Disclaimer: i
personaggi sono proprietà di Terajima
Note: io volevo solo scrivere cose
romantiche a caso. Mi pare evidente che la cosa sia un tantino sfuggita di
mano.
Avvertimenti (tematiche delicate): in
questa fan fiction mi sono ritrovata impelagata in tematiche importanti. Tra
queste, mi sembra opportuno segnalare la presenza di asessualità e identità di
genere; poiché potrebbero non essere gradite a tutti, invito coloro che non
sono interessati o si sentono disturbati a chiudere la pagina e non proseguire
oltre.
Specifico inoltre che in alcun modo questa fanfic
vuole tramutarsi in testimonianza diretta o indiretta degli argomenti di cui
sopra. Cercherò, nel limite del tatto e della delicatezza dovute, a dare più
che altro accenni specie riguardo l’identità di genere, giacché troverei poco
opportuno da parte mia che non vivo in prima persona l’importante percorso che
sta dietro a questo argomento parlarne diffusamente o nel più piccolo
dettaglio.
Pregherei, poiché l’avviso della presenza di tale tematica è qui presente, di
evitare commenti nelle recensioni – quando la fan fiction arriverà a quel punto
– quali “ma tizio non è plausibile voglia essere donna”; dopotutto, se il
plausibile si basa sul canon sfornato da Terajima, il 99% di quanto scriviamo non lo è. L’obiettivo
ultimo di questa storia, peraltro, non è questo.
Note di ambientazione: Eijun è al
suo ultimo anno e Miyuki al primo dell’università (medicina); le età degli
altri personaggi sono state modificate di conseguenza. Eijun pratica il
baseball, Miyuki lo ha fatto in passato, in nessuno dei due casi è un tema
centrale nella storia. Narumiya fa il pianista. Ulteriori note, che al momento
potrebbero sfuggirmi, saranno eventualmente segnalate più avanti.
Vorrebbe avercela a
morte con qualcuno, è questa la verità: che si tratti del karma, dei suoi
antenati che – per quanto ne sa – potrebbero essersi inimicati una qualche
divinità, o di Kuramochi, Eijun vorrebbe solo avere il responsabile delle sue
sventure lì fra le mani.
Miyuki Kazuya lo sta fissando con tanto d’occhi, almeno per gli standard di
sorpresa che la sua faccia si degna di mostrare al mondo; Sawamura l’ha vista
in altre occasioni, come quanto Miyuki scopre che lui – Eijun – è sempre più incapace in matematica di quanto
dovrebbe essere concesso a uno studente liceale. Se fosse il caso anche in
questo momento, gli rivolgerebbe un insulto in tempo record, tanto più che
ormai Miyuki deve essersi arreso in merito al sentirsi rivolgere appellativi rispettosi
da lui.
Ma, con suo grande disappunto, stavolta non può dargli torto; e per quel che lo
riguarda, Eijun vorrebbe solo essere risucchiato dal pavimento della sua stanza
e sparire. O avere la propria stanza a qualcosa come il decimo piano di un
edificio, perché dubita che buttarsi di sotto dal primo servirebbe a causargli
qualcosa di definitivo per mettere fine alle sue pene. Con la sfortuna che ha
potrebbe al massimo slogarsi o rompersi qualcosa, e a quel punto magari nemmeno
potrebbe fuggire; no, è poco conveniente, si dice.
Vuole
morire e basta. Cioè, non nel senso stretto del termine, lui ama la vita – ha
un po’ di sfiga, questo lo ha appurato, ma niente di così terribile da
giustificare un gesto estremo.
A parte il fatto di aver appena detto qualcosa di troppo. Qualcosa che a
Kominato Haruichi, che si è preso la briga di essere il suo migliore amico
negli ultimi due anni e mezzo di scuola, costerà una chiamata fatta di lagne;
se fossero due ragazze potrebbe salvarsi con una mega coppa gelato – Wakana ha
sempre sostenuto funzionasse con le sue amiche, Eijun francamente dubita che
del gelato possa farlo sentire meno nel panico.
