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Autore: Diffondolodioconamore    30/01/2016    4 recensioni
"Sasuke." Naruto osservava preoccupato lo sguardo vacuo del suo ragazzo. Gli occhi sbarrati in un'espressione inorridita, la bocca aperta e la totale immobilità del suo sangue. Poi, all'improvviso, quel tremolio del labbro inferiore, e gli occhi gonfi. "Dai, non fare così." Anche lui cercava di farsi forza, ma era difficile. Nella stanza era calato il gelo. Sasuke Uchiha non piangeva mai, ma quella volta una piccola lacrima sgorgò dal suo occhio sinistro, senza vergogna.
"Non può essere."
"Devi farti forza." Il biondo provò ad abbracciarlo, ma lui lo scostò con un gesto del braccio. Ci fu un attimo di silenzio, poi lo scoppio.
"HAAN!" L'Uchiha, si gettò ai piedi del televisore, afferrandolo con entrambe le mani ed iniziando a scuoterlo con insistenza, quasi a volerlo sradicare. Lo schermo da 102 pollici che ondeggiava pericolosamente, con il Dvd in pausa. "RIDAMMI HAN SOLO, BASTARDO!"
[Credo di averla scritta per un delirio di onnipotenza. Demenziale ma terribilmente verosimile, ne so qualcosa.]
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Di spoiler infami e genitori sfortunati


ATTENZIONE: oltre alla demenza contiene micro-spoiler (sempre che esistano) su
  • The Vampire Diares (Stagione V)
  • Pretty Little Liars (Stagione VI)
  • Star Wars VII
Buon divertimento.


"Sasuke." Naruto osservava preoccupato lo sguardo vacuo del suo ragazzo. Gli occhi sbarrati in un'espressione inorridita, la bocca aperta e la totale immobilità del suo sangue. Poi, all'improvviso, quel tremolio del labbro inferiore, e gli occhi gonfi. "Dai, non fare così." Anche lui cercava di farsi forza, ma era difficile. Nella stanza era calato il gelo. Sasuke Uchiha non piangeva mai, ma quella volta una piccola lacrima sgorgò dal suo occhio sinistro, senza vergogna.
"Non può essere."
"Devi farti forza." Il biondo provò ad abbracciarlo, ma lui lo scostò con un gesto del braccio. Ci fu un attimo di silenzio, poi lo scoppio.
"HAAN!" L'Uchiha, si gettò ai piedi del televisore, afferrandolo con entrambe le mani ed iniziando a scuoterlo con insistenza, quasi a volerlo sradicare. Lo schermo da 102 pollici che ondeggiava pericolosamente, con il Dvd in pausa. "RIDAMMI HAN SOLO, BASTARDO!" Naruto ricacciò indietro le lacrime. Doveva essere forte per entrambi. Voleva lasciarlo sfogare il proprio dolore, poi però vide la gioia della sua vita afferrare il telecomando e tentare di porre fine alle sue sofferenze distruggendone la causa, ossia l'immagine pixelata di Harrison Ford, alias il famigerato guidatore ormai in pensione dell'onorevole Millennium Falcon starwarsiano che cadeva in un baratro senza fine, trafitto dal suo degenere figliuolo. Con un balzo degno di nota (e probabilmente di una medaglia) Naruto gli afferrò il polso prima che potesse compiere la strage. "Niente ha più senso, ormai!" continuava a blaterare l'altro, cercando con gli occhi la copertina dell'odioso Dvd in modo da poterla usare per uccidersi.
