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Autore: M4RT1    30/01/2016    2 recensioni
Izzie/Alex | Hogwarts!AU | Alex!PoV
Lei ti avrebbe voltato le spalle e sarebbe sopravvissuta, perché era quello che aveva fatto quando tutte le persone importanti l'avevano lasciata sola. Tu saresti morto dentro, probabilmente, perché non eri forte e bello e sicuro di te, quando lei non c'era. Eri solo spezzato.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'To another time, to another place, to another us.'
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"Stevens, Isobel!"

Undici anni. Capelli biondi lunghissimi e sguardo vispo, quasi dispettoso. Si dirigeva impettita verso lo sgabello, alta per la sua età e con la divisa nuova e lucente. Era sicura, era bella, era forte. Era tutto ciò che avresti voluto essere tu.
Dal centro della piccola folla di primini la osservasti sedersi con grazia e poggiarsi il mento sulle mani mentre l'enorme Cappello le veniva calato giù fino al naso.
In quel momento la odiasti. La odiasti perché era sicura, era bella, era forte e tu avevi solo undici anni. Troppo pochi per ammettere che il tuo odio era ammirazione. Troppo pochi per evitare di prenderla in giro quando finì in Tassorosso.


***

 

"Stevens, ehi!"

Dodici anni. Correva giù per il cortile, le mani sulla testa e la pioggia che le bagnava la coda di cavallo. Era cresciuta ancora, ormai ti superava di qualche centimetro. Era sempre bella, sempre forte, sempre sicura di sé. Era decisamente troppo per uno come te, per un Grifondoro finito per sbaglio tra i coraggiosi quando non valeva niente.
Fu per questo che, quando si girò – aveva quel sorriso, quel sorriso che reticentemente ammettevi ti piacesse – tutto quello che fosti in grado di fare fu distogliere lo sguardo dal suo e urlarle che l'avresti battuta, a Incantesimi. Lei non ti rispose nemmeno.


***

 

"Ciao, Stevens".

Tredici anni. Ferma sugli spalti del campo da Quidditch, osservava O'Malley tentare goffamente una parata e scivolare da un lato della Scopa, ridendo. Rideva anche lei. Quando erano insieme, lo facevano spesso, erano felici. Avresti voluto che fosse lo stesso con te. Ti sarebbe piaciuto, qualche volta, che quello sguardo allegro e pieno di bei sentimenti fosse rivolto alla tua persona – avevi lottato per avere un posto in squadra, per farti notare, ma lei sembrava avere occhi solo per George.
Quel giorno ti guardò a stento, troppo impegnata a schiamazzare e sventolare le braccia all'indirizzo del suo migliore amico Tassorosso. Quel giorno fu lei a spezzarti.


***

 

"Posso, Stevens?"

Quattordi anni. Capelli tagliati di fresco, corti e chiari sulle sue guance. Occhi fissi nei tuoi. Quel giorno il cuore minacciò di saltarti fuori dal petto mentre sentivi le sue mani stringersi sulle tue e vi avvicinavate. C'era vento, le foglie autunnali svolazzavano ovunque e almeno cinquanta studenti correvano intorno a voi, allegri per l'inizio di un nuovo anno scolastico.
Quel giorno, per la prima volta, ti sentisti forte e sicuro almeno quanto lei e capisti, per quanto possa capirlo un quattordicenne Grifondoro, che era lei a farti quell'effetto.
Capisti che forse quella sicurezza, quella forza, erano le sue. E che te ne stava semplicemente regalando un po'.

 

***
 

"Vaffanculo, Stevens!"

Glielo urlasti, glielo urlasti con tutta la rabbia che avevi dentro. Quando la partita fu terminata e lei ebbe lasciato il campo stringendo la sua mano – aveva solo due anni più di te, era un Cacciatore mediocre e un Prefetto noioso – le corresti dietro solo per poterglielo urlare in faccia.
Vaffanculo, Stevens. Per tutte le volte in cui avevi preso coraggio e ti eri fatto avanti. Perché tu eri un fottuto asso del Quidditch, eri bello, eri forte e sicuro di te e lui era solo un tuo compagno di Casa con qualche centimetro in più e i capelli in ordine.
Glielo urlasti e lei neppure si voltò, la mano stretta in quella di Denny Duquette.

 

***
 

"Ti amo, Stevens".

Studiava. Aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo frettolosa e un baffo di inchiostro nero sulla guancia. Se ne stava china su di un libro, in biblioteca, le gambe accavallate e due o tre pergamente davanti a sé. La luce del sole stava calando e avresti dovuto terminare il saggio sulle Pietre di Luna entro il martedì seguente, ma non ti importava.
Non ti importava quasi nulla, quando eri con lei. Quando lei era lì e non sembrava più così fortee sicura, da quando Denny l'aveva spezzata. Da quando George se n'era andato. Da quando portava i capelli più corti ed era più pallida e aveva combattuto la Battaglia di Hogwarts. Aveva perso tutto. Aveva visto Denny e O'Malley andarsene, uno dopo l'altro, e di colpo tutta la forza e la sicurezza le erano scivolate già insieme alle lacrime e le eri rimasto solo tu.

 

***
 

"Questo è un addio, Stevens?"

Lo era. Avrebbe studiato Medimagia e tu te ne saresti andato a Birmingham per continuare una promettente carriera da Cacciatore. Lei sarebbe diventata una Guaritrice eccellente, tu un giocatore famoso e vuoto. Lei ti avrebbe voltato le spalle e sarebbe sopravvissuta, perché era quello che aveva fatto quando tutte le persone importanti l'avevano lasciata sola. Tu saresti morto dentro, probabilmente, perché non eri forte e bello e sicuro di te, quando lei non c'era. Eri solo spezzato.

 

Diciassette anni. Capelli biondi e mossi e sguardo vispo, ma lontano. Si dirigeva impettita verso l'uscita, alta e magra nei suo abiti Babbani. Era sicura, era bella, era forte. Era tutto ciò che avresti voluto essere tu.
Dal centro del chiassoso gruppo di Diplomati, la osservasti camminare con grazia e spingere fuori il baule ormai consumato che per anni aveva trascinato all'interno di quelle mura.
In quel momento la odiasti. La odiasti perché era sicura, era bella, era forte e ti stava lasciando solo. La odiasti perché, in fondo, avevi ancora undici anni e non eri in grado di capire che quell'odio era amore. La odiasti perché era l'unica persona che avrebbe potuto amarti e invece ti stava abbandonando.

 

  
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