Miyuki ha ritrovato la sua calma interiore, perché l’espressione non mostra più
la genuina sorpresa di poco prima. In compenso Eijun non saprebbe come definire
quel sorrisetto che gli incurva le labbra e lo sguardo che gli rivolge: non è
pietà e non gli sembra schifo, ma è una ben magra consolazione visto che non sa
comunque riconoscere niente sul viso del più grande, e la cosa non lo aiuta a
tranquillizzarsi.
Anche perché se c’è una persona che negli ultimi mesi è sempre riuscita ad
angosciarlo, metterlo in imbarazzo, farlo sentire un perfetto demente e
farlo incazzare, quella è Miyuki Kazuya.
Quando, più o meno sei mesi fa e a ridosso di un giugno che si preannunciava
fin troppo afoso, Kuramochi Youchi gli mandato uno
sterile messaggio “muovi il culo e vediamoci quando finisco il turno”,
Miyuki avrebbe dovuto capire che la fregatura doveva essere da qualche parte.
Non perché di solito il suo ex compagno di liceo fosse l’apoteosi delle
smancerie nei suoi messaggi (grazie al cielo), quanto perché almeno una
motivazione veniva sempre data. Ma cogliere i segni sarebbe stato troppo
semplice, e in ogni caso Miyuki aveva sempre dato il beneficio del dubbio in
merito alla totale sanità psicologica di Kuramochi – non che lui potesse
davvero fare la predica a qualcuno in merito.
Era stato troppo fiducioso degli ultimi tre anni di frequentazione al liceo in
cui, bene o male, credeva di aver “preso le misure” con lui, di saper gestire
qualsiasi cosa l’altro gli ponesse di fronte; a suo favore bisognava dire che
Youichi aveva le sue stranezze, ma per lo più innocue. Se eri tipo da non
scomporsi particolarmente perché il tuo migliore amico aveva la fissa per mosse
di pro-wrestling – che di sicuro non era né sarebbe mai stato il suo sport, per
così dire – e la risatina un po’ infoiata che ogni tanto tirava fuori… il resto era tranquillamente vivibile.
Forse Miyuki era stato troppo fiducioso.
Eijun non è un cattivo ragazzo, anzi: Miyuki lo ha inquadrato abbastanza
facilmente da quando si sono incontrati, tramite Kuramochi, perché a detta di
quest’ultimo il suo vicino di casa era “troppo stupido per sperare di finire
gli esami senza essere bocciato, figurarsi l’ammissione alla Waseda!”. Una
frase che, Kazuya lo sapeva, nascondeva una sottile preoccupazione e una chiara
richiesta ad aiutarlo.
Youichi si è messo a lavorare subito dopo il diploma. La sua media era di tutto
rispetto, ma niente di particolare – nulla comunque gli avrebbe precluso
l’ingresso a una normale università pubblica, se avesse voluto – ma, e non lo
aveva mai nascosto, non c’era niente che volesse studiare di specifico.
Riteneva che andare all’università per lui sarebbe stato uno spreco di tempo e
soldi per la sua famiglia, così aveva rinunciato andando a cercarsi un buon
lavoro.
Non era servito spiegare tutto questo a Miyuki per chiarire che non si sentiva
minimamente in grado di aiutare Eijun con i suoi studi; tra l’altro la
matematica, una delle due materie in cui Sawamura andava peggio, a Kuramochi
aveva sempre fatto schifo.
Così, Kazuya aveva accettato e aveva incontrato Eijun e i genitori di
quest’ultimo; loro erano sembrati molto più entusiasti di lui, a dire il vero,
cosa che aveva inizialmente reso dubbioso Miyuki: aveva fiducia nelle proprie
capacità di spiegare e insegnare, specie argomenti con cui non aveva mai
davvero perso la mano, ma far sì che una persona svogliata e senza alcuna
intenzione di applicarsi riuscisse ad apprendere era un altro discorso.
Si era dovuto ricredere: forse Eijun non lo aveva in simpatia – peccato, perché
prenderlo in giro si era rivelata da subito una delle cose più divertenti che
Miyuki avesse provato nella sua vita relazionale con altre persone –, ma aveva
in mente un obiettivo e da subito si era capito quanto fosse disposto a mettere
da parte anche l’odio per lui, se solo fosse servito a fargli raggiungere lo
scopo. Così, nonostante Miyuki non avesse mai rinunciato alle prese in giro ai
danni dell’altro durante le loro lezioni, aveva fatto del proprio meglio per
aiutare Sawamura a colmare le sue lacune nello studio.