"Non risolverai la faccenda in questo modo." lo redarguì l'Uzumaki, ma niente sembrava superare la cortina del suo dolore. Sasuke amava Han Solo. Era stata la sua prima cotta, il segnale che lo aveva portato a scoprire la sua sessualità inespressa. Era nella sua lista di "persone per cui tradirei Naruto", insieme all'isolato nome dell'attore che interpretava il gaio Paul in "Le Regole dell'Attrazione". Mentre strisciava sul pavimento dell'appartamento che da mesi condivideva con l'attuale peso morto che gli bloccava le gambe, intento a raggiungere lo spigolo plastificato della copertina, il telefono suonò. Naruto, con prontezza di riflessi, riuscì a montargli in groppa e schiacciarlo con la sua mole non eccessiva, ma comunque troppo muscolosa perché il cervello in lutto dell'Uchiha potesse in qualche modo smuoverla. Il telefono era nella tasca sinistra dei pantaloni blu del moro, e si affrettò a sfilarlo e rispondere.
"Telefono di Sasuke Uchiha, chi parla?"
"Ciao, Naruto. Sono Itachi." Sasuke cercava di liberarsi come se fosse un toro impazzito, ma presto la rabbia avrebbe lasciato il posto all'accettazione. O almeno così sperava Naruto, che intanto si stava chiedendo come poter declinare la telefonata del fratello maggiore di Sasuke senza offenderlo in alcun modo. In quell'istante, il ragazzo sodomizzato emise un urlo di frustrazione. "Ma questo è Sasuke?" Era faticoso trattenere l'indole violenta degli Uchiha quando questa si manifestava, e Naruto iniziava ad essere fiaccato.
"Sì. Sta attraversando un momento di crisi." rispose, con la voce resa pesante dal fiatone.
"Non vi ho interrotto, vero?" C'era dell'imbarazzo nella voce di Itachi. Imbarazzo che fece imporporare Naruto in maniera istantanea. In effetti, pensò (sì, ci riusciva anche lui) la situazione poteva essere fraintesa.
"No, ti pare?"
"Non voglio più vivere!" Le voci dei due ragazzi si mescolarono nella cornetta, per giungere come un mugolio alieno alle orecchie di Itachi che, seduto nella metropolitana, era stato guardato il tralice da una vecchietta dall'aria paffutamente nonnesca, già armata di borsetta.
"Si può sapere cos'ha mio fratello?" domandò allora, iniziando ad agitarsi, e non solo perché la vecchietta stava iniziando ad assumere un'aria minacciosa. Sperava che la prossima fermata arrivasse in fretta. Con un colpo di reni, Sasuke spodestò Naruto da suo trono, riuscendo ad alzarsi, ma quello lo afferrò per la caviglia, facendogli tirare una craniata talmente potente da risuonare in un eco nell'appartamento.
"Niente. Stavamo vedendo Star Wars VII e..."
"CHE COSA?" sbraitò Itachi, come se Naruto avesse nominato il peggiore dei porno satanici. Quando si accorse che, però, tutti lo stavano fissando, abbassò la testa ed il tono di voce. "Ti avevo detto di non farglielo vedere per nessun motivo."
"Lo so, ma oggi Kiba non era di turno nella videotecaaa." La sua frase fu allungata da un urlo di dolore. Sasuke gli aveva... morso un braccio. "Oh, per l'amor di Dio, mi hai morso! Itachi, ti richiamo."
"Ma..." Naruto interruppe la chiamata senza remore, preparandosi a picchiare a sangue quella faccia di cazzo che ormai aveva assunto la brutalità di un animale. Gli mancava solo la bava alla bocca. Vederlo così era inquietante, ma da piccolo Naruto aveva un cane con un odio spropositato per l'arancione. Insomma, sapeva come sedare gli animali inferociti.
"Sasuke, riprendi il controllo."
"Vendetta. Voglio vendetta!" Quello arrancava verso il Dvd, e ormai era ad un passo dall'afferrarlo con le lunghe dita affusolate.
