese lei per prima, gli scompigliò una ciocca di soffici capelli biondi sulla fronte e, mentre anche lei cadeva preda del sonno, si ritrovò a pensare: 'Io la vorrei, una figlia, bella come te e con la tua mira...'
 

[Nota per il giudizio del concorso: ho deciso di provare a dare un taglio che andasse dal divertente al malinconico per rendere al meglio le caratteristiche dei personaggi che ho scelto di analizzare di più. Ho voluto mostrare la parte più 'seria' e riflessiva di Kurz e quella meno inflessibile di Mao. Ho fatto questa scelta perchè sono proprio i lati più nascosti, per così dire, di questi due personaggi che mi interessavano di più. All'inizio, invece, ho voluto mostrare una Kyoko leggermente in difficolatà, ma proprio leggermente, eh, perchè non so, è un personaggio che mi ha sempre dato l'idea di una che si può ubriacare 'come una scimmia' già dopo un sorso d'acqua, figuriamoci di altro...! Per qualsiasi altra spiegazione, sono a completa disposizione]

   
 
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