Cosa più semplice a dirsi che a farsi, quando alzando lo sguardo per
controllare a che punto fosse con gli esercizi lo trovava a contare con le
mani, ma non era così terribile nel complesso.
Per essere completamente sinceri, Eijun è un bravo ragazzo. È una di quelle
persone che si impegna al massimo delle proprie possibilità senza mai
risparmiarsi, di quelle che finiscono sempre per contagiare gli altri con il
proprio entusiasmo; ha un carisma di cui – Miyuki ne è sicuro ormai – non è
conscio lui stesso, e ha la capacità di circondarsi di persone che finiscono
con il riconoscere il suo valore e la sincerità dell’amicizia da lui offerta
con naturalezza. Questo Miyuki lo ha capito di volta in volta rapportandosi con
lui, o vedendolo avere a che fare con Kuramochi e Kominato, quest’ultimo trovato
più di una volta a casa Sawamura e immediatamente identificato come il fratello
di Ryousuke.
Kazuya ha capito e imparato ad apprezzare anche la totale schiettezza di Eijun,
nel bene e nel male, fatta di assenza di rispetto nei suoi confronti ma anche
di pareri privi di malizia o cattiveria gratuita. Sa riconoscere, dopo sei mesi
di assidua frequentazione due pomeriggi a settimana e occasionalmente – ossia a
ridosso dei test – il sabato mattina, quando può prendere in giro e quando è da
evitare; ha persino scoperto, in un certo senso suo malgrado, che persino uno
chiassoso e perennemente ottimista come Eijun ha dei momenti di sconforto,
momenti in cui sembra convinto di non potercela fare né con la scuola, né con
la sua scelta universitaria, né con qualsiasi altra cosa. Quelli sono i rari
momenti in cui decide che Sawamura non ha bisogno di chi lo prende in giro, ma
di possa sostenerlo; Miyuki non è mai stato tipo da indorare la pillola o dare
false speranze, per cui non direbbe mai a qualcuno che può farcela se non ci
credesse davvero – come Kuramochi gli ha ricordato per tre anni di scuola, e
con una puntualità svizzera, “sei una persona di merda, ma non fino a questo
punto”, una verità che poteva adattarsi a tutte quelle situazioni dove il
tatto non era puramente questione di educazione e rispetto dei ruoli, ma
qualcosa che non si poteva non avere in situazioni troppo serie per essere
prese con leggerezza e quella punta di menefreghismo che a Kazuya non era
mancata mai.
Quando dice a Eijun che entrerà alla facoltà di scienze motorie della Waseda,
non ha dubbi in proposito.
Mentirebbe se dicesse di non aver colto quasi tutti i segni che Eijun, in
maniera del tutto inconsapevole, gli ha lanciato; con ogni probabilità Sawamura
doveva essersi persino convinto di aver fatto un ottimo lavoro nel nascondergli
la cosa. E a Miyuki in fondo è sempre andato bene che l’altro lo credesse, per
tutta una serie di motivi che esulano dal rapporto “insegnante-alunno” instauratosi
tra loro ma che in realtà non è poi questo granché, considerando come mai una
volta Eijun lo ha chiamato con il -san, figurarsi “sensei”.
Di sicuro è anche colpa della differenza di età pressoché inesistente: passano
sei mesi ad avere lo stesso numero di anni, prima che Miyuki festeggi – per
modo di dire – il compleanno a novembre e finisca per aggiungere una cifra che
rimarca l’anno di stacco che c’è tra loro. Come ora, a inizio dicembre, con
Eijun che rimane ancorato ai suoi diciotto anni mentre Miyuki no.
Sì, forse anche quella vicinanza anagrafica ha fatto il suo, e se da una parte
non rappresenterebbe il minimo ostacolo – non ci sarebbe poi nulla di male, ad
avere un certo tipo di rapporto –, dall’altro complica di molto le cose.