"E' il tuo lato da fanboy a parlare. Puoi controllarlo!" Era uno dei difetti di Sasuke: aveva poche passioni, tutte che gli permettevano di allontanarsi il meglio possibile da quel mostro abnorme che la gente chiamava "vita sociale". Le serie tv erano perfette. Poteva stare ore chiuso in camera, con una coperta, Netfilx, cibo, acqua e, all'occorrenza, un Naruto per quando gli episodi faticavano a caricare per connessione lenta. Si affezionava raramente alle persone e troppo spesso ai personaggi irreali che, prognosticamente, morivano tutti. E Sasuke sprofondava sempre di più nella disperazione: Naruto ricordava con orrore il periodo di The Game of Thrones, e ancora con più orrore quello di Sherlock. Per non parlare della quinta stagione di The Vampire Diares e delle invettive contro le morti premature di sexy vampiri stronzi. Doveva distogliere l'attenzione del suo psicopatico amore dalla tv, e c'era una sola cosa che faceva incazzare Sasuke più delle morti improvvise: gli spoiler. Era stato in grado di fare il culo a strisce a Suigetsu quando gli aveva rivelato il finale di stagione di Breaking Bad, per poi togliergli il saluto per ben tre mesi. Per questo Naruto chiuse gli occhi, pregò per la sua anima, e diede un'ultima occhiata alla sua amata televisione. "Ti ho sempre amata." mormorò, poi si preparò a sganciare la bomba che aveva casualmente letto in una rivista, mentre era dal dentista. "In Pretty Little Liars A è Charlotte!" Sasuke si gelò sul posto, come se il biondo avesse pronunciato un qualche arcano incantesimo alla Harry Potter. E probabilmente lo aveva fatto: aveva detto le parole magiche che avrebbero chiuso le porte dell'Uchiha per almeno un mese, condannandolo ad andare avanti a porno e fantasia, anche perché Sasuke appesantiva in continuazione il wi-fi con quel dannato streaming.
"Naruto." disse, terribilmente calmo, abbassando la mano. L'altro ingoiò a vuoto, rimanendo aggrappato alle sue gambe come un disperato. Forse sarebbe stato veloce, ma non indolore. "Hai appena fatto quello che penso?"
"Mi ci hai costretto." esclamò quello, semi-disperato. Sperava che la sua punizione sarebbe stata meno lunga usando quel tono da cucciolo smarrito. Sasuke sospirò, mettendosi seduto e guardando quell'essere traditore avvinghiato alle sue gambe. Aveva osato spoilerare una delle sue serie preferite. Quella per cui aveva passato le notti insonne col solo scopo di non rimanere troppo indietro con i nuovi episodi americani. Quella per cui aveva ripreso ad indossare gli occhiali, perché i sottotitoli da lillipuziano gli strappavano le diottrine. Lo aveva fatto. Doveva morire lentamente. "Perdonami, ma avevo paura che ti facessi del male e..." non continuò, notando che quello si era alzato le maniche con studiata freddezza. Naruto sospirò, conscio che avrebbe dovuto affrontare una rissa di lì a poco. "Farà tanto male?"
"Oh, non puoi neanche immaginare."

In perfetto ordine e con la stessa, stupita espressione a coronare i loro volti, Sakura, Ino, Hinata, Kiba, Suigetsu e Karin guardavano i loro due amici sorseggiare i loro frullati. Sasuke era l'espressione della pace interiore, o almeno era quello il volto che la pace interiore avrebbe avuto se fosse stata stronza: un viso apatico e completamente privo di preoccupazione, nonostante accanto a lui il ragazzo con cui condivideva letto, divano e sì, anche tavolo da cucina e pavimento fosse completamente pesto, con un bernoccolo talmente grosso da far invidia al cesto di pompelmi messo in mezzo al tavolo del bar per ravvivare l'ambiente.
"Pretty Little Liars?" chiese Shikamaru, riconoscendo lo stesso bernoccolo che aveva caratterizzato la testa di Suigetsu per almeno due settimane e ricollegandolo alla nuova ossessione del loro inquietante amico. Naruto annuì, poggiando la schiena al divanetto rosso sul quale erano seduti e guardando il mondo con aria affranta. Sakura fulminò Sasuke con lo sguardo, ma quello, da stronzo qual era, non la degnò di attenzione alcuna.
"Era così grave?" mormorò quindi, sperando di ricevere una risposta.
"Potrebbe essere definito illegale. E secondo me lo è." Sasuke si voltò verso Naruto, guardandolo talmente male che ad Ino sembrò di vedere uno dei pompelmi sul tavolo marcire alla velocità della luce. "Ti faccio sbattere in galera, usuratonkachi."
"Ti stavi per uccidere."
"Non è importante." Sorseggiò il suo frullato con foga, talmente tanta che, dopo averlo finito, aveva le guance rosse e gli occhi lacrimevoli, ma lui era la pace interiore in versione stronza, non avrebbe mostrato il suo disagio dovuto ad una testa congelata e ad uno spoiler ancora fresco a marchiare il suo cuore. Uno spoiler fatto da colui che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo.
"Mi perdonerai?" La domanda fatidica. Per rientrare nelle fastose grazie di Sasuke Uchiha, Suigetsu Hozuki, che sarebbe stato campione di scherma della sua università se la sua amabile e rossiccia metà non gli avesse scomposto una gamba durante una delle loro dolci litigate quotidiane, aveva dovuto praticamente spendere una fortuna e regarargli il cofanetto introvabile di Breaking Bad per il suo compleanno, con tanto di dieci secondi di immagini inedite che erano state viste solo da Sasuke e, probabilmente, dal produttore. Una rarità, insomma, costata una piccola fortuna, ma per Sasuke questo e altro.
"Ci vorrà del tempo per dimenticare." disse, in maniera tanto teatrale da farlo sembrare vittima di un tradimento. E lo era stato. Naruto aveva tradito la sua fiducia da telofilo accanito. Lo stronzo arancione accanto a lui, che sorseggiava un frullato arancione che oh mio Dio quando era diventato così arancione? Quante arance e carote ci aveva messo?
"Sas'ke, eddai."
 "Scusate il ritardo." E, come se l'umore dell'Uchiha non fosse già così altalenante, uno dei suoi peggiori incubi si manifestò in quella piccola caffetteria universitaria, con tanto di libri psicologici sottobraccio e inquietante sorrisetto spuntante sulla pelle pallida da cadavere ancora fresco o da, che ne sapeva lui, tizio con forte carenza di ferro. Sai non-mi-importa-come-ti-chiami, come lo aveva ribattezzato Naruto dopo la prima chiaccherata tra lo studente di psicologia e il suo a quel tempo neo-ragazzo, navigato intraprendente della strada di giurisprudenza in quello stesso ateneo.
"Ciao, Sai." lo salutò la Yamanaka, facendogli posto su una panchina ormai totalmente occupata, ma grazie al cielo con una Sakura non ancora abbastanza intontita dalle lezioni di asfissiante teoria medica della professoressa Tsunade, luminare nella sua carriera ma altamente alticcia anche di prima mattina, da afferrare al volo lo sguardo di Sasuke e cedere cordialmente il suo posto, andandosi a sedere tra i due piccioncini per fare, come sempre, da sparti acque tra quei due idioti orgogliosi e megalomani che lei chiamava "amici". Sai non-mi-importa-come-ti-chiami, da bravo frequentatore del terzo anno di psicologia, aveva quel brutto vizio che caratterizzava la maggior parte dei suoi colleghi d'ateneo, ossia psicoanalizzare qualsiasi soggetto, umano o animale che fosse, per carpirne i segreti mentali più nascosti, in modo da ricevere un Premio Nobel alla tenera età di ventun'anni ed essere ricordato nei secoli dei secoli come i vecchi bacucchi nei loro libri. Per questo motivo, fissando con gli occhi onice il viso sconvolto del piccolo cucciolo Uzumaki, mogio mogio in un angolino del divanetto rosso, il suo cervello iniziò ad elencare centinaia di motivi per cui Naruto Uzumaki potesse avere quell'espressione. Notando Sakura seduta tra lui e il suo compagno, capì che doveva essere qualcosa di sentimentale. Su questo non era molto ferrato, ma doveva provare.