Kazuya lo ha capito definitivamente a metà novembre, non perché Eijun gli abbia
fatto un regalo di compleanno che avrebbe messo in difficoltà entrambi, ma per
la pioggia che ancora stenta a dar loro tregua come ogni anno in questo
periodo. Era un sabato mattina, di quelli in cui ci si svegliava ritrovandosi
con un cielo così carico di pioggia da far sembrare ancora piena notte; Miyuki
aveva comunque dovuto abbandonare letto e casa, prendere la metro e un autobus.
Solitamente faceva il tratto dalla stazione della metro fino all’abitazione dei
Sawamura a piedi ma, nonostante si fosse munito di ombrello, non aveva voluto
rischiare di arrivare fradicio di pioggia.
Raggiunta la casa, si era ritrovato Kuramochi ad aprire la porta in procinto di
uscire, e la signora Sawamura ad accompagnarlo; aveva salutato Miyuki
invitandolo ad accomodarsi e lasciandogli spazio per farlo. Aveva poi allungato
una mano verso Youichi, tendendogli un ombrello: «Grazie di essere passato in
farmacia anche se non dovevi uscire per il lavoro, Youichi-kun.»
aveva pronunciato con un sorriso grato, che Kuramochi aveva ricambiato con un
sorriso aperto e un “non c’è di che” amichevole.
Ben diverso da quello quasi compiaciuto che gli aveva rivolto, quasi
pregustando una vittoria il cui senso sfuggiva totalmente a Miyuki, come d’altronde
il «Buona fortuna.» con tanto di pacca sulla spalla con cui l’altro si era
congedato.
Non ci era voluto molto per capire, una volta che l’attenzione della signora
Sawamura era stata totalmente su di lui; il maltempo risvegliava in Eijun
dolori muscolari dovuti a un vecchio infortunio durante una partita di
baseball. Niente di grave che lo avesse fermato per sempre, anche se ci era
voluto qualche mese per tornare totalmente in forma. Però, in giornate come
quella, a volte i dolori era forti e altri no – la cosa intaccava quel buon
umore tipico di suo figlio, e a volte c’era bisogno di un antidolorifico, come
quello che Youichi le aveva gentilmente portato.
Una volta entrato nella stanza di Sawamura, il tanto decantato malumore era stato
evidente, così come per buona parte della loro prima ora di studio: Eijun non
mancava mai di borbottare se una cosa non gli riusciva, o di insultare Miyuki
per le prese in giro che puntualmente gli rifilava; non era difficile trovare
strana l’atmosfera di una camera in cui Eijun non fiatava nemmeno, gli occhi
incollati al foglio senza davvero concentrarsi sugli esercizi. Un paio di volte
Kazuya lo aveva anche notato portare la mano alla gamba e massaggiare
distrattamente, premendo però con una certa forza le dita contro la carne.
Alla fine Miyuki si era arreso, lasciandosi sfuggire un sospiro tra le labbra e
sottraendo il foglio da sotto il naso di Eijun che aveva portato lo sguardo
perplesso su di lui: «Che—»
«Inutile stare ancora su questi esercizi, visto che comunque non ti ci stai
neanche impegnando.» aveva tagliato corto Kazuya alzandosi e iniziando a
rimboccarsi le maniche della felpa che aveva addosso, accennando con la testa
al letto nella stanza: «Va’ a sdraiarti.»
«Eh?!»
E fin lì, Miyuki aveva anche trovato il modo di attribuire lo sgomento alla
proposta di per sé, non senza un imbarazzo di fondo che poteva essere
giustificato in un unico modo: «Sdraiati. Do’ un’occhiata alla gamba che ti fa
male.» aveva chiarito, il tono che non ammetteva molte repliche.
L’espressione di Eijun era stata impagabile, e in qualsiasi altro contesto
Kazuya ne avrebbe approfittato; ma quello era uno dei famosi, rari momenti in
cui dava tregua a Sawamura perché capiva non fosse il caso di infierire oltre.
Forse proprio per l’assenza di prese in giro, l’altro si era sistemato sul
materasso, rimanendovi seduto; ci erano voluti almeno un paio di minuti per
convincerlo a liberarsi dai pantaloni – “Sawamura, se ti fa male il
quadricipite non posso controllarti il ginocchio. Levati quei pantaloni o te li
tolgo io” si era rivelata una potente arma per convincerlo.