"Naruto-kun, tu e il tuo ragazzo avete litigato?" Suigetsu per poco non si strozzò con la cannuccia della sua terza Coca-Cola, beccandosi un pugno in testa da Karin Uzumaki, cugina stretta del suddetto Naruto Uzumaki ma con un carattere molto più violento e manesco. Ino si battè una mano sulla fronte, mentre Hinata si limitò a sospirare, nascondendo il viso dietro alla Metamorfosi di Kafka come se potesse proteggerla dallo scoppio imminente. Sasuke non era "il ragazzo" di nessuno. Lui era Sasuke Uchiha, e doveva essere nominato come tale. L'unico epiteto che accettava era "lo studente migliore del corso" o, anche se con meno entusiasmo, "mio figlio", ma "l'amico di" o "il ragazzo di" sembravano svilire la sua persona. E la persone di Sasuke Uchiha non va svilita, sia chiaro. Si decise a liquidarlo con un diplomatico ma fermo: "Non sono affari tuoi." che però, ovviamente, non fermò il bozzolo di psicologo. Fortunatamente Naruto-kun era più accomodante.
"Non è niente, Sai. Davvero."
"Beh, a giudicare dalla vena che pulsa sulla fronte di Sasuke-kun, io non lo definirei niente. Freud sosteneva che il primo problema tra le coppie è legato al sesso." E, mentre Suigetsu continuava a ridere come un invasato, ormai senza vergogna alcuna, Karin cercava di strozzarlo con il suo foulard verdognolo e le restanti ragazze facevano segni a Sai in modo che stesse zitto e venivano prontamente ignorate, il ragazzo porse ad un Sasuke già in via di collasso la domanda fatidica, e lo fece con talmente tanta purezza e innocenza che a Naruto scappò un "aww" di commiserazione. "Da quanto tempo Naruto non ti soddisfa sessualmente, Sas'ke-kun?"
"Oh porca miseria." Suigetsu ormai non aveva controllo, e dovette alzarsi con la scusa del fumo per uscire dalla caffetteria semi-vuota che, notò, stava fissando il loro tavolo con spudorata curiosità. Naruto vide la sua testa bianca e blu spiarli dalla stupida parete-finestra alla loro destra, con quel ghigno a metà tra l'ilare e il satanico stampato in viso.
"Ehi, io soddisfo Sasuke sessualmente ogni notte. Anche più volte a notte, dattebayo!" esclamò Naruto, con quella sua vocina delicata da scaricatore di porto. Ormai gli occhi della caffetteria erano solo per loro, e Sasuke avrebbe voluto infossarsi fin nelle viscere dell'Inferno (e portare Naruto con lui, per infilargli la testa nella lava incandescente). Una cosa era sicura: Sasuke non avrebbe permesso a Naruto di soddisfarlo per molto tempo.
"Usuratonkachi." borbottò l'Uchiha, mentre Sakura, in mezzo a quei due, si chinava fino a battere la fronte contro al tavolo. Ma perché i loro incontri dovevano sempre finire in quel modo?


"Sasuke, ti prego!"
"No."
"Non ce la faccio più."
"No." Naruto ormai scalpitava, stressato come non mai dagli esami di economia, da quel Jiraija-sensei che, porca miseria, minacciava di non fargli passare il semestre, e adesso ci si metteva anche quel teme ingrato del suo migliore amico che, come un'isterica primadonna, si rifiutava di dargli il culo da due settimane, e in più non voleva neanche prendere il suo. Ormai Naruto era allo stremo, saturo di pornografia mal riuscita e di sniffare come un cocainomane i maglioni freschi di bucato di Sasuke. Aveva bisogno di carne viva. Aveva anche minacciato di iniziare a tradirlo se non avesse smesso di negarsi a lui per una cosa che aveva detto "solamente per difendere il nostro orgoglio e la nostra integrità di coppia!" E Sasuke non sapeva neanche che Naruto conoscesse le parole: integrità di coppia.
"Cosa posso fare per farmi perdonare?" Ecco. Lo aveva detto. Si era piegato come un giunco sotto al vento impetuoso dell'astinenza sessuale, e Sasuke, da bravo adulto magnanimo e ragionevole qual'era (nonostante avesse messo il broncio per mezzo mese per uno spoiler affettuoso e un'affermazione goliardica), gli rivolse finalmente un'occhiata che non fosse di freddo disprezzo, lasciando andare il mestolo con cui stava mescolando il sugo. Quella sera avevano la famiglia Uchiha e Uzumaki-Namikaze a cena, e Sasuke si stava lanciando nella cucina italiana che a sua madre piaceva tanto. Certo, aveva dovuto spaccarsi mezza Tokyo in macchina per trovare un chilo di spaghetti di grano, e si era anche beccato una multa dopo che, in preda allo sconforto e, doveva ammetterlo, anche infiacchito dalla sua stessa punizione per Naruto, aveva parcheggiato in doppia fila regalando al vigilante un bianco e delicato dito medio di consolazione, ma ce l'aveva fatta, e ciò lo aveva messo abbastanza di buon umore.
"Ho preso i biglietti per l'opera." annunciò quindi, tornando a cucinare. Mise un pizzico di sale nell'intruglio al pomodoro e lo lasciò lì a bollire e borbottare con un placido fuoco lento. Il viso di Naruto traspariva sofferenza. Opera. Le cinque lettere peggiori della sua vita. "L'Anello del Nibelungo. Sono quattro incontri da quattro ore l'uno." No, rettificava: queste, erano le lettere peggiori della sua vita, ed erano anche più di cinque.
"M-Ma sono sedici ore. E' inumano."
"Bene. Sai contare." Si tolse il grembiule blu con lentezza asfissiante, ma che per un sessuoname a secco come l'Uzumaki era l'inizio della trama di un bellissimo film porno. Un film porno che, volendo, avrebbe avuto lui come co-protagonista, nudo, sudato e finalmente soddisfatto. "A te la scelta. Io vado a pisciare." Naruto si sedette su una delle sedie che circondavano il tavolo perfettamente apparecchiato, poggiando il mento sul palmo della mano. Quanto avrebbe resistito Sasuke? Di certo il suo orgoglio lo avrebbe portato a tenerlo a secco per mesi, se non anni. Oddio, anni. No, mai! In fondo cosa potevano essere sedici ore di indicibile sofferenza psichica? Avrebbe portato un Nintendo, un Game Boy e la PSP e il tempo sarebbe passato in un lampo, per non contare poi della visione in smoking che avrebbe avuto di Sasuke. Sì, ci sarebbe andato e avrebbe sopportato per amor proprio.  "Allora?" Naruto alzò lo sguardo in maniera eroica, sollevandosi con una foga tale da spostare la sedia. Il teme si era cambiato per la cena, infimo stronzo qual'era. Una camicia blu notte (strategicamente abbottonata solo per metà), e jeans neri che mostravano le gambe affusolate ma toniche. L'Uzumaki si leccò le labbra, neanche fosse una volpe che punta la sua poiana giornaliera. E la poiana, conscia del suo aspetto che aveva accuratamente sistemato nel bagno, incrociò le braccia con sguardo atarassico. Fu il colpo di grazia.
"A che ora è lo spettacolo?" 