Aveva taciuto, controllando con attenzione anche il ginocchio, facendolo
sistemare a pancia in giù per effettuare una precisa manovra utilizzata per
individuare alcuni tipi di traumi, e chiedendo a intervalli se l’altro provasse
dolore. Lo aveva fatto sistemare di nuovo supino, portando le mani a fare
pressione in diversi punti, da poco sopra il ginocchio a risalire fino alla
coscia: i muscoli erano duri, in quel modo familiare per tutti gli sportivi,
segno di allenamenti che avevano temprato il fisico. Qua e là, però, non era
stato difficile notare diversi punti particolarmente contratti.
«Sawamura, segui ancora gli allenamenti del club?»
«Certo che sì.»
«Fai mai stretching, alla fine?»
«...un po’.»
«Certo.» aveva commentato scettico, occhieggiandolo e facendo un po’ più di
pressione, sentendo Eijun irrigidirsi e quasi scattare seduto.
«Ohi!» lo aveva richiamato, lamentandosi.
«Questo non è il muscolo di uno che fa allungamento come si deve, Sawamura, non
cercare di fregarmi.» lo aveva ammonito «Sei in anticipo di almeno diciotto
anni per farlo.» aveva aggiunto sogghignando; gli era valso un mezzo insulto
che non aveva colto alla perfezione, ma l’aveva lasciato cadere così, senza
repliche.
«Aspetta.» aveva detto alzandosi dal bordo del letto dove si era seduto in
precedenza, andando a poggiare con un ginocchio sul materasso, entrambe le mani
a tenere su la gamba di Eijun. Era ancora uno studente lontano dalla laurea in
medicina e dalla specializzazione come medico sportivo a cui ambiva, ma anni di
sport – e di visite con un fisioterapista, quasi impossibile evitare dopo anni
di attività a livello agonistico – gli avevano insegnato qualche manovra che
gli atleti potevano anche fare da soli, esercizi di allungamento che non
avevano bisogno di essere supervisionati, purché venissero fatti bene.
«Senti dolore?» aveva chiesto, occhieggiandolo in viso e vedendolo annuire
leggermente: «Non tantissimo.» aveva aggiunto quasi subito Eijun, facendolo
ridacchiare divertito mentre tendeva ancora di più il muscolo che gli stava
allungando e sentendolo trattenere istintivamente il respiro.
«Non fare l’eroe, devo stenderlo finché non lo senti teso al limite.» gli aveva
fatto presente, vedendolo inspirare ed espirare un paio di volte, annuendo di
nuovo.
Avevano tenuto quella posizione per diverso tempo, almeno un paio di minuti;
gradualmente Eijun era andato rilassandosi, gli occhi puntati solo e unicamente
sulla gamba senza mai risalire fino a Miyuki. Vedendo la sua espressione farsi
meno tesa, Kazuya aveva piegato con attenzione la gamba dell’altro un paio di
volte, per poi osservarlo: «Va meglio?» aveva chiesto, osservandolo in viso e
notando facilmente il suo annuire. Aveva incurvato le labbra in un sorriso
compiaciuto, lasciandolo libero di sistemarsi e rimettere i pantaloni.
«Sei una delle persone più flessibili che io conosca, sai?» aveva detto, e non
c’era stato alcun intento di metterlo in imbarazzo; ma Eijun aveva sussultato
appena, le mani che non c’entravano l’asola con il bottone, e l’attimo dopo
Miyuki aveva potuto affermare che sì, le persone potevano davvero
arrossire fino alle orecchie.
Mentirebbe anche se dicesse di non averlo trovato carino, di non aver capito
cosa stesse per succedere, di non averne avuto il minimo sentore; per quanto
sia avvezzo alla menzogna, però, Kazuya sente di non pronunciare alcuna bugia
dicendo che di sguardi come quello di Eijun non ne aveva visti spesso.
«Tu— io non sono— razza di—» “di cosa”, Miyuki non aveva comunque avuto il
tempo di chiederlo; perché Sawamura, estremo in tutto quello che decideva di
fare, non aveva potuto certo risparmiargli la dichiarazione più goffa,
frettolosa e assolutamente non romantica che avesse mai ricevuto.
Lo guarda in silenzio. Mentre muove le labbra per articolare la sua risposta,
vorrebbe essere una persona migliore di quella che invece è conscio di essere.