A Sasuke Uchiha non servivano anelli, macchine costose o viaggi galattici per essere felice. A lui bastava vincere e, più precisamente, bastava vincere su Naruto. Gongolante come non mai per aver convinto quell'usuratonkachi senza cultura a venire con lui a sorbirsi sedici ore di bellezza canora tedescamente meravigliosa, il moro si era lasciato atterrare su quello stesso pavimento mormorando le parole: "Beh, i nostri arriveranno tra due ore." Solo che non aveva calcolato una cosa: le due settimane di nulla cosmico che avevano appena superato. Quindi da un misero primo round, durato relativamente poco e doloroso oltre ogni conoscenza umana, erano passati ad un secondo, più rilassato, poi al terzo, quarto, quinto, ovviamente con pause programmate (mica erano malati, loro). E non potevano offendere le altre superfici della casa, quindi dal pavimento, dove Naruto aveva tirato una craniata apocalittica, erano passati al divano e successivamente sul pianoforte che Sasuke aveva insistito per comprare perché: "Suoni decentemente, usuratonkachi. Sarebbe un peccato se perdessi il tuo unico talento." E in quel momento Naruto era felice di poter vedere l'espressione goduriosa dell'Uchiha riflessa nel laccato nero. E' chiaro, dunque, che in questa fase idilliaca del loro rapporto, il tempo avesse preso a scorrere in maniera autonoma, non curandosi di avvisarli perché mica era un problema del tempo se gli Uchiha erano così puntuali, e mica era un problema del tempo se Mikoto Uchiha sapeva delle chiavi di riserva che il figlio nascondeva dentro al vaso del ficus accanto all'ingresso dell'appartamento, e non era neanche un suo problema che in quell'istante Sasuke si stesse ingroppanto Naruto con la stessa forza di una gru proprio sul divano del soggiorno. Ma si sa come vanno queste cose: non è mai colpa di nessuno. Così, quando la dolce donna di quarantasei anni aveva aperto la porta, seguita da Fugaku Uchiha, Itachi Uchiha e quella che da lì a non molto sarebbe diventata Konan Uchiha, con un sorriso al miele come solo le madri che non vedono il proprio bambino da almeno quattro giorni sanno fare, non diede la colpa a nessuno per lo spettacolo che gli si propinava davanti. Anzi, non proferì proprio parola. Ci pensò suo marito a coprirle gli occhi con le mani ed urlare: "SASUKE!" mentre Itachi sbiancava e si poneva di fronte alla sua futura moglie che, si accorse, tratteneva a stento le risate.  E quel fratellino degenere, bloccatosi come congelato sul posto, si voltò lentamente, sbarrando gli occhi quando anche lui realizzò la situazione.
"Mamma. Papà!" gridò, e Naruto, che non vedeva niente dalla sua scomoda posizione, al sentire quelle parole spinse fuori l'Uchiha nudo, facendolo cadere dietro al divano e coprendo se stesso con un cuscino che, appuntò mentalmente Itachi, andava lavato, disinfettato e poi bruciato. Ci fu silenzio per un bel pezzo, nel quale i sei si guardarono tutti, avvinghiando gli sguardi tra loro e cercando di cancellare dalla loro memoria quello che era appena successo. Poi, mentre tutti pensavano che oggettivamente parlando la situazione non poteva peggiorare, peggiorò.
"Siamo arrivati!" Ecco. Ci mancavano solo i coniugi Uzumaki. "Ehi, perché siete tutti raggruppati qui?" chiese Kushina, superando la barriera oscura degli Uchiha e guardando anche lei quello che i primi ospiti stavano fissando come se fosse una sorta si animale raro e mai visto. Sbarrò  gli occhi, la bocca, se avesse potuto anche il naso, e coprì gli occhi al suo innocente marito prima che lui potesse fare domande.
"Okay, potreste aspettare in cucina?" La voce di Sasuke era pacata, venata di fastidio e imbarazzo. Almeno non lo avevano visto stare sotto, pensava. Almeno quello.



Okay, non so cosa fosse né perché lo sia, ma é.... roba. Devo ammettere che mi è piaciuto scriverla. Mi sono rifatta alla reazione di una mia amica alla morte di Han, solo che noi eravamo al cinema... con delle guardie... e dei popcorn.
Mi scuso per gli eventuali spoiler delle vostre serie tv. Non picchiatemi come Sasuke, vi prego.
Diffondolodioconamore
   
